Gli emiliani The Modern Age Slavery hanno dato alle stampe, alla fine di un travagliato 2017, la loro terza fatica in studio: “Stygian”. Questo disco rappresenta per il gruppo un nuovo punto di partenza, una nuova scelta stilistica, abbandonando le loro origini death metal e death core, per dedicarsi a qualcosa di più sinfonico e riflessivo, meno muscolare e più vicino a certo black metal odierno. Noi di Metalitalia.com quindi non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione per intercettare la band via mail e saperne un po’ di più.
CIAO RAGAZZI, BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. E’ PASSATO PARECCHIO TEMPO DALLA VOSTRA ULTIMA RELASE, E SONO CAMBIATE ANCHE PARECCHIE COSE. CHE NE DITE DI COMINCIARE INTRODUCENDO AI NOSTRI LETTORI I NUOVI MEMBRI DELLA BAND?
– Grazie è sempre un piacere. Dall’ultima volta che ci siamo sentiti abbiamo avuto un importante cambio di line-up. Fortunatamente però questa cosa non ci ha fatto perdere troppo tempo e siamo ripartiti più forti e convinti di prima. Conoscevamo Ludovico (Chitarra) e Federico (Batteria) già da diverso tempo perché in passato abbiamo condiviso il palco con i loro rispettivi progetti. Quando gli abbiamo proposto di entrare nella band si sono dimostrati fin da subito molto interessati e oltre che essere bravi musicisti sono ottime persone, molto serie e professionali. Sono bastate due chiacchiere e poche note in sala prove per inserirsi nei nostri meccanismi e per farci capire che erano le persone giuste per The Modern Age Slevery.
I NUOVI ARRIVATI HANNO PARTECIPATO ATTIVAMENTE ALLA STESURA DEI BRANI, OPPURE SONO ARRIVATI QUANDO IL MATERIALE PER IL NUOVO ALBUM ERA GIÀ PRONTO?
– Avevamo già tanto materiale registrato in fase di pre-produzione, alcune canzoni erano praticamente ultimate mentre altre erano da completare e arrangiare. Per quanto riguarda la batteria che è uno strumento fondamentale per questo genere Federico ha chiaramente inserito nei pezzi la sua attitudine e il suo stile rivisitando le parti, aggiungendo e modificando cose mentre con Ludovico abbiamo lavorato molto sulla fase ‘orchestrale’ delle canzoni componendo e inserendo pad, sinth, pianoforti ecc. Ludovico inoltre ha contribuito anche nel completare alcune metriche vocali data la sua esperienza anche come cantante. Abbiamo trovato un ottimo metodo di lavoro che sicuramente utilizzeremo anche in futuro.
LA SEPARAZIONE CON I VECCHI MEMBRI DELLA BAND, E IN PARTICOLARE CON SIMONE, MEMBRO STORICO DEI MODERN AGE SLAVERY, PARE SIA AVVENUTA IN MANIERA PACIFICA, É COSÌ? VI ERANO DIVERGENZE A LIVELLO ARTISTICO, O ALTRE MOTIVAZIONI HANNO PORTATO A QUESTA DECISIONE?
– Quando Sym ci ha comunicato la volontà di lasciare la band eravamo chiaramente dispiaciuti. Non aveva più la spinta e le motivazioni giuste per continuare in questo contesto musicale. E’ stato un brutto colpo perché abbiamo passato molti anni insieme, condividendo situazioni e momenti che non si possono dimenticare facilmente. I nostri rapporti attualmente sono ottimi, siamo rimasti molto amici, lo rispettiamo sia come musicista che come persona e gli auguriamo il meglio per i suoi nuovi progetti musicali e non.
PARLIAMO ORA DI “STYGIAN”: E’ UN DISCO CHE DENOTA UN BEL CAMBIAMENTO STILISTICO. C’Ë STATO QUALCOSA IN PARTICOLARE CHE VI HA FATTO PROPENDERE VERSO QUESTA DIREZIONE ARTISTICA?
– In questo disco abbiamo cercato di dare uno stile e un sound molto più personale rendendolo maggiormente compatto e diretto. E’ stato concepito con una mentalità diciamo ‘pop’ rielaborando al meglio le nostre influenze, inserendole in composizioni che si ascoltano con maggior semplicità e che creino emozioni fin dalle prime note. Le parti estreme e il groove vanno di pari passo con la melodia dei riff e degli arrangiamenti in maniera da essere comprensibili e trascinanti. Inoltre rispetto ai due album precedenti abbiamo tolto la vena deathcore per dare più spazio ad atmosfere cupe e oscure che strizzano l’occhio al black metal. Il tutto è nato in modo molto spontaneo e naturale. Abbiamo semplicemente scritto e suonato quello che ci piaceva!
