Al giorno d’oggi non basta pubblicare un buon album per avere successo. La scena è sovraffollata, ogni mese escono decine di dischi ed è impensabile affidarsi solamente a recensioni e pubblicità per destare l’interesse degli ascoltatori. È necessario suonare live il più spesso possibile, farsi vedere ovunque e dare il massimo ogni sera per costruire una base di fan degna di questo nome. I The Red Chord tutto ciò lo sanno bene, lo hanno sempre saputo. Non a caso, è praticamente dal 2002, anno di uscira del già seminale debut “Fused Together In Revolving Doors”, che il gruppo di Boston non si concede una pausa vera e propria. I nostri hanno suonato quasi ovunque: negli Stati Uniti, in Canada, Europa, Giappone… decine di tour intervallati soltanto dalla pubblicazione di altri due album, “Clients” e il nuovissimo “Prey For Eyes”, quest’ultimo arrivato nei negozi in piena estate e già supportato da una quantità impressionante di date live. Una vita passata in un furgone… a detta del frontman Guy Kozowyk, un male necessario se davvero si vuole vivere soltanto grazie alla propria musica (estrema)!
CIAO GUY E BENTORNATO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. COME VA?
“Ciao a tutti! Le cose vanno molto bene, ‘Prey For Eyes’ è stato accolto molto bene dalla critica e dai fan, noi siamo molto soddisfatti di come è venuto l’album e anche la label è contenta. Siamo in giro per promuoverlo già da alcuni mesi… da ancora prima che arrivasse nei negozi, a dire la verità, e per ora ogni tour è stato un successo. Speriamo che tutta vada per il meglio anche nei prossimi mesi. Stiamo per partire per il Metal Blade 25th Anniversary Tour con Cannibal Corpse e The Black Dahlia Murder e non vediamo l’ora!”.
“Ciao a tutti! Le cose vanno molto bene, ‘Prey For Eyes’ è stato accolto molto bene dalla critica e dai fan, noi siamo molto soddisfatti di come è venuto l’album e anche la label è contenta. Siamo in giro per promuoverlo già da alcuni mesi… da ancora prima che arrivasse nei negozi, a dire la verità, e per ora ogni tour è stato un successo. Speriamo che tutta vada per il meglio anche nei prossimi mesi. Stiamo per partire per il Metal Blade 25th Anniversary Tour con Cannibal Corpse e The Black Dahlia Murder e non vediamo l’ora!”.
SIETE FAMOSI PER ANDARE IN TOUR OVUNQUE E CON CHIUNQUE, QUALI BENEFICI PORTA QUESTO TIPO DI POLITICA?
“Non abbiamo mai creduto troppo alle catalogazioni… non ci è mai piaciuto dover rientrare a tutti i costi in un determinato filone musicale. Del resto, i nostri album parlano chiaro, è difficile descrivere accuratamente la nostra musica. Amiamo suonare dal vivo e lo facciamo con chiunque ci dia la possibilità di farlo, senza paraocchi. Ormai sono anni che suoniamo in lungo e in largo per Stati Uniti e Canada con gruppi appartenenti ai generi metal più disparati: i risultati sono quasi sempre stati soddisfacenti e questa politica alla fine ha pagato, tanto che oggi il nostro seguito è piuttosto nutrito e veramente variegato. Anche in Europa e Giappone le cose stanno prendendo una piega soddisfacente, anche se vorremmo suonare più spesso dalle vostre parti…”.
“Non abbiamo mai creduto troppo alle catalogazioni… non ci è mai piaciuto dover rientrare a tutti i costi in un determinato filone musicale. Del resto, i nostri album parlano chiaro, è difficile descrivere accuratamente la nostra musica. Amiamo suonare dal vivo e lo facciamo con chiunque ci dia la possibilità di farlo, senza paraocchi. Ormai sono anni che suoniamo in lungo e in largo per Stati Uniti e Canada con gruppi appartenenti ai generi metal più disparati: i risultati sono quasi sempre stati soddisfacenti e questa politica alla fine ha pagato, tanto che oggi il nostro seguito è piuttosto nutrito e veramente variegato. Anche in Europa e Giappone le cose stanno prendendo una piega soddisfacente, anche se vorremmo suonare più spesso dalle vostre parti…”.
