THE SECRET – La luce del sepolcro

Pubblicato il 03/09/2018 da

Dati ormai per spacciati, fermi discograficamente all’ottimo “Agnus Dei” del 2012, i The Secret hanno trovato le forze per riemergere dalle tenebre in cui erano sprofondati negli ultimi anni con un’uscita-lampo di rara efficacia. “Lux Tenebris” è un EP di tre brani che vede il quartetto capeggiato da Michael Bertoldini esplorare il lato più greve e atmosferico della sua proposta, miscelando ai consueti elementi black, grind e hardcore degli influssi doom che ne hanno ampliato ulteriormente il raggio d’azione, tra visioni orrorifiche e una negatività mai così palpabile. Proprio con il chitarrista friulano abbiamo parlato della suddetta opera e di tutto ciò che ruota intorno a questo notevole comeback…

Artista: The Secret | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 18 agosto 2018 | Evento: Frantic Fest | Città: Francavilla Al Mare (CH)

SEI ANNI SEPARANO “AGNUS DEI” DAL NUOVO “LUX TENEBRIS”. COS’E’ SUCCESSO NEL FRATTEMPO IN CASA THE SECRET? PER LUNGO TEMPO NON SI E’ QUASI PIU’ SAPUTO NULLA DI VOI, TANTO CHE IN MOLTI IPOTIZZAVANO LA FINE DEL PROGETTO. C’E’ MAI STATO QUESTO RISCHIO?
– Assolutamente. Se mi avessi fatto la stessa domanda un anno fa probabilmente avrei risposto dicendo che la band era ufficiosamente sciolta, ma sono successe tantissime cose dall’uscita di “Agnus Dei” ad oggi, sia a livello collettivo che individuale. Abbiamo passato i due anni successivi all’uscita del disco cercando di suonare il più possibile e ci siamo trovati ad essere in tour ogni due o tre mesi. Nonostante dal punto di vista professionale le cose andassero bene, con il passare del tempo le relazioni tra di noi cominciarono una progressiva ed inesorabile discesa verso il baratro. Siamo persone molto diverse, con ambizioni, interessi, stili di vita e personalità spesso contrastanti. Credo che una certa mancanza di allineamento ci porto’ ad allontanarci sempre di più e a voler passar sempre meno tempo insieme. La nostra interazione era diventata soltanto ristretta a qualche prova sporadica e al metterci d’accordo per andare a suonare. Per me la fine arrivò dopo aver dovuto cancellare la nostra performance allo showcase Southern Lord a Le Guess Who Festival di Utrecht nel 2015. In quel preciso momento smisi di vedere potenzialità nella band. Sentivo che erano venuti a mancare i requisiti minimi per collaborare ancora insieme e presi la decisione di smettere. Da lì in poi credo che ognuno di noi si sia concentrato sulla propria vita al di fuori della band. Stavo già vivendo e lavorando ad Amsterdam dal 2013, fondato una piccola etichetta e ho cominciato a suonare con altri progetti tra i quali Verwoed. Lorenzo ha registrato due album e suonato tantissimo live con Hierophant, Marco ha continuato con il suo progetto serigrafico Perpetual Lab e come Tommaso si è concentrato sulla propria vita professionale e familiare. Dopo anni di distacco, credo che in qualche modo si sia instaurato naturalmente una sorta di nuovo equilibrio che ci ha portato a comunicare di nuovo e a decidere di fare di nuovo musica insieme.

