THY DARKENED SHADE – La nona porta

Pubblicato il 16/03/2023 da

C’è voluto quasi un decennio, ma alla fine il ritorno sulle scene dei Thy Darkened Shade è coinciso con l’ennesima opera portentosa di una discografia fin qui inattaccabile. Un lavoro che eleva il black metal allo stato dell’arte, mostrandoci una band matura, personale e la cui musica riesce sempre a farsi largo dalla mente al cuore dell’ascoltatore in un’escalation di soluzioni a dir poco ricercate e passionali. Va da sé che, per quanto ci riguarda, “Liber Lvcifer II: Mahapralaya” sia IL disco black metal da battere, per questo e forse anche per i prossimi anni; un album che ovviamente necessita di tempo e pazienza per essere assimilato in ogni sua sfumatura, ma che come tutti i veri capolavori sa perfettamente ricompensare gli sforzi richiesti, legittimando anche le tempistiche necessarie al suo completamento. Naturale, quindi, decidere di contattare il leader del progetto Semjaza – già ospitato sulle pagine di Metalitalia.com nel lontano 2015 – per un tuffo nell’abisso spalancato da questi dieci brani e per esplorare con lui la filosofia della band. Ciò che segue è una delle poche interviste rilasciate alla stampa dal musicista greco, davvero appassionato e meticoloso nell’esplorare vari aspetti della creatura Thy Darkened Shade e della trilogia avviata dal non meno eccezionale “Khem Sedjet”…


PRIMA DI ADDENTRARCI IN “LIBER LVCIFER II: MAHAPRALAYA”, MI PIACEREBBE FARE UN PASSO INDIETRO E PARLARE DI “SAMAELILITH: A CONJUNCTION OF THE FIREBORN”, L’AMBIZIOSO SPLIT ALBUM CHE AVETE REALIZZATO NEL 2021 CON AMESTIGON, SHAARIMOTH E INCONCESSUS LUX LUCIS. UN PROGETTO A DIR POCO IMPONENTE, CHE PENSO ABBIA RICHIESTO UNO SFORZO CONSIDEREVOLE PER ESSERE PORTATO A TERMINE. QUAL È STATA LA SUA GENESI ARTISTICA E SPIRITUALE? COME VI SIETE COORDINATI CON LE ALTRE BAND PER IL RAGGIUNGIMENTO DELL’OBIETTIVO FINALE?
– Non credo che condividere troppi dettagli sul background spirituale sia necessario, ma diciamo alcune cose ovvie. Come al solito, mi stavo esercitando da un punto di vista pratico e ritualistico con le suddette divinità (vale a dire SamaeLilith, Caino e Leviatano), e mentre lo facevo ho sentito il bisogno di dedicare loro un’uscita speciale. Ho quindi proteso le orecchie, gli occhi e il cuore verso altre band che potessero condividere la mia visione, e quei nomi mi sono sembrati perfetti. Oltre ad essere spiritualmente vicini a noi, si sono anche resi protagonisti di ottimi dischi, tra i migliori ascoltati di recente nei rispettivi generi. Ho chiesto loro di partecipare, e sono lieto che abbiano acconsentito. Hanno condiviso le proprie esperienze e intuizioni sul tema, ampliando quest’ultimo in modo sorprendente. Apprezzo davvero il risultato finale, e ciò che tutti abbiamo offerto. Quello che mi dà più soddisfazione, è che se mi guardo intorno non vedo altre uscite simili; non è affatto semplice – e anzi, è quasi impossibile – trovare un lavoro in cui così tanti generi si fondono in maniera coerente e compatta. D’altronde, in pochi oggigiorno prestano così tanta attenzione ad uno split: la qualità delle singole composizioni, lo spessore del concept, il suono killer, l’artwork dettagliato (ad opera di Vamperess Imperium)… ogni elemento è stato trattato con la massima cura. Infine, ultimo ma non meno importante, sono estremamente orgoglioso di come il tutto sia stato stampato dalla World Terror Committee. Hanno dato ulteriore significato al nostro sacrificio e al sangue versato.