VI È MAI CAPITATO DI NON ESSERE ASSOLUTAMENTE ACCETTATI DAI FAN DI UNA BAND CHE STAVATE SUPPORTANDO? O È SEMPRE STATO TUTTO ROSE E FIORI?
“Come ti dicevo, di problemi di questo tipo ne abbiamo davvero avuti pochi nella nostra carriera, anche perchè abbiamo sempre fatto di tutto per ben impressionare chi ci trovavamo davanti. Se ti esibisci di supporto ad una band che suona un genere di metal diverso dal tuo, non devi salire sul palco con una attitudine del tipo ‘Ciao ragazzi, forse siamo capitati nel posto sbagliato, suoniamo i nostri pezzi e ce ne andiamo’. Comportandoti così non fai altro che dimostrarti poco professionale e insicuro. I fan lo capiscono e anche se magari inizialmente non ne avevano l’intenzione, ti prendono in antipatia e iniziano a fischiarti. Se invece calchi il palco determinato e fai il tuo show onestamente, almeno potrai guadagnare il rispetto del pubblico. L’unica volta che non c’è davvero stato verso di far breccia nella platea è stata quando siamo andati in tour di spalla ai Gwar, che in America sono famosi per avere dei fan molto intransigenti… quasi come gli Slayer, con le dovute proporzioni. Durante quei concerti dovevi sempre stare attento a mantenere i nervi saldi perchè dal pubblico ci arrivavano insulti di ogni tipo. Ricordo che una volta stavamo suonando da qualche parte in California e questa ragazza in prima fila sembrava quasi in preda ad una crisi isterica durante il nostro show. Ha iniziato a urlare, a dirci che facevamo schifo e che dovevamo morire! Quando ci ha detto quest’ultima frase non ci ho visto più e ho urlato al microfono: ‘Che qualcuno porti a questa stronza un sacchetto di patatine, così potrà riempirsi la bocca e finalmente la smetterà di dire cazzate’. Per un attimo siamo riusciti ad esibirci in un’atmosfera decente (ride, ndR)!”.
“Come ti dicevo, di problemi di questo tipo ne abbiamo davvero avuti pochi nella nostra carriera, anche perchè abbiamo sempre fatto di tutto per ben impressionare chi ci trovavamo davanti. Se ti esibisci di supporto ad una band che suona un genere di metal diverso dal tuo, non devi salire sul palco con una attitudine del tipo ‘Ciao ragazzi, forse siamo capitati nel posto sbagliato, suoniamo i nostri pezzi e ce ne andiamo’. Comportandoti così non fai altro che dimostrarti poco professionale e insicuro. I fan lo capiscono e anche se magari inizialmente non ne avevano l’intenzione, ti prendono in antipatia e iniziano a fischiarti. Se invece calchi il palco determinato e fai il tuo show onestamente, almeno potrai guadagnare il rispetto del pubblico. L’unica volta che non c’è davvero stato verso di far breccia nella platea è stata quando siamo andati in tour di spalla ai Gwar, che in America sono famosi per avere dei fan molto intransigenti… quasi come gli Slayer, con le dovute proporzioni. Durante quei concerti dovevi sempre stare attento a mantenere i nervi saldi perchè dal pubblico ci arrivavano insulti di ogni tipo. Ricordo che una volta stavamo suonando da qualche parte in California e questa ragazza in prima fila sembrava quasi in preda ad una crisi isterica durante il nostro show. Ha iniziato a urlare, a dirci che facevamo schifo e che dovevamo morire! Quando ci ha detto quest’ultima frase non ci ho visto più e ho urlato al microfono: ‘Che qualcuno porti a questa stronza un sacchetto di patatine, così potrà riempirsi la bocca e finalmente la smetterà di dire cazzate’. Per un attimo siamo riusciti ad esibirci in un’atmosfera decente (ride, ndR)!”.
