Enigmatici e mai prevedibili, i Tribulation si sono sempre mossi nel panorama metal con passo felpato, riuscendo a stregare pubblico e critica con la loro musica. Questa è lentamente (ma inesorabilmente) cambiata nel corso della loro carriera, spandendosi come nebbiosa voluta di fumo da sonorità più estreme, via via sempre più morbide e accattivanti, fino a mutare più o meno radicalmente, pur mantenendosi sempre ancorata alle tinte più orrorifiche dell’immaginario umano. “Where The Gloom Becomes Sound”, il loro ultimo album, è solo l’ultima – per ora – attestazione di questa metamorfosi, forse più radicale di altre perchè ha visto, poco tempo dopo aver formalizzato nei dettagli l’uscita del nuovo disco, Jonathan Hultèn (uno dei principali compositori del gruppo, nonchè magnetica presenza nella dimensione live) staccarsi dalla formazione di Arvika per proseguire in solitaria nel proprio percorso artistico. Lo scorso fine novembre, quindi poco prima dell’annuncio pubblico di questa separazione, abbiamo raggiunto telefonicamente il cantante Johannes Andersson per farci raccontare in prima persona in che modo è nata e come suona la nuova musica dall’Altrove.
CIAO JOHANNES, BENVENUTO SU METALITALIA.COM. COMINCIAMO A PARLARE DEL NUOVO ALBUM: ESSO SEMBRA ESSERE UN VIAGGIO ANCORA PIÙ IN PROFONDITÀ ATTRAVERSO IL CAMMINO INIZIATO CON “DOWN BELOW”; VI SIETE SPINTI OLTRE IL LIMITE DI ‘HERE BE DRAGONS’ (TITOLO DELL’ULTIMO BRANO DI “DOWN BELOW”), L’ANTICA DEFINIZIONE PER LE TERRE SCONOSCIUTE, ESPLORANDO IL MONDO DEL MISTICISMO E DELL’ESOTERISMO. PUOI DIRCI DI PIÙ DI QUESTO PERCORSO NELLA ‘MUSICA DALL’ALTROVE’(“MUSIC FROM THE OTHER”, DA “THE CHILDREN OF THE NIGHT”)?
– Beh, la tua definizione è la strada giusta con cui vedere le cose in prospettiva: in effetti il nuovo album è in un certo senso una continuazione di “Down Below”, ma direi che, ovviamente, c’è anche qualcosa di nuovo, un passo verso una direzione diversa. La musica stessa, direi, è ancora di più ‘mainstream’, in mancanza di altre parole (risate, ndr)… Più orecchiabile, in grado di arrivare ad un maggior numero di persone. “Down Below”, secondo me, è un po’ più ‘metal’ di “Where The Gloom Becomes Sound”, ma sta sempre all’ascoltatore sentire o meno questa cosa. Secondo me quest’ultimo disco è un po’ più facile da assimilare, ecco.
Parlando del tema, ruota tutto intorno agli elementi: come normalmente succede, sono Jonathan (Hultèn, ndr) ed Adam (Zaars, ndr) che scrivono la maggior parte del materiale, convergendo spesso sulle stesse tematiche quasi senza parlarne. Il disco è ‘elementare’ perché parla di acqua, vento, terra e fuoco, ma non so se questo risponde alla tua domanda (ride, ndr).
“WHERE THE GLOOM BECOMES SOUND” È UN VERSO DEL GRUPPO SOPOR AETERNUS & THE ENSEMBLE OF SHADOWS. IN CHE MODO LA MUSICA E LA FILOSOFIA DI QUESTO GRUPPO TEDESCO HA INSPIRATO I TRIBULATION NELLA COMPOSIZIONE DELL’ALBUM?