COME COLLOCHERESTI “LUX TENEBRIS” ALL’INTERNO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA? I PUNTI DI CONTATTO CON “AGNUS DEI” E “SOLVE ET COAGULA” NON MANCANO DI CERTO, MA LA VOLONTA’ DI CAMBIAMENTO ESPRESSA DAI NUOVI BRANI E’ PIUTTOSTO EVIDENTE…
– Credo che ogni nostra uscita sia piuttosto diversa dalla precedente e “Lux Tenebris” non fa eccezione. Anche se sono dischi diversi, “Solve et Coagula” e “Agnus Dei” godono di una certa continuità artistica perchè temporalmente piuttosto vicini l’uno all’altro. All’epoca c’era la volontà di spogliare la nostra musica di ogni elemento superfluo e portare su disco lo stesso suono che avevamo in sala prove e live. La natura di “Lux Tenebris” è fondamentalmente diversa perchè ci siamo trovati a registrare del materiale che non avevamo mai suonato insieme prima d’ora. Questa volta abbiamo deciso di sfruttare lo studio in modo diverso ed approfondire un certo tipo di sperimentazione che era, anche se in modo differente, comunque presente negli album precedenti. Con questi tre pezzi abbiamo dato più spazio all’atmosfera, dilatando i tempi e consentendo alla musica maggior spazio per svilupparsi, rendendola più tridimensionale. Allo stesso tempo non c’è nessuna scelta razionale alla base della musica di questo EP. La seconda traccia “The Sorrowful Void” è stata scritta parzialmente durante il tour di “Agnus Dei”, le altre tracce sono state invece completate direttamente in studio. Forse alla prossima uscita avrò una visione più chiara sulla nascita di “Lux Tenebris”, come ora ce l’ho guardando a “Solve” o “Agnus Dei”.

SO CHE I TESTI DELL’EP RUOTANO INTORNO AL TEMA DEL SEPOLCRO, COME IN UNA SORTA DI CONCEPT. TI ANDREBBE DI APPROFONDIRE L’ARGOMENTO?
– Devo dire che non sono la persona giusta per approfondire l’argomento perchè Marco ha scritto tutti i testi, ma non direi che questo EP possa definirsi un vero concept, non c’è stato quel tipo di ricerca razionale alla sua base. Piuttosto la decisione di sviluppare un certo tipo di estetica ispirata dalla fascinazione per alcuni temi.

ANCHE L’ARTWORK SEMBRA ESSERE CARICO DI SIGNIFICATI E NON DETTI, QUALCOSA DI MOLTO PIU’ PROFONDO RISPETTO ALL’ESSENZIALITA’ DEGLI ULTIMI DUE…
– Raoul aka View From the Coffin ha sviluppato l’artwork e il layout dell’EP. Abbiamo discusso insieme i temi esplorati nei testi e nella musica e lui ha ideato e creato la composizione in copertina. La dualità è forse l’elemento più riconoscibile dell’artwork ed è rappresentata sia dai colori che dai singoli elementi presenti. Credo che un artwork a multipli livelli rappresenti bene l’intenzione musicale di questa release, che in relazione alle nostre uscite precedenti ha una maggior volontà di espansione.

CONSIDERATI IL MINUTAGGIO E LA VARIETA’ DI REGISTRI DI “LUX TENEBRIS”, NON PENSI CHE QUALCHE FAN DI VECCHIA DATA POTREBBE RIMANERE ALIENATO O COMUNQUE NON GRADIRE LA SVOLTA? I MONDI HARDCORE E METAL SANNO ESSERE MOLTO CHIUSI, QUANDO VOGLIONO…
– Non ci ho mai pensato. Non abbiamo mai preso in considerazione il parere di persone esterne alla band per quanto riguarda la nostra evoluzione artistica. Come band non abbiamo mai voluto seguire alcun dogma ne far parte di alcun filone o scena in particolare, e credo che questa attitudine ci abbia negli anni portato a raccogliere un pubblico a suo modo piuttosto eterogeneo. Ad ogni modo non credo che “Lux Tenebris” sia così distante nella sua anima dal suono che abbiamo sviluppato fino ad ora, ma piuttosto che questo sound sia stato sviluppato, nella sua forma, in modo diverso. Sono molto orgoglioso di questa release ed è la cosa più importante per me in questo momento.

