THE MODERN AGE SLAVERY – Schiavi Del Dolore

Pubblicato il 03/02/2009 da
 The Modern Age Slavery, nuova interessantissima realtà italiana che, a pochi mesi dalla sua nascita, già sta facendo parlare di sé molto bene: del resto, il deal con l’austriaca Napalm Records e l’esordio a dir poco tellurico grazie all’ottimo “Damned To Blindness” potevano solo far prevedere buoni responsi e giudizi per l’ensemble emiliano, fra l’altro aiutato da una cospicua dose di esperienza maturata nelle file dei rimpianti metal-corer Browbeat. Per saperne di più a riguardo di questa band assolutamente da seguire, vi basta leggere qui sotto le parole del chitarrista Luca Cocconi, contattato via mail da Metalitalia.com…
CIAO LUCA! E’ UN PIACERE OSPITARE I THE MODERN AGE SLAVERY SULLE NOSTRE PAGINE! TANTO PER COMINCIARE, E’ D’OBBLIGO PER TE RACCONTARCI LA GENESI DELLA BAND, LA SCELTA DEL SUO MONICKER E I SUOI PRIMISSIMI PASSI…
“I The Modern Age Slavery nascono come band un anno fa. In realtà, 4/5 di noi si conoscevano da tempo avendo già suonato insieme nei Browbeat. Successivamente, la line-up è stata completata con l’ingresso di Sym (Simone Bertozzi, chitarra, ex-Gory Blister ed attivo anche negli Empyrios, ndR), nostro amico di vecchia data. Ci siamo uniti con un obiettivo in comune, che é quello di creare musica estrema nella maniera più spontanea, credibile e brutale possibile, cercando di non seguire le mode e suonando semplicemente quello che ci piace. Definirei i The Modern Age Slavery come una band Death Metal con un’attitudine hardcore, che trova il suo culmine durante i nostri live. Per quanto riguarda il nome, ovviamente le possibilità di lettura sono variegate; la nostra è questa: avremmo ogni mezzo per essere liberi, ma la libertà è una delle più grandi responsabilità che possono pesare sulle spalle dell’Uomo e, in quanto tale, viene spesso inconsciamente scansata; se un tempo la schiavitù era reale e tangibile, oggi lo è molto meno ed ha assunto una forma più subdola… ma esiste eccome: ogni volta che lasciamo che qualcun altro decida per noi o per il mondo in cui viviamo, oppure quando non ci azzardiamo ad urlare perché è più comodo il silenzio…ecco, tutte quelle volte stiamo evitando la responsabilità di non essere semplicemente schiavi. Per il resto, vista l’uscita del nostro album ‘Damned To Blindness’, vogliamo suonare ovunque per promuovere la nostra musica e diffondere il nostro messaggio. Il live è la dimensione che ci piace di più, perché esprime in pieno la nostra rabbia e ci permette di stare a contatto con la gente, cosa che per noi è fondamentale. Abbiamo già fissato diversi live che ci terranno occupati per i primi mesi del 2009 e siamo in contatto con alcune agenzie di booking estere per organizzare un tour europeo. Successivamente abbiamo anche intenzione di comporre il materiale per un nuovo disco”.

C’E’ QUALCHE RIMPIANTO PARTICOLARE PER IL DEFINITIVO SCIOGLIMENTO DEI BROWBEAT?
“Un po’ di rimpianto c’è sicuramente! I Browbeat sono stati una band che mi ha dato tanto sia dal punto di vista umano che da quello musicale. Penso che anche gli altri tre che ne facevano parte risponderebbero allo stesso modo. Abbiamo girato molto, vissuto bellissime esperienze e conosciuto tantissima gente. Purtroppo, come tutte le cose belle, prima o poi finiscono. Abbiamo avuto la forza di rimetterci in gioco ricominciando da zero, cercando di non pensare al passato bensì di guardare al futuro. Ora il futuro sono i The Modern Age Slavery!!!”.

C’E’ STATA QUALCHE RAGIONE PRECISA CHE VI HA SPINTO AD ACCETTARE LA PROPOSTA DELLA NAPALM RECORDS?
“Abbiamo accettato la proposta della Napalm ad occhi chiusi perché, già prima della firma del contratto, era un’etichetta che sulla carta aveva tutti i crismi per fornirci adeguata visibilità. In effetti, le nostre previsioni si sono rivelate azzeccatissime: i ragazzi della label stanno facendo un lavoro egregio”.