UNA ATTIVITÀ LIVE TANTO INTENSA HA ANCHE INFLUITO SULLE VENDITE DEI VOSTRI ALBUM? O ANDATE IN TOUR ESSENZIALMENTE PER VENDERE MERCHANDISE E PER RAGGRANELLARE IL DENARO SUFFICIENTE PER VIVERE DI MUSICA?
“Andiamo in tour perchè amiamo suonare live, ovviamente, ma anche perchè al giorno d’oggi è l’unico modo che una band ha per vivere della sua musica. Se stai in tour nove mesi all’anno non devi preoccuparti di trovare un lavoro fisso, fare la spesa, pagare le bollette… vivi su un furgone, dormi dove capita, mangi ciò che il locale dove ti esibisci ha preparato e paghi la benzina con parte dei soldi del compenso. Poi se vendi una buona quantità di merchandise e CD puoi permetterti di stare a casa nei restanti tre mesi e di preoccuparti quasi soltanto di scrivere della nuova musica. Venendo alla prima parte della tua domanda, tutti questi tour incidono sino ad un certo punto sulle vendite dei CD nei negozi. L’Ozzfest, ad esempio, ci aveva aiutato un bel po’ perchè ci eravamo esibiti di fronte a tantissima gente, ma ultimamente è già tanto se riesci a invogliare qualcuno a visitare la tua pagina su MySpace e ad ascoltare i brani online. Purtroppo pare che i ragazzi più giovani non abbiano proprio la cultura del CD… sono cresciuti pensando che la musica sia gratis e che il booklet e i testi non contino niente”.
“Andiamo in tour perchè amiamo suonare live, ovviamente, ma anche perchè al giorno d’oggi è l’unico modo che una band ha per vivere della sua musica. Se stai in tour nove mesi all’anno non devi preoccuparti di trovare un lavoro fisso, fare la spesa, pagare le bollette… vivi su un furgone, dormi dove capita, mangi ciò che il locale dove ti esibisci ha preparato e paghi la benzina con parte dei soldi del compenso. Poi se vendi una buona quantità di merchandise e CD puoi permetterti di stare a casa nei restanti tre mesi e di preoccuparti quasi soltanto di scrivere della nuova musica. Venendo alla prima parte della tua domanda, tutti questi tour incidono sino ad un certo punto sulle vendite dei CD nei negozi. L’Ozzfest, ad esempio, ci aveva aiutato un bel po’ perchè ci eravamo esibiti di fronte a tantissima gente, ma ultimamente è già tanto se riesci a invogliare qualcuno a visitare la tua pagina su MySpace e ad ascoltare i brani online. Purtroppo pare che i ragazzi più giovani non abbiano proprio la cultura del CD… sono cresciuti pensando che la musica sia gratis e che il booklet e i testi non contino niente”.
RECENTEMENTE HO AVUTO MODO DI PARLARE CON DINO CAZARES, CHITARRISTA DEI DIVINE HERESY ED EX FEAR FACTORY, E LUI SOSTENEVA CHE TRA QUALCHE ANNO I CD E LE CASE DISCOGRAFICHE NON ESISTERANNO PIÙ. LE BAND SI AUTO-PRODURRANNO GLI ALBUM, LI RENDERANNO DISPONIBILI GRATUITAMENTE SU SITI COME MYSPACE E VIVRANNO GRAZIE ALLE DATE LIVE E AL MERCHANDISE. TU CHE COSA NE PENSI?
