Per la prima volta nella sua carriera, la Trans-Siberian Orchestra terrà un concerto in streaming il prossimo 18 dicembre. Per ovvie ragioni legate al Covid-19, il loro immancabile tour natalizio è stato cancellato e questo sarà l’unico modo per vedere la creatura di Jon Oliva e del compianto Paul O’Neill su un palco, anche se virtuale. Per l’occasione siamo riusciti ad intercettare il chitarrista Chris Caffery, che ci ha parlato di questa iniziativa e di come stia vivendo questo periodo delicato. Potendo contare su un musicista cordiale e sempre disponibile come Caffery, potevamo forse evitare di chiedergli quale sarà il destino dei Savatage? Con il 2021 scoccherà il ventesimo anno dall’uscita dell’ultimo studio album della formazione americana, che sia finalmente giunto il momento di tornare?
CHRIS, COME STAI VIVENDO QUESTI MESI DI RESTRIZIONI LI’ IN AMERICA?
– Quella che stiamo vivendo tutti è una situazione davvero molto strana, qui in America le cose sono molto gravi, ci sono migliaia di morti ogni giorno e i contagi continuano ad aumentare in modo esponenziale. L’unica cosa che voglio fare è rimanere a casa e mantenere al sicuro me e la mia famiglia. Anche per quanto riguarda la Trans-Siberian Orchestra, fino allo scorso Agosto avevamo un sacco di date organizzate e una dopo l’altra sono state tutte cancellate. Come sai gran parte della nostra attività live si concentra negli ultimi mesi dell’anno, per me credo che questo sarà il primo Natale da vent’anni a questa parte che trascorrerò a casa, e non ti nascondo che è una sensazione strana, non ci sono più abituato.
PER LA PRIMA VOLTA LA TRANS-SIBERIAN ORCHESTRA, UNA REALTA’ SOLITA AD ESIBIRSI DI FRONTE AD UN PUBBLICO MOLTO VASTO, NELLE GRANDI ARENE, DOVRA’ ACCONTENTARSI DI SUONARE UN CONCERTO IN STREAMING IL 18 DICEMBRE. COME VIVI IL FATTO DI SUONARE PRATICAMENTE DI FRONTE A NESSUNO, SE NON MAGARI AI VOSTRI TECNICI ED AL VOSTRO STAFF, A DIFFERENZA DELLE MIGLIAIA DI PERSONE A CUI ERAVATE ABITUATI?
– Guarda, per me personalmente non si tratta di una situazione così strana o nuova, ti spiego subito il motivo. La Trans-Siberian Orchestra è ormai una realtà talmente grande e famosa da avere a che fare ogni giorno con il mondo dell’intrattenimento, che sia dal vivo, in radio o in televisione. A differenza di una classica metal band, che suona principalmente di sera in una venue per concerti, la TSO viene chiamata a qualsiasi orario del giorno da praticamente ogni tipo di media. E allora capita che suoniamo qualcosa in radio, oppure davanti alle telecamere di uno show televisivo, in situazioni dove il pubblico per forza di cose è molto più ridotto rispetto alle arene o ai palazzetti che di solito riempiamo durante i tour. Qui in America puoi accendere la TV all’ora di colazione oppure la radio per pranzo e spesso e volentieri troverai la TSO, specialmente con l’arrivo del periodo natalizio. Alla fine suonare uno show in streaming per me è paragonabile ad una comparsata in televisione di fronte alle telecamere. Certo, il prossimo 18 dicembre avremo il nostro palco, i nostri fonici e il tutto sarà più organizzato, ma alla fine dal punto di vista del pubblico non ci sarà una grande differenza rispetto alle situazioni che ti ho elencato. Di solito noi proviamo molto prima di andare in tour e durante le ultime tre o quattro sessioni di prove cerchiamo di riprodurre il nostro show esattamente come se stessimo suonando un concerto, quindi con le luci, i laser, gli abiti di scena, studiamo i movimenti esatti che dovremo fare, il tutto per arrivare a proporre show tutti perfetti e praticamente uguali. Sarà un po’ lo stesso per questo concerto in streaming, si potrebbe paragonare ad una delle nostre ultime prove, dove studiamo tutto in modo che lo show si svolga senza intoppi. A vederci ci sarà il nostro management, i tecnici, un pubblico certamente ristretto, ma che comunque ci dà l’idea della presenza umana. Io cercherò di focalizzare nella mia testa che le telecamere raggiungeranno un sacco di gente sparsa in tutto il mondo, quando vedrò la luce puntata su di me penserò non all’apparecchiatura elettronica, ma alle persone che grazie ad essa potranno vederci suonare.