ESORDITE DUNQUE CON “DAMNED TO BLINDNESS”, UN LAVORO CONTRADDISTINTO DA UN’URGENZA ESPRESSIVA QUASI SPASMODICA E DA UNA BRUTALITA’ SENZA COMPROMESSI. DA DOVE SIETE PARTITI PER COMPORRE UN ALBUM COSI’ DIRETTO ED IMMEDIATO?
“Oltre ai quattro pezzi registrati sul demo, avevamo già altro materiale pronto; poi, con l’entrata in line-up di Sym, abbiamo ultimato l’album. Per la parte musicale, dopo aver definito la struttura delle songs, abbiamo fatto un grosso lavoro di arrangiamento curando allo sfinimento ogni riff di chitarra, le linee di basso, la batteria e le parti vocali, così da ottenere un sound compatto, pesante e  brutale, cercando però di non renderlo banale e scontato. Durante la fase di preproduzione, abbiamo registrato e ascoltato tutti i brani per sentire se il lavoro svolto in precedenza era riuscito. Dopo varie discussioni e cambiamenti, siamo infine riusciti ad ottenere quello che ci piaceva, che è proprio quello che si sente sul disco”.

LA COPERTINA E’ VERAMENTE UN’ICONA DI ATROCE SOFFERENZA. VUOI PARLARCENE UN PO’?
“Quando abbiamo saputo che Dennis Sibeijn avrebbe lavorato alle grafiche dell’album eravamo al settimo cielo! Conoscevamo già la sua bravura ed eravamo ansiosi di vedere il suo operato. Diciamo che gli abbiamo scritto cosa volevamo comunicare e lui lo ha tradotto in immagine. Volevamo una copertina che rappresentasse in pieno il titolo dell’album e che facesse riferimento anche al nome della band. Dopo diverse prove fatte da Dennis, abbiamo scelto questa perché, oltre ad essere un’immagine molto forte, rappresenta in toto ciò che sono i The Modern Age Slavery. Oltre alle grafiche dell’album, Dennis ci ha creato un logo nuovo e le grafiche per il MySpace”.

SIETE ABILI SIA QUANDO TENDETE PIU’ AL DEATH-GRIND E AL DEATH TECNICO, SIA QUANDO VIENE FUORI IL VOSTRO LATO HARDCORE. DA QUALI GRUPPI, PRESI DA ENTRAMBE LE SCENE, VI LASCIATE ISPIRARE?
“All’interno della band si ascolta di tutto, quindi le influenze sono varie e numerose. Il movimento a cui tutti siamo legati però è sicuramente il death metal americano anni ’90: band quali Suffocation, Cannibal Corpse, Obituary, Morbid Angel sono la fonte di ispirazione, ma strizziamo l’occhio anche a band più moderne, come ad esempio Decapitated, Origin e Aborted. Quello che ci piace di queste band, oltre chiaramente al sound, è la loro attitudine brutale e genuina, che negli anni non è mai cambiata e che anche attualmente fa ancora scuola alla nuove generazioni. Penso che sia difficile suonare musica estrema se non si ha nel proprio background musicale questi gruppi”.

RIGUARDO ALLE LYRICS, DI QUALI ARGOMENTI TRATTANO I VOSTRI TESTI? DAI TITOLI SEMBRA CHE NON NUTRIATE MOLTA FIDUCIA E RISPETTO NEI CONFRONTI DELL’UOMO…
“I testi li scrive in toto il nostro cantante, Giovanni “Gio” Berserk, e credo siano molto azzeccati. Per lo meno non si limitano a parlare delle solite cose che si leggono nei convenzionali testi death metal. Credo che Giovanni abbia speso molta fatica nello scrivere queste lyrics, dato che è ‘ossessionato’ dal non voler risultare scontato. Ti posso dire che molti, come te ora, li hanno definiti testi pessimisti. In generale, però, Gio ha sempre risposto che alcune tematiche non possono essere giudicate negative a prescindere, ma anzi incitano ad una ricerca di redenzione e salvezza. Di certo, comunque, ha cercato un realismo che potesse agire come punteruolo sulla sensibilità degli ascoltatori. Vi consiglio di leggerli”.

SONO PARTICOLARMENTE CURIOSO RIGUARDO IL TESTO DI “VILE MOTHER EARTH”: DI COSA TRATTA? E CON QUALE CRITERIO AVETE SCELTO QUESTO PEZZO PER GIRARE UN VIDEO? A MIO AVVISO E’ FRA LE TRACCE PIU’ COMPLESSE ED INTRICATE…
“Volevamo un pezzo che non fosse presente nel nostro primo demo, che vocalmente presentasse tutte le timbriche di cui Gio è capace e che non fosse il pezzo che si intitola come la band stessa. Rimanevano alcune scelte, ma ‘Vile Mother Earth’ risultava essere il brano più rappresentativo del sound del gruppo. Il testo parla della Terra che muore per dare alla luce l’Uomo; la sofferenza di un parto definito ‘selvaggio’. Non è un atto di accusa all’Uomo ma alla Terra, incapace di ribellarsi ed assoggettata al potere ed alle angherie di coloro che ogni giorno la calpestano”.

COSA PENSI DI QUESTI GIOVANISSIMI FENOMENI DEL DEATH TECNICO CHE SEMPRE PIU’ STANNO FACENDO CAPOLINO NELLA SCENA ESTREMA? CREDI CHE I LORO FAN SIANO GENUINAMENTE APPASSIONATI OPPURE STIANO SOLO SEGUENDO UNA MODA?
“Sicuramente, andando da anni a vedere concerti estremi, posso dire che il pubblico è cambiato! Sì, ci sono ancora quelli con il chiodo e i capelli lunghi, ma si vedono sempre di più ragazzini con braghe aderentissime e con i ciuffi. Io che sono legato alla scena anni ’90 rimango sorpreso e a volte mi incazzo perché non vedo niente di metal in quelle persone, però adesso va così e mi devo adeguare. Sono convinto che come tutte le mode prima o poi anche questa finirà, basta vedere quello che è successo al movimento nu-metal!”.

PER IL BOOKING SIETE SOTTO LA PIGSTY CONCERTI: DOVE PENSATE/SPERATE VI POSSA PORTARE QUESTA COLLABORAZIONE?
“Conosciamo Samuele della Pigsty da anni, perché come Browbeat ne facevamo già parte, e siamo rimasti in buonissimi rapporti. La Pigsty lavora in maniera molto professionale, cercando di promuovere al meglio le proprie band. Basti pensare che in passato ha avuto nel roster gruppi importanti come Necrodeath, Slowmotion Apocalypse e Fire Trails, e che attualmente ha anche i Raw Power”.

PER QUALI BAND TI PIACEREBBE APRIRE IN UN FUTURO, IPOTETICO TOUR EUROPEO?
“Bella domanda! L’elenco sarebbe lunghissimo, ma se proprio dovessi scegliere mi piacerebbe molto fare un tour insieme a tre band: Cannibal Corpse, Meshuggah e, anche se so che purtroppo non sarà più possibile, Death. A mio parere, queste sono tre grandissime formazioni, diverse tra loro ma che hanno dato tanto alla mia formazione di musicista. Poi ho avuto la fortuna di vederle dal vivo e hanno rispettato in pieno le mie aspettative con performance devastanti e impeccabili”.

DEL 2008 IN FASE DI CONCLUSIONE (l’intervista risale alla prima metà di dicembre), QUALI DISCHI PORTERESTI NELL’ANNO NUOVO?
“Quest’anno sono usciti molti lavori interessanti! Oltre al nostro album ‘Damned To Blindness’, porterei nel 2009 ‘ObZen’ dei Meshuggah, come sempre dei maestri, ‘Antithesis’ degli Origin, il disco più brutale dell’anno, e ‘The Formation Of Damnation’ dei Testament, immortali! Nel panorama italiano citerei, anche se forse è uscito qualche mese prima del 2008, l’ultimo album degli Hour Of Penance, un disco incredibile che non ha nulla da invidiare alle produzioni d’Oltremanica”.

BENE LUCA, E’ TUTTO! GRAZIE E CONCLUDI PURE A TUO PIACIMENTO…
“Vi ringraziamo per l’intervista e per averci concesso questo spazio e vi vogliamo ricordare che ‘Damned To Blindness’ è pronto a triturarvi le orecchie! Su www.myspace.com/themodernageslavery ci sono le nostre date e quindi vi aspettiamo sotto al palco per spaccarvi le ossa! A presto, stay metal!!”.

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