TO KILL – Natural Vegan Killers

Pubblicato il 21/07/2008 da
 
I vegan-corers romani To Kill sono ormai da qualche anno ai vertici della crescente scena hardcore italiana, grazie a show al fulmicotone che non lasciano prigionieri, ad un’attitudine onesta e vera al 100% e ad un suono sempre più violento, intrigante e capace di smuovere il più fossilizzato degli ascoltatori. Dopo due dischi distribuiti soltanto all’estero, finalmente il terzo sforzo targato To Kill approda in Italia con promozione capillare: “When Blood Turns Into Stone” è a dir poco una mazzata sulle gengive! Parola a Josh, voce e leader della formazione straight-edge…

 
JOSH, PARTIAMO SUBITO CON QUALCHE INFORMAZIONE SUI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI, VISTO CHE IN PRATICA IN ITALIA NON SONO STATI DISTRIBUITI. COME SONO STATI ACCOLTI ALL’ESTERO?
“Il nostro terzo full-length album, ‘When Blood Turns Into Stone’, è in uscita proprio adesso. Nei nostri quasi quattro anni di vita, abbiamo inciso altri due CD, ‘Watching You Fall’ e ‘Vultures’, e un EP-demo. Tutte le uscite sono state accolte alla grande e speriamo che questo nuovo lavoro sia accolto ancora meglio; lo speriamo vivamente grazie al fatto che ora la GSR Music è distribuita in Italia da Andromeda, la quale dovrebbe dare uno slancio in più a questa release”.

NEL VOSTRO GENERE, IN LINEA DI MASSIMA, C’E’ POCO SPAZIO PER L’EVOLUZIONE E LA SPERIMENTAZIONE. COME VI SIETE APPROCCIATI A LIVELLO STILISTICO ALLA REALIZZAZIONE DEL TERZO FULL, SICURAMENTE IL VOSTRO DISCO PIU’ ATTESO ED IMPORTANTE?
“In realtà negli ultimi anni l’hardcore si è evoluto molto, soprattutto perché c’è stata un po’ (un po’ tanto, diremmo…, ndR) un’esplosione del genere, la quale, quindi, ha tirato dentro in questo enorme e diversificato mondo persone che prima appartenevano ad altri panorami musicali. Noi proveniamo, almeno come persone e modi di essere, da quella che è un po’ la vecchia scuola dell’HC, sia musicalmente che come approccio personale al microcosmo che esso rappresenta, quindi sicuramente il nostro stile si è evoluto, con il passare degli anni, verso sonorità diverse e forse più moderne, mantenendo però sempre molto evidente l’impronta delle nostre origini”.

IN SOLI VENTINOVE MINUTI DI MUSICA, SIETE RIUSCITI A CONCENTRARE UNA RABBIA DEVASTANTE ED UNA FURIA QUASI PALPABILE. DA DOVE VIENE TUTTA QUESTA VOGLIA DI DIVERTIRSI SPACCANDO TUTTO? COME SI RIESCE A RICREARE IN STUDIO L’ATMOSFERA DI UN LIVE?
“Probabilmente il volume smodato che usiamo noi in sala prove aiuta a rendere già l’idea di quello che sarà poi il pezzo dal vivo! La conseguenza è che ora siamo tutti sordi, però, come dicevi tu, il risultato dovrebbe essere abbastanza riuscito! Abbiamo cercato di riportare nel nostro ultimo lavoro tutta l’energia e l’urgenza che ci spingono ogni sera a suonare e a dare il 100% di quello che abbiamo. La voglia di divertirsi nasce dal fatto che lo stare in tour è diventato un fattore della nostra vita così essenziale che diventa per noi enormemente difficile farne a meno. Anche lo stare assieme è davvero fondamentale per noi: ormai siamo realmente una famiglia, che si realizza ogni sera in quel momento in cui siamo sul palco con la nostra voglia di spaccare tutto”.

