Impalpabili come una nuvola, ma al tempo stesso dalla pesantezza di un elefante, i Torche si nutrono di paradossi. Gentilezza e potenza, sogno e carica rock’n’roll, suoni giganteschi e melodie di fiaba, sono ingredienti armonizzati in una formula perfezionata un poco per volta dagli esordi ad oggi. Una prima ‘detonazione’ su scala underground la si è avuta con “Restarter”, ora “Admission” conferma e rilancia: siamo al cospetto di un gruppo calatosi nel ruolo di sforna-hit, in grado di produrre con disarmante facilità piccoli inni rock gaudenti e immaginifici. Nell’ultimo album ci si perde come in un sogno ad occhi aperti, inebriati e pacificati da registri strumentali che donano un comfort completo all’ascoltatore, lo cullano e lo energizzano, senza inserire una nota che non sia strettamente necessaria e funzionale. Abbiamo raggiunto il batterista Rick Smith per farci spiegare come si sia giunti a tali apprezzabili risultati, cosa significhi essere i Torche e produrre una musica così unica.
“ADMISSION” ARRIVA A QUATTRO ANNI DA “RESTARTER”, UN ALBUM CHE VI HA DATO UN’AMPIA ESPOSIZIONE SULLA SCENA METAL E HA ACCRESCIUTO ENORMEMENTE LA VOSTRA POPOLARITÀ. CON “ADMISSION” AVETE PERCEPITO LA NECESSITÀ DI DOVER DARE UN ADEGUATO SUCCESSORE A “RESTARTER”?
– Personalmente, sapevo che “Admission” sarebbe stato superiore a “Restarter”. Cerchiamo sempre di sperimentare col nostro sound e di vedere dove possiamo portarlo. Allo stesso tempo, vogliamo continuare a crescere come songwriter e realizzare materiale di valore.
LA VOSTRA IDENTITÀ È CHIARA E MULTIFORME: UN SUONO DURO, PESANTE, GRASSO, OTTENUTO MISCHIANDO SLUDGE, HARD ROCK, STONER, UN TOCCO DI PSICHEDELIA, MELODIE SOGNANTI E VOCALIZZI GRUNGE. UN PONTE FRA HEAVY METAL E POP ROCK. PENSO ABBIATE TROVATO LA ‘FORMULA PERFETTA’, SCRIVENDO POTENZIALI HIT, PUR SUONANDO MOLTO HEAVY. COME SIETE GIUNTI A QUESTA SINTESI E IN CHE COSA SECONDO VOI I TORCHE SONO DIFFERENTI DALLE ALTRE BAND?
– Penso sia pieno di gruppi là fuori, arrivati prima di noi, che scrivono materiale simile al nostro. Ma noi abbiamo il nostro sound e il nostro stile, questo è fuor di dubbio. Siamo tutti quanti attratti da ciò che suona molto pesante, senza che ciò comprometta l’essere catchy. Siamo impegnati in un costante lavoro di perfezionamento e nel far coesistere al meglio tutte le influenze che ci caratterizzano. Influenze che possono provenire da ambienti ben lontani dal metal e dall’hard rock, questo forse è ciò che ci distacca da tante altre band.
SE DOVESSI DESCRIVERE LA MUSICA DEI TORCHE CON UN SOLO AGGETTIVO, LA DEFINIREI ‘COLORATA’: UN’IDEA RIFLESSA PERFETTAMENTE NEI VOSTRI SGARGIANTI ARTWORK, PER ALTRO. VI PIACE CHE LA BAND INDUCA A UN’IDEA SIMILE? QUALI SONO I COLORI CHE ASSOCIERESTI AI TORCHE?
– I colori che associo ai Torche cambiano da un album all’altro. Attualmente, il gruppo è nella fase blu/porpora. Mi piace che veniamo associati a una vasta gamma di colori, non siamo sicuramente una band in bianco e nero!
COLLEGANDOMI ALLA DOMANDA PRECEDENTE, TI CHIEDO COME SIETE ARRIVATI A RICHARD ERGEZ PER L’ARTWORK E QUALE SIA L’IDEA DI BASE DIETRO LA COPERTINA DI “ADMISSION”.
– Siamo tutti fan dell’arte di Richard e desideravamo ardentemente poterci collaborare per il disco. Aveva dipinto una serie di quadri simili a quello che poi abbiamo utilizzato, ma quando abbiamo visto l’immagine in seguito finita sulla cover di “Admission”, ci siamo accorti all’istante che sarebbe stata perfetta. Ci ha regalato immagini fantastiche, gli siamo grati per aver lavorato con noi.
QUALI SONO LE PRINCIPALI QUALITÀ DI “ADMISSION” E IN COSA DIFFERISCE DA “RESTARTER”?
– Maturità, potenza nel songwriting, sono le prime qualità che mi vengono in mente. “Admission” è una rappresentazione sincera di dove siamo ora come band, una situazione che ci rende orgogliosi di quello che siamo attualmente. La produzione ritengo sia molto migliore di quella di “Restarter”, fa percepire meglio il mood dei singoli brani, c’è una grandissima attenzione a ogni dettaglio.
COME TI SPIEGHI LA POPOLARITÀ RECENTEMENTE RAGGIUNTA DALA BAND? SECONDO TE PER QUALE MOTIVO MOLTI METAL FAN SONO ATTRATTI DA QUELLO CHE SUONATE?
– Penso che le persone necessitino di una pausa da chi urla tutto il tempo. Il nostro suono è caldo fa sentire bene quando lo si ascolta, ma è anche super heavy! Rimane un ascolto che si accorda perfettamente ai gusti di un metal fan, l’atmosfera è generalmente positiva.
