Spesso semplicemente etichettati come una band white metal o christian metal, i Theocracy si sono messi in evidenza per uno stile che, partendo principalmente da un power/prog metal, si è sempre dimostrato aperto a diverse influenze.
La loro ultima fatica, il full-length “Mosaic”, è senz’altro l’ennesimo gran bell’album della loro discografia e così ne abbiamo approfittato per fare una chiacchierata con il leader e fondatore della band, Matt Smith, con il quale abbiamo approfondito diversi aspetti del disco e della sua realizzazione, soffermandoci su vari aspetti legati alle scelte compositive, alle tematiche trattate, all’attualità e tanto altro, constatando come sempre la grande passione e professionalità che il cantante/chitarrista statunitense infonde in questo progetto, con risultati che sono di conseguenza certamente apprezzabili.
IL VOSTRO NUOVO ALBUM, “MOSAIC”, ARRIVA SETTE ANNI DOPO IL PRECEDENTE “GHOST SHIP”: UN PERIODO UN PO’ LUNGO, COME SONO ANDATE LE COSE PER LA BAND IN QUESTI ULTIMI ANNI?
– Sì, purtroppo il periodo di tempo tra i due album ha finito per essere più di quanto avessimo preventivato. Avevamo comunque deciso di prenderci una pausa, perchè ero esausto e avevo bisogno di stare un po’ di tempo senza scrivere ed andare in tour. Poi però è arrivata la pandemia, un cambio in line-up, un cambio di etichetta e improvvisamente il tempo tra i due album è diventato veramente lungo!
A PROPOSITO DEL CAMBIO IN LINE-UP C’E’ APPUNTO UN NUOVO CHITARRISTA, TAYLOR WASHINGTON, COME L’HAI SCELTO E QUAL E’ STATO IL SUO CONTRIBUTO ALL’ALBUM?
– Taylor è un musicista straordinario. Lo conoscevo da quando ho registrato e co-prodotto il suo album di debutto dei Paladin, così sapevo che è un grande musicista e cantante. Si è prima inserito con noi in tour, così quando il posto si è reso disponibile, è stata la prima persona a cui ho pensato.
Il suo ingresso in formazione è avvenuto dopo che l’album era stato scritto e avevamo iniziato a registrare, perciò non è stato coinvolto questa volta nel processo di scrittura, ma non vedo l’ora di scrivere con lui in futuro. Ha comunque contribuito a dar valore all’album con degli straordinari assoli, così come con il suo inimitabile vibrato e il suo tocco su certi riff e parti di chitarra: pensa ad esempio all’intro di “Return To Dust”.
IN GENERALE, PARLANDO DEL PROCESSO COMPOSITIVO, INIZI UNA CANZONE CON UN TEMA, UN RIFF O COS’ALTRO?
– Io sto sempre a catalogare idee musicali, che siano riff, melodie, accordi o temi orchestrali. E ho anche sempre una lunga lista di titoli che aggiorno con il tempo. Occasionalmente, un pezzo di musica sembra come appartenere ad un certo titolo ad un tema, è una cosa istintiva che è difficile da spiegare. Quando questo accade, sento come se avessi una canzone in corso ed è pronta per uscire fuori.
QUANDO COMPONI NUOVE CANZONI, IN BASE A COSA DECIDI LA QUALITA’ DELLA TUA MUSICA? QUALI SONO CIOE’ I CRITERI CHE ADOTTI PER STABILIRE SE E’ UNA BUONA CANZONE PER I THEOCRACY? QUALI PASSI SEGUI PER CREARE UNA TRACCIA PERFETTA PER IL TUO ALBUM?
– Uhm, questa è una gran bella domanda. Una cosa importantissima per me è il demo. Ci sono differenti scuole di pensiero, ad alcuni produttori non piacciono i demo, ma per me è cruciale perchè mi lascia un minimo di distacco dalle canzoni e me li lascia ascoltare con le orecchie fresche. Posso lasciare una canzone per un paio di mesi e tornare ad ascoltare il demo ed è quasi come se stessi ascoltando la canzone di qualcun altro per la prima volta. Alcune volte le cose saranno immediatamente evidenti, come “questa parte va troppo lunga” o “abbiamo bisogno di una modulazione qui” o qualsiasi altra cosa.
Ma c’è molto materiale che viene abbandonato prima ancora di arrivare alla fase demo se non mi sembra abbastanza buono. I miei criteri per la qualità di una canzone dei Theocracy dipendono dalla traccia, ma di solito ho bisogno di sentire che abbia un riff memorabile; una melodia creativa o una progressioni di accordi che non avevo usato prima; un grande, accattivante, memorabile ritornello; un certo angolo, un punto di vista per il testo.
COME AVETE LAVORATO PER LA REALIZZAZIONE DELL’ALBUM? E’ STATO UN PROCESSO MOLTO LUNGO?
– In realtà è difficile da misurare, perchè il Covid è arrivato durante il processo di realizzazione dell’album, ma in realtà le registrazioni dell’album sono andate relativamente lisce questa volta. Naturalmente c’è sempre tanto duro lavoro da fare e tempo che si consuma, ma gli altri ragazzi della band sono ora totalmente affidabili.
Questo, unito al fatto che con tutti miei anni trascorsi in studio ho ormai una certa esperienza, rende il tutto un po’ più semplice perchè so cosa ci aspetta. Parte della sfida è proprio la pianificazione e la disponibilità, alcune volte.