PURTROPPO, COME ABBIAMO SPECIFICATO IN SEDE DI RECENSIONE, QUANDO ABBIAMO RICEVUTO LA RICHIESTA DI RECENSIRE IL VOSTRO ALBUM, CI È STATO INVIATO IL DISCO DA SCARICARE CON LE CANZONI IN UN ORDINE DIVERSO RISPETTO A QUELLO CHE POI SI TROVERÀ NEGLI STORES. PRIVATAMENTE CI AVETE SPIEGATO CHE QUESTO ERRORE NON È DIPESO DALLA VOSTRA VOLONTÀ, E CHI SCRIVE HA RITENUTO GIUSTO INDICARLO APPUNTO A BENEFICIO DEL PUBBLICO CHE CI LEGGE. VI ANDREBBE DI SPIEGARE ANCHE AI NOSTRI LETTORI IL MOTIVO DI QUESTO MALINTESO?
– Sinceramente non riusciamo a capire che cosa sia successo. Vi ringraziamo per aver fatto notare questa cosa. Quando ci avete spedito il link per visualizzare la recensione abbiamo notato già dalle prime righe che la tracklist era completamente sbagliata. L’intro del disco era a metà, la prima traccia era alla fine ecc.. Probabilmente visto che nella recensione le tracce sono in ordine alfabetico, non sono state numerate prima della spedizione ed è successo questa cosa. E’ una nostra supposizione, cercheremo di avere da chi di dovere spiegazioni a riguardo. Ci spiace veramente tanto per questo disguido.
COME MAI AVETE SCELTO DI LAVORARE CON LA INNERSTRENGTH PER LA PROMOZIONE DI “STYGIAN”?
– Dopo la separazione con la nostra vecchia label abbiamo cominciato a scrivere nuovo materiale. Successivamente sono stati spediti quattro brani in versione demo a varie etichette per cercare un nuovo contratto. Dopo aver ricevuto diverse offerte abbiamo individuato nella Innerstrength quella giusta per soddisfare le nostre esigenze. Sono una label seria, che lavora in maniera professionale e promuove al meglio le proprie band. Siamo stati in contatto per circa un mese per definire i dettagli del contratto e da li a poco la firma. Siamo consapevoli che non hanno il budget delle grosse etichette, però mettono dedizione e passione nel loro lavoro e per il momento siamo molto soddisfatti del loro operato.
VI ANDREBBE DI SPENDERE DUE PAROLE SUI TESTI DI “STYGIAN” E SPIEGARLI IN MANIERA ARTICOLATA?
– I testi di questo album sono legati da un unico filo conduttore racchiuso alla perfezione nel significato che si cela dietro a “Stygian”. Tale parola deriva dal mitologico fiume Stige e rappresenta gli aspetti più oscuri e inquietanti dell’umanità. I testi dunque indagano sugli abissali e labirintici sentieri della mente (“The Reprisal Whitin”), passando per l’inevitabile sterilità dei rapporti privi di ogni sentimento che ammorbano la nostra specie (“Miles Apart”). Laddove diventiamo ombre, alla perdita di un’identità concreta (“The Theory Of Shadows”), non troviamo pace nell’incessabile e frustrante ricerca di un luogo in cui sentirci a casa (“The Place We Call Home”). Pronti a schiacciare i nostri stessi fratelli nell’ambizione di erigerci al di sopra di tutto e tutti (“A Stygian Tide”), veniamo proiettati drammaticamente ed inevitabilmente in una dimensione fredda, apatica e tormentata dall’inettitudine (“The Hollow Men”, “Regression Through Unlearning”). Durante la stesura dei testi abbiamo effettuato una lunga ed accurata ricerca tra filosofi e grandi pensatori di ogni epoca per focalizzare, attraverso brevi citazioni, i punti più spigolosi di questo tetro segmento dell’evoluzione umana.
I TESTI, APPUNTO, HANNO SEMPRE AVUTO UNA CERTA IMPORTANZA NEI VOSTRI BRANI, A QUESTO PROPOSITO VI CHIEDO: NASCE PRIMA LA MUSICA O I TESTI? E IN CHE MODO GLI UNI SI ADATTANO AGLI ALTRI?
