THE OCEAN – Di filosofi e fossili

Pubblicato il 30/01/2019 da

Cinque anni e mezzo senza un disco dei The Ocean, dalla loro fondazione avvenuta nel 2000, non erano mai trascorsi. E’ stato quindi con un senso d’attesa più che trepidante che abbiamo aspettato l’avvento del nuovo “Phanerozoic I: Palaezoic”, edito nel novembre scorso per la sempre fedele Metal Blade Records. L’ottavo full-length della band berlinese arriva dopo il successo abissale di “Pelagial”, ma in realtà si posiziona, concettualmente ed in parte stilisticamente, subito dopo il capolavoro “Precambrian”, del quale riprende le interessantissime tematiche geologiche abbinate alla rilettura filosofica della Storia della vita sulla Terra. Come al solito, un parto della creatura di Robin Staps non è banale, nè facilissimo da comprendere subito appieno, si voglia anche solo per il fatto che vedremo solo tra un paio d’anni come è stata plasmata la già composta seconda parte. Era d’obbligo, dunque, andare a sentire proprio il vecchio Robin, leader maximo, principale compositore e chitarrista del gruppo, a riguardo del nuovo nato. Ecco il resoconto della nostra intervista a lui…

CIAO ROBIN! E’ DAL PERIODO SUCCESSIVO ALLA PUBBLICAZIONE DI “ANTHROPOCENTRIC” CHE NON SEI PIU’ STATO OSPITE DEL NOSTRO PORTALE, QUINDI…BENTORNATO! CINQUE ANNI SONO PASSATI DAL MAGNIFICO “PELAGIAL”: PER TIRARE LE SOMME DI QUESTO QUINQUENNIO, PUOI BREVEMENTE RIASSUMERCI COS’E’ SUCCESSO IN CASA THE OCEAN?
– Be’, abbiamo suonato qualcosa come quasi trecento concerti di supporto a “Pelagial” e, arrivati alla fine del 2016, abbiamo tutti sentito il bisogno di prenderci una piccola pausa per concentrarci su altre priorità di vita; essere in tour con la band è qualcosa che amiamo alla morte e non volevamo permettere che l’abuso trasformasse questa passione in mera routine: qualche volta si ha proprio bisogno di guardarsi un attimo indietro e chiedersi se si vuole ancora fare quello che si sta facendo, per quanto e perchè. Abbiamo avuto tutti la necessità di confrontarci con questo dilemma, l’abbiamo fatto ed entro la fine del 2017, un anno che possiamo tranquillamente definire ‘di inattività’, siamo arrivati all’unanimità alla stessa conclusione: ‘SI’, abbiamo ancora voglia di sbatterci per la band ed è giunto il momento di scrivere un nuovo disco’. Perciò il vibe fra noi, all’inizio delle prove poco prima delle registrazioni, agli albori del 2018, è stato ottimo! Eravamo letteralmente affamati di suonare nuova musica.

IL VOSTRO NUOVO ALBUM E’ FORSE IL PRIMO DISCO DEI THE OCEAN CHE GUARDA SI’ AL FUTURO, COME AL SOLITO, MA DANDO ANCHE UN FORTE SENSO DI RITORNO AL PASSATO. VOGLIO DIRE, ARRIVA DOPO “PELAGIAL” MA E’ CHIARAMENTE IL SEGUITO DI “PRECAMBRIAN”, CONCETTUALMENTE E A LIVELLO DI GRAFICHE. RIGUARDO LA MUSICA? L’HAI SCRITTA TANTI ANNI DOPO “PRECAMBRIAN”, COME SONO STATI IL FLUSSO DI IDEE E L’ISPIRAZIONE IN QUESTO CASO?
– Il materiale del nuovo album (la maggior parte del quale era stato composto già a cavallo tra il 2014 e il 2015) si era naturalmente plasmato sulla vena di quello contenuto in “Precambrian”. Quando chiudevo gli occhi e ascoltavo attento le pre-produzioni, la mia immaginazione mi proponeva immagini di paesaggi arcaici, ambientazioni preistoriche…così mi è stato chiaro fin dall’inizio che questo nuovo disco doveva essere connesso a “Precambrian”. E’ stato sicuramente un lavoro importante per noi, un lavoro che ha definito il nostro sound in maniera chiara, dando spunti validissimi anche per i dischi successivi. E quando abbiamo tenuto il tour per il suo decimo anniversario, l’anno scorso, abbiamo avuto la chiara percezione di come quasi tutti i suoi brani abbiano superato brillantemente la prova del tempo e di come risultino ancora ‘giusti’ come resa dal vivo. Comunque sì, l’idea iniziale è derivata da come visualizzavo la musica nuova dentro di me. Funziona così, quando non abbiamo ben chiaro fin dall’inizio il concept sul quale concepire l’album (e per “Pelagial” fu così, infatti): cerco di visualizzare la musica che scrivo e a intuito, a sensazione mi lascio guidare verso un obiettivo. E’ come una colonna sonora all’inverso: hai la musica e ci devi creare sopra una storia adatta.

