Non v’è dubbio che “Ombra” sia, ad oggi, uno dei dischi più interessanti in un certo ambito metal dati alle stampe durante questa prima parte dell’anno, e non solo limitandoci ai confini nazionali.
I The Moor hanno impiegato ben sei anni per tornare sulle scene, ma a quanto pare hanno impegnato tutto questo tempo per definire al meglio i dettagli di un lavoro che è un ulteriore passo avanti nel loro percorso musicale, rispetto anche al già positivo predecessore “Jupiter’s Immigrants”.
Tra prog rock, death metal, gothic e tante altre influenze più o meno evidenti, il terzo full-length del gruppo veneto appassiona, lasciandosi immergere tra le sue atmosfere malinconiche e sofferte. Un’ombra che avvolge e che meritava una lunga chiacchierata con Enrico, il mastermaind della band e con Edo Sala, abile batterista noto per la sua militanza anche nei Folkstone e Bardomagno.
NEL 2018, DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL BEL “JUPITER’S IMMIGRANTS” AVEVAMO INTITOLATO L’INTERVISTA “TORNATI PER RESTARE!”. IN EFFETTI CI SIETE ANCORA MA SONO DOVUTI PASSARE BEN SEI ANNI PER ARRIVARE A PUBBLICARE IL NUOVO DISCO. POTETE SPIEGARCI COME MAI È STATO NECESSARIO TUTTO QUESTO TEMPO?
– Enrico: Grazie Federico, il 2018 sembra ieri! Inizialmente pensavamo di rilasciare il disco ben prima, ma la pandemia e diverse cose da affrontare nelle nostre vite hanno rallentato il processo e purtroppo, ma anche per fortuna, credo che “Ombra” esca nel momento perfetto, sia per la nostra carriera come musicisti che come momento di vita, visto che siamo impegnati tutti anche su altri fronti.
RISPETTO A QUEL DISCO È ANCHE CAMBIATA LA VOSTRA FORMAZIONE: NON SOLO IL RITORNO DI UNA VECCHIA CONOSCENZA COME DAVIDE CARRARO ALLA CHITARRA, MA ADDIRITTURA L’INGRESSO DI UNO DEI BATTERISTI PIÙ RINOMATI IN ITALIA COME EDO SALA. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI E COME È NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
– Enrico: Con Davide è stato più un continuo, essendo sempre rimasto in contatto con noi e seguendo sempre da vicino gli sviluppi della band. Andrea (Livieri, chitarrista presente nel precedente lavoro, ndr) aveva bisogno di una pausa, e anche con lui i rapporti sono rimasti ottimi e così è stato naturale affidarci a Davide. In futuro vedremo cosa succederà.
Riguardo a Edo la cosa è partita dai singoli che hanno anticipato il disco: “Emissaries” e “Wrath Of Vultures”, dove ho chiesto la sua collaborazione per farci da session drummer. Poi durante la composizione di “Ombra” è scattata la vera scintilla e abbiamo deciso di averlo in line-up con noi, visto l’ottima intesa e l’amicizia che si è creata.
– Edo: Se non erro, era verso fine 2020 – l’anno maledetto per i motivi che ben sappiamo – quando ricevetti una telefonata da Enrico che mi proponeva di registrare un brano assieme. Io ero ovviamente fermo in quel periodo, i Folkstone erano nel freezer, stavamo buttando giù alcuni singoli con BardoMagno, ma passavo molto tempo in studio, quindi, perché no!
Le preproduzioni poi mi piacevano parecchio, appartenevano ad un genere che – pur amandolo alla follia – ero riuscito a suonare poco nel corso degli anni, quindi da cosa è nata cosa, poi una grigliata, due bevute, ed eccoci con qui con la release di “Ombra”.
“OMBRA” APPUNTO, È IL TITOLO DI QUESTO NUOVO ALBUM, UN LAVORO CERTAMENTE PIÙ INTROSPETTIVO RISPETTO AL SUO PREDECESSORE.
QUANDO HAI INIZIATO A COMPORRE I BRANI AVEVATE GIÀ IN MENTE UN CERTO SOUND CHE VOLEVATE OTTENERE O È ARRIVATO TUTTO IN MANIERA SPONTANEA E NATURALE? COME AVETE LAVORATO POI LA STESURA DEI BRANI?
– Enrico: Entrambe le cose. I due singoli nominati prima e rilasciati nel 2021 sono rimasti tali e ho deciso di escluderli dal disco, perché ci hanno permesso intanto di andare a testare la nuova accordatura baritona delle chitarre.
