L’evoluzione dei Tribulation non accenna a fermarsi. Archiviato il furente death-thrash del debutto “The Horror” e il progressive black-death metal del successivo “The Formulas Of Death”, il gruppo svedese con il nuovo “The Children Of The Night” è ora approdato su un horror metal che fa tutto fuorchè nascondere pulsioni anni Settanta e Ottanta. Il contratto siglato di recente con il colosso Century Media e il passaggio a sonorità più controllate ha messo in cattiva luce il quartetto tra molti fan della prima ora, ma, come vedremo, ciò non preoccupa minimamente il chitarrista Adam Zaars, che replica ad ogni accusa con calma e fermezza. I Tribulation, d’altronde, da sempre vanno avanti per la propria strada, incuranti di mode, paragoni e critiche. Probabilmente da qui a breve li vedremo esibirsi anche in contesti che poco hanno a che spartire con il mondo extreme metal, ma poco importa: finchè la qualità delle loro composizioni rimarrà sui livelli odierni, nessuno tra coloro che badano solo alla musica avrà di che lamentarsi.
È TRASCORSO POCO PIÙ DI UN DECENNIO DALLA VOSTRA FONDAZIONE. RICORDI QUALI OBIETTIVI AVEVATE IN MENTE QUANDO AVETE INIZIATO? PENSATE DI AVERLI RAGGIUNTI? COME VEDI I TRIBULATION NELLA SCENA METAL ODIERNA?
“Quando abbiamo iniziato non avevamo alcun piano preciso: volevamo solo suonare insieme e cercare di concepire qualcosa che avesse valore. Penso che da allora il nostro obiettivo non sia cambiato affatto. Anzi, trovo che se ci mettessimo a studiare a tavolino quali obiettivi raggiungere la nostra musica perderebbe di spontaneità. Ad oggi non so davvero che ruolo stiamo ricoprendo nella scena metal; non so nemmeno a quali band possiamo paragonarci. Sono però sicuro del fatto che il gruppo si trovi in forte ascesa e che stia per diventare un’entità rilevante”.
ALCUNI PENSANO CHE IL BLACK E IL DEATH METAL DEBBANO RIMANERE IL PIÙ SOVVERSIVI E UNDERGROUND POSSIBILE PER NON PERDERE LA LORO ESSENZA E LA LORO EFFICACIA. COSA NE PENSI? TEMI CHE VERRETE TACCIATI DI ESSERVI “VENDUTI” ORA CHE AVETE FIRMATO PER UNA CASA DISCOGRAFICA IMPORTANTE COME LA CENTURY MEDIA?
“Prima di tutto credo che vada sottolineato il fatto che oggi non so neppure se i Tribulation siano black o death metal. Suoniamo una sorta di extreme metal, ma non so come definirlo con esattezza. In ogni caso, penso che sia sempre un bene quando l’arte è sovversiva e trovo che il nostro gruppo lo sia, dato che non seguiamo alcuna regola. Se poi la nostra arte diventerà più popolare, credo comunque che resterà ribelle in un modo o nell’altro. Per quando riguarda la questione casa discografica, credo che certi commenti siano solo stupidi. Non abbiamo certo aspettato di firmare con questa label per scrivere la musica del nuovo album. Facciamo da sempre quello che ci pare, senza alcun condizionamento esterno. Chiunque potrà avere la propria opinione su di noi, ma non daremo mai alcuna importanza alle critiche”.
VI FU UNA PAUSA DI QUATTRO ANNI TRA “THE HORROR” E “THE FORMULAS OF DEATH”, MENTRE IL NUOVO “THE CHILDREN OF THE NIGHT” È USCITO SOLAMENTE DUE ANNI DOPO IL PRECEDENTE. QUANDO AVETE INIZIATO A COMPORRE LE NUOVE CANZONI? AVETE RECUPERATO QUALCOSA DALLE SESSIONI DI “THE FORMULAS…”?
“No, per niente. Avevamo alcuni riff e un brano più o meno pronto, ma il grosso del materiale è stato scritto dopo la pubblicazione di ‘The Formulas of Death’. Questa volta ci siamo divisi il songwriting e le canzoni sono arrivate molto più velocemente. Inoltre oggi abitiamo tutti nella stessa città, cosa che ci ha permesso di provare e suonare insieme assai più di frequente”.
“THE CHILDREN OF THE NIGHT” METTE IN MOSTRA UNO STILE CHE HA GRANDI PUNTI IN COMUNE CON CERTO CLASSIC METAL E HARD ROCK. TUTTAVIA CREDO CHE LE ATMOSFERE DEI VOSTRI PEZZI SIANO TUTTO SOMMATO RIMASTE QUELLE DI SEMPRE, NON TROVI?
“Sì, penso che la gente riuscirà sempre a riconoscerci, indipendentemente da quello che finiremo a suonare. Vi sono degli elementi fondamentali alla base della band che dubito scompariranno. Quando abbiamo iniziato a comporre questo album non avevamo alcuna idea precisa, ma ricordo di aver pensato che saremmo approdati su lidi psichedelici. A conti fatti, ciò si è avverato solo in parte: io ho scritto molti dei riff classic, mentre Jonathan è arrivato con la roba più sperimentale. Questo è il bello dello scrivere musica per questa band: è un viaggio molto spontaneo ed intuitivo, sul quale non abbiamo controllo. Spesso sono il primo a rimanere sorpreso di ciò che riusciamo a concepire”.
CREDI CHE UNA BAND DEBBA CAMBIARE ED EVOLVERSI COSTANTEMENTE PER RESTARE INTERESSANTE?
“No, non necessariamente. Vi sono tanti esempi di gruppi che negli anni hanno cambiato poco ma sono rimasti interessanti: vedi Iron Maiden o Judas Priest. Certamente negli anni questi gruppi si sono evoluti, ma non si può dire che si siano mai snaturati. D’altro canto, pare che la nostra band abbia la necessità di cambiare; almeno per ora, ma devo dire che dubito che un giorno decideremo di fermarci. Come dicevo, non lo stiamo facendo di proposito: succede… e finchè il processo sarà spontaneo non faremo nulla per evitarlo”.
PENSI CHE ALCUNI VECCHI FAN SI RIFIUTERANNO DI ASCOLTARE CON ATTENZIONE IL VOSTRO NUOVO ALBUM SOLO PERCHÈ “NON È BLACK O DEATH METAL”?
“Sì, è possibile. Ad esempio, conosco persone che a volte escono con frasi come ‘no, quello non mi piace, non ascolto black metal, ascolto solo death metal’, e poi magari sono fan di una band come i Dissection, che sono più o meno nel mezzo tra quei due stili. Per me vi è solo buona e cattiva musica. Molti si identificano con una determinata sottocultura a tal punto dal rifiutare ogni cosa che pare non avere alcuna affiliazione con essa, ma, come dicevo, io sono solito basarmi solo su ciò che la musica mi trasmette. Se mi piace non mi interessa da dove viene o come viene chiamata”.
“THE CHILDREN OF THE NIGHT” HA EVOCATO PARAGONI CON WATAIN E IN SOLITUDE, DUE BAND VOSTRE CONNAZIONALI. VI SENTITE VICINE AD ESSE O PARTE DI UNA SCENA?
“I Watain sono stati una grossa fonte di ispirazione agli esordi: il loro approccio alla musica e all’arte in generale è sempre stato unico a nostro avviso, quindi il paragone non mi sorprende. Gli In Solitude hanno iniziato più o meno con noi e abbiamo sempre avuto amicizie in comune, ma non credo che le nostre carriere siano accostabili. E non solo perchè purtroppo si sono appena sciolti. In ogni caso, non credo che i Tribulation siano mai stati parte di una vera e propria scena; e se lo siamo stati, siamo senz’altro in procinto di lasciarla”.
SECONDO TE IL DEATH O IL BLACK METAL SONO SEMPRE CLASSIFICABILI COME ARTE?
“Sì, io li reputo arte. Noi abbiamo molto a cuore il concetto di arte e tutto ciò che ha a che fare con l’estetica di una band. Un gruppo non è solo musica: questo è il motivo per cui ho sempre trovato affascinanti realtà come Kiss e Iron Maiden. Soprattutto quando ero bambino ascoltavo i Kiss anche per l’immaginario che il gruppo evocava: la musica era ottima, ma c’era quel qualcosa in più che mi portava ad adorarli. Un paio di anni fa pensavo che il successore di ‘The Formulas…’ avrebbe dovuto essere totalmente nero o bianco: mi piaceva l’idea che l’ascoltore venisse messo nelle condizioni di dover pensare solo alla musica e che non avesse alcun tipo di distrazioni. Poi però ho capito che i Tribulation non sono soltanto musica: amiamo vedere i nostri album come qualcosa di artistico sotto ogni aspetto. Ogni elemento del disco è ugualmente importante per noi”.
PENSI CHE VI SIANO DELLE BAND CHE, A CONTI FATTI, POSSONO ESSERE CONSIDERATE PIÙ RILEVANTI PER LA LORO ESTETICA CHE PER LA MUSICA?
“Sì, vi sono delle band dall’estetica particolare e immediatamente riconoscibile che magari a livello sonoro possono essere considerate un filo ‘primitive’. Ciò comunque non significa che la loro musica sia scadente: semplicemente è un dato di fatto che molti ascoltatori inizialmente si avvicinino a queste formazioni per il modo in cui si presentano. Penso a Venom, Von, Sadistik Exekution, Sarcófago… la loro estetica è stato il fattore che mi ha portato ad ascoltarli in principio”.
ESISTE UNA REAZIONE IDEALE PER LA MUSICA DEI TRIBULATION?
“No, mi auguro soltanto che chi ci ascolta provi qualcosa di forte. Auguro ad ogni ascoltatore un lungo viaggio attraverso scenari fantastici. Personalmente mi piace vedere la nostra musica come un film espressionista tedesco rovinato dagli acidi”.