TRIVIUM – Born This Way

Pubblicato il 01/09/2011 da
Mentre “In Waves” fa parlare di sè, nel bene e nel male come da tradizione, incontriamo nuovamente il bassista (di chiari origini italiane) Paolo Gregoletto, per fare il punto della situazione in casa Trivium e dar conferma o smentita alle varie dicerie sul loro conto. Gruppo marionetta nelle mani di Roadrunner? Ghost writers? Vittime? Album commerciale? Paolo va sereno dritto per la sua strada, com’è da sempre prerogativa di tutta la band. Ciò che è sicuro è che al telefono lo troviamo fresco, positivo e pimpante, se non raggiante. Il periodo di pausa ha fatto bene al gruppo, e sebbene il successo commerciale sia un indice sempre più incerto, si può scommettere con alte probabilità di vincita su un gruppo che, come qualità, non lascia indifferenti. E’ stato e sempre sarà così a quanto pare, come se fosse scritto nel dna del gruppo, in un continuo alternarsi di applausi e fischi, lodi e negatività, pregi e difetti, bianco e nero, yin e yang…

 

CIAO PAOLO, COME VA?
“Sto sudando tantissimo amico, siamo in Pennsylvania per una data del Mayehm festival. Suoniamo sul Main Stage appena prima dei Megadeth, bei momenti!”.

COMINCIAMO PARLANDO DI “IN WAVES”: L’ALBUM SEMBRA ABBANDONARE GLI SPERIMENTALISMI E LE SOLUZIONI INTRICATE DI “SHOGUN”…
“Con questo disco abbiamo cercato di essere più concisi, di arrivare più velocemente al punto. Soprattutto nei riff e nei ritornelli abbiamo cercato di produrre qualcosa di memorizzabile in maniera efficace, che penetrasse nel cervello. Il nostro obiettivo era scrivere belle canzoni metal, senza esasperarle nel lato progressivo che possiedono i pezzi di ‘Shogun’. Non volevamo ripetere una formula predefinita in sostanza”.

E’ STATA UNA MOSSA SUGGERITA, IN QUALCHE MODO, DAL VOSTRO PRODUTTORE?
“No, è stata una scelta partorita dal gruppo, nella volontà di sintetizzare il nostro stile. Volevamo ottenere un mix di ‘Shogun’ e ‘The Crusade’, il produttore ci ha solo aiutato ad avere il suono che avevamo in mente”.

PENSATE DI AVER FINALMENTE TROVATO LA VOSTRA FORMULA DISTINTIVA?
“Penso che con ‘In Waves’ siamo riusciti a sintetizzare tutti gli elementi che contraddistinguono il nostro suono. Fino allo scorso album eravamo impegnati a sperimentare, a spaziare in quelli che sarebbero diventati i nostri elementi distintivi. Ora siamo del tutto confidenti nei nostri mezzi, e andando a scrivere abbiamo avuto da subito una chiara visione di come avremmo desiderato il prodotto finale. Le canzoni che compaiono in ‘In Waves’ sono state lavorate per un paio d’anni, nelle nostre teste e nelle nostre sessioni di prove”.

COME SE L’E’ CAVATA DURANTE LE REGISTRAZIONI IL VOSTRO NUOVO BATTERISTA NICK AUGUSTO? HA CONTRIBUITO ALLA STESURA DEI PEZZI?
“Quello che Nick ha portato ai Trivium, in primo luogo, è stata una illimitata padronanza del suo strumento. In passato il gruppo aveva tanti limiti tecnicamente, Nick è un batterista davvero talentuoso, è velocissimo a tirar fuori dal cilindro nuove idee, ha una creatività inesauribile. Come persona poi è riuscito ad integrarsi alla perfezione anche dal lato umano, e ciò è fondamentale perchè oltre alla musica noi quattro siamo innanzitutto buoni amici”.

PARLANDO DEI TESTI, C’E’ UN TEMA DI FONDO CHE LEGA TUTTE LE CANZONI?
“Parlando di ‘In Waves’ in generale abbiamo deciso di lasciare ogni significato agli ascoltatori, dai testi delle canzoni all’artwork di copertina e del booklet. In passato il contenuto dei testi era abbastanza esplicito, in quest’ultimo capitolo invece è aperto a diverse interpretazioni, che saranno lette dall’immaginazione di ognuno in maniera diversa”.

