Gli instancabili Therapy? sono di nuovo in circolazione con il nuovo e convincente “Cleave”, il quindicesimo disco in studio che aggiunge un ulteriore tassello ad una carriera ormai trentennale. Sono poche le formazioni in grado di incarnare più dei Therapy? il concetto di alternative rock perché la loro proposta ha sempre offerto la possibilità di ascoltare musica fuori dai classici canoni. Qui il rock non teme di mischiarsi con altre influenze, dal punk al metal, ed il bello è che ancora oggi dopo tanti anni i Therapy? si presentano forti, convinti e pieni di ispirazione. Il sound è quello a cui gli irlandesi ci hanno abituato da anni, non a caso su “Cleave” torna al banco di registrazione il produttore Chris Sheldon, già al lavoro con la band a metà anni Novanta su dischi fondamentali come “Troublegum”. E’ il bassista Michael McKeegan, cordiale, ma mai abbondante di parole, a raccontarci dell’ultimo nato in casa Therapy?.
SOLITAMENTE VOI COMPONENTE ALLA VECCHIA MANIERA. LO STESSO VALE PER IL NUOVO “CLEAVE”?
– Sì, sostanzialmente abbiamo scritto le nuove canzoni in un modo molto old-school. Tutte le nostre idee sono state portate in una stanza e poi le abbiamo semplicemente suonate e aggiustate insieme. Successivamente abbiamo registrato delle demo molto grezze, che ci sono servite per compiere ulteriori sistemazioni alle canzoni. Dopo aver rifinito il materiale sono state prodotte delle ulteriori demo e a questo punto è entrato in gioco il nostro produttore Chris Sheldon con cui ci siamo messi al lavoro prima sulla pre-produzione e poi sulle registrazioni. Sempre Chris si è occupato del mixaggio qualche settimana dopo.
“CLEAVE” E’ STATO UN DISCO FACILE DA SCRIVERE?
– Direi di sì, soprattutto perché abbiamo lavorato in modo molto disteso, tutti noi ci siamo divertiti molto ed il processo di realizzazione del disco è filato dritto e liscio senza intoppi. Non posso certo dire la stessa cosa per tutti i nostri vecchi dischi, in passato diverse volte abbiamo dovuto fare i conti con molto stress. Personalmente sono molto soddisfatto di come suona “Cleave”.
IL VOSTRO PRODUTTORE CHRIS SHELDON AVEVA GIA’ LAVORATO CON VOI SU DISCHI COME “TROUBLEGUM” E “SEMI-DETACHED” A META’ ANNI NOVANTA. PER QUALE MOTIVO AVETE SCELTO DI TORNARE A LAVORARE CON LUI, PER UNA SORTA DI ‘RITORNO ALLE ORIGINI’?
– Innanzitutto penso che Chris Sheldon abbia fatto un lavoro eccezionale sul nostro nuovo disco, ma più in generale ritengo che lui sia in grado di portare la band ad un livello personale e musicale incredibile, perfetto nel momento in cui si sta lavorando ad un nuovo disco. Abbiamo scelto Chris come produttore non tanto per compiere un ritorno al passato, diciamo piuttosto che si è trattato di una sequenza di eventi che ci hanno portato nel momento giusto al posto giusto.
ANCHE PERCHE’, A QUANTO PARE, SHELDON HA DICHIARATO DI ESSERSI PRATICAMENTE RITIRATO.
– Da quanto ne so, direi piuttosto che ha lasciato perdere le produzioni perché oggi preferisce concentrarsi ai lavori di mixaggio. Infatti l’intenzione iniziale era di produrre noi stessi il disco e di affidare a Chris il mixaggio, non nego che siamo stati molto contenti quando ci ha detto che avrebbe potuto occuparsi lui di tutto il processo. Chris è una grandissima persona, la sua creatività è impareggiabile.
AVETE INIZIATO UNA CAMPAGNA DI PRE-ORDINI DEL VOSTRO DISCO SULLA PIATTAFORMA DIGITALE PLEDGEMUSIC, SCELTA CHE SEMPRE PIU’ BAND STANNO PRENDENDO.