“Purtroppo c’è il rischio che le cose vadano davvero a finire in questa maniera! Onestamente spero di no, sia perchè sono un fan degli album originali e tutt’ora amo ascoltare un CD sfogliando il booklet e leggendo tutti i testi, sia perchè io stesso gestisco una casa discografica, la Black Market Activities (ride, ndR)! Scherzi a parte, trovo davvero senza senso tutta questa digitalizzazione della musica… internet è un ottimo mezzo di promozione e gli mp3 sono un’invenzione straordinaria, ma, per quanto mi riguarda, il CD o il vinile sono tutt’altra cosa. Se converti in formato mp3 un album registrato con un budget di cinquemila dollari e un altro registrato con un budget di centomila e poi li ascolti di seguito, non puoi quasi sentire la differenza fra i due. Ciò mortifica gli sforzi di una band come la nostra, che ha sempre cercato di offrire ai fan un lavoro competitivo sotto ogni punto di vista e che ha investito del denaro per far sì che i brani suonassero in una certa maniera. E potrei fare lo stesso discorso per il booklet e la copertina… ci si sta dimenticando che la musica è un bene culturale e quanto sia bello avere una collezione di CD o vinili. Per molta gente oggi un album è soltanto qualcosa che ti occupa un po’ di spazio sull’hard disk”.
“Purtroppo c’è il rischio che le cose vadano davvero a finire in questa maniera! Onestamente spero di no, sia perchè sono un fan degli album originali e tutt’ora amo ascoltare un CD sfogliando il booklet e leggendo tutti i testi, sia perchè io stesso gestisco una casa discografica, la Black Market Activities (ride, ndR)! Scherzi a parte, trovo davvero senza senso tutta questa digitalizzazione della musica… internet è un ottimo mezzo di promozione e gli mp3 sono un’invenzione straordinaria, ma, per quanto mi riguarda, il CD o il vinile sono tutt’altra cosa. Se converti in formato mp3 un album registrato con un budget di cinquemila dollari e un altro registrato con un budget di centomila e poi li ascolti di seguito, non puoi quasi sentire la differenza fra i due. Ciò mortifica gli sforzi di una band come la nostra, che ha sempre cercato di offrire ai fan un lavoro competitivo sotto ogni punto di vista e che ha investito del denaro per far sì che i brani suonassero in una certa maniera. E potrei fare lo stesso discorso per il booklet e la copertina… ci si sta dimenticando che la musica è un bene culturale e quanto sia bello avere una collezione di CD o vinili. Per molta gente oggi un album è soltanto qualcosa che ti occupa un po’ di spazio sull’hard disk”.
PARLIAMO DI UN ALTRO ASPETTO CHE OGGIGIORNO CERTE BAND TENGONO SEMPRE PIÙ IN CONSIDERAZIONE: L’IMMAGINE. QUANTO È IMPORTANTE QUEST’ULTIMA PER I THE RED CHORD?
“Non lo è affatto… basta dare uno sguardo alle nostre foto che circolano online, sembriamo un branco di barboni sfigati o dei turisti al mare! I The Red Chord sono qui per la musica, nient’altro… le sfilate le lasciamo ad altri (ride, ndR)!”.
“Non lo è affatto… basta dare uno sguardo alle nostre foto che circolano online, sembriamo un branco di barboni sfigati o dei turisti al mare! I The Red Chord sono qui per la musica, nient’altro… le sfilate le lasciamo ad altri (ride, ndR)!”.
OK, DIREI CHE È GIUNTO IL MOMENTO DI SPENDERE QUALCHE PAROLA SUL NUOVO “PREY FOR EYES”, CHE È NEI NEGOZI DA POCO PIÙ DI UN MESE. ANCORA UNA VOLTA AVETE REALIZZATO UN ALBUM CHE SUONA DIVERSO DAL PRECEDENTE…
“sì, non è mai stata nostra intenzione ripeterci. ‘Prey For Eyes’ è sempre un album dei The Red Chord, ma per noi rappresenta un bel passo in avanti in termini di varietà del songwriting e costruzione dei brani. Le strutture sono più curate e ariose, c’è qualche melodia in più, ma anche delle parti velocissime. È complesso, ma non di difficilissima assimilazione. In sintesi, lo trovo un disco molto completo. Anche la resa sonora mi soddisfa parecchio… è di certo la produzione migliore della nostra storia”.
