THE MODERN AGE SLAVERY – Mondo marcio

Pubblicato il 17/04/2013 da

Dopo il track by track in anteprima e la recensione del nuovo “Requiem For Us All”, arriva anche il momento di una classica intervista con i The Modern Age Slavery, la death metal band nostrana che più ci ha sorpreso in questo inizio di 2013. Abbiamo già speso tante parole sui ragazzi emiliani, ma ci teniamo a presentarvi il gruppo anche tramite le dichiarazioni di uno dei suoi portavoce, il chitarrista Simone Bertozzi. Tra retroscena di “Requiem…” e semplici curiosità, eccovi una serie di domande che che ci auguriamo possano servirvi ad approfondire la conoscenza di questa ambiziosa formazione…

the modern age slavery - band - 2013

SONO TRASCORSI POCO PIÙ DI QUATTRO ANNI FRA LA PUBBLICAZIONE DI “DAMNED TO BLINDNESS” E QUELLA DEL NUOVO “REQUIEM FOR US ALL”. QUESTO LASSO DI TEMPO PIUTTOSTO LUNGO È STATO CAUSATO DALL’ATTIVITÀ LIVE O DA ALTRI FATTORI? SIETE FORSE UN GRUPPO CHE COMPONE LENTAMENTE?
“La verità è che volevamo fare peggio dei Necrophagist, ma poi ci siamo vergognati di noi stessi e sbrigati a finire (risate, ndR)!’Scherzi a parte, dopo la pubblicazione di “Damned To Blindnesse c’è stata un’intensissima attività live per i due anni a seguire, tra le date in Italia e i tour europei, tra cui quello con Malevolent Creation e Vomitory, al termine del quale ci siamo buttati a capofitto sul songwriting cercando di canalizzare tutte le influenze e ispirazioni avute in tour, così come il feedback che stavamo ricevendo sia dal pubblico live che dagli ascoltatori. Tutto questo insieme di cose ha fatto si che all’inizio le idee non fossero per niente chiare, ognuno aveva cominciato a comporre brani per conto proprio che non funzionavano bene insieme, dunque abbiamo dovuto fare mente locale, sederci tutti insieme e dare qualche colpo di spugna per poter ricominciare a lavorare in un’unica direzione. E’ stata una fase decisamente frustrante, perché i pezzi non procedevano in una direzione soddisfacente, mentre dall’esterno sentivamo che le aspettative erano molto alte. Fortunatamente, una volta trovata la chiave giusta, i lavori sono potuti procedere in maniera piuttosto veloce, così come le registrazioni”.

UNA DELLE NOVITÀ IN CASA THE MODERN AGE SLAVERY È IL CONTRATTO CON LA PAVEMENT. COME SI È INTERROTTA LA COLLABORAZIONE CON LA NAPALM RECORDS E PERCHÈ AVETE OPTATO PER QUESTA ETICHETTA AMERICANA?
“Lo split con Napalm Records è stato dettato esclusivamente da esigenze di mercato: loro non erano più convinti di voler continuare a sondare il terreno del death metal moderno, mentre noi cercavamo un’etichetta che sapesse bene muoversi in questo genere, dunque lo split è stato assolutamente amichevole. Al contrario, la Pavement di Mark Nawara ha contribuito a scrivere delle pagine molto importanti nella storia del death metal negli Anni ’90. Proprio mentre ci stavamo guardando in giro, è uscita la news che l’etichetta stava ritornando e per essere ancora più competitiva aveva arruolato anche Tim King degli Oppressor / Soil come A&R, che aveva già sentito qualche anteprima. La sintonia è stata fortissima fin da subito, dunque la ovvia scelta finale”.