UN’ALTRA DOMANDA SULL’APPROCCIO AL PROCESSO DI COMPOSIZIONE: DOPO TRE ALBUM I THE OCEAN HANNO CAMBIATO DI NUOVO QUASI COMPLETAMENTE LA LINEUP, CHE OLTRE A TE HA CONSERVATO SOLO LOIC ROSSETTI ALLA VOCE. SIGNIFICA FORSE CHE IL CONCETTO DI ‘COLLETTIVO’ STA RITORNANDO OPPURE SEMPLICEMENTE E’ SUCCESSO SENZA UN MOTIVO PARTICOLARE?
– Sono stati cambiamenti del tutti organici. Cinque anni sono un lungo periodo di tempo e parecchie situazioni della vita privata all’interno di una band possono modificarsi. Luc e Jona (Hess e Nido, rispettivamente ex-batterista ed ex-chitarrista, ndR) erano con noi dal 2008, ma già dall’epoca della pubblicazione di “Pelagial” c’era qualcosa che non andava per il verso giusto…non per colpa loro, nè per colpa nostra. Paul Seidel, il nuovo drummer, è arrivato nel tardo 2013 ed è tuttora in formazione. Lui lavora anche per la mia etichetta discografica, la Pelagic Records, ed è davvero difficile riuscire ad immaginare i The Ocean senza la sua presenza, ora come ora. Mattias Hagerstrand, il nuovo bassista, ha suonato con me in un altro gruppo chiamato The Old Wind, per cui ci conoscevamo già. Quindi l’unica persona veramente nuova è David, il nuovo chitarrista. La lineup attuale, te lo posso assicurare, è la più coesa fra tutte quelle avute dai The Ocean. Siamo tutti sul pezzo, siamo maturati e cresciuti, abbiamo messo da parte tutti i conflitti egoici che scaturiscono solitamente nei gruppi e ci godiamo il privilegio di poter suonare in una realtà viva e attiva quanto mai!