CONTINUANDO A PARLARE DEL FORMATO SPLIT, MOLTI LO CONSIDERANO SUPERFLUO E POCO REDDITIZIO DA UN PUNTO DI VISTA COMMERCIALE. DETTO QUESTO, CREDO CHE LA VOSTRA POSIZIONE AL RIGUARDO SIA BEN DIVERSA…
– Fanculo il loro atteggiamento, lascia pure che ascoltino musica senz’anima promossa fino alla nausea da etichette mainstream. Etichette che pagano le riviste affinché le loro band appaiano in copertina o ricevano recensioni pieni di elogi. È così che i gruppi di merda diventano milionari. È una tendenza disgustosa, ed è l’esatto opposto di ciò che avevo in mente da ragazzino pensando alla scena metal. Ecco perché sono sempre umile quando un intervistatore si approccia a me spinto dal puro entusiasmo verso l’arte che creiamo come Thy Darkened Shade. Ed è ancora più disgustoso, se mi fermo a pensarci, vedere alcune etichette underground non stampare gli split perché ‘non vendono molto’. Siamo qui per rompere questo schema con il fuoco e con la forza. Sono cresciuto in un’epoca in cui demo, EP e split erano importanti quanto gli album veri e propri, e dal canto mio mi sforzerò sempre di diffondere questo concetto. Ad esempio, immagina il classico suono norvegese degli anni Novanta senza i demo di Thorns. Sinceramente, faccio molta fatica; tutto suonerebbe diverso, dal momento che Snorre era un innovatore e che grazie a quei demo ha creato qualcosa di davvero unico.

PARLIAMO ORA DEL SECONDO CAPITOLO DELLA TRILOGIA DI “LIBER LVCIFER”, “MAHAPRALAYA”, UN LAVORO ANCORA PIÙ COMPLESSO E ARTICOLATO DEL PRECEDENTE “KHEM SEDJET”. ERA VOSTRA INTENZIONE FIN DAL PRINCIPIO REALIZZARE UN DISCO TANTO TECNICO, O IL SONGWRITING HA PRESO QUESTA PIEGA IN MODO NATURALE?
– Non credo che i Thy Darkened Shade siano così tecnici come sento dire spesso dalla gente. Dipende dalle band con cui ci paragoni. Ad esempio, se pensi a gruppi come i Watchtower, non lo siamo di certo. All’interno della scena black metal potremmo anche esserlo, ma in confronto alla totalità della musica che ascolto non mi sento di definirci tali. Fondamentalmente, sono qui per creare qualcosa che sia nostro, non importa se tecnico o meno. Ogni nostro album ha delle parti che non sono affatto difficili da suonare, e il processo di composizione avviene molto naturalmente. Scrivo quanta più musica possibile senza avere alcuna direzione in mente, lasciandomi guidare da un’intenzione magica in una sorta di stato di trance. Questa procedura può durare settimane o mesi. Da lì, scelgo le idee migliori e costruisco le varie tracce. Da queste tracce capisco anche la visione d’insieme di un album. Le tracce che suonano troppo simili all’operato di un’altra band, o a ciò che è stato già fatto in passato, vengono scartate. Pertanto, solo il meglio del materiale finisce nelle nostre pubblicazioni, siano esse album o split.