LA BIOGRAFIA PARLA DI UN INDURIMENTO DEL SUONO, PIU’ METAL E MENO HARDCORE. SIETE D’ACCORDO? VI SENTITE PIU’ METAL E MENO HARDCORE SUL SERIO?
“Musicalmente, senza ombra di dubbio, questo è il lavoro più metal tra quelli da noi fatti. Anche la produzione, poi, dà una grossa spinta per definirlo tale. Però forse, a volte, al primo ascolto passano inosservate delle parti parecchio rock. Non saprei come definire il disco nuovo: sicuramente un altro passo avanti nell’evoluzione stilistica dei To Kill”.

E APPUNTO UNO DEI PUNTI SALIENTI E’ SICURAMENTE LA PRODUZIONE, OTTIMA E OTTIMIZZATA DAL SUPERBO LAVORO DI TUE MADSEN. COME AVETE SCELTO E DECISO DI RIVOLGERVI AD UNO DEI PRODUTTORI PIU’ RICERCATI DEL MOMENTO?
“Ovviamente lo abbiamo scelto perché, come dici tu, è uno dei produttori più ricercati ed affermati del momento (ride, ndR); ed è davvero stato in grado di lavorare nella direzione che gli abbiamo chiesto. Credo che nel cercare di spiegare perché abbiamo voluto collaborare con lui, la miglior risposta sia semplicemente ascoltare i suoi lavori. Basta fare solo alcuni nomi, ad esempio Sick Of It All, Born From Pain e Himsa. Siamo stati contentissimi quando abbiamo saputo che la GSR era riuscita a trovare un buon deal con Tue per fargli metter mano su questo disco. Va detto pure che un grandissimo lavoro è stato fatto anche da Alex di Hell Smell qui a Roma, che per quasi un mese è stato coinvolto in tutto ciò che abbiamo fatto in fase di registrazione, finendo ogni sera ad orari assurdi e standoci dietro, il che è una condizione di lavoro abbastanza surreale…”.

IL VOSTRO MOSH-CORE NON E’ COSI’ SCONTATO COME ALL’APPARENZA POTREBBE SEMBRARE. I PEZZI SONO ARRANGIATI BENISSIMO E GLI STRUMENTI CREANO PARTITURE MOLTO CURATE E ANCHE ABBASTANZA ORIGINALI. COME LAVORATE IN FASE COMPOSITIVA?
“Come direbbe Renè Ferretti di ‘Boris’, la nostra serie preferita: a cazzo di cane (ride, ndR)! No, di solito arriva qualcuno con un’idea che gli è venuta in mente sotto la doccia o in un qualsiasi momento random della giornata e poi su quell’idea si cerca di lavorare per darle l’atmosfera giusta a far crescere il tutto, fino a farla diventare un pezzo vero e proprio. Poi, una volta che lo scheletro del brano è ben riconoscibile e comincia ad avere una sua personalità, Ugo (chitarrista, ndR) ci mette sopra tutti gli arrangiamenti che danno ai pezzi quel groove in più che non guasta mai. In realtà abbiamo lavorato davvero come collettivo, cercando di tirare fuori gli uni dagli altri il meglio possibile”.

E’ NOTA LA VOSTRA MILITANZA STRAIGHT-EDGE, VEGANA E ANIMALISTA. SIETE TUTTI STRAIGHT-EDGE E VEGANI NEL GRUPPO? COSA VI DA’ IN PIU’ CONDIVIDERE QUESTE FILOSOFIE DI VITA?
“Quando abbiamo fondato il gruppo, queste prerogative erano fra le motivazioni principali che ci hanno spinto a voler suonare insieme. Siamo tutti straight-edge, tre vegani e due vegetariani: tutti noi siamo sempre più convinti nel portare avanti queste idee, che infatti sono fattori essenziali della band, allo stesso modo della musica; questa nostra scelta è del resto evidente anche nei testi di alcune nostre canzoni”.

ECCOCI ALL’ARGOMENTO LYRICS, DUNQUE: QUELLE DI “WHEN BLOOD TURNS INTO STONE” MI SEMBRANO PARECCHIO INTERPRETABILI DALL’ASCOLTATORE. E’ GIUSTA QUESTA MIA IMPRESSIONE? QUALI TEMI TRATTATE IN MAGGIOR PARTE?
“Con i nostri testi abbiamo sempre voluto parlare della nostra visione delle cose in ambiti diversi, personali e sociali; però non abbiamo mai voluto dare delle interpretazioni univoche, non abbiamo mai voluto risultare un gruppo che dice cosa fare e come comportarsi, quindi non abbiamo mai cercato lo slogan, bensì abbiamo preferito sempre usare dei messaggi più sottili, delle metafore, che credo abbiano comunque sempre centrato abbastanza il bersaglio”.

