Tornano i The Tangent, la creatura progressive rock del tastierista/cantante Andy Tillison, e lo fanno con una line-up completamente rinnovata, e una consapevolezza tutta nuova, data dalle esperienze di vita e musicali raccolte nel corso di una esistenza dedicata in toto all’arte del prog. La parola al simpatico e disponibile Andy Tillison, in vena di confessioni…
“DOWN AND OUT IN PARIS AND LONDON”: UN ALBUM ESTREMAMENTE EMOZIONALE E VARIEGATO. QUANTO TEMPO TI CI E’ VOLUTO PER RACCOGLIERE LE IDEE?
“Ci è voluto un po’ di tempo, come sempre quando si tratta dei The Tangent. Ho cominciato a scriverlo nel 2008 quando mi trovavo in Francia, ed ho continuato fino al 2009, quando l’abbiamo registrato in Inghilterra. Come dicevi tu, è un album particolarmente emozionale e profondo, in parte diverso dai nostri lavori precedenti, e questo ha richiesto uno sforzo particolare da parte mia. Non sono un artista molto prolifico, come dimostra la mia discografia. Mi piace concentrare tutte le mie forze su poche cose, ma buone”.
HAI VISSUTO PER UN CERTO TEMPO IN FRANCIA, PER POI TORNARTENE IN INGHILTERRA: QUANTO DI TUO, QUINDI, C’E’ NELLE LIRICHE E NEI TEMI TRATTATI IN “DOWN AND OUT IN PARIS AND LONDON”?
“C’è sicuramente molto di più di quanto credessi di mettere all’inizio della lavorazione all’album. La ragione per cui ho scelto questo titolo è per omaggiare un famoso libro omonimo di George Orwell, e visto che negli ultimi anni mi sono ritrovato a vivere tra Parigi e Londra con pochi soldi, la scelta era quasi obbligata! Amo entrambe le città, e vivere in due posti così diversi mi ha insegnato molto, ma ora ho deciso di fermarmi qui in Inghilterra”.
HAI DETTO DI AVER AVUTO PROBLEMI ECONOMICI: E’ DIFFICILE QUINDI SOPRAVVIVERE COME MUSICISTA, QUANDO SI SUONA PROGRESSIVE ROCK?
“E’ difficile, assolutamente. Noi della nuova ondata del progressive non abbiamo mai avuto quella popolarità dei grandi del passato, come Yes, Emerson Lake & Palmer, Genesis e Pink Floyd, e ci dobbiamo rassegnare al fatto che il nostro pubblico non ci può garantire grandi numeri in termini di vendite degli album. La maggior parte devono accontentarsi di vivere la band da semi-professionisti, dividendosi con un altro lavoro. Io al momento riesco a mantenermi solo con quanto guadagnato con i The Tangent, e ti dico subito che la situazione è sempre al limite: non immaginare chissà quali ricchezze, diciamo che tiro avanti a fatica. Ma sono contento così, perchè faccio ciò che davvero mi piace fare”.
LA NUOVA LINEUP E’ INGLESE AL 100%, FORSE PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELLA BAND. COSA E’ SUCCESSO CON JONAS REINGOLD, KRISTER JOHNSSON E JAIME SALAZAR?
“Nell’ultimo tour ho realizzato che semplicemente lavoravamo insieme come musicisti, ma eravamo assolutamente distanti dal punto di vista dei gusti e degli interessi musicali. Tralasciando il fatto che vivono in Svezia, ed ogni volta era davvero complicato organizzarsi per le prove e le registrazioni, ho notato che erano molto presi dai propri progetti personali, come i Karmakanic e la Krister Johnsson band. Volevo qualcuno che fosse un po’ più focalizzato sui The Tangent, e non solo qualche musicista che suonasse alla perfezione quello che io avevo deciso, senza aggiungere molto. I The Tangent non sembravano essere più qualcosa di speciale per loro, di conseguenza per me era giunto il momento di cambiare”.