– (Ci pensa, ndr) Allora, non ricordo con precisione ma mi sembra sia stato Adam a parlarmi di Sopor Aeternus per la prima volta. Non conosco a menadito la loro discografia completa, ma ho ascoltato più e più volte quella canzone, “Hades ‘Pluton’”, da cui viene il verso che ha dato il nome all’album. L’abbiamo ascoltata spesso prima di salire sul palco in diversi tour, inserendola nei dj-set pre-show, è stata con noi per un bel po’ di tempo. La band stessa, Sopor Aeternus & the Ensemble of Shadows, è stranissima – in senso positivo – ed è stata un po’ un modello al quale aspirare. Quella stranezza un po’ macabra, la musica che sono riusciti a far scaturire da essa, i suoni stessi fanno pensare più ad un progetto artistico che semplicemente ad una band e, vedi, è proprio questo che ha attirato fin da subito il nostro interesse. E quel verso in particolare, “where the gloom becomes sound” è quello che ci è più rimasto impresso di tutta la canzone. Stavamo pensando di usarlo come titolo di un album già da tempo, ma non era mai il momento giusto – ad essere sinceri, ne abbiamo discusso molto come nome per “Down Below” – ma questa volta invece ci è sembrato si sposasse perfettamente con la musica, con l’artwork e ci siamo convinti, finalmente.
IN EFFETTI SIA IL TITOLO CHE L’IMMAGINE DI COPERTINA DI QUEST’ULTIMO LAVORO SONO LEGGERMENTE DIVERSI DAGLI ALTRI, COME SE USCISSERO UN PO’ FUORI DALL’IMMAGINARIO LEGATO ALLA BAND, MA NON IN SENSO NEGATIVO, ANZI SEMBRA PARTICOLARMENTE AZZECCATO PER MARCARE UN CERTO ‘CAMBIAMENTO’. OLTRE A CIÒ, QUALI SONO STATE – SE CE NE SONO STATE – LE ALTRE FONTI D’ISPIRAZIONE (MUSICALE, MA PIÙ IN GENERALE ARTISTICHE) PER LE MUSICHE ED I TESTI?
– Uhm, è un po’ difficile per me rispondere perché come ti dicevo prima Jonathan ed Adam sono la vera chiave di volta per quanto riguarda questi temi e la composizione. Chiaramente traiamo ispirazione da quello che ci circonda: musica, libri, cose che succedono nella vita, ma sempre guardando al lato ‘horror’ delle cose, perché è ovviamente un aspetto che ci ha influenzato e continua tutt’ora ad affascinarci. Per quanto riguarda altri artisti, mi viene in mente
Anna von Hausswolff, una compositrice e suonatrice d’organo svedese: suona un tipo di musica ambient molto dark, davvero bella, ha fatto anche una piccola apparizione su “Down Below”; però eccetto lei non saprei dirti quali altre fonti abbiano ispirato Jonathan ed Adam, non abbiamo lavorato così tanto gomito a gomito durante il processo di scrittura, quindi non posso dire con certezza da dove nascano questa o quella canzone, tranne appunto citare l’influenza di Sopor Aeternus; non direi che ‘suoniamo’ così, si tratta piuttosto di una sorta di ‘eredità artistica’.
HO LETTO CHE JONATHAN HULTÈN HA COMPOSTO LA MAGGIOR PARTE DEL MATERIALE PER “WHERE THE GLOOM BECOMES SOUND”. IN CHE MODO TU E GLI ALTRI AVETE LAVORATO CON LUI ALLE CANZONI?
– Il processo di registrazione del disco è stato diverso dalle altre volte perché non abbiamo provato le canzoni finchè non siamo arrivati fisicamente nello studio di registrazione (ride, ndr); lì ci siamo presi solo dieci giorni per provare perché farlo in una situazione ‘di lusso’ come quella ci sembrava insieme un’investimento che eravamo in grado di affrontare ed un modo per recuperare tempo sulla tabella di marcia. Adam e Jonathan hanno fatto la maggior parte del lavoro nella composizione dei brani, ognuno lavorando sul proprio pc – specialmente Jonathan, direi, ha una capacità avanzatissima di usare i software musicali, semplificano un sacco la vita, dice (risate, ndr) – e presentandoci poi vari prototipi di canzoni. Abbiamo fatto una selezione del lavoro di entrambi anche se non c’era nessun brano davvero completo, neanche quelle di Jonathan erano finite al 100%, poi per alcune Adam ne ha completato la struttura, mentre per altre (specialmente le sue) ci abbiamo lavorato insieme in studio; è uno dei motivi per cui abbiamo approfittato di quei giorni di prove, in modo da poter dare una forma definita a ciascun pezzo e rifinirlo come si deve.