VENENDO AL DISCO, HO TROVATO “REQUIEM FOR US ALL” PIÙ OMOGENEO E FLUIDO DEL SUO PREDECESSORE. PIÙ MATURO, IN UNA PAROLA. PENSO CHE LE VOSTRE INFLUENZE SIANO STATE MEGLIO RIELABORATE E INSERITE IN COMPOSIZIONI CHE SI ASCOLTANO CON MAGGIOR FACILITÀ. AD ESEMPIO, GLI “STACCHI” TRA SOLUZIONI MODERNE E TRADIZIONALI SONO MENO BRUSCHI. COSA NE PENSATE?
“Ti ringrazio per il bellissimo complimento! Sicuramente uno degli obbiettivi che ci eravamo posti era quello di scrivere un disco il più omogeneo possibile, soprattutto perché sentivamo che una delle pecche di ‘Damned To Blindness’ era proprio la sua disorganicità, anche perché era stato scritto in tempi diversi da persone diverse. Ovviamente le influenze disparate che ci sono all’interno dei The Modern Age Slavery hanno fatto sì che ‘Requiem For Us All’ risulti comunque vario e delle molteplici sfaccettature, anche se lo sforzo per farle funzionare in armonia tra di loro è stato ancora più intenso. A posteriori sono sicuro che il tempo extra impiegato è stato ben speso. Ogni singola nota di ogni singolo riff è stata pensata e combattuta tra di noi, così come gli arrangiamenti, a volte anche con scontri forti e tensioni notevoli. Non volevamo assolutamente che suonasse prevedibile, né un insieme di parti incollate tra di loro come si sente troppo spesso in giro, mascherate con la scusa di essere ‘estreme'”.

“THE DAWN PRAYER” ED “OBEDIENCE” SONO PER ORA I BRANI CHE PIÙ PREFERISCO DI “REQUIEM…”. AVETE DEI PREFERITI ALL’INTERNO DELLA BAND? VI È POI UN BRANO CHE POTREBBE INDICARE LA VIA PER LA VOSTRA FUTURA EVOLUZIONE MUSICALE?
“Personalmente sono più che d’accordo con te, con l’aggiunta di ‘The Silent Death Of Cain’ e “Icon Of A Dead World’. Credo che uno degli elementi che mi rendono più fiero del disco siano le sue atmosfere oscure e epiche, di cui questi quattro brani sono la massima espressione. Siamo molto soddisfatti sia di come funzionino sù disco sia del feedback che stiamo ricevendo quando li suoniamo dal vivo, per questo credo che procederemo sù questa linea anche per il futuro. Ci piacerebbe sperimentare sempre più soluzioni che sono poco convenzionali per il death metal, ad esempio la matrice black metal del ritornello di ‘The Silent Death Of Cain’ credo che sia uno degli episodi più riusciti, proprio perché si inserisce in un contesto totalmente diverso ma senza stonare con il resto”.

QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE SECONDO VOI NON DEVONO ASSOLUTAMENTE MANCARE IN UN BRANO DEI THE MODERN AGE SLAVERY?
“Potrà sembrare strano, ma uno degli elementi fondamentali è la melodia (risate, ndR)! Mi riferisco ovviamente alla melodia all’interno dei riff e degli arrangiamenti: devono colpire l’attenzione dell’ascoltare e rimanere impressi in mente il più possibile. Per quanto mi riguarda, l’essere brutali ed estremi non deve significare essere sgradevoli all’ascolto, perché dopotutto si tratta pure sempre di musica, no? Se si parte già con dei riff banali e poco musicali non si può tentar di costruire un brano che lascerà il segno! La seconda caratterista fondamentale è che il brano dev’essere vario e trascinante, soprattutto in un’ottica live, dove cerchiamo sempre di vedere i nostri pezzi mentre li componiamo. Per questo sentiamo la necessità di inserire sempre delle parti groovy e cadenzate che spezzano la tensione di quelle più veloci. La metafora che mi viene sempre in mente in questo caso è: sono più efficaci 4 minuti di velocissimi schiaffoni in faccia senza sosta oppure una buona serie di schiaffi veloci intervallati da dei bei cartoni in pieno volto assestati con cura e precisione (risate, ndR)?!”.

