TURISAS – Brigate rossonere!

Pubblicato il 22/09/2013 da

I Turisas sono tornati in pista con un nuovo disco, dal titolo piuttosto eloquente: “Turisas2013”. Sotto la patina scontata e poco fantasiosa che lascia intravedere un tale titolo, in realtà la band finlandese pare avere trovato finalmente il bandolo della matassa del proprio stile, fino ad oggi in continua evoluzione. Da “Battle Metal” al presente, infatti, lo sviluppo di Mathias Nygard e compari è stato tanto rapido e sorprendente quanto elaborato e a tratti pretenzioso; ma con l’arrivo del quarto episodio, alcune pomposità di troppo e la maggior parte degli elementi farraginosi del folk-metal atipico del gruppo sono praticamente spariti, per far posto a composizioni più ‘semplici’ e dirette da assimilare, senza per questo perdere in spessore e profondità. Un bel passo in avanti, dunque, compiuto guardando indietro. Ascoltiamo cosa ha da dirci in merito, a pochi giorni dall’arrivo in Italia dell’Heidenfest, di cui i Turisas sono pre-headliner, il chitarrista Jussi Wickstrom!

Turisas - intervista band - 2013


CIAO JUSSI, BENVENUTO SU METALITALIA.COM! I TURISAS SONO SEMPRE STATI UN’ECCEZIONE ALL’INTERNO DELLA SCENA FOLK-METAL, IN QUANTO AVETE CERCATO OGNI VOLTA DI CRESCERE ED EVOLVERVI, SENZA ALCUN TIMORE. IL RISULTATO SONO QUATTRO ALBUM MOLTO DIFFERENTI: TI VA DI RICORDARCI I PRIMI TRE CON UNA TUA FRASE?

“Ciao a te! Certamente: ‘Battle Metal’ è il nostro esordio, eravamo ragazzi molto giovani allora; è un disco molto diretto, ricco di elementi accattivanti ma anche non tanto personale, il frutto delle nostre influenze giovanili. ‘The Varangian Way’ è il primo concept-album dei Turisas, un lavoro più maturo che ha mostrato una forte coesione di band e scelte più chiare e definite, figlie dell’esperienza accumulata; il precedente e penultimo platter, invece, ‘Stand Up And Fight’, è ancora più epico ed ambizioso, di nuovo diverso dai precedenti in quanto abbiamo seguito la nostra maturazione senza forzarla, cercando di rimanere naturali. Ed è tutto!”.

TU E MATHIAS, JUSSI, SIETE I DUE MEMBRI STORICI DEI TURISAS, BAND CHE HA UNA STORIA DI LINE-UP ALQUANTO COMPLICATA. SIETE ANCORA IN CONTATTO, AD ESEMPIO, CON GEORG LAAKSO E LISKO, I VOSTRI DUE COMPARI CHE, PER DIVERSI MOTIVI, VI HANNO ABBANDONATO NEGLI ANNI PASSATI?
(Georg Laakso, chitarrista, dopo averla scampata bella da un’aggressione con tanto di sei coltellate, è rimasto paralizzato agli arti inferiori in seguito ad un incidente stradale; Lisko, fisarmonicista, è invece letteralmente sparito poco prima di una serie di concerti, qualche anno fa)
“Be’, Georg lo sento ancora e soprattutto lo vedo ancora. Sai, la nostra città, Hameenlinna, non è esattamente una metropoli, quindi ci conosciamo tutti. E’ abbastanza tranquillo, sta bene…essendo sulla sedia a rotelle, ha delle forti limitazioni, chiaro, ma lo vedo bene e addirittura ha in cantiere più di un progetto musicale! Per quanto riguarda Lisko, invece, a tutt’oggi non abbiamo più avuto notizie di lui, niente di niente, è letteralmente sparito nel nulla! Non ti saprei dire nemmeno se sia morto oppure ancora vivo!”.

NEGLI ULTIMI TRE ANNI, INVECE, AVETE PRATICAMENTE RIVOLUZIONATO LA FORMAZIONE, CAMBIANDO LA SEZIONE RITMICA E AGGIUNGENDO UN TASTIERISTA UFFICIALE. TI VA DI PRESENTARE I NUOVI MEMBRI AI LETTORI? E’ CAMBIATO QUALCOSA NEL VOSTRO SONGWRITING CON QUESTI INNESTI?
“Dunque, Robert Engstrand, il tastierista, è entrato nella band subito dopo l’uscita di ‘Stand Up And Fight’, portando diverse idee e spunti per le parti e i suoni delle keyboard. E’ stato strano e particolare per noi il suo ingresso, in quanto prima eravamo soliti usare basi campionate per i concerti, mentre ora c’è un keyboard player sul palco. Ha collaborato con Mathias molto attivamente, sia sugli arrangiamenti, sia per la scelta dei suoni di ‘Turisas2013’. Alla batteria c’è Jaakko Jakku, assoldato poco prima delle registrazioni e quindi poco partecipe in fase compositiva; è un professionista, suona in molte band anche extra metal ed è tecnicamente molto distante dal suo predecessore, per noi un bene! Infine, Jesper Anastasiadis è un bassista professionista anch’egli, attivo in molti gruppi, fra i quali spicca una formazione funk; è anche un buon vocalist, quindi l’abbiamo usato pure come corista e/o seconda voce”.