PER QUANTO RIGUARDA I TRIBULATION E TE COME MUSICISTA, DURANTE QUEL PERIODO DI PROVE E POI PER LE REGISTRAZIONI, AVETE ASCOLTATO ALTRA MUSICA, LASCIANDOVI INFLUENZARE DA ESSA, O AVETE PREFERITO ISOLARVI PER UNA MIGLIORE CONCENTRAZIONE? NON C’È UN MODO MIGLIORE ED UNO PEGGIORE, DIPENDE MOLTO DA MUSICISTA A MUSICISTA MA CREDO CHE ENTRAMBI POSSANO CAMBIARE IL MODO DI APPROCCIO ALLA MUSICA CHE SI SUONA.
– Rispondendoti in generale, non credo che come band coscientemente proviamo a suonare come qualcun altro, direi piuttosto che preferiamo isolarci nella nostra ‘bolla Tribulation’ e, in qualche modo, spesso traiamo ispirazione da noi stessi, da quanto abbiamo già fatto… È difficile da spiegare, le canzoni possono essere sia state create tempo addietro o essere ideate e finite quando siamo già in studio di registrazione, sono due processi compositivi differenti. “Down Below” e questo disco hanno avuto più o meno la stessa genesi: sapevamo da dove partivamo ma non esattamente dove saremmo andati a finire – solo a posteriori abbiamo avuto conferma che effettivamente eravamo sulla strada giusta per creare qualcosa di bello, nel bel mezzo dei lavori capitava di guardarsi negli occhi con un po’ di panico o incertezza, anche se nel profondo di noi stessi sapevamo che quello che stavamo creando era bello pure se avremmo dovuto rifinirlo ancora ed ancora per farlo suonare ‘Tribulation’, però non vorrei suonare troppo sdolcinato (ride, ndr).
TU STESSO POCO FA HAI DEFINITO QUEST’ULTIMO LAVORO ‘PIÙ MAINSTREAM’. IN EFFETTI, PARTENDO DA TEMATICHE PRETTAMENTE HORROR (VAMPIRI, FORZE DEMONIACHE, SCENARI GOTICI) ED ARRIVANDO AD UNA FASCINAZIONE PER GLI ELEMENTI NATURALI E ALLA MAGIA PIÙ IN GENERALE, QUESTO PERCORSO SI RIFLETTE ANCHE NELLA VOSTRA MUSICA, CHE SI È EVOLUTA, NEL CORSO DELLA VOSTRA CARRIERA, LASCIANDO I LIDI PIÙ PRETTAMENTE DEATH METAL E DIVENTANDO VIA VIA PIÙ MELODICA E ‘SOVRANNATURALE’. C’È UN QUALCHE COLLEGAMENTO TRA CIÒ E – PER ESEMPIO – LE SEMPRE MAGGIORI INFLUENZE DARKWAVE O NWOBHM? È UN OBIETTIVO CHE VI SIETE POSTI IN MANIERA CONSCIA (“VOGLIAMO SUONARE COSÌ INVECE CHE IN UN ALTRO MODO”) O È STATO UN VIRARE VERSO UN ALTRO TIPO DI SONORITÀ PIÙ SPONTANEO?
– Posso dirti la mia opinione personale: non suoniamo più death metal, almeno per come lo intendo io. Ci sono stati un sacco di cambiamenti negli anni – “The Horror”, il nostro primo album, era proprio death metal puro – e, come dicevo prima, questo si può notare col progredire della nostra discografia: tra il primo disco e “The Formulas Of Death” c’è stato un bel passo avanti, forse il più grande; o forse quello che abbiamo fatto tra quell’album e “The Children Of The Night” è stato ancora maggiore, non so… Ma sicuramente qualcosa è accaduto in “Down Below”: non direi tanto che abbiamo trovato il nostro sound, ma sicuramente le differenze ed i cambiamenti con l’ultimo album non sono così tanto ampi come in passato, però ora ho perso il filo generale del discorso (risate, ndr)!
TI CHIEDEVO SE QUESTO PROGREDIRE E CAMBIARE NEL CORSO DELLA VOSTRA CARRIERA FOSSE IN QUALCHE MODO IL RISULTATO DI UN PROCESSO RAGIONATO OPPURE INCONSCIO.
– Ah, ecco, grazie! No, direi decisamente inconscio, di solito non programmiamo mai questo tipo di cose, ce le sentiamo addosso mentre siamo in studio o in tour, ma non c’è niente di calcolato. Anche quando prepariamo i demo prima di entrare in studio sappiamo benissimo che potremmo cambiare molto le carte in tavola mentre registriamo: magari cestiniamo due/tre canzoni e nel frattempo ne creiamo un’altra – il processo di registrazione non è ‘finale’, anzi è molto dinamico e vivo, non c’è niente di davvero definito finchè non arriviamo alla fase di mixing e mastering.
