In un 2025 che sta iniziando a regalare grosse soddisfazioni in campo death metal (basti pensare ai recenti lavori di Chaos Inception, Phrenelith, Pyre e Vacuous), si può dire che ci sia spazio anche per i Tormentor Tyrant, temibile progetto finlandese – formato da ex e attuali membri di realtà già piuttosto note nell’underground, come Corpsessed, Solothus e Tyranny – autore di un esordio a dir poco feroce e radicato nella scuola americana più violenta e iconoclasta.
Un suono che deve tantissimo alla mitologia dei primi Deicide, e che il terzetto interpreta con l’autorevolezza e l’energia tipiche di quei veterani ancora bramosi di esprimersi e mettersi alla prova, omaggiando un genere inscindibile dalle loro vite. Contattati via e-mail poco dopo la pubblicazione di “Excessive Escalation of Cruelty”, ecco cosa ci hanno risposto i Nostri…
IN UN’EPOCA IN CUI IL DEATH METAL È SPESSO ASSOCIATO A UN MISTICISMO INTRISO DI RIVERBERO, LA MUSICA DEI TORMENTOR TYRANT SI DISTINGUE PER UN APPROCCIO DECISAMENTE PIÙ BARBARICO E DIRETTO. UN RITORNO ALLE RADICI, MA CHE SCEGLIE DI ISPIRARSI A NOMI CHE OGGI NON SONO COSÌ SOVRAESPOSTI. PUOI RACCONTARCI LE ORIGINI E LA VISIONE DIETRO AL PROGETTO?
M.: – Non c’è molto da aggiungere a questa introduzione (ride, ndR)! Hai già fatto un ottimo lavoro nel descrivere l’idea di base e la visione della band, che possono essere riassunte esattamente in quelle parole! TT è l’unione di J. Carnage (batteria), S. Envenom (chitarra/voce) e me, M. Malignant (basso/voce), e della nostra visione condivisa di come dovrebbe suonare un death metal violento basato soprattutto sui riff.
DOPO L’INASPETTATO SUCCESSO DI “TORMENTOR TYRANT”, PENSAVO CHE AVREMMO VISTO UN SEGUITO IN TEMPI PIÙ BREVI. TUTTAVIA, SONO PASSATI TRE ANNI. COS’È SUCCESSO NEL FRATTEMPO?
M.: – Beh, non siamo rimasti con le mani in mano, anzi. Le registrazioni dell’album sono iniziate a giugno 2023 con la batteria. Basso e chitarre sono stati completati durante l’autunno dello stesso anno e le voci sono state ultimate a gennaio 2024. Quindi, in totale, le composizioni e i riff erano già pronti un anno e mezzo dopo l’uscita del primo EP (o demo, come preferiamo chiamarlo), ma ci è voluto del tempo per finalizzare tutti gli aspetti dell’album, inclusa la copertina.
Purtroppo, siamo rimasti bloccati in un limbo per la pubblicazione, perché la label aveva una finestra disponibile solo per gennaio 2025, quindi abbiamo dovuto stringere i denti e aspettare. Nel quadro generale, però, non è così importante: il momento è finalmente arrivato e l’album è finalmente uscito! Esattamente tre anni dopo l’EP.
L’ALBUM POTREBBE QUASI ESSERE VISTO COME UN FLUSSO INARRESTABILE DI VIOLENZA, EPPURE I SINGOLI BRANI POSSONO ESSERE ISOLATI E APPREZZATI ANCHE SINGOLARMENTE. SEMBRA CHE ABBIATE DEDICATO MOLTO IMPEGNO ALLA COSTRUZIONE DI DINAMICHE, MOVIMENTO E MEMORABILITÀ, NONOSTANTE L’AGGRESSIVITÀ NELLA SCRITTURA. COME AVETE AFFRONTATO QUESTO ASPETTO?
