TRIPTYKON – Visioni di mortalità

Pubblicato il 18/04/2014 da

Parlare con Tom Warrior, frontman di band come Hellhammer, Celtic Frost e (ora) Triptykon è qualcosa a cui è difficile essere preparati. I lunghi silenzi, le parole soppesate e, a volte, quasi strappate si alternano a momenti in cui l’apertura e la franchezza risultano quasi disarmanti. Non c’è molto da dire su un personaggio iconico dell’intero panorama estremo (e non solo), un personaggio che preferisce lasciar parlare la sua musica ed usarla, in qualche modo, come una barriera tra se stesso e ciò che ha finito per rappresentare, suo malgrado. Sicuramente però Thomas Fischer non è la persona qualunque che dice di essere o che forse vorrebbe essere, ed il rifiuto verso l’importanza che la sua musica rappresenta ha qualcosa che travalica la modestia. La chiusura di Warrior non è una posa e,in effetti, solo una persona come lui avrebbe potuto produrre quella musica che ha visto in “Melana Chasmata” l’ennesimo capolavoro.

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INIZIAMO PARLANDO DI “MELANA CHASMATA” E DEI BRANI CHE LO COMPONGONO: SONO LEGATI IN QUALCHE MODO? 
“Direi che è soprattutto una ‘raccolta’ di canzoni, anche se è un disco molto personale ed introspettivo; rappresenta i Triptykon nell’anno 2014, ma non c’è un vero e proprio legame tra le canzoni. Siamo semplicemente una band che ama suonare le proprie canzoni e questo è l’unico collegamento tra i vari pezzi”.

SEMBRA CHE, COL PASSARE DEL TEMPO, TI STIA FOCALIZZANDO PIU’ SU TEMPI LENTI…
“E’ sempre stato così negli ultimi trent’anni. Se ascolti i dischi dei Celtic Frost, puoi notare che ci sono alcuni pezzi veloci ma, per la maggior parte, ci sono canzoni lente e mid tempo: è sempre stato così. Ed è così anche per i Triptyon. E’ come compongo e come ho sempre fatto. E come continuerò a fare. Non penso che siamo una band black metal, thrash o doom; il nostro sound è una sorta di insieme di tutto questo e lo è sempre stato. Pensa a ‘Morbid Tales’ e alle canzoni che lo compongono: è esattamente la stessa cosa. C’è qualcosa di differente dal vivo; quando i Celtic Frost si sono riformati, alcune canzoni sono state riarrangiate con tempi più lenti e sono state proposte live così, ma con i Triptykon usiamo molti mid tempo ma anche molti uptempo”.

OK. PASSIAMO ALLE CANZONI. MI HA COLPITO MOLTO “IN THE SLEEPS OF DEATH”: DI COSA PARLA ? 
“La canzone è sulla scrittrice inglese Emily Brontë. Probabilmente, la maggior parte delle persone la conosce solo per ‘Cime Tempestose’; io ho scoperto le sue poesie più di recente e le ho trovate splendide. La canzone è una sorta di ode, qualcosa che vuole essere un tributo e Emily Brontë che trovo un personaggio incredibilmente affascinante, che ha avuto una vita molto breve e tormentata (la scrittrice è morta a trent’anni e ‘Cime Tempestose’ è il suo unico romanzo)”.

SU QUESTO PEZZO FAI USO DEL TUO STILE VOCALE “SOFFERENTE”… 
“Ho usato quel tipo di cantato perché è tragico e si adatta molto bene alla canzone; l’ho usato anche su ‘Monotheist’ e sul primo disco dei Triptykon con lo stesso intento. E’ un tipo di cantato che mi piace molto e che utilizzo quando voglio, appunto, trasmettere sensazioni tragiche. Amo quel modo di cantare, non l’ho mai abbandonato e non credo che lo farò mai”.