VOI NON SIETE LA CLASSICA BAND DI QUATTRO ELEMENTI CHE TRASMETTE IN STREAMING DALLA SALA PROVE. AVETE UN SACCO DI MUSICISTI, UN GRANDE STAGE, SUONI, LUCI, LASER ED EFFETTI SPECIALI DEGNI DELLE PIU’ GRANDI PRODUZIONI. DAL PUNTO DI VISTA TECNICO, ORGANIZZARE TUTTO QUESTO, GARANTIRE ANCHE UNA BUONA QUALITA’ AUDIO E VIDEO DI STREAMING, AVETE DOVUTO AFFRONTARE MOLTI PROBLEMI?
– Credo che la difficoltà sia la stessa dell’organizzazione di un tour vero e proprio, solo che questa volta si tratta di un solo show. Tutto il nostro management ed il team di produzione non dovrà preoccuparsi che tutto fili liscio per un intero tour, basterà concentrare le nostre forze su una data. Non ci sono palchi da spostare o viaggi da organizzare per decine di musicisti sparsi per l’America. La fortuna nostra come band è poter contare su un team professionale al massimo che si occuperà di tutti gli aspetti organizzativi, mentre io dovrò solamente pensare a fare il mio lavoro, a suonare bene, a non sbagliare gli assoli ed il gioco è fatto. Mi sento davvero fortunato a poter contare sul miglior team al mondo per questo genere di eventi, da anni tutti i professionisti che lavorano per noi, svolgono un lavoro perfetto.
PAUL O’NEILL E’ PURTROPPO SCOMPARSO TRE ANNI FA. RICONOSCIUTO COME IL MASTERMIND DIETRO LA TRANS-SIBERIAN ORCHETSRA, QUANTO E’ DIFFICILE PORTARE AVANTI LA SUA VISIONE ARTISTICA ORA CHE LUI NON C’E’ PIU’?
– Come dicevi, Paul era la mente della TSO e la sua impronta sarà sempre molto grande su di noi. Come andiamo avanti? Cerchiamo di dare il nostro meglio e lavorare in gruppo in modo da riuscire tutti insieme a fare ciò che lui spesso realizzava da solo. Noi diamo il massimo per fare tutto nel modo migliore possibile, cercando di mantenere i nostri standard allo stesso livello di quando c’era lui. Questa impresa non è per niente facile, io stesso a volte non riesco ancora a capacitarmi della sua scomparsa. Per me Paul era una figura importantissima, più che un amico, era colui che sentivo per primo quando avevo dei problemi, mi confidavo e lui mi dava sempre un grande supporto. Quando mio padre morì, a marzo del 2016, la prima persona che chiamai fu proprio Paul, riusciva sempre a dirmi delle parole di incoraggiamento e mi ha aiutato a prendere tante decisioni difficili in quel periodo. Da quando non c’è più sento un grande vuoto, è venuta a mancare una figura fondamentale per me e il pensiero di non poterlo più chiamare per avere consigli a volte mi devasta. Paradossalmente, quando è morto, avrei desiderato sentire proprio lui per essere consolato. La TSO è una grande famiglia, ho amici tra musicisti, tecnici e staff, ma nessuno è come Paul. La sua mancanza mi ha fatto trascorrere un periodo molto oscuro e queste mie sensazioni le ho riversate in musica nel mio ultimo disco solista, mi serviva una valvola di sfogo per buttare fuori tutta la tristezza che avevo dentro di me. Con la TSO manterremo viva la sua musica e porteremo avanti la visione di Paul per sempre, lui ha creato qualcosa di diverso da tutte le altre band in circolazione. Se durante i tour un musicista aveva dei problemi familiari, Paul lo lasciava andare via e ritornare senza problemi, aveva sempre attenzione per tutti.