CREDI CHE LA TUA ESPERIENZA NEI VERWOED ABBIA IN QUALCHE MODO INFLUENZATO L’IMPRONTA STILISTICA DEL NUOVO EP?
– Non credo, o almeno non consciamente. Erik, il cantante in Verwoed, scrive tutta la musica per la band, e nelle prime due release ha registrato tutti gli strumenti. Io sono entrato nel progetto solo successivamente e il mio contributo creativo nella band è solo presente nel modo in cui suono le sue canzoni live. Il suo modo di scrivere e costruire i pezzi è nella sua essenza molto diverso da quello che è il suono e l’intenzione di The Secret. Ogni strumento nei Verwoed ha una sua voce ben distinta, che arrangiata con il resto, va a formare il suono nella band. Nei The Secret ogni strumento invece va a coprire il maggior spazio possibile, fondendosi spesso in una sorta di magma sonoro dal quale è spesso impossibile scomporre i vari elementi.

SIETE STATI TRA I PRIMI A SDOGANARE LA COMMISTIONE HARDCORE/BLACK METAL OGGI DIFFUSISSIMA NELL’UNDERGROUND MONDIALE. QUAL E’ LA TUA OPINIONE AL RIGUARDO? PENSI CHE QUESTO SOTTO-FILONE ABBIA DETTO TUTTO CIO’ CHE POTEVA DIRE?
– Non l’ho mai pensata in questi termini quindi è difficile darti una risposta. Ci sono sempre stati elementi ed influenze diverse nella nostra musica e tra i nostri ascolti black metal e hardcore punk, ma anche tantissimo altro. Credo che questi generi in qualche modo abbiano influenzato moltissime altre band venute prima e dopo di noi, ma non saprei individuare un vero e proprio sotto-filone hardcore/black metal. Credo che questi due generi abbiano moltissimo in comune ed è innegabile che gruppi quintessenziali come Bathory, Darkthrone o Mayhem abbiano colto tantissimo dall’attitudine e l’estetica punk. Per quanto ci riguarda, siamo cresciuti come band in una città come Trieste nella quale non esisteva alcun tipo di scena metal o hardcore, ci siamo confrontati con altre band solo quando abbiamo cominciato a girare. Credo che al momento stia uscendo un sacco di musica underground interessante indipendentemente da generi e dai sotto-generi, tanti gruppi mescolano stili ed influenze diverse, altri invece rispettano l’estetica e i canoni ‘classici’ dei vari genere e sottogeneri, molte band sono convincenti, altre molto meno. L’unica cosa importante alla fine è avere qualcosa da esprimere, la forma nella quale questo qualcosa viene espresso è per me solo un fattore secondario.

RIMANENDO IN TEMA, A QUALE SCENA VI SENTITE PIU’ VICINI? PREGI E DIFETTI DI ENTRAMBE, A TUO AVVISO?
– Anche se musicalmente parlando credo che il nostro sound sia più vicino al metal che all’hardcore, entrambe le scene hanno avuto un’influenza importante per noi, sia come band che come individui. Parlo personalmente, ma crescere ascoltando metal ha di sicuro formato le radici del mio gusto musicale, il punk e l’hardcore invece mi hanno mostrato il mondo da una diversa prospettiva, meno legata al mainstream e ai media ufficiali. Come band non ci interessa piazzarci all’interno di alcun filone o scena, preferiamo al massimo cercare di suonare con artisti che rispettiamo e con i quali sentiamo qualche tipo di affinità artistica o attitudinale, indipendentemente dal genere musicale. Entrambe le ‘scene’ hanno la tendenza ad accartocciarsi troppo all’interno di se stesse, ma credo sia anche una dinamica di base per il formarsi appunto di ‘una scena’. Spesso in entrambi i generi i fan prendono troppo seriamente gli artisti, come se la capacità di scrivere musica dovesse in qualche modo essere associata ad una più profonda comprensione del mondo in cui viviamo. Viviamo in un’epoca nella quale siamo bombardati da infinite discussioni sulle idee o posizioni pseudo-politiche di alcuni gruppi, trovo queste discussioni piuttosto futili ma allo stesso tempo credo siano la conseguenza di un certa noia e mancanza di ‘drama’ nella musica estrema ma anche nel rock‘n’roll in generale.