S.: – Le torture del Tiranno sono sfaccettate. A volte, può persino mostrare qualcosa di simile alla misericordia, prima di spazzarti via. Ad ogni modo, come il vero Signore della Sofferenza sa bene, gli elementi devono essere attentamente bilanciati per ottenere il massimo risultato in ogni canzone, sulla base dei riff. Anche come viene suonata la batteria gioca un ruolo fondamentale in questo: andiamo veloci, più veloci o alla velocità della luce?
M.: – La scrittura dei pezzi avviene faccia a faccia in sala prove, con tutti che propongono riff e idee che vengono derise o elogiate: solo i più forti sopravvivono, mentre i riff scadenti vengono sbeffeggiati. A volte diventa piuttosto brutale. Non accettiamo demo con batteria programmata o roba da GuitarPro: queste cose non saranno mai permesse. Quindi, quando si entra in sessione di scrittura, bisogna arrivare preparati, con i propri riff affilati come lame.
OVVIAMENTE, NELLA VOSTRA MUSICA C’È UNA FORTE INFLUENZA THRASH METAL. ASCOLTARVI È UN PO’ COME TORNARE A UN’EPOCA IN CUI I CONFINI TRA DEATH E THRASH ERANO MOLTO MENO DEFINITI. AVETE SVILUPPATO UN METODO PER BILANCIARE QUESTI DUE ELEMENTI O VI AFFIDATE SEMPLICEMENTE ALL’ISTINTO?
S.: – Istinto. Se un riff suona alla Slayer, è una buona cosa, ma se lo rendiamo ancora più pesante verso il death metal, allora per noi è ancora meglio. Molte delle band da cui traiamo ispirazione si trovano proprio su quel confine, quindi è naturale che si senta anche nella nostra musica.
COSA VI HA PORTATO A SCEGLIERE EVERLASTING SPEW COME VOSTRO PARTNER?
M.: – Ero in contatto con l’etichetta da diversi anni grazie alla mia altra band, i Corpsessed, e in parte anche con i Profetus. Così, quando abbiamo completato le registrazioni della demo di TT nel 2021, ho contattato i gentiluomini italiani di Everlasting Spew per sapere se fossero interessati a pubblicarla in formato fisico, e lo erano.
Così è stato fatto l’accordo, e loro l’hanno pubblicata come EP all’inizio del 2022 in CD, cassetta e formato digitale, dandoci anche il supporto promozionale di cui la band aveva disperatamente bisogno.
PARLARE DI UN ALBUM COME “EXCESSIVE ESCALATION OF CRUELTY” SENZA MENZIONARE I PRIMI DISCHI DEI DEICIDE SEMBRA IMPOSSIBILE. COSA VI AFFASCINA DI PIÙ DI QUEI LAVORI? SPESSO SI PARLA DEI LORO CONCEPT BLASFEMI E DELLE DICHIARAZIONI DI GLEN BENTON DELL’EPOCA, MA RARAMENTE DEL PESO SPECIFICO DEI LORO RIFF, CHE A MIO AVVISO RESTANO (QUASI) IMBATTUTI…
S.: – I riff, la batteria e i ritmi che ti spezzano il collo quando li ascolti. L’elemento malvagio, il concept e le dichiarazioni sono solo il condimento che completa il tutto. La cosa più importante sono i riff.
M.: – L’influenza dei Deicide è innegabile, ma pensiamo anche che i Tormentor Tyrant abbiano un’identità propria, che si espande a ogni uscita.
SIETE DELLA SCUOLA ‘NO FRATELLI HOFFMAN, NO PARTY’ O APPREZZATE ANCHE LE INCARNAZIONI PIÙ RECENTI DELLA BAND DI TAMPA? QUAL È IL VOSTRO ALBUM PREFERITO DEI DEICIDE E PERCHÉ?
S.: – Ho sempre adorato di più i primi album. Ci sono alcune buone tracce anche nei successivi, ma quelli che ho ascoltato così tanto da far saltare i CD sono i primi tre.