DOPO GLI ENTOMBED, OMAGGIATI CON LA COVER DI “WOLVERINE BLUES” SUL DEBUT ALBUM, AVETE ORA PROPOSTO UNA VOSTRA VERSIONE DI “ARISE” DEI SEPULTURA. MANTERRETE IL RITMO DI UNA COVER PER ALBUM? COSA AVETE IN MENTE PER LA PROSSIMA VOLTA?
“L’idea delle cover era stata pensata inizialmente per rendere meno monotono lo show live a chi ci vedesse per la prima volta; infatti usavamo già ‘Wolverine Blues’ prima ancora dell’uscita di ‘Damned To Blindness’, in quella versione piuttosto fedele all’originale. Per il tour con i Malevolent Creation avevamo invece fatto l’arrangiamento di ‘Arise’, che poi è finito nel disco più o meno come era suonato live in giro per l’Europa. Ovviamente stiamo già pensando alla successiva cover, mi piacerebbe per questa volta invece di prendere un pezzo che nasce death/thrash, fare un arrangiamento molto più radicale sù un brano totalmente diverso. Consigli / richieste sono più che ben accetti, potete scrivere tranquillamente sulla nostra pagina di facebook: www.facebook.com/tmasofficial“.

I TESTI SEMBRANO AVERE UN CERTO PESO PER IL GRUPPO. VEDETE THE MODERN AGE SLAVERY COME UN’ESPRESSIONE ARTISTICA A TUTTO TONDO? È SEMPRE STATA VOSTRA INTENZIONE DARE AD OGNI ASPETTO UNA IMPORTANZA ADEGUATA, SENZA SCADERE IN CLICHÈ?
“Assolutamente sì, i testi hanno la medesima attenzione che viene data alla musica. A tal punto che anche questo è stato un motivo di discussione, perché dopo aver speso tutto il tempo di cui sopra per comporre l’album, per alcuni di noi era ovvio che sui testi si dovesse essere veloci per poter recuperare qualcosa! Ahimè, Gio è stato irremovibile a riguardo, e anche se nei momenti più bollenti l’ho odiato, ora sono fiero che si sia battuto così duramente per ritagliarsi il tempo necessario a lavorarci sù degnamente. Sicuramente nei The Modern Age Slavery non vedrete mai dei testi alla ‘fire, sword, blood, hell’, nè ‘gore, gore, gore’, a costo di scannarci l’un l’altro per scriverli (risate, ndR)!”.

QUAL È L’ASPETTO CHE APPREZZATE DI PIÙ DELL’ATTUALE SCENA METAL E QUELLO CHE INVECE DETESTATE?
“Parafrasando il nostro moniker ‘The Modern Age Slavery’, la risposta ad entrambe le domande è: l’influenza della tecnologia. L’evoluzione tecnologica in campo musicale ha fatto passi da gigante e permette a chiunque con un computer di produrre musica che con un po’ di impegno e conoscenza può risultare competitiva anche con produzioni da migliaia di Euro. Il lato positivo è che la fase di preproduzione ha delle potenzialità enormi e ti permette di capire quasi al 90% come il brano renderà una volta sù disco. Purtroppo questo potere viene spesso usato in maniera ignobile, ad esempio per sopperire alle mancanze tecniche del musicista che vuole suonare come non è in realtà in grado. Questo ha reso moltissime produzioni ‘di plastica’ proprio perché sterili e artefatte. Un vero peccato”.

BANDO PER UN ATTIMO AL “POLITICALLY CORRECT”. QUAL È IL GRUPPO DEATH METAL, STORICO O EMERGENTE, CHE PIÙ DI ALTRO NON RIUSCITE A SOPPORTARE? E PERCHÈ?
“A supporto di tutto quello che ho detto nella precedentemente domanda, ti dovrei rispondere l’80% dei gruppi djent e deathcore! Visto che mi chiedi di essere specifico ti dirò che al primo posto della classifica dei più inascoltabili, a mio personalissimo parere, devo mettere i Rings Of Saturn. Effettivamente loro fanno della sterilità il proprio ‘sound’, per cui sarebbero coerenti con quello che propongono, ma per quanto mi riguarda li posso stimare solo tecnicamente… musicalmente sono una tortura per le orecchie. Tante, anzi troppe, note sprecate!”.