– Non so dirti se questo tipo di piattaforme saranno il futuro della musica, per quanto ci riguarda si è trattato di un modo per pubblicare la versione fisica di un disco e la nostra esperienza lavorativa è stata soddisfacente. Il nostro disco viene pubblicato da Marshall Records ed è stata un’idea dell’etichetta la collaborazione con PledgeMusic. Noi eravamo curiosi di vedere come sarebbero andate le cose, fortunatamente le persone che hanno comprato “Cleave” da Pledge sembrano aver apprezzato e per noi questa è la cosa più importante.
LA CANZONE “CALLOW” COLPISCE SUBITO PER QUELLA SUA ATTITUDINE PUNK, UN PO’ ALLA RAMONES SE VOGLIAMO…
– Questa canzone è stata scritta da Andy Cairns, lui l’ha portata in sala prove e sin dalla prima volta che è stata suonata insieme, abbiamo capito che si trattava di un gran pezzo! Dopo alcuni aggiustamenti durante le prove è diventata esattamente ciò che puoi ascoltare su disco. Da quanto ho capito, la canzone parla degli anti-depressivi che, se da una parte riescono ad allontanare il buio da una persona, dall’altra allontanano la persona stessa dalla felicità.
“KAKISTOCRACY” INVECE E’ UNA CANZONE ESPLICITAMENTE POLITICA, IL SUO TESTO PER CERTI VERSI MI HA RICORDATO ALCUNI SCRITTI DEI RAGE AGAINST THE MACHINE.
– Credo che più chiari di così si muore (ride, ndr)! La Cachistocrazia, da dizionario, è un sistema di governo guidato dai meno qualificati, in pratica il governo dei peggiori. Credo che chi ascolterà la canzone, farà una serie di parallelismi con la nostra situazione politica e sociale, specialmente qui nel Regno Unito. Il riff principale l’ho portato io, possiede uno stile che mi ricorda il groove degli Helmet, mentre i cori melodici e catchy sono opera di Andy.
NON SIETE NUOVI A PROPORRE UN CERTO TIPO DI TESTI, EPPURE ORMAI VIVIAMO IN UN’EPOCA DOVE I VERI RIBELLI SONO ORMAI SCOMPARSI.
– Dipende cosa intendi per ‘ribelli’. Sinceramente penso che i giorni delle rivoluzioni siano terminati da un pezzo, gran parte delle persone sembra essere felice solo seduta comodamente a casa lamentandosi di tutto sui social media. Credo che se qualcosa ti fa incazzare o se vedi che stanno accadendo cose sbagliate, tu debba alzarti in piedi, farti sentire, boicottare, votare nel modo giusto. Non conta un cazzo fare dei tweet o postare su internet.
DEDUCO CHE TU NON ABBIA UNA BUONA OPINIONE DEI SOCIAL MEDIA.
– (Ride, ndr) Vedi la risposta precedente. Io non mi curo molto dei social media, ci hanno aiutato con band a farci raggiungere da chi è interessato alla nostra musica, ma tutto finisce qui. Io non possiedo un account Facebook, ma ogni tanto mi diverto su Twitter.
TORNIAMO ALLA MUSICA E A “SUCCESS? SUCCESS IS SURVIVAL”. VIE SIETE ISPIRATI A LEONARD COHEN PER SCRIVERLA?
– Esatto, il titolo della canzone è la risposta che Leonard Cohen diede a chi gli domandò cosa il successo significasse per lui. E’ una frase bellissima che ci ha colpito molto.
QUINDICI DISCHI UN STUDIO SONO UN BEL TRAGUARDO. SIETE SODDISFATTI?
– Assolutamente sì, mi sento sempre molto fiero quando esce un nostro nuovo disco. Forse non ci sarà la stessa foga di trent’ anni e quindici dischi fa, ma siamo ancora molto coinvolti ed eccitati in ciò che facciamo. Dopo quasi trent’anni siamo per forza di cose cambiati, oggi affrontiamo certi aspetti del music business in modo più rilassato. Ad esempio, una volta mi incazzavo molto quando leggevo una recensione negativa ad un nostro disco, oggi ci faccio molto meno caso. Inoltre, siamo molto più precisi e pignoli, vogliamo che ogni aspetto del nostro lavoro, che sia in studio o dal vivo, sia curato con la massima attenzione per ogni dettaglio. Non vogliamo impigrirci!