IL PEZZO CHIAVE DELL’ALBUM E’ SENZA OMBRA DI DUBBIO “PERDU DANS PARIS”…
“Puoi dirlo forte. Quel pezzo per me rappresenta molto. L’idea è nata nel 2008, quando sono stato mandato dalla casa discografica in un hotel Parigi per alcune interviste. Mi avevano sistemato in un bellissimo hotel, e la mia stanza si affacciava su una bellissima piazza: potevo vedere tanta gente, macchine, bistrot, brasserie. Insomma, era davvero un piacere vedere tutta quella vita cittadina scorrere sotto la mia finestra. Poi sono sceso, ho fatto molte interviste, ed ho finito alle 2 di notte; quando sono tornato in camera, ho guardato di nuovo da quella finestra: tutte le persone erano scomparse, tutti i bistrot erano chiusi, ed anche le luci erano praticamente spente. Nel centro della piazza c’erano solo alcuni disperati, addormentati per terra: alla vista di tutto questo, mi sono reso conto che in realtà esistono due città: quella della frenesia diurna, e quella notturna dei senzatetto. Considera che anche io per un certo periodo, quando vivevo in Francia, mi sono ritrovato senza casa e senza soldi, per cui è comprensibile che la situazione mi abbia colpito in modo particolare”.
HO AVUTO IL PIACERE DI VEDERVI LIVE INSIEME AI RITUAL E AI BEARDFISH: COSA RICORDI DI QUEL TOUR?
“Quello è stato il tour in cui tutto è cambiato, in un certo senso; mi sono divertito molto, specialmente con i ragazzi delle altre due band. Ed è stato lì che mi sono reso conto che i miei compagni non erano poi così tanto interessati alla mia musica. Ricordo la data al Thunder Road, e ricordo anche che non c’era molta gente. Ma è giusto così, il mondo si sposta solo per vedere i Genesis a Roma! (risate, nda)”.
DOPO QUEL TOUR ERANO CIRCOLATE VOCI SU UN POSSIBILE GEMELLAGGO TRA I THE TANGENT E I BEARDFISH. COSA C’E’ DI VERO?
“Abbiamo fatto un concerto insieme in Inghilterra e ci siamo divertiti, ma quando abbiamo pensato ad un eventuale album, ci siamo resi immediatamente conto che la cosa non avrebbe potuto funzionare. Erano impegnati a registrare il nuovo album, ed inoltre avevano ricevuto l’invito per il Progressive Nation Tour in America con i Dream Theater, con i quali sarebbero rimasti per due mesi. Insomma, tutte le premesse lasciavano intendere che non sarebbe davvero stato possibile trovarsi per lavorare con calma e dedizione al progetto”.
RICORDO CHE IN OCCASIONE DELLA DATA AL THUNDER ROAD (R.I.P., nda) DI CODEVILLA, SEI STATO SEMPRE IN CONTATTO CON I TUOI FAN, E TI SEI INTRATTENUTO CON OGNUNO DI LORO. DEVO QUINDI PENSARE CHE IL LEGAME CON IL TUO PUBBLICO SIA PIU’ FORTE CHE MAI…
“Certo! Io dico sempre che i fan dei The Tangent sono fantastici. Sono sempre attenti, e ci hanno aiutato in più di un’occasione: quest’anno per esempio abbiamo chiesto loro aiuto per la registrazione dell’album, e loro ce lo hanno dato. Trovo che sia fantastico, e non smetterò mai di ringraziarli. A volte però sono così pieni di passione che tendono ad attaccarsi a qualche band in particolare, e ad odiare tutte le altre. C’è qualcuno che ama i Flower Kings, ed ha deciso di abbandonarci nel momento in cui i componenti di quella band sono usciti dai The Tangent. I cambi di lineup sono sempre vissuti in modo particolare dai fan”.
CREDI CHE RIUSCIRETE AD ORGANIZZARE UN TOUR?
“Non te lo so dire. Prima di tutto devo trovare della gente che possa venire con me, e questo è tutt’altro che facile. All’inizio del 2010 vedremo un po’ se riusciamo ad organizzare qualcosa, ma non ti posso assicurare niente”.