OLTRE AD ESSERE MOLTO AUDACI E INTRAPRENDENTI, LE LINEE DI BASSO SONO PERFETTAMENTE UDIBILI NEL MIX, UNA SCELTA CHE MI HA RIPORTATO ALLA MENTE I CARI VECCHI MORTUARY DRAPE. DA ITALIANO, MI CHIEDEVO SE FOSSERO STATI UN’ISPIRAZIONE O UN PUNTO DI RIFERIMENTO DURANTE LA REALIZZAZIONE DEL DISCO…
– Di certo, non sono il tipico bassista che mantiene le basse frequenze al 100%. Amo il basso e voglio che sia un elemento cardine dei brani, offrendo qualcosa di diverso. Considera che a volte, per i Thy Darkened Shade, compongo prima le tracce di basso che di chitarra. Per me, deve aggiungere unicità al suono e spingersi laddove dove altri strumenti non possono arrivare. Sicuramente, molte band che ascolto e con cui sono cresciuto mi hanno ispirato. Alcuni dei miei gruppi preferiti sono italiani, in particolare Devil Doll, primi Death SS e Mortuary Drape, volendo citarti la mia ‘unholy trinity’. Ma anche band e artisti come Paul Chain, Goblin, Jacula, Antonius Rex e Black Hole. Di sicuro, mi sento ispirato dalla scena italiana nel suo insieme e dai Mortuary Drape in particolare, visto che li seguo da sempre. Adoro anche il loro ultimo album, “Spiritual Independence”. Ad ogni modo, in termini di influenze, non posso nominarti una sola band, poiché il punto è sempre stato quello di creare il mio suono. Credo che la musica che ascolto mi ispiri in un modo o nell’altro, venendo però filtrata dallo stile creato negli anni. Prima di tutto, adoro e sono cresciuto con band heavy metal tradizionali come Iron Maiden, Manowar, Cirith Ungol e Black Sabbath, la cui musica si è sempre basata molto sul basso. Questi gruppi hanno avuto un profondo impatto sul mio songwriting, così come alcuni del filone thrash/death più progressivo. In generale, sono un grande fan della musica con bassi prominenti, indipendentemente dal genere, vedi il jazz e un certo tipo di progressive rock (King Crimson, Rush, Jethro Tull, ecc.). Parlando invece di black metal, credo che i miei punti di riferimento per il modo di suonare il basso provengano dai Ved Buens Ende, dai Dødheimsgard di “Kronet Til Konge”, dai Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas” e dai Mortuary Drape di “All the Witches Dance”, oltre che dalla mia band greca preferita, i Necromantia, che tra l’altro hanno sempre avuto dei forti influssi Manowar nel loro suono. Detto questo, credo che il mio modo di suonare il basso si differenzi da quello di molti altri musicisti là fuori.

TI CONSIDERI PIÙ UN CHITARRISTA O UN BASSISTA? COME HA AVUTO LUOGO LA TUA FORMAZIONE MUSICALE?
– Mi sento vicino a entrambi gli strumenti, dato che mi esercito sia con la chitarra, sia con il basso con molta passione. Da alcuni anni faccio lo stesso con la voce, canto molto. Suono anche altri strumenti (le tastiere, ad esempio), ma nulla di paragonabile alla chitarra e al basso, anche se non escludo che questo possa cambiare in futuro. Ho avuto una formazione musicale e da lì ho imparato la teoria, un qualcosa che mi ha davvero aiutato con la creatività. Potrei riprendere gli studi musicali mentre continuo a fare esercizi a casa, comunque.

NEL TUO CASO, QUALI SONO LE MIGLIORI CONDIZIONI MENTALI E/O AMBIENTALI PER COMPORRE NUOVA MUSICA? NEL CORSO DEGLI ANNI, HAI IDENTIFICATO UNA SORTA DI PATTERN O È SEMPRE QUALCOSA DI SPONTANEO E IMPREVEDIBILE?
– Direi che si tratta di un processo spontaneo, imprevedibile e al tempo stesso disciplinato, guidato sempre da un’intenzione magica e dalla ferma convinzione che riceverò ciò di cui ho bisogno dall’Oltremondo. Musica che proviene dall’inconscio, e che rende palese ciò che è nascosto. Il primo passo è lavorare molto con gli strumenti, il secondo ricevere i doni dell’inconscio; questi doni possono manifestarsi sia sotto forma di musica, sia di sigilli, testi invocativi, disegni devozionali, ecc. A quel punto si possono riordinare le idee in maniera consapevole, così da assemblare un prodotto finale studiato. Tutto si basa sull’equilibrio tra conscio e inconscio. La condizione mentale è sicuramente un mix di dedizione e devozione spirituale, mentre quella ambientale non è così determinante. Ha a che fare con un contenitore (me stesso) pronto ad accogliere ciò che riceve dall’esterno, anche se registrare nella solitudine della mia camera può certamente aiutare nel processo.