JON OLIVA PIU’ VOLTE HA DEFINITO PAUL O’NEILL COME LA PERSONA CHE HA SALVATO I SAVATAGE, PERCHE’ NEL MOMENTO PIU’ DIFFICILE DELLA LORO CARRIERA, LUI HA CONTINUATO A CREDERE ED INVESTIRE NELLA BAND.
– Paul è stato l’artefice della rinascita dei Savatage, di fatto un vero membro della band. Ha scritto musica e canzoni per noi, è stato il nostro produttore ed ha lavorato con noi allo stesso modo della TSO, curando in modo maniacale ogni aspetto di tutta la nostra musica. Lo stesso vale per le questioni di business, a livello economico ci ha sostenuto pagando i nostri debiti e sostenendoci sempre. Non so davvero come saremmo finiti senza di lui. Penso a me stesso, senza Paul chissà che direzione avrebbe preso la mia carriera? Probabilmente oggi non sarei nemmeno qui. Lui mi ha dato fiducia tanti anni fa e mi ha permesso di realizzare il mio sogno di vivere di musica e girare il mondo a suonare su palchi piccoli o in arene gigantesche. Oggi sono qui, seduto a parlare con te, perché negli ultimi trent’anni anni ho lavorato con Paul. Savatage e TSO sono una grande famiglia, non credo ci siano altre situazioni simili in circolazione… Anche ai tempi dei fratelli Oliva, quando Criss Oliva è morto, Paul ha preso le redini di tutto e ci ha sostenuto moltissimo, anzi ci ha proprio salvato il culo un sacco di volte, anche quando eravamo senza soldi, lui riusciva sempre a fare in modo che ricevessimo tutti i finanziamenti necessari per portare a termine i nostri dischi e i nostri tour.
INVECE, PER QUANTO RIGUARDA JON OLIVA, QUALCHE ANNO FA E’ STATO VITTIMA DI UN ICTUS. COME STA OGGI, HA RECUPERATO AL CENTO PER CENTO LA SUA SALUTE?
– Le ultime volte che ho visto Jon l’ho trovato abbastanza bene, direi che ha recuperato praticamente il cento per cento o quasi, è tornato più o meno alle condizioni di salute pre-ictus. Sta bene per avere la sua età, non dimentichiamoci che oggi Jon è un po’ più vecchio, ormai ha sessant’anni, non pensiamo di trovarci di fronte alla stessa persona di quando aveva trenta o quarant’anni. Non può più permettersi la vita spericolata da rockstar, ora deve avere molta attenzione per la sua salute. Devi sapere che mi sono trasferito, non vivo più vicino a lui, ma quest’anno l’ho sentito molto spesso, più di quando vivevamo vicini. Il morale è alto, anche se il suo medico continua a tenerlo d’occhio e a proibirgli di fare cazzate (ride, ndr)! Anche se di spirito si mantiene giovane, ha capito di non essere più un teenager a cui tutto è concesso senza pagare conseguenze. Jon possiede una forza interiore straordinaria, nulla lo abbatte e per nostra grande fortuna è riuscito a riprendersi anche da questa dura prova a cui la vita lo ha messo di fronte. Lo rivedrò presto perché anche se non suona con noi dal vivo, non manca mai di assistere alle prove, mentre suoniamo appare dal nulla con un microfono ed inizia a cantare e suonare con noi!
ARRIVIAMO ORA ALLA TANTO AGOGNATA DOMANDA CHE TUTTI TI FANNO. DOPO LO SHOW AL WACKEN OPEN AIR FESTIVAL DEL 2015, I FAN HANNO INIZIATO A SPERARE IN UN RITORNO DEI SAVATAGE PERCHE’ ORMAI SONO PASSATI QUASI VENT’ANNI DAL VOSTRO ULTIMO DISCO. TORNERETE QUINDI A SCRIVERE NUOVA MUSICA E SUONARE DAL VIVO?