… MENTRE “BOLESKINE HOUSE” IMMAGINO SIA COLLEGATA A CROWLEY.
“Certo! Parla del mio interesse per Crowley ed è una canzone che ho avuto in mente di scrivere per anni; il fascino circa Boleskine House nasce negli anni Settanta, quando ero un teen ager ed ho scoperto la sua esistenza per il fatto che fu acquistata da Jimmy Page (nel 1970, ndR.) proprio a causa del suo interesse per l’occulto. In seguito questo interesse si espanse anche in me, soprattutto un interesse proprio per la persona di Aleister Crowley. E’ un qualcosa che ho scoperto di condividere con Martin Ain all’epoca degli Hellhammer; quindi Crowley è stato al centro di molte canzoni durante gli anni… e finalmente ho scritto una canzone su Boleskine House, dopo molto tempo”.

LE CANZONI DI “MELANA CHASMATA” SONO STATE TUTTE SCRITTE DA TE?
“Sul disco ci sono nove canzoni. Otto sono state scritte da me ed una dal chitarrista (V. Santura). Quando scrivo una canzone, di solito, è solo un’ossatura della canzone; poi la porto alla band e la band, intesa come tutti noi, inizia a lavorarci. Tutto questo può durare settimane o anche mesi. Quindi, per come la percepisco io, ci sono talmente tante idee che il disco è un’opera di tutto il gruppo”.

PUOI DIRCI QUALCOSA DI NORMAN, VANJA E VICTOR? NON SI SENTE MOLTO PARLARE DI LORO, DATO CHE SUONANO CON UNA “LEGGENDA” COME TE…
“Certo: siamo amici, anche al di fuori della band. Non vedo me stesso come una leggenda, comunque e questo non è mai stato neanche un punto di interesse o di discussione all’interno della band. Siamo semplicemente musicisti ed amici a cui piace fare musica insieme; e questo ci premette di fare musica particolare e differente. O almeno spero. Ma questa cosa della ‘leggenda’ è qualcosa di cui né io né la band abbiamo mai parlato. Sai, mi sento parecchio a disagio, quando si parla di me in questi termini”.

LO CAPISCO, PERO’ TU SEI UNA PERSONA “IMPORTANTE”: PRATICAMENTE OGNI BAND DEATH O BLACK METAL CITA LA TUA MUSICA TRA LE PROPRIE INFLUENZE… 
“Non saprei davvero cosa dirti a questo proposito. Non ne ho idea; non ho alcuna opinione al riguardo e non me ne interesso: non mi chiedo se sono una ‘leggenda’ o se ho influenzato qualcuno. Non è la mia vita e non mi interessa. Mi hanno detto in molti qualcosa di questo tipo, ma ho scelto di ignorare la cosa. Davvero, mi sento a disagio con tutto questo onore che mi viene conferito e non penso che sia la verità o che sia meritato”.

OK. PASSIAMO AD ALTRO. SU “TO MEGA THERION” E’ RIPORTATO CHE PARTE DI “THE USURPER” E’ ISPIRATA DA “HEAR THE BALLAD OF THE SWORDS” E “THE SIGN OF THE USURPER” E TU VIENI CITATO COME AUTORE. DI COSA SI TRATTA ?
“Sono dei libri fantasy che ho scritto quando ero molto giovane. Ai tempi degli Hellhammer e dei primi Celtic Frost, iniziai un ciclo di dieci romanzi, purtroppo credo che non esistano più. Sono andati perduti nel corso degli anni ed erano i libri fantasy su cui basavo molti dei miei testi…”.

LA LETTERATURA FANTASY E’ IMPORTANTE NEI TUOI TESTI; COSA LEGGI ORA ?
“Da quando sono diventato adulto, leggo solo saggi. Non leggo più fiction; leggo principalmente testi storici e testi tecnici…leggo strettamente fatti. Quindi, ora, i miei testi sono influenzati da ciò che mi è accaduto nella vita e dalle mie emozioni”.