“sì, non è mai stata nostra intenzione ripeterci. ‘Prey For Eyes’ è sempre un album dei The Red Chord, ma per noi rappresenta un bel passo in avanti in termini di varietà del songwriting e costruzione dei brani. Le strutture sono più curate e ariose, c’è qualche melodia in più, ma anche delle parti velocissime. È complesso, ma non di difficilissima assimilazione. In sintesi, lo trovo un disco molto completo. Anche la resa sonora mi soddisfa parecchio… è di certo la produzione migliore della nostra storia”.
CHI HA COMPOSTO I NUOVI BRANI? LA LINEUP È CAMBIATA PARECCHIE VOLTE NEGLI ULTIMI ANNI…
“È stato un lavoro di squadra… questo è anche il motivo per cui l’album risulta tanto vario. Hanno messo mano al songwriting Gunface, Gregory e anche Jonny Fay, il nostro ex chitarrista. Io, come sempre, mi sono occupato dei testi”.
“È stato un lavoro di squadra… questo è anche il motivo per cui l’album risulta tanto vario. Hanno messo mano al songwriting Gunface, Gregory e anche Jonny Fay, il nostro ex chitarrista. Io, come sempre, mi sono occupato dei testi”.
I TITOLI E I TUOI TESTI SONO SEMPRE MOLTO PARTICOLARI… DA CHE COSA SEI SOLITO TRARRE ISPIRAZIONE?
“Dalla mia vita, dalle mie esperienze personali, da ciò che mi circonda. Su ‘Clients’, ad esempio, c’era il brano ‘Antman’ che parlava di quest’uomo ricoperto di formiche. Io quell’uomo l’ho incontrato sul serio… lavoravo in una farmacia e ogni tanto questo pazzo schizofrenico ricoperto di formiche si faceva vivo in negozio. Sono sempre stato affascinato dalla psiche umana e da queste persone particolari”.
“Dalla mia vita, dalle mie esperienze personali, da ciò che mi circonda. Su ‘Clients’, ad esempio, c’era il brano ‘Antman’ che parlava di quest’uomo ricoperto di formiche. Io quell’uomo l’ho incontrato sul serio… lavoravo in una farmacia e ogni tanto questo pazzo schizofrenico ricoperto di formiche si faceva vivo in negozio. Sono sempre stato affascinato dalla psiche umana e da queste persone particolari”.
DA DOVE VIENE ALLORA IL TITOLO “PREY FOR EYES”?
“Il titolo è ispirato ad un’esperienza molto strana che ha vissuto mio fratello. Lavora come guardia carceraria e una notte, mentre stava facendo un giro di controllo di fronte a delle celle, ha visto che uno dei detenuti era sveglio e che si stava comportando in maniera strana. Il detenuto non parlava e comunicava solo tramite scritte su fogli di carta. Su uno di questi c’era scritto che il diavolo gli aveva portato via la lingua. Allora mio fratello ha illuminato con la sua torcia elettrica la bocca dell’uomo e ha visto che la lingua era regolarmente al suo posto. Una volta comunicateglielo, il detenuto ha risposto con l’ennesimo foglio, sul quale c’era scritto ‘Prey For Eyes'”.
“Il titolo è ispirato ad un’esperienza molto strana che ha vissuto mio fratello. Lavora come guardia carceraria e una notte, mentre stava facendo un giro di controllo di fronte a delle celle, ha visto che uno dei detenuti era sveglio e che si stava comportando in maniera strana. Il detenuto non parlava e comunicava solo tramite scritte su fogli di carta. Su uno di questi c’era scritto che il diavolo gli aveva portato via la lingua. Allora mio fratello ha illuminato con la sua torcia elettrica la bocca dell’uomo e ha visto che la lingua era regolarmente al suo posto. Una volta comunicateglielo, il detenuto ha risposto con l’ennesimo foglio, sul quale c’era scritto ‘Prey For Eyes'”.