In seguito ho deciso che ci sarebbe stato un filo comune all’interno del disco: ci sono diversi motivi per cui il disco si chiama “Ombra”, a partire dal fatto che la band sia sempre vissuta nell’ombra e mai emersa più di tanto negli anni passati, cosa che fortunatamente sta cambiando in questo ultimo periodo.
Questo è il primo album che scrivo per intero e non a più mani, a parte ovviamente il contributo dei singoli musicisti nei propri arrangiamenti o negli assoli, quindi in un certo senso è una creatura che ho voluto curare in ogni dettaglio.
Il concept parla del processo creativo e cosa scatta dentro di noi nel momento in cui sentiamo il bisogno di creare qualcosa di artistico quindi, in questo caso, la nostra musica.
A PROPOSITO DI CONCEPT, LA SENSAZIONE E’ PROPRIO CHE I TESTI VADANO A BRACCETTO CON LE MUSICHE E SIANO ANCH’ESSI MOLTO INTIMI E PROFONDI. CHI HA SCRITTO I TESTI E QUANTO SONO LEGATI AD ASPETTI ED ESPERIENZE PERSONALI?
– Enrico: Sì, vorrei dire che questo disco è partito da un’idea precisa delle tematiche dei testi, e credo si senta la differenza rispetto ai suoi predecessori.
Le tematiche sono tutte legate a esperienze personali, rese ‘figurative’ in modo scenografico, direi, dove ogni cosa che si incontra, come ad esempio fienili che bruciano o carestie, sono simboli che ho voluto dare ai diversi aspetti della nostra vita.
Ho scritto quasi tutti i testi, ad eccezione di “Thirst” e “Lifetime Damage”, dove la parte principale è stata scritta da una delle persone che più mi ha insegnato qualcosa anche al di fuori della musica, Enrico Pajaro, chitarrista storico dei Glory, This Illusion, Bleed In Vain che ora vive in Canada con la sua famiglia.
Gli siamo tutti molto grati per quello che ha creato con noi negli anni.
“JUPITER’S IMMIGRANTS” È CERTAMENTE UN GRAN BEL DISCO MA “OMBRA” SEMBRA PIÙ CURATO IN OGNI DETTAGLIO. SU COSA AVETE VOLUTO LAVORARE CON MAGGIORE ATTENZIONE PER ARRIVARE AD UNO STEP SUCCESSIVO NEL SONGWRITING?
– Enrico: Come anticipavo, come prima cosa su una linea comune, una sorta di cammino anzi, un ‘passaggio’ che si incontra anche a metà disco, con “Passage”, appunto.
Per rendere l’idea, nei bundle del disco e nel sito dell’etichetta è in vendita il lyric book intitolato “I Pensieri dell’Ombra”, dove ho scritto una breve introduzione all’ascolto e alla sua chiave di lettura oltre a qualche pensiero sparso e ovviamente ai testi. Questo è quanto i testi contano in “Ombra”, è dove ho lavorato con maggiore attenzione, probabilmente influenzato dal lavoro che sto facendo con Niklas Sundin (chitarrista ex Dark Tranquillity, ndr) sul nuovo progetto Time And The Hunter.
VI SIETE CIMENTATI ANCHE NELLA COMPOSIZIONE DI UN BRANO TOTALMENTE IN ITALIANO COME LA TITLE-TRACK: SCELTA A DIR POCO CORAGGIOSA, MA CHE HA FATTO PIENO CENTRO VISTO CHE TANTISSIMI DI COLORO CHE HANNO VISTO IL VIDEO DI QUESTA CANZONE SONO RIMASTI COLPITI. COME NASCE L’IDEA E L’ISPIRAZIONE PER “OMBRA”?
– Enrico: Nasce semplicemente in auto mentre cantavo un’idea in inglese, ma pensavo già da qualche giorno che il disco si dovesse chiamare “Ombra”, visto che qualche riferimento all’italiano o al folklore l’abbiamo sempre fatto – vedi “Year Of The Hunger”, titolo di un nostro vecchio pezzo che non è altro che un detto veneto. A un certo punto ho improvvisato le parole del ritornello perché mi suonavano bene e rispecchiavano il tono che volevo dare al pezzo, e da lì in poi ho costruito tutto il resto inserendo la parte orchestrale alla fine.