– Sai qual è il mio problema? Io sogno la stessa cosa dei nostri sostenitori! Ti dirò di più, sarei stato pronto a scrivere un nuovo disco – diciamo – dal 2003, dopo aver finito il tour di supporto a “Poets & Madmen”. Da quel giorno non ho mai smesso di lavorare a casa mia su nuova musica da usare per un nuovo disco dei Savatage poi, non so come, è successo qualcosa e sono praticamente scomparsi tutti di punto in bianco. Jon ha iniziato a fare cose sue con i Jon Oliva’s Pain, poi gli impegni con la Tran-Siberian Orchestra, di fatto mi sono ritrovato a comporre e a provare le canzoni a casa da solo (ride, ndr). Non nego di sentirmi abbastanza frustrato per questa cosa, mai avrei pensato che sarebbero passati vent’anni per fare un nuovo disco. Per rispondere alla tua domanda, io, Chris Caffery, farei un nuovo disco dei Savatage domani mattina. Penso che sia arrivato davvero il momento giusto di farlo e, credimi, ho intenzione di essere più pressante nei confronti degli altri ragazzi e di spronarli per far loro capire che l’ora è giunta! Sono sicuro che ne parleremo appena ci si incontrerà tutti per le prove con la TSO, cercherò veramente di pressarli al massimo. Ora abbiamo un fantastico studio di registrazione nostro, ci abbiamo registrato le ultime cose della TSO e registreremo del materiale rimasto inedito in memoria di Paul O’Neill. Spero proprio che io, Jon Oliva e Al Pitrelli potremo sfruttare lo studio e lavorare anche alla musica dei Savatage. Tengo le dita incrociate, so che i nostri estimatori continuano da anni a chiederci un nuovo disco, d’altro canto io sono il più grande fan dei Savatage!
DA QUANTO CI HAI DETTO, DAL 2003 HAI CONTINUATO A SCRIVERE MUSICA PER IL SUCCESSORE DI “POETS & MADMEN”. IN TUTTI QUESTI ANNI QUANTO MATERIALE SEI RIUSCITO A RACCOGLIERE PER UN IPOTETICO NUOVO DISCO DEI SAVATAGE?
– Un nuovo disco dei Savatage? Tra me e Jon Oliva abbiamo pronto materiale per completare almeno tre o quattro dischi! Io compongo molto per i miei dischi solisti e Jon fa lo stesso, ma sai qual è la cosa bella? Queste canzoni suonano dannatamente Savatage, perché noi siamo parte dei Savatage ed i Savatage sono parte di noi, suoniamo da così tanto tempo che il nostro stile è quello! Ogni tanto Jon mi telefona e con il suo vocione a tutto volume mi dice: “hey, ho registrato un botto di canzoni nuove! Sono fighissime, però ora non le trovo”. Il suo problema è l’organizzazione, Jon è un po’ disordinato e ha tonnellate di materiale sparso ovunque, senza il minimo ordine. I Savatage sono la nostra anima e non risulta per nulla difficile scrivere canzoni con quel determinato sound, anche se decidessimo di scrivere insieme qualche pezzo ‘a caso’, questo suonerebbe comunque Savatage… Siamo noi, non dobbiamo certo sforzarci per farlo.
DA ALCUNE VECCHIE DICHIARAZIONI DI JON OLIVA, CI SAREBBE IN BALLO ANCHE UN NUOVO DISCO DEI DOCTOR BUTCHER.
– Anche in questo caso io e Jon abbiamo molto materiale già pronto che prima o poi sarà pubblicato, vedremo innanzitutto come si evolve la situazione in casa Savatage. I Doctor Butcher sono un progetto a cui tengo molto, ai tempi della loro nascita avevo davvero bisogno di staccare da ciò che stavo facendo. Allora ho lasciato i Savatage anche se non volevo, ma questioni di business mi hanno praticamente obbligato a prendere quella decisione. Ci siamo divertiti molto io e Jon con questa band e prima o poi il nuovo disco arriverà.