– Prevalentemente nasce prima la parte musicale poi Gio una volta che il brano è completo ci aggiunge le voci. A volte però capita che ci dia degli input su come gli piacerebbe inserire un testo che affronta tematiche particolari prima che la canzone venga scritta. Il brano “Regression Through Unlearning” è nato proprio in questo modo. In quel periodo Gio stava leggendo un libro di Carlo Michelstaedter che è stato uno scrittore dei primi del ‘900 e fu colpito da questa frase; “All the progress of civilization is the regress of the individual”. La sua idea era quella di creare un pezzo diverso dal solito dove poteva spiegare questo concetto come se fosse una sorta di discorso. Infatti come puoi ascoltare è il pezzo più particolare, storto e articolato dell’album, con questa voce parlata molto effettata che poi esplode nel ritornello.
VI ANDREBBE DI SPIEGARCI COME NASCE OGGI UN BRANO DEI MODERN AGE SLAVERY? QUESTO SISTEMA È CAMBIATO NEL CORSO DEGLI ANNI E ALLA LUCE DEI RECENTI CAMBI DI FORMAZIONE?
– Sono cambiati i componenti ma il processo di composizione è praticamente rimasto invariato. Le canzoni nascono dai riff di chitarra. Registriamo a casa le varie idee in versione demo inserendo anche le linee guida di batteria e basso, semplicemente per avere già una visione completa di come può essere il risultato finale. Successivamente ci passiamo il materiale e una volta approvato il tutto ci si ritrova in sala per provare e arrangiare I brani. Dopo aver completato tutta la parte musicale Gio scrive i testi e le metriche vocali.
QUALE PENSATE CHE SIA IL MIGLIORAMENTO PIÙ RICONOSCIBILE DI “STYGIAN” RISPETTO AL PASSATO?
– Come ti dicevo prima, abbiamo cercato di inserire in maniera massiccia queste atmosfere cupe che danno molta dimensione e melodia ai brani di “Stygian”. Già nel nostro secondo album, “Requiem For Us All”, avevamo sperimentato questa cosa nel brano “The Silent Death Of Cain” dove abbiamo avuto l’onore di avere come guest Tommaso dei Fleshgod Apocalypse. Questa vena più oscura non sappiamo se considerarla un miglioramento ma sicuramente una particolarità nel nostro sound rispetto ai precedenti lavori.
VI INTERESSA QUELLO CHE LA CRITICA, LA STAMPA SPECIALIZZATA E IL PUBBLICO PIU’ IN GENERALE PENSANO DELLA VOSTRA MUSICA? QUANTO CREDITO DATE A UNA RECENSIONE NEGATIVA O POSITIVA?
– Una recensione positiva è sicuramente meglio di una negativa (risate ndR)!! In questa epoca monopolizzata dai social network, le nuove generazioni hanno cambiato completamente il modo di ascoltare musica e preferiscono andare su youtube, vedersi un video e commentare. Purtroppo siamo arrivati al punto che la musica è diventata visiva ed è per questo che c’è poca attenzione nell’ascolto di un disco. Alcune di queste persone lavorano per webzine e a volte ci è capitato di leggere recensioni dei nostri album o di altre band dove si capisce chiaramente che il disco in questione non è stato ascoltato attentamente perché vengono tralasciati elementi importanti che possono cambiare in bene o in male il giudizio finale. Poi dipende anche dai gusti musicali del recensore. Chiaramente ci sono anche recensioni fatte bene, molto dettagliate che capisci che il disco è stato ascoltato con attenzione”.
IL 2018 VI VEDRÀ ON THE ROAD? AVETE IN PROGRAMMA DELLE DATE A SUPPORTO DELLA VOSTRA USCITA DISCOGRAFICA?
– Assolutamente! Vogliamo promuovere al meglio il nuovo album suonando il più possibile ovunque e dovunque. Io sono dell’idea che la miglior promozione per una band sia la dimensione live. Oltre ad essere la cosa più divertente, ti da la possibilità di esprimere al meglio il tuo messaggio attraverso le canzoni, la possibilità di vivere varie situazioni, di conoscere nuove persone che possono diventare possibili fan e rimane oggi probabilmente l’unica fonte per vendere i dischi e il merchandise. Attualmente abbiamo già fissato diverse date qui in Italia e stiamo pianificando con alcune agenzie di booking diversi tour all’estero.