Credo che avere un pezzo in italiano renda il tutto più fedele e autentico, e siamo felici che sia stato apprezzato molto anche all’estero, dove per molti è addirittura il brano preferito.
UNO DEGLI ASPETTI PRINCIPALI DEL DISCO STA NELLA TUA VOCE CAPACE DI ALTERNARE MOMENTI DI GROWL, SCREAM E TANTA VOCE PULITA, LA QUALE A SUA VOLTA VARIA DA CANTATI PIÙ MELODICI AD ALTRI MAGGIORMENTE PIENI E GRINTOSI.
QUALI SONO LE TUE MAGGIORI ISPIRAZIONI IN AMBITO VOCALE E COME HAI LAVORATO NEGLI ANNI PER ESPANDERE LE CAPACITÀ DELLA TUA VOCE?
– Enrico: Le mie ispirazioni sono tante – troppe – tanto che a volte penso sia stato un problema, rendendo le mie creazioni frammentate tra molteplici timbri vocali e cambi tra voce pulita, growl e scream. Mi sono focalizzato, negli ultimi anni, su dei suoni precisi e mi sono rimesso a studiare più che potevo, con esercizi e con un bravissimo vocal coach, Lucio Donati, che conosco da tanti anni e mi ha visto crescere.
Come cosa fondamentale poi, mi sono rimesso a lavorare sulla pronuncia dell’inglese per portarla ad un livello superiore rispetto ai precedenti lavori.
IL DISCO STA RICEVENDO OTTIMI RISCONTRI. COME SI VIVE L’ATTESA POCO PRIMA DELLA PUBBLICAZIONE, MENTRE SI ASPETTANO LE VARIE RECENSIONI E I GIUDIZI DEI FAN? C’È ADRENALINA, TENSIONE O COSA?
– Enrico: Sicuramente c’è adrenalina, ma direi forse più stress! Non abbiamo grandi manager, label o budget alle spalle che ci fanno dormire sonni tranquilli quindi ogni dettaglio l’ho curato personalmente assieme a un piano di uscita, assieme poi al team dietro alla Inertial Music (di cui faccio parte), l’etichetta che ha rilasciato “Ombra” e che presto pubblicherà anche altri artisti.
Le recensioni sono state lusinghiere e questo ovviamente fa molto piacere, inoltre ci accorgiamo che i nostri fan e ascoltatori aumentano ogni giorno e questo aiuta a far si che possiamo continuare a fare dischi e concerti in futuro.
OGNI BUON DISCO NECESSITA ANCHE DI UN SUPPORTO LIVE; VOI SIETE TUTTI LAVORATORI PIUTTOSTO IMPEGNATI QUINDI COME PENSATE DI PORTARE QUESTI BRANI DAL VIVO AI VOSTRI FAN? DI CERTO SO CHE SIETE STATI CONFERMATI COME CO-HEADLINER AL PROSSIMO PADOVA METAL FEST, EVENTO ORMAI SEMPRE PIÙ AFFERMATO. COS’ALTRO BOLLE IN PENTOLA?
– Enrico: Certo, abbiamo la nostra prima data dopo la pubblicazione di “Ombra” al Padova Metal Fest il 26 Luglio, assieme ad altre grandi band. Dici bene, i The Moor non sono mai stati una band da tour anche se in passato siamo stati anche in UK dopo il nostro primo disco, per qualche data.
Più che per il problema lavorativo direi per non voler pagare per suonare su dinamiche pay-to-play, per fare da spalla a qualche nome blasonato o per fare tour che pesassero interamente nelle nostre spalle dal punto di vista economico. Sono scelte. Stiamo ovviamente lavorando anche su altri concerti per la prossima stagione che annunceremo appena confermati.
E ALLORA QUALI SARANNO I PIANI FUTURI A BREVE E LUNGO TERMINE DEI THE MOOR?
– Enrico: Sicuramente la promozione del disco che durerà un anno. Al momento sono impegnato anche su altri fronti e progetti musicali, tra cui quello con Niklas Sundin, a cui sto dando la priorità ora che “Ombra” è uscito.
Questo credo influenzerà la scrittura del prossimo disco dei The Moor e le tempistiche, ma visto che ora tutto è molto più oliato rispetto a prima credo che i tempi saranno inferiori per vedere annunciato il prossimo disco. Nel frattempo, grazie ancora per l’intervista e a tutti voi che avete ascoltato il nostro disco, in particolare a chi ci supporta acquistando le versioni fisiche.