LA VOSTRA ATTIVITA’ LIVE E’ DEGNA, FIN DAGLI ESORDI, DI UN GRUPPO INTERNAZIONALE. COME REAGISCONO I FAN CHE ANCORA NON VI CONOSCONO AL VOSTRO ASSALTO ON STAGE?
“L’attività live della band è importantissima per noi, sicuramente è ciò che dà vita a tutto il resto. Noi facciamo musica proprio perché vogliamo poi suonare dal vivo ed è quello che ci appaga di più. Quando ci capita di suonare in ambiti nuovi o diversi, la gente comunque ha sempre una reazione positiva: credo che ci rispetti, a prescindere dal fatto che la nostra proposta le piaccia o no; il nostro impegno è totale nel suonarla”.

CON QUALE GRUPPO E’ STATO PIU’ SODDISFACENTE ESIBIRSI? E INVECE C’E’ QUALCHE BAND CHE VI HA DELUSO SOTTO IL PUNTO DI VISTA UMANO E PROFESSIONALE?
“Personalmente posso dire che tutti i gruppi con cui siamo andati in tour sono stati fantastici. Si è sempre creato un ottimo rapporto con tutti, fortunatamente. L’ultimo tour di cui abbiamo fatto parte – con Parkway Drive, Bury Your Dead e Suicide Silence – è stato forse quello più soddisfacente dal punto di vista professionale, anche se alcuni di noi sono perlopiù grandi fan dei piccoli locali pieni di gente accalcata e sudata. Gruppi deludenti? Non mi viene in mente nessuno…però è capitato un paio di volte di suonare con qualcuno che si sente chissà quale rockstar. E questo secondo noi è qualcosa che nell’hardcore non dovrebbe mai accadere”.

PROSSIMI APPUNTAMENTI DAL VIVO?
“L’Eastpak Etnika Rock a Ceccano e all’Idroscalo di Milano, il 5 e il 6 di luglio (l’intervista si è svolta a metà giugno, ndR). Poi per l’Italia stiamo iniziando a lavorare per l’autunno, ma non c’è ancora nulla di pronto. A livello europeo, suoneremo ad un paio di festival in estate e poi probabilmente un altro mesetto di tour sempre in autunno”.

QUANTO CREDI POSSA DURARE ANCORA IL TREND POSITIVO DELL’HARDCORE E DEL METAL-CORE? GIA’ ORA ESCONO MOLTI MENO DISCHI… PENSI CHE IL FENOMENO RITORNERA’ NELLA SUA (RELATIVAMENTE) CONTENUTA NICCHIA?
“Il trend è già un po’ in calo. Dimostrazione ne è il fatto che molti gruppi americani ora stanno tutto il tempo in tour qui in Europa (a volte anche un po’ ridicolmente, tipo ogni 2-3 mesi) perché in America sta calando parecchio quella che è stata la vera moda degli ultimi anni. Di conseguenza, penso che anche in Europa a breve il trend sia destinato a scemare. Più che altro questa commercializzazione accanita ha fatto sì che si creassero due fasce: una di gruppi giganteschi con cachet assurdi e l’altra è quella che come dicevi tu sta tornando un po’ a quello che era l’hardcore in origine. Anche l’esplosione dello screamo e dell’emo (ai tempi miei, poi, queste parole avevano un significato assai diverso) e pure del grind tecnico sta facendo sì che l’HC si stia ridimensionando abbastanza velocemente”.

OK JOSH, GRAZIE MILLE PER LA CORTESIA E LA DISPONIBILITA’. CONCLUDI PURE A PIACIMENTO…
“Grazie mille a voi per l’intervista. BASTA MANGIARE CARNE. CREATEVI UNA COSCIENZA POLITICA”.
 
 
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