IN UN CERTO SENSO SI POTREBBE DIRE CHE VI PIACE IL BRIVIDO DELL’INCERTEZZA (RISATE, NDR). PROPRIO PER QUESTO, VEDIAMO: SE I TRIBULATION DOVESSERO REGISTRARE UNA COVER OGGI, QUALE BRANO SCEGLIERESTE?
– Accidenti, le cover sono sempre difficili! Però, se proprio devo scegliere, mi piacerebbe moltissimo farne una di “Nosferatu” dei Blue Oyster Cult, perché ci calza perfettamente addosso. Le cover sono sempre un campo minato perché, anche se è dannatamente difficile distruggere qualcosa che già di per sé è bellissimo, non è così scontato che non possa accadere. Per questo è sempre meglio scegliere non le canzoni più belle di un determinato artista o le hit – l’importante è però renderla col proprio stile, questo conta per me se si parla di una cover. Nessuno vuole sentire una cover di “The Trooper” degli Iron Maiden, è già perfetta così, qualsiasi tentativo perderebbe in confronto con l’originale.
L’ULTIMA DOMANDA RIGUARDA QUESTO PERIODO: VOI AVETE REGISTRATO “WHERE THE GLOOM..” LA SCORSA PRIMAVERA, ALL’INIZIO DELLA PANDEMIA VERA E PROPRIA ED IL VOSTRO ALBUM VEDRÀ LA LUCE ALL’INIZIO DEL 2021, ANCHE SE IL FUTURO DEL MONDO DELLA MUSICA (SOPRATTUTTO PER QUANTO RIGUARDA PROMOZIONE, CONCERTI E TOUR) È INCERTO. QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER IL FUTURO? STATE LAVORANDO A SOLUZIONI ALTERNATIVE PER PROMUOVERE IL DISCO, COME LIVE STREAMING O SIMILI?
– È davvero difficile rispondere perché tutto l’ambiente è come se fosse in attesa. Siamo stati fortunati perché, pianificando l’entrata in studio la scorsa primavera, con tutte le tempistiche che seguono, non abbiamo perso tantissimi show. Adesso che l’album è finito siamo nel pieno della campagna promozionale, girando video musicali (ne abbiamo fatto uno lo scorso sabato), sicuramente ne faremo uscire diversi nel prossimo periodo. Abbiamo discusso un po’ riguardo a dei possibili live streaming, ma siamo tutti un po’ scettici: io ne ho visto qualcuno, ma credo che si debba essere davvero davvero bravi a portare avanti lo show ‘fingendo’ che sia normale – ci sarebbe da studiare, almeno per quanto riguarda eventualmente noi Tribulation, qualcosa tipo quello che hanno creato i Behemoth con il loro “In Absentia Dei”, con una location particolare e dei visual, in modo da evitare quel silenzio (davvero percepibile quasi fisicamente) dovuto all’assenza del pubblico. Forse potremmo farlo, in effetti non c’è mai troppo spazio tra una canzone e l’altra quando suoniamo live, ma non è decisamente una priorità ora come ora; vedremo per quanto a lungo andrà avanti la pandemia, l’unica cosa che possiamo fare davvero è cercare di programmare il più possibile il nostro futuro postponendo quello che non si può fare adesso, come il tour per questo album che abbiamo dovuto spostare al prossimo settembre… Vedremo anche per i festival estivi, non ho assolutamente idea della possibilità o meno che si possano tenere, è un po’ troppo presto – la mia previsione è che la dimensione live della musica tornerà ad esserci il prossimo autunno/inverno. Ogni cosa è influenzata dall’attesa per l’arrivo dei vaccini, e credo che ci vorrà un altro po’ di tempo ancora: le persone non dovranno più avere paura di contagiarsi o ammalarsi prima di tornare a vedere un concerto, e credo che quando succederà ci sarà una sorta di ricambio tra promoter e locali che hanno chiuso in questo periodo, dovendo reinventarsi con un altro lavoro per sopravvivere, ed i nuovi che nasceranno quando – speriamo – ci sarà di nuovo domanda di concerti.