COME FU PER “PRECAMBRIAN”, MA POI ANCHE PER I VOSTRI LAVORI SEGUENTI, NELL’ASSORBIRE “PHANEROZOIC…” NELLA SUA COMPLETEZZA CI SI TROVA AD ADORARE IL MODO IN CUI RIUSCITE A MIXARE ARGOMENTI AGLI ANTIPODI, QUALI LA STORIA DELLA VITA SULLA TERRA, RIFLESSIONI FILOSOFICHE ED ESPERIENZE PERSONALI. TI CONFESSO CHE, PRIMA DI SCRIVERE LA RECENSIONE, HO DATO UNA LETTURA PROFONDA SU WIKIPEDIA SULL’ARGOMENTO DELLE ERE GEOLOGICHE, GIUSTO PER RINFRESCARMI GLI STUDI E LE PASSIONI DELL’ADOLESCENZA… E HO TROVATO DAVVERO INTERESSANTE CIO’ CHE STA ALLA BASE DEL CONCEPT DI QUESTA VOLTA: LA TEORIA NIETSCHEANA DELL’ETERNO RITORNO, IL RIPETERSI DEL TUTTO A CICLI CONTINUI DI VITA E DI MORTE. PUOI APPROFONDIRE UN ATTIMO LA QUESTIONE?
– Come hai scritto tu, il fil rouge che lega tutto l’album è l’idea del ricorrere in eterno, ovvero l’idea che tutto accade e si ripete in continuazione, un numero illimitato di volte, in tempi e spazi infiniti. Ciò può essere pensato sia per le ‘piccole’ cose che ci succedono a livello individuale, così come per i grandi schemi della vita, per la storia dell’umanità, o addirittura per le epoche della vita sulla Terra. E’ un’idea vecchia quanto l’essere umano, i cui prodromi furono già trovati nelle scritture Hindi; gli Egizi la abbracciarono, ma poi sprofondò nell’oblio quando si svilupparono le civiltà occidentali. Perchè l’idea del ritorno eterno significa comprendere in pieno i concetti di fatalità e casualità, che sono difficili da conciliare quando si è abbacinati dal pensiero dell’unica Creazione voluta da un unico Dio… Nietzsche comunque era un avido sostenitore di tale pensiero e grazie a lui l’eterno ritorno è di nuovo assurto a fama e gloria (ride, ndR)… Quando consideri l’eone Fanerozoico, vedrai che ci sono moltissimi esempi di questo fondamentale topic: i continenti sono entrati in collisione e poi si sono separati di nuovo; la vita è quasi scomparsa del tutto dalla faccia del pianeta per più di una volta e poi risorta con nuove forme, in nuovi posti; le temperature globali sono salite, poi crollate con le glaciazioni, e poi di nuovo salite…e così via.

UNO DEI NUOVI DETTAGLI RISCONTRABILI NEL SONGWRITING – PROBABILMENTE IL PIU’ EVIDENTE – E’ L’ABBONDANTE USO DI SYNTHS ED ELETTRONICA. PUOI SPIEGARCI IL MODO IN CUI AVETE CERCATO DI INTEGRARE PETER VOIGTMANN E LE SUE SONORITA’ ALL’INTERNO DEL VOSTRO SOUND? HA COMPOSTO ANCHE QUALCOSA?
– Sì, ha composto. Peter è stato il nostro tecnico delle luci e ci ha seguito in tour fin dal 2013. Conosce a memoria tutte le canzoni che abbiamo suonato negli ultimi cinque anni dal vivo, ogni loro dettaglio, e praticamente le suonava dal suo mixer ogni sera, esattamente come un membro della band…ma giù dal palco. E’ anche un batterista eccellente, suona negli Heads. di Berlino e ha un solo-project che si chiama Shrivel, con il quale si dedica ad esplorare paesaggi elettronici. E’ un tipo di sound che apprezzo molto, quindi ho chiesto a Peter di arrangiare qualche passaggio per il nuovo disco dei The Ocean. E ciò che è iniziata come una vaga idea e una fugace collaborazione si è rapidamente solidificata non appena ci ha presentato degli arrangiamenti e delle strutture splendidi, che davvero calzavano a pennello sui pezzi e aggiungevano loro un sapore in più. Così, alla fine, ci siamo trovati con i suoni di Peter praticamente ovunque nel disco, tanto che hanno influenzato anche la tonalità della chitarra ed, in modo significativo, anche il suono generale dell’album. E’ stato ovviamente naturale chiedergli di entrare nel gruppo!