ANCHE LE ARTI VISIVE SEMBRANO IMPORTANTI. “EPARISTERA DAIMONES” HA UN ARTWORK ORIGINALE DI VINCENT CASTIGLIA…  
“Sì, l’ho conosciuto durante il tour di reunion dei Celtic Frost nel 2006, negli Stati Uniti. Martin ama i tatuaggi e ne ha molti, e Vincent fa tatuaggi, di soggetti che Martin apprezzava molto e così ci siamo conosciuti. Comunque hai ragione: le arti visive sono molto importanti per me, sia per il mio lavoro nei Triptykon che nei Celtic Frost. Le arti visive, per me, sono essenziali e mi hanno influenzato tanto quanto la musica”.

QUALE MUSICA, PER ESEMPIO ?
“A dire la verità è stato molto tempo fa: ‘Black Sabbath Vol.4’, mi ha influenzato molto; poi il primo dei Venom, ma anche album non metal hanno avuto un’enorme influenza sul mio lavoro. Ma col tempo io stesso sono diventato la mia influenza. Quello che voglio dire è che ho sempre sentito meno il bisogno di ricercare qualcosa nello stile degli altri, dato che avevo sviluppato un mio stile. Comunque ascolto tonnellate di dischi degli anni Settanta e Ottanta, ma anche cose attuali e nuove. Ho una vasta collezione e sono una persona molto curiosa… la musica è la mia vita e, quindi, è naturale per me ascoltare metal e hard-rock di continuo”.

MOLTI MUSICISTI METAL DICONO CHE NON ASCOLTANO PIU’ QUESTO GENERE…
“No, no. Ascolto parecchio metal. Sono molto categorico nei giudizi, ma decisamente ascolto molto metal”.

GLI HELLHAMMER SONO ESISTITI TRA IL 1982 ED IL 1984; IN QUEL PERIODO NESSUNO SUONAVA IN MODO COSI’ ESTREMO. COME E’ NATO QUEL SOUND ?
“Be’, è una storia molto complicata. Ho passato quattordici anni senza avere nessuno; ho avuto un’infanzia moto difficile e questo mi ha portato ad essere attratto dalla musica molto cupa. Cercavo musica sempre più pesante e, naturalmente, desideravo provare a fare musica io stesso. Amavo la musica e ho trovato me stesso in questo tipo di musica…cupa”.

POI SONO VENUTI I CELTIC FROST. E’ STATA UNA NATURALE EVOLUZIONE DEGLI HELLHAMMER ?
“Sì, è stata una cosa naturale. Volevamo prendere ed espandere la potenza e l’oscurità degli Hellhammer. Sai, la musica non può avere confini e gli Hellhammer, in qualche modo, ne avevano, per questo abbiamo creato una nuova band sulla base degli Hellhammer stessi”.

E POI QUELLA CHE HAI DEFINITO “MISERABLE DISSOLUTION” DELLA BAND NEL 1988…
“Sì. E’ stato quando la band andò in pezzi ed io cercai di resuscitarla, fallendo miseramente: il risultato fu un disco abominevole (‘Cold Lake’, ndR). E’ merda. E’ solo un pezzo di merda. Non c’è molto di più da dire su quel disco se non che fu una merda e che io ne ho la piena responsabilità”.

SEI MOLTO SCHIETTO.
“E’ solo la semplice verità. E’ merda, perché dovrei mentire a riguardo?”.

DOPO L’EFFETTIVO SPLIT DEI CELTIC FROST, CI SONO STATI GLI APOLLYON SUN…
“I Celtic Frost si erano sgretolati anni prima e provavo la curiosità di tentare qualcosa di completamente diverso, come musicista, dato che non avevo fatto nulla per tutto quel periodo e che ero sempre stato interessato alla musica elettronica. Così, con alcuni amici, ho formato un progetto industrial, soprattutto per provare cose nuove in studio, essere completamente creativo e tentare un approccio differente. Fu strano perché non fu mai la mia band, ma una band in senso classico, dove io cantavo e suonavo la chitarra”.