COME FUNZIONA IL VOSTRO FLUSSO D’ISPIRAZIONE E QUANTO TEMPO IMPIEGATE PER SCRIVERE UN ALBUM DALL’INIZIO ALLA FINE?
– “Restarter” l’abbiamo scritto in poche settimane. Per “Admission” ci è voluto di più. Dipende. Dopo “Restater” abbiamo preso una pausa dalla band per due anni, dovevamo mettere un po’ di cose a posto nelle nostre vite. Immagino che per il nuovo album saremo molto più veloci di quanto avvenuto per quest’ultimo disco. L’ispirazione è sempre con noi.
“ADMISSION” HA UN SUONO CHE È TANTO FORTE E POTENTE, QUANTO SOFFICE E SOGNANTE. IN STUDIO DI REGISTRAZIONE, AVETE PROVATO QUALCOSA DI PARTICOLARE PER RAGGIUNGERE QUESTO BILANCIAMENTO FRA DUREZZA E LEGGEREZZA?
– È semplicemente il nostro sound! Abbiamo sempre posseduto elementi di questo tipo e ogni volta che entriamo in studio tentiamo di catturare al meglio la nostra essenza. “Assumption” è il miglior esempio possibile di quello che siamo attualmente come band.
MIAMI NON È NORMALMENTE ASSOCIATA ALLA SUA SCENA ROCK. QUALE TIPO DI INFLUENZA VI HA DATO LA VOSTRA CITTÀ E COME CI SI TROVA ESSERE UNA ROCK BAND NELL’UNIVERSO CULTURALE TIPICO DI MIAMI?
– L’isolamento geografico rispetto ad altre scene rock ci ha consentito di avere un background abbastanza peculiare, all’interno di una città dedicata alla musica dance. La musica basata sui bassi ha avuto un forte impatto su di me, è stata la prima cosa così heavy che ho sentito, da farmi percepire che era qualcosa di adatto a me, che la potevo sentire mia. Intendo con questo reggae e dub, oppure diversi tipi di elettronica, roba come la drum’n’bass, freestyle, techno. Quand’ero più giovane, ero circondato da ottima musica di questo tipo. Adesso, ad esempio, stanno crescendo molti ottimi gruppi death metal!
LA VOSTRA MUSICA ESCE PER UNA CASA DISCOGRAFICA, LA RELAPSE, ICONICA PER IL METAL ESTREMO. QUALI SONO GLI ARTISTI DELLA LABEL CHE VI HANNO MAGGIORMENTE INFLUENZATO?
– La Relapse ha lavorato con tantissime ottime formazioni, difficile citarne solo qualcuna. Le mie preferite sono Incantatation, , Disembowelment, High On Fire, Gore Beyond Necropsy, Neurosis, Benumb e potrei andare avanti ancora a lungo a elecarne! Alla Relapse hanno fatto e continuano a fare un lavoro fondamentale per tutto l’underground metal.
PENSI CHE I TORCHE POSSANO ESSERE ANCORA CONSIDERATI UNA BAND UNDERGROUND, O PENSATE DI ESSERE CRESCIUTI A TAL PUNTO DA ESSERVI LANCIATI IN UNA DIMENSIONE DECISAMENTE DIVERSA?
– È qualcosa che non dipende da noi. È il pubblico a decidere quali gruppi meritano maggiore esposizione. Noi possiamo soltanto concentrarci nello scrivere la musica migliore possibile e suonare dal vivo meglio che riusciamo. Il successo sarà proporzionale a quello che saremo in grado di mettere nella nostra arte.
COSA MI DICI DEL TOCCO GRUNGE AVVERTIBILE NELLA VOSTRA MUSICA? QUANTO È IMPORTANTE PER VOI E QUALI SONO I VOSTRI ARTISTI PREFERITI DI QUEL PERIODO?
– Ci piace tantissima musica di quel periodo, è un pensiero nostalgico per noi, che siamo cresciuti con quei suoni nelle orecchie. È stato un grande momento: Smashing Pumpkins, Jane’s Addiction, Soundgarden, Nirvana, The Breeders e altri ancora sono stati parte del nostro sound fin da quando abbiamo iniziato a suonare assieme.
PENSO CHE SE UN ALBUM COME “ADMISSION” FOSSE USCITO NEGLI ANNI ’90, I VIDEO DELLE SUE CANZONI AVREBBERO RUOTATO A LUNGO NEL PALINSESTO DI MTV. NONOSTANTE SIA UN ALBUM DAL TAGLIO MODERNO, STRETTAMENTE CONNESSO AGLI STILI MUSICALI CHE DOMINANO LA SCENA ROCK ODIERNA. SE POTESSI IMMAGINARE LA SITUAZIONE, QUALI PENSI SAREBBE IL VOSTRO STATUS SE I TORCHE FOSSERO NATI VENT’ANNI PRIMA?
– Sarei probabilmente molto ricco e avrei la possibilità di vivere molto più a lungo!
HO LETTO DI RECENTE UNA VOSTRA INTERVISTA DEL PERIODO DI “RESTARTER”, NELLA QUALE CONFESSAVATE CHE LA VOSTRA PIÙ GRANDE SPERANZA ERA QUELLA DI LASCIARE I VOSTRI LAVORI PER CONCENTRARVI INTERAMENTE SULLA MUSICA. DOVE SIETE ARRIVATI FINORA RISPETTO A QUEL PROPOSITO?
– Non siamo ancora a quel punto, purtroppo. Siamo solo contenti di “Admission” e convinti di aver realizzato un grande album. Per tutto il resto, si vedrà…