UNA DELLE COSE CHE PIU’ APPREZZO E CHE MI AFFASCINANO DELLA VOSTRA MUSICA E’ LA SUA NEGATIVITA’ (FATTORE PER CERTI VERSI AMPLIFICATO NEL NUOVO EP). DA DOVE ARRIVA L’ISPIRAZIONE PER CERTE ATMOSFERE?
– Me lo sono chiesto molte volte e non è facile dare una spiegazione coerente. Fin da bambino ho avuto una certa fascinazione per certi temi. I miei genitori ascoltavano un sacco di heavy metal durante la mia infanzia. Entrambi erano appassionati di film horror quindi l’accesso a questo tipo di musica ed immaginario piuttosto oscuro di sicuro ha avuto una grossa influenza. A parte questo, credo che tutti noi abbiamo condiviso in diversi momenti della nostra vita un certo senso di alienazione sociale che secondo me ha avuto un’importante influenza nel suono della band. Siamo persone differenti ed è difficile da spiegare, ma conoscendo ognuno di noi abbastanza a fondo il legame che abbiamo con la musica è evidente, bisogna solo scoprire l’angolo giusto per vederlo.

COM’E’ STATO TORNARE AD ESIBIRSI LIVE DOPO TANTO TEMPO? PROCEDERETE IN QUESTO SENSO, CON POCHE DATE SELEZIONATE, O DOBBIAMO ASPETTARCI QUALCHE MINI-TOUR NEI PROSSIMI MESI?
– Tornare sul palco a Venezia è stato davvero speciale. E’ davvero strano pensare a come dopo qualche minuto sul palco mi sono sentito come se tutti i problemi che ci avevano diviso per anni fossero diventati irrilevanti. E’ stato uno dei concerti più caldi mai fatti in vita mia, ma in qualche modo la temperatura folle ha reso l’esperienza ancora più intensa e indimenticabile. Per il momento tutto sta andando abbastanza bene ma vogliamo procedere facendo un passo alla volta. Per ora abbiamo pianificato qualche altra data nel 2018 e stiamo valutando alcune offerte per il 2019, ma non abbiamo intenzione di tornare in tour a tempo pieno. Oltre al fatto che siamo tutti più impegnati con le nostre vite al di fuori dalla band rispetto a 5 anni fa, trovo più stimolante partecipare solo ad eventi che per noi significano qualcosa. Vorrei che ogni concerto fosse qualcosa di speciale rispetto ad un numero su una lista.

QUAL E’ IL TUO PIU’ BEL RICORDO LEGATO ALLA BAND? E QUELLO INVECE PIU’ SCONFORTANTE?
– E’ molto difficile scegliere un momento soltanto, ma ricordo ancora l’istante preciso nel quale siamo diventati parte del roster Southern Lord, all’epoca per noi significava davvero tanto vedere il nostro nome accanto a quello di band che ci avevano influenzato come Sunn O))), Craft, Burning Witch, Khanate, Leviathan, High On Fire e tantissimi altri. Ma anche il nostro tour in Giappone e il concerto all’Hellfest nel 2013 sono state esperienze indimenticabili. Ma come per la maggior parte delle band, purtroppo ci sono stati davvero tanti momenti sconfortanti nella nostra carriera. Personalmente l’uscita dalla band del nostro ex-batterista Chris (che ora suona la batteria nei Grime) e la cancellazione della nostra data a Le Guess Who Festival, con le discussioni che sono seguite, sono stati i punti più bassi.

I THE SECRET SONO TORNATI PER RESTARE? AVETE GIA’ IN MENTE QUALCHE IDEA PER IL SUCCESSORE DI “LUX TENEBRIS”?
– In qualche modo la band esisterà per sempre tramite la musica dei nostri album. Non ho mai smesso di scrivere e di idee ce ne sono tante, ma – come ho detto in prima – vogliamo fare un passo alla volta e se decideremo di registrare un successore a “Lux Tenebris” ci prenderemo tutto il tempo necessario.

Artista: The Secret | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 18 agosto 2018 | Evento: Frantic Fest | Città: Francavilla Al Mare (CH)

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