TRA CORI, MANTRA E UN’AMPIA GAMMA DI SCREAMING VOCALS, SI PUÒ DIRE CHE IL COMPARTO VOCALE NON SIA MENO RICCO E RICERCATO DI QUELLO STRUMENTALE. COME SIETE SOLITI LAVORARVI? COSÌ FACENDO, MI SEMBRA CHE LE PAROLE SCAVINO ANCORA PIÙ A FONDO…
– Dato che ogni nostro disco è diverso, anche i singoli elementi vengono trattati di volta in volta in maniera differente. Penso che chiunque possa notarlo ascoltando le nostre uscite. Ho sempre apprezzato le band che non si limitano a seguire una sola ricetta per la loro Arte. Volevamo che “Mahapralaya” avesse il maggior numero possibile di voci possedute, e dal quantitativo di take forse abbiamo persino esagerato. Conoscevamo così bene le rispettive parti che le registrazioni sono state totalmente trascendentali, spontanee, imprevedibili e vissute in uno stato di trance. A quel punto abbiamo scelto i take più carichi di energia. Davvero un sacco di ore di duro lavoro.

DA UN PUNTO DI VISTA LIRICO, QUALI REGIONI DELLA VOSTRA SPIRITUALITÀ AVETE ESPLORATO QUESTA VOLTA? IN CHE MODO IL TERMINE “MAHAPRALAYA”, CHE SIGNIFICA “GRANDE DISSOLUZIONE” NELL’ESCATOLOGIA INDÙ, SI RELAZIONA ALLE VARIE MANIFESTAZIONI DI LUCIFERO NEL CORSO DEI SECOLI?
– Mahapralaya, la Grande Dissoluzione, un tempo in cui tutto tornerà al santo grembo della Madre, il potere antagonista da cui si generano tutte le manifestazioni della divinità che stiamo glorificando. Non può esserci titolo più appropriato per questo album. Tuttavia, non mi piace analizzare i testi nel dettaglio; quello che posso dirti è che questo lavoro si concentra maggiormente sull’oscurità che si propaga dalla divinità, sulle prove e sugli errori che possono distruggere colui che percorre del Sentiero della Mano Sinistra, sottolineando che si tratta di un cammino pericoloso, doloroso e che richiede massima disciplina e pura volontà. “Khem Sedjet” si concentrava più sugli aspetti della divinità che portano all’illuminazione, mentre “Mahapralaya” su quelli che conducono alla distruzione, che però a sua volta può generare creazione. Sicuramente, tutte le nostre uscite glorificano il ritorno al grembo primordiale della Madre.

ANCORA UNA VOLTA, LA PRODUZIONE DEL DISCO È STATA AFFIDATA A V. SANTURA, E IL RISULTATO FINALE È SEMPLICEMENTE ECCELLENTE. NON DEV’ESSERE STATO SEMPLICE RAGGIUNGERE IL GIUSTO BILANCIAMENTO, VISTO IL GRAN NUMERO DI LIVELLI E DI STRATI DELLE CANZONI. QUANTO TEMPO HA RICHIESTO QUESTO PROCESSO?
– Ci è voluto molto più tempo del previsto ed è stato uno sforzo basato su molti on/off, quindi faccio davvero fatica a quantificarlo. Volevo assicurarmi che tutto coincidesse perfettamente con ciò che avevo in mente, quindi ho dovuto fare delle pause per giudicare il lavoro dalla prospettiva di un estraneo, un processo non certo semplice. Per questo album Victor si è spinto al limite, e non posso che essergli grato; è una persona con cui è molto facile lavorare, e ogni volta riesce a mettere a fuoco le mie visioni (spesso folli). Inoltre, i Woodshed sono tra i migliori studi di registrazione in cui è possibile capitare, e hanno l’enorme pregio di non basarsi su suoni preimpostati. Lì dentro, Victor riesce sempre ad elevare le band con cui collabora e a donare loro un suono personale.