HAI PARLATO DELL’ARTWORK DI COPERTINA: LO TROVO MOLTO BELLO, INTRIGANTE, DIVERSO…
“Volevamo cambiare. Molte copertine di album metal si assomigliano, molti gruppi commissionano le copertine allo stesso artista (come in precedenza aveva fatto la stessa band con Paul Romano, ndR). Abbiamo voluto rivolgerci ad artisti fuori dal giro sia per le foto del libretto, che per la copertina e i video inerenti ad ‘In Waves’. Anche qui non c’è un concept specifico, nelle stesse parole dell’autore la copertina rappresenta ‘qualunque cosa tu voglia che rappresenti’. Sta a voi”.

HO LETTO CHE UNO DEI VOSTRI OBIETTIVI E’ ESSERE CREATIVI ANCHE DAL PUNTO DI VISTA VISUALE, COME I RAMMSTEIN O LADY GAGA…
“Oh, da quel punto di vista ammiriamo entrambi moltissimo. Sono gruppi che hanno da offrire anche ad un livello superiore, il cui spessore artistico traspare anche aldilà della musica. Guardarli dal vivo, osservare il packaging di ogni loro uscita… non vedi l’ora di sapere cosa seguirà. Ci piacerebbe rendere i Trivium un progetto imprevedibile, uno di quei gruppi che ogni volta che ritorna sulla scena non si sa cosa aspettarsi. Non vogliamo esser noi stessi due volte di fila. Ovviamente abbiamo il nostro sound, il prossimo album non sarà mai hip hop!”.

DOBBIAMO QUINDI ASPETTARCI DELLE SORPRESE AI VOSTRI PROSSIMI CONCERTI?
“E’ il nostro obiettivo. Ovviamente abbiamo delle limitazioni diverse a seconda della data, del tour o della partecipazione ad un festival, ma se le cose andranno bene come speriamo vogliamo portare la nostra proposta ad un livello successivo. Cominceremo dal prossimo video in ogni caso, che sarà la continuazione del video di ‘In Waves’, e proseguirà il tema”.

I TRIVIUM HANNO MAI LAVORATO CON DEGLI AUTORI ESTERNI ALLA BAND?
“Non c’è mai stato nessuno al di fuori di me, Matt e Corey. Lavoriamo come un team di scrittori, sempre, non c’è una canzone firmata da un solo autore. Non c’è mai stato bisogno di qualcuno che suggerisse dall’esterno, abbiamo già moltissime idee e opinioni tra noi, tanto da aver dovuto scartare una discreta quantità di materiale. Penso anche sia difficile per una persona fuori dal gruppo entrare a far parte della nostra ottica, perchè abbiamo un suono, uno stile oramai definito”.

VI SIETE PRESI UN ANNO INTERO PER SCRIVERE E REGISTRARE “IN WAVES”. PERCHE’ COSI’ TANTO?
“Perchè avevamo bisogno di una pausa! Oltre al necessario tempo per noi stessi abbiamo voluto lavorare molto sulle canzoni, e di fatto abbiamo speso sei/sette mesi in sala prove, cambiando spesso idee, canzoni, aggiungendo parti e modificando in continuazione le demo. Non siamo stati ai Caraibi per mesi, l’intero periodo è stato speso in sessioni di tre settimane di lavoro inframezzate da una settimana di riposo. Oggi i Trivium sono forti di un’energia rinnovata e pronti a tornare in tour. In ultima analisi voglio aggiungere che, ribaltando la prospettiva, anche gli ascoltatori hanno avuto una pausa dai Trivium: a mio parere ogni gruppo dovrebbe saper dosare la propria esposizione”.

I TRIVIUM SONO SEMPRE STATI OGGETTO DI MALDICENZE, INVIDIA E NEGATIVITA’. COME VI RAPPORTATE A TUTTO QUESTO? AVETE IMPARATO A CONVIVERCI?
“E’ un po’ come quando vedi qualcuno buttare una lattina dal finestrino della macchina. E’ una cosa stupida e fastidiosa, assolutamente non necessaria. Quando fai parte di un gruppo giovane, in ambito metal ma non solo, fa parte del gioco. Ovviamente con la crescita del gruppo c’è una crescita proporzionale di negatività, ma sta tutto nel focalizzarsi sui lati positivi dell’essere un musicista, sui sostenitori come sulla famiglia e sugli amici. Se ci siamo abituati? Io sinceramente non la percepisco tutta questa negatività, probabilmente era peggio ai nostri esordi, appena firmato il contratto con Roadrunner Records. Dopo sette anni di tour la gente ci rispetta di più. In questo periodo ci siamo tolti parecchie soddisfazioni, se la gente ci vede oggi suonare prima dei Megadeth ed è invidiosa… può semplicemente soffocare nella propria invidia! (ride, ndR)”.

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