UNA DOMANDA SU QUELLA CHE E’, A MIO PARERE, LA CANZONE PIU’ AMBIZIOSA MAI SCRITTA FINORA DAI THE OCEAN: “SILURIAN: AGE OF SEA SCORPIONS” E’ INCREDIBILMENTE RICCA DI PARTI DIVERSE E ARRANGIAMENTI, UN ASCOLTO DAVVERO OSTICO ALL’INIZIO, MA CHE DIVENTA PIAN PIANO APPAGANTE. SEI D’ACCORDO? COSA CI PUOI DIRE SU TALE BRANO?
– Non lo so, sai? Ho scritto talmente tante canzoni che ai miei sensi suonano ambiziose… (ride, ndR). Questa traccia è formata da alcuni vecchi riff che ho scritto anni fa (il riff in palm-mute della primissima strofa, ad esempio, ed il primo schema strofa/ritornello nella sezione di mezzo), ma il resto di quel vecchio brano l’ho lasciato inutilizzato in quanto non funzionava bene. Mi piacevano però le parti che ti ho citato, quindi le ho revisionate la scorsa estate e scritto altri spezzoni che si intersecavano molto bene con il materiale più datato. La seconda parte in clean vocals dello spezzone centrale e tutta la sezione finale sono nuove. Sono molto soddisfatto di come sia venuta fuori la song alla fine, e ci si sente sempre bene quando si riesce a riciclare una vecchia idea tenuta in soffitta per troppo a lungo. C’è quella sensazione di tempo non più sprecato che ti pervade…

ALL’OPPOSTO, TROVIAMO IN “PHANEROZOIC…” DUE EPISODI PIU’ REGOLARI – MI RIFERISCO A “THE CARBONIFEROUS RAINFOREST COLLAPSE” E A “ORDOVICIUM: THE GLACIATION OF GONDWANA” – CHE DANNO AL DISCO UN IMPATTO PIU’ IN-YOUR-FACE. SULLA PRIMA: COME MAI E’ RIMASTA UNA CANZONE STRUMENTALE? E SULLA SECONDA, INVECE: SEMBRA PERFETTA PER UNA RESA LIVE DAVVERO KILLER, TROVI?
– Sì, “Ordovicium…” ha assolutamente una resa live eccezionale, l’abbiamo suonata in ogni data del tour appena concluso! L’altro brano che citi non l’abbiamo ancora proposto. Come mai è rimasto strumentale, dici? La sentivamo finita così, semplice. Ha un retrogusto un po’ Breach (era “Venom”) e dà all’ascoltatore qualche minuto per prendersi una pausa riflessiva prima della traccia di chiusura, “Permian: The Great Dying”, rendendo quest’ultima più d’impatto.

UNA DOMANDA SULLA COLLABORAZIONE CON JONAS RENKSE (KATATONIA, BLOODBATH): COME SONO ANDATE LE COSE? “DEVONIAN: NASCENT” HA IN EFFETTI UN FORTE FEELING KATATONIA NELLA SUA PARTE INIZIALE, JONAS HA FORSE CONTRIBUITO IN FASE DI COMPOSIZIONE O ARRANGIAMENTO?
– No, non ha composto nessuna parte musicale, gli ho mandato la canzone finita e ha solo aggiunto le vocals. Però ha ri-arrangiato le melodie della voce e i testi. Eravamo stati in contatto con Jonas anche nel 2007, prima della release di “Precambrian”, e avevamo discusso una sua guest all’epoca, che poi non si realizzò per problemi di tempistiche. L’anno scorso, poi, abbiamo suonato con i Katatonia uno show singolo in Romania e ne abbiamo riparlato…e questa volta c’era più tempo a disposizione. Gli ho spedito la pre-produzione di “Devonian: Nascent”, ben immaginandomi il tipo di voce che lui ci avrebbe inserito. Ma quando ci ha rispedito il materiale con le demo della voce, il suo contributo è andato oltre il previsto, talmente spettacolare da farci crollare le mandibole a terra! E quello che si sente sul disco è davvero molto vicino a quelle prime demo ‘solo abbozzate’. E’ stata una grande esperienza, questa collaborazione…quel tipo di situazione in cui non ti devi mettere a spiegare a qualcuno cosa fare, in quanto è tutto così lampante, chiaro e al posto giusto che non si può sbagliare…