I TUOI TESTI NON SONO MAI COMUNI NE’ BANALI: QUAL E’ STATA LA PRINCIPALE FONTE D’ISPIRAZIONE PER LE CANZONI DELL’ALBUM?
– Grazie. Lavoro davvero molto sui testi, perciò apprezzo che tu mi dica questo. Una delle cose più importanti per me è stato sempre trovare un angolo unico, un punto di vista o un approccio ai testi, anche se dovesse trattarsi di un argomento di cui è stato scritto molte volte. Come si suol dire, è già stato fatto tutto, così il trucco è trovare una nuova prospettiva magari per ribaltare un concetto. Questo diventa sempre più sfidante dopo molte canzoni e un catalogo pieno di album! Nel caso di “Mosaic”, non c’è un tema principale, ma una certa varietà: morte, eredità, politica degli Stati Uniti d’America, il trilemma di Cristo, l’adorazione per gli eroi e tanto altro.
IN “MOSAIC” POSSIAMO TROVARE CANZONI MELODICHE E DIRETTE COME “RETURN TO DUST” O “THE GREATEST HOPE” O TRACCE DI AUTENTICO PROGRESSIVE METAL, COME L’INCREDIBILE ED INTRICATA “RED SEA”, PER ESEMPIO: COME DESCRIVERESTI PERCIO’ LA VOSTRA MUSICA?
– Di solito dico ‘melodic metal’, perchè penso che sintetizzi bene il concetto. Non sono più specifico di così, perchè abbiamo elementi di power metal, progressive metal, thrash, symphonic metal e altri, ma non ci spingiamo troppo in nessuna di queste direzioni. La buona notizia è che se resti in giro abbastanza a lungo, finisci per forgiare il tuo stile, così per me noi suoniamo semplicemente come i Theocracy. Se i ragazzi suonano e io canto, il risultato è che suona come i Theocracy.
ALCUNE CANZONI HANNO ANCHE ALCUNI PRONUNCIATI ELEMENTI THRASH: POSSIAMO ANNOVERARE DUNQUE ANCHE BAND THRASH TRA LE TUE INFLUENZE?
– Sì, certamente, specialmente all’inizio, quando ho imparato a suonare la chitarra. Può sembrare un clichè, ma io mi sono immerso a lungo nel suonare ritmi heavy di gente come Hetfield o Mustaine ed è così che si è sviluppato il mio modo di suonare la chitarra e di scrivere. E’ sempre stato molto interessante per me come songwriter e per gli assoli e quel modo di suonare la chitarra è sempre una grande influenza.
COME BAND, ACCANTO ALLO STILE MUSICALE, C’E’ UN’IDEOLOGIA O UN MODO DI PENSARE COMUNE ALLA BASE CHE PENSI CHE TUTTI MEMBRI DEBBANO CONDIVIDERE?
– Beh, i Theocracy sono una band cristiana, perciò tutti i testi vengono in qualche modo da un certo modo di vedere il mondo, al di là del fatto che affrontino diversi argomenti. Così c’è sempre quest’aspetto alla base, ma naturalmente i diversi membri della band hanno differenti background, ideologie e opinioni sulle cose, come in ogni band o famiglia.
“RED SEA” E’ UNA CANZONE CHE FA RIFERIMENTO ALLA STORIA DI MOSE’ (CHE DIVISE LE ACQUE DEL MAR ROSSO); FACENDO UNA SORTA DI PARALLELISMO, SE TU POTESSI, QUALI ACQUE DIVIDERESTI? QUALE SAREBBE UNA COSA CHE CAMBIERESTI IN MANIERA DECISA E DEFINITIVA NELLA NOSTRA SOCIETA’?
– Wow, questa è una domanda a cui è difficile rispondere. Ci sono molte cose. Tralasciando le risposte più ovvie come ‘niente più malattie’ o ‘la pace nel Medio Oriente’, una cosa che mi viene in mente è che desidero che le persone si scolleghino un po’ dai media. Sia che si tratti di social media o di news media, ma così tanta gente negli USA sta sempre a guardare il proprio telefono o la TV, bloccati nella loro bolla d’informazione faziosa, che li rende costantemente arrabbiati e paranoici. L’ho notato anche con alcuni miei amici e familiari. Gli esseri umani non sono stati ‘progettati’ per essere connessi a stimoli esterni costanti, artificiali. Questo comporta un incremento senza sosta di preoccupazioni verso cose che sfuggono al nostro controllo, di cui siamo tutti colpevoli, a volte, ma questo è malsano.
COSA NE PENSI DELL’UTILIZZO SEMPRE MAGGIORE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NELLA MUSICA?
– L’AI in generale in tutta l’arte è inquietante, ma sembra essere inevitabile con il modo in cui ogni cosa è diventata sempre più superficiale e transitoria nelle ultime due decadi. Ciò che le persone hanno però sempre messo nell’arte sono le emozioni umane, così spero che siano queste a vincere alla fine. Non importa quanto sia convincente un facsimile, resta sempre un facsimile.
DOPO L’USCITA DELL’ALBUM, QUALI SONO I VOSTRI PROSSIMI PROGETTI PER I THEOCRACY?
– Stiamo pianificando dei tour, speriamo di poter essere in Europa e negli USA in varie occasioni il prossimo anno (l’intervista è di inizio Dicembre 2023, ndr). Restate sintonizzati!