COSA PUOI DIRCI INVECE DELL’ARTWORK DI VAMPERESS IMPERIUM? IMMAGINO CHE LA COVER SIA SOLO UN PICCOLO FRAMMENTO DEL QUADRO GENERALE…
– Vamperess Imperium è il principio contraddittorio femminile che conclude il nostro lavoro. È vicinissima a noi da un punto di vista spirituale, quindi le sue opere combaciano profondamente con tutto ciò che facciamo. L’unicità è qualcosa a cui aspiriamo ardentemente, e ogni volta lei riesce a realizzare qualcosa di diverso. Un principio simile a quello che guida l’esecuzione spirituale della nostra musica. La copertina è solo un piccolo tassello del puzzle, ma può anche funzionare anche come un ingresso autonomo all’abisso di “Liber Lvcifer II”. Siamo rimasti senza parole quando abbiamo visto il risultato finale, e non vediamo l’ora di ricevere le copie fisiche dell’album per apprezzarne ancora di più lo sforzo. Sono già impaziente di vedere cosa creerà per le nostre prossime uscite. Anche qui, sentirsi grati è l’unico concetto esprimibile.

QUAL È L’ULTIMO DISCO BLACK METAL CHE TI HA DAVVERO IMPRESSIONATO?
– Queste sono le ultime uscite black metal che dominano la mia playlist, in ordine alfabetico per preservare il mio disturbo ossessivo compulsivo:

Acausal Intrusion – “Seeping Evocation”
Adaestuo – “Purge of the Night Cloak”
Ateiggär – “Tyrannemord”
Auld Ridge – “Consanguineous Hymns of Faith and Famine”
Bekëth Nexëhmü – “De dunklas sorgeakt (Ett nordiskt afvsked…)”
Daeva – “Through Sheer Will And Black Magic…”
Doldrum – “The Knocking, or the Story of the Sound That Preceded Their Disappearance”
Dødsengel – “Bab Al On”
Grand Belial’s Key – “Kohanic Charmers”
Lifvsleda – “Sepulkral Dedikation”
Mistcavern – “Into Twilight”
Mortuus – “Diablerie”
Necromante – “XI”
Negative Plane – “The Pact” (al primo posto della classifica, e quello che ho ascoltato di più)
Noenum – “Heresiarch”
Omegavortex / Pious Levus – Split
Ritualization – “Hema Ignis Necros”
Sodality – “Gothic”
Theriomorph – “Diabolical Bloodshed”
Unfyros – “Alpha Hunt”

Il black metal regna ancora incontrastato, basta avere orecchie, occhi e cuore rivolti nella giusta direzione.

STATE PROGRAMMANDO DI RIPORTARE LA MUSICA DEI THY DARKENED SHADE SUL PALCO?
– Certamente, ma terremo solo concerti selezionati e pertinenti alla nostra visione. Prima o poi pianificheremo anche qualche tour. Abbiamo molte richieste di concerti, ma stiamo molto attenti a cosa fare e a cosa no.

CI SONO VOLUTI QUASI DIECI ANNI PER GODERE DEL SECONDO CAPITOLO DELLA TRILOGIA DI “LIBER LVCIFER”. CREDI CHE IL PROSSIMO RICHIEDERÀ LO STESSO AMMONTARE DI TEMPO?
– Per motivi che lasciano quasi perplessi, questo album è stato molto difficile da portare a termine. Ad ogni modo, grazie a questa esperienza adesso sappiamo ancora meglio cosa fare e come realizzare i nostri prossimi dischi. Ci assicureremo sempre che un lavoro dei Thy Darkened Shade sia un riflesso del nostro Io interiore in un preciso momento. Ci prenderemo tutto il tempo necessario, rivendicando sempre il pieno controllo della nostra Arte, in ogni suo aspetto e dettaglio. Per rispondere più concretamente alla domanda, penso che il prossimo album uscirà molto prima, ma non posso ancora sapere quando, e sinceramente non è una cosa che mi preoccupa. Quando vedremo dei risultati all’altezza delle nostre aspettative, allora lo libereremo sul mondo.

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