LA METAL BLADE E’ LA VOSTRA ETICHETTA DISCOGRAFICA ORMAI DA TANTISSIMI ANNI. AVETE MAI PENSATO DI SPOSTARVI ALTROVE? VI HANNO SEMPRE SUPPORTATO NELLE VOSTRE SCELTE, CHE QUALCHE VOLTA, NEL CORSO DELLA VOSTRA CARRIERA, SONO STATE CERTAMENTE PARECCHIO AZZARDATE?
– Be’, come saprai ho creato la mia etichetta discografica, la Pelagic Records, nel 2009 e a tutt’oggi abbiamo un catalogo di 125 pubblicazioni. Band come MONO, Cult Of Luna, Sleepmakeswaves, pg.lost e anche i The Ocean – tutti i nostri vinili escono per Pelagic. Non credo quindi che ci serva un’altra label. La Metal Blade ci ha sempre supportato, anche in merito alle nostre idee più strampalate, e ci ha certamente dato la spinta fondamentale per farci un nome là fuori. Dobbiamo ancora loro dei gran ringraziamenti, quindi quando abbiamo rinnovato il contratto, qualche anno fa, ci sembrava doveroso. Nel frattempo la Pelagic è molto cresciuta, dunque vedremo in futuro cosa succederà!

UNA DOMANDA CONCERNENTE LA SECONDA PARTE DI “PHANEROZOIC I: PALAEOZOIC”, CHE ARRIVERA’ NEL 2020, SE HO BEN CAPITO. L’AVETE GIA’ COMPOSTA? E SUPPONGO CHE AFFRONTERA’ GLI AVVENIMENTI ACCADUTI NELLE DUE ERE SUCCESSIVE AL PALEOZOICO, OVVERO IL MESOZOICO E IL CENOZOICO, ESATTO?
– Sì, è corretto. E sì, è tutto già scritto, con batteria e chitarre già registrate. Ci mancano solo le voci e il basso. Sarà più sperimentale, più eclettico e conterrà la traccia più complessa e pazzoide che mi sia mai trovato a scrivere, un pezzo di quindici minuti. Non abbiamo ancora registrato le voci, come ti dicevo, perciò è probabile che diverse canzoni già ‘pronte’ verranno in realtà modificate e sviluppate in modo imprevedibile. Questo è l’aspetto stimolante che trovo nel lavorare con Loic, lui ha una visione della musica completamente diversa dalla mia, ma si tratta di una visione che apprezzo davvero. Ha un talento innato che gli permette di interpretare le mie idee inquadrandole da un angolo del tutto scombinato e che mi fa guardare alle mie vecchie composizioni in un modo del tutto nuovo. Sono ansioso di tornare a lavorare sul prossimo album, ma per ora dobbiamo assolutamente preparare al meglio il tour d’accompagnamento a “Phanerozoic I”.

L’ULTIMA DOMANDA E’ PROPRIO SULL’ATTIVITA’ LIVE: SIETE SEMPRE STATI UNA BAND CHE HA FATTO DELLE PERFORMANCE LIVE UNA VERA E PROPRIA MISSIONE ESTATICA…SUONANDO OVUNQUE, IN QUALSIASI TIPO DI VENUE, CON IL PIU’ PRIMITIVO SPIRITO UNDERGROUND. ORA CHE SIETE (E SEI) UN PO’ PIU’ CRESCIUTO, SENTI LA STESSA FORZA DI VOLONTA’ DEGLI ESORDI? O L’INESORABILE TRASCORRERE DEL TEMPO VI STA FIACCANDO UN PO’? (OVVIAMENTE LA DOMANDA E’ ANCHE IRONICA, ROBIN!)
– Ad essere del tutto sincero…sono senza dubbio un vecchio ormai, ma dentro mi sento come un ragazzino di vent’anni (ride, ndR)! Quando si parla di suonare musica dal vivo, di andare in tour e dei disagi che derivano dalla vita on the road, be’, è ancora pane per i miei denti. Mi piace tutto della vita in tour e quello che capita riempie il tuo bagaglio di esperienza vissuta. Ad esempio per tutto gennaio saremo in giro per India, Australia e Nuova Zelanda, e praticamente prenderemo qualcosa come venti voli singoli in circa trenta giorni! E’ una follia e saremo stanchissimi e morti di sonno, ma ci troveremo anche ad esibirci per un sacco di gente nuova e questa è la cosa più bella che ci possa essere. Non riesco ad immaginarmi un giorno senza poter fare tutto ciò!

 

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.