M.: – Sono d’accordo, i primi tre più le demo sono il materiale migliore. Con “Serpents of the Light” ho iniziato a perdere interesse, ma da fanboy stupido li ho comunque comprati tutti.
Dannazione, ho persino preso l’album degli Amon del 2012 dei fratelli Hoffman e non l’ho trovato così male, anche se mancava di pezzi memorabili. Per quanto riguarda i Deicide, ci sono ottimi brani anche nei loro album più recenti, ma gli assoli sono diventati orribili da quando i fratelli Hoffman se ne sono andati, specialmente quelli di Santolla… totalmente inadatti alle canzoni. Quanto al miglior album, per me è dura scegliere tra il debutto, “Legion” e “Once Upon the Cross”.
ANCHE SE SIETE UNA BAND ALL’ESORDIO, NON SIETE CERTO NUOVI NELL’AMBIENTE. COM’ERA ASCOLTARE (DEATH) METAL IN FINLANDIA NEI PRIMI ANNI ‘90?
M. – Ok, facciamo un salto nei ricordi (ride, ndr). Per me l’introduzione al metal è stata con Metallica e Sepultura nel ‘91, e da lì sono stato risucchiato completamente. La generazione che ha creato il death metal era la Generation X, mentre noi eravamo la Gen Y, nati nei primi anni ‘80. Questo significa che quando ho scoperto il metal estremo, nel ‘95, avevo solo tredici anni… ma il periodo d’oro del death metal era già finito!
In Finlandia nel ‘95 tutto ruotava attorno al black metal. Il death metal era considerato quasi morto, obsoleto e totalmente fuori moda. Ma questo non mi ha fermato: ho abbracciato sia il death che il black metal con entusiasmo.
Con il death metal c’era un enorme catalogo da recuperare, mentre il black metal era ancora fresco, con la seconda ondata nel suo periodo migliore. Le band che ho scoperto in quegli anni andavano dai classici della Florida (Deicide, Cannibal Corpse, Morbid Angel) ai finlandesi Sentenced e Amorphis, fino alle band inglesi come Carcass, Bolt Thrower e le opere doom/death di Paradise Lost, My Dying Bride e Anathema. E, ovviamente, tantissime band della scena black metal.
Ascoltare quel genere all’epoca era qualcosa di magico. C’era una componente di ribellione, ma anche un forte senso di comunità tra gli emarginati. E poi c’era un senso di pericolo. Ma soprattutto, si trattava di una connessione profonda con la musica, non con le persone.
I tempi erano diversi. Internet stava appena iniziando a diffondersi, i CD-R stavano sostituendo il tape trading e poi sono arrivati gli mp3 e lo streaming. Abbiamo vissuto il passaggio dalle lettere e dalle telefonate ai forum online, e poi ai social media.
In Finlandia, il metal è sempre stato una cultura molto sentita, specialmente nell’underground. E in trent’anni ho visto le tendenze andare su e giù come onde. Ma una cosa è certa: gli anni ‘80 e ‘90 sono stati l’epoca della vera innovazione. Oggi la tecnica è migliore, ma le idee sono per lo più ricicli del passato.
PARLANDO DELLA SCENA UNDERGROUND CONTEMPORANEA, CONSIDERANDO IL VOSTRO COINVOLGIMENTO IN ALTRE BAND, COME LA VEDETE?
M. – Come la vediamo? Da una distanza di sicurezza… per lo più con disprezzo (ride, ndr). Scherzi a parte, ci sono molte band valide, vecchie e nuove, grandi amici che abbiamo incontrato lungo la strada, e un sacco di ottimi album usciti.
A parte questo, siamo troppo vecchi per le dinamiche di ‘scena’ e le pacche sulle spalle. Lasciamo che sia la musica a parlare.
ORA CHE L’ALBUM È FINALMENTE USCITO, PENSATE DI PORTARE LA VOSTRA MUSICA SUL PALCO?
M. – Sì! Ci sono piani in corso per suonare dal vivo con TT nel 2025.