MAN MANO CHE CREATE NUOVA MUSICA, VI SENTITE PIÙ O MENO INTERESSATI A CERCARE ED ASCOLTARE ALTRI/NUOVI GRUPPI? AVETE ANCORA LA “FAME” DI UN TEMPO?
“Al contrario, io sono ancora più ‘affamato’ di un tempo! Forse perché sento che qualità generale sta calando rispetto al passato e la stragrande maggioranza dei gruppi tende a scimmiottarsi l’un l’altro anziché sforzarsi a risultare originali o quantomeno riconoscibili. Per questo motivo avverto il bisogno di scoprire sempre nuova musica e partecipare a più concerti possibili; è quasi una droga (ridate, ndR)! A tutti quelli che mi chiedono ‘ma come fai ad ascoltare questa roba, quel gruppo, andare a vedere quelli là?’ rispondo: il mio amore per la musica è a 360° e anche la cattiva musica mi attrae, perché mi spinge ed ispira a tentare di scriverne di migliore”.

ULTIMAMENTE A QUALE PERIODO O STILE MUSICALE VI SENTITE PIÙ ATTRATTI A LIVELLO DI ASCOLTI?
“A causa di questa repulsione verso tutte le nuove band artefatte, le cose che mi appassionano di più negli ultimi tempi sono le band che fanno dell’attitudine grezza la propria forza, dunque ascolto tantissimo doom, black metal e death metal old school. Tre nomi che mi stanno letteralmente stuprando le orecchie: Witchcraft, Black Breath e Watain!”.

PROBABILMENTE PARECCHIE PERSONE SCARICHERANNO IL NUOVO DISCO DA INTERNET ILLEGALMENTE. QUAL È LA VOSTRA POSIZIONE SUL DOWNLOADING? LO VEDETE CON FASTIDIO O PENSATE CHE LA COSA PIÙ IMPORTANTE SIA CHE PIÙ GENTE POSSIBILE ASCOLTI LA VOSTRA MUSICA?
“Assolutamente a favore della diffusione più capillare possibile! Ormai il download illegale sta diventando più scomodo che altro, io sono drogatissimo di Spotify e lo consiglio a tutti, ho scoperto più band attraverso questo servizio di streaming che in tutta una vita di recensioni, preview e passaparola. Per chi non lo conoscesse: provatelo, poi fatemi sapere! Ovviamente trovate anche ‘Requiem For Us All’ su Spotify, per cui un ascolto me lo dovete per forza (risate, ndR)! Se la band vi piace e volete supportare attivamente cosa c’è di meglio che non acquistare una tshirt dal webstore?! Ad esempio, il nostro è www.themodernageslavery.bigcartel.com . Grazie a tutti quelli che ci hanno supportato fin da ora e lo faranno in futuro, ognuno di voi è un grande!”.

COME PROMUOVERETE “REQUIEM FOR US ALL”? AVETE GIÀ DELLE DATE O DEI TOUR IN PROGRAMMA?
“Abbiamo fatto 2 warm up show e il release party vero e proprio al Tempo di Reggio Emilia, proponendo la nuova setlist. Ora abbiamo già fissato altre date in giro per l’Italia, ma stiamo lavorando ad un tour vero e proprio in Europa. Non vediamo l’ora!”.

DOVE VEDETE I THE MODERN AGE SLAVERY DA QUI A CINQUE ANNI? VI SONO DEGLI OBIETTIVI CHE VI SIETE FISSATI O DELLE SODDISFAZIONI CHE DOVETE ANCORA TOGLIERVI?
“Ci piacerebbe molto partecipare a qualche bel festival europeo: sono sicuro che molti si divertirebbero a sentire i The Modern Age Slavery, così come un bel tour negli Stati Uniti, dove abbiamo molti supporter. E ovviamente in 5 anni sarebbe fantastico avere altri 2 album fuori che ci rendano personalmente orgogliosi almeno quanto ‘Requiem For Us All’. Non li possiamo promettere tutti, ma sicuramente ci impegneremo sempre al massimo per darvi la musica migliore possibile”.

GRAZIE MILLE! LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
“Supportate la vostra scena locale. Se volete risparmiare, portatevi le birre da casa, ma andate ai concerti. Non c’è niente di più bello che una scena musicale attiva, ne guadagnano tutti: band sempre migliori, ascoltatori sempre più contenti e tanto metallo della morte per tutti! 666!”.

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