COME SI E’ EVOLUTO QUESTA VOLTA IL PROCESSO DI SCRITTURA DEL DISCO? CHI HA SCRITTO LA MAGGIOR PARTE DEL MATERIALE? E CHI ALTRI DI VOI HA PARTECIPATO ALLA COMPOSIZIONE DEI PEZZI?
“Tutto è cominciato durante la scorsa estate, nel 2012. Abbiamo affittato una casa nei dintorni di Helsinki, in mezzo al nulla, e io, Mathias e Olli (Vanska, violinista, ndR) abbiamo iniziato a raccogliere le idee e buttar giù del materiale. Abbiamo creato le strutture base dei pezzi e poi fatto il minuzioso lavoro d’arrangiamento. E’ stato un processo rapido e naturale: da subito abbiamo avuto l’intenzione di comporre canzoni più dirette e, se si vuole, più in linea con il passato remoto dei Turisas. Sentivamo il bisogno di farlo, dopo la grandeur progressiva del disco precedente. Anche per la produzione, le idee e le intenzioni si sono ovviamente incanalate in quel senso, ovvero un suono quasi scarno, molto grezzo, ma anche certamente pulito”.

PARLANDO DI TITOLO, GRAFICHE E COVER ARTWORK, IN QUALE MODO ESSI INTERAGISCONO FRA DI LORO? SIA IL TITOLO CHE LA COPERTINA PONGONO MOLTO IN EVIDENZA L’ESSERE DELLA BAND, DANDO NELL’OCCHIO LA PAROLA ‘TURISAS’ SUBITO DAVANTI A TUTTO IL RESTO. E’ COMUNQUE UN APPROCCIO A QUESTE COSE COMPLETAMENTE DIVERSO DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLE FOLK-METAL BAND, DICO BENE?
“In realtà a questo giro avevamo davvero poche idee, perchè non avevamo una linea concettuale da seguire, com’è accaduto per ‘The Varangian Way’ e ‘Stand Up And Fight’. Per un po’, quindi, non abbiamo proprio pensato a questi fondamentali dettagli. Quando però è venuto il tempo di decidere il da farsi, ecco che ci siamo trovati a notare che non c’era nessun filo conduttore reale fra i brani, che erano più autonomi, completamente isolati fra loro, quasi a voler rappresentare diversi lati dei Turisas del presente. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso che ‘Turisas2013’ poteva essere un titolo adattissimo. Per la cover vale più o meno lo stesso discorso: abbiamo semplicemente scelto una foto di Mathias in abiti di scena, in quanto ci rappresenta benissimo!”.

UNO DEI PUNTI DI FORZA IN COSTANTE AUMENTO, NEL PROSEGUO DELLA VOSTRA CARRIERA, E’ LA VOCE DI MATHIAS, CHE MIGLIORA ALBUM DOPO ALBUM, DIVENTANDO UN VERO VOSTRO TRADE-MARK. CONCORDI CON ME, SE TI DICO CHE PENSO CHE IN “TURISAS2013” SI SIA SUPERATO ALLA GRANDE?
“Sicuramente! Mathias e la sua voce sono cresciuti molto dal primo disco ad oggi. Ha acquisito molta fiducia esibendosi sui palchi di mezzo mondo, così come affinato la tecnica studiando molto nelle pause tra registrazioni, tour e promozione. Per questo lavoro, inoltre, va detto da una parte che la produzione scelta tende a dar molto risalto al suo operato, mentre dall’altra la composizione di linee vocali ad hoc e cariche di melodia gli hanno facilitato il compito, in quanto più semplici da interpretare”.

QUALI SONO I BRANI PIU’ RAPPRESENTATIVI DELL’ALBUM, SECONDO TE? NE PUOI ESTRAPOLARE UN PAIO E DESCRIVERLI?
“Guarda, i pezzi di ‘Turisas2013’ sono molto vari e differenti uno dall’altro, come già accennato prima, quindi sceglierne un paio soltanto mi viene molto difficile. Però stiamo per filmare e registrare un video per ‘Ten More Miles’ (da poco reso disponibile, ndR), quindi ti cito questo. E’ forse la canzone che