POI IL COME-BACK DEI CELTIC FROST. RISPETTO AL PASSATO, LO VEDI COME UNA CONTINUAZIONE O UN CAMBIAMENTO ?
“Ogni singolo disco dei Celtic Frost è diverso dagli altri. Se ascolti i vecchi dischi, puoi vedere che sono tutti molto diversi tra loro e, allo stesso modo, ‘Monotheist’ è diverso dai precedenti”.

SI’. E I TRIPTYKON CHE SEMBRANO UNA NATURALE EVOLUZIONE DEI CELTIC FROST…
“Assolutamente. E’ il motivo per cui ho formato la band, l’unico motivo per cui esistono i Triptykon”.

“ONLY DEATH IS REAL” E’ UNA FRASE CHE USI SPESSO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE ?
“Il significato è che è una verità assoluta. L’unica cosa su cui possiamo davvero contare. Ogni cosa su questo pianeta, dagli esseri umani alle pietre ha una fine, tutto alla fine, si sgretola…”.

“VISIONS OF MORTALITY”, PER CITARE UNA TUA CANZONE…
“Esattamente! E’ esattamente quello che intendevo”.

A QUESTO PROPOSITO, COM’E’ STATO VISITARE IL “BUNKER” DOVE PROVAVI CON HELLHAMMER E CELTIC FROST?
“E’ stato estremamente commovente ed intenso. E’ stato molto difficile vedere distrutto il posto dove tutto è iniziato e dove abbiamo creato alcuni dei nostri lavori più importanti”.

SEI CRESCIUTO IN UN PICCOLO PAESE IN SVIZZERA. NON DEVE ESSERE STATO FACILE…
“Sì, in effetti è stato così. Era un piccolo paese molto isolato, un paese di contadini dove non c’era nulla e dove dovevamo creare tutto da soli. Questo è esattamente il motivo per cui gli Hellhammer sono stati ciò che sono stati.  E’ a circa tre quarti d’ora da dove vivo ora (fa una lunga pausa di silenzio, ndR)… ma ci vado molto spesso per vedere ancora quei luoghi”.

ED ORA, GUARDANDO INDIETRO, PENSI CHE LE TUE BAND SIANO PARTE DI UN UNICO PERCORSO ? 
“Per me i Triptykon ed i Celtic Frost sono praticamente la stessa band. Ci sono alcune differenze, forse, ma non c’è ego, non è una band personale e nessuno nella band che si creda una rockstar, perché i Triptykon esistono solo per fare musica e, musicalmente, sono esattamente la stessa cosa rispetto ai Celtic Frost”.

PRIMA TI HA INFASTIDITO CHE ABBIA USATO IL TERMINE “LEGGENDA”…
“No, non mi amareggia o infastidisce, non l’ho mai detto. Semplicemente penso che non sia la verità. Non sono una leggenda: sono solo una persona normale che fa musica…”.

…UNA MUSICA CHE HA INFLUENZATO UN NUMERO IMPRESSIONANTE DI PERSONE.
“Sì, ma questo non fa di me una leggenda: sono una persona normale che fa musica. La mia musica può essere stata importante, forse. Ma la mia musica è qualcosa di molto personale, è qualcosa che è dentro di me e che io scrivo perché è una passione quasi incontrollabile. Ma una volta che la mia opera è registrata e pubblicata, io non ho più alcun controllo su di essa. Sono una persona che ha commesso molti errori, alcuni immensi, sia umanamente che musicalmente, ma sono un essere umano come chiunque altro e, quindi, sono portato al fallimento come chiunque altro. Sono molto lontano dall’essere una leggenda o da essere qualcosa di speciale. E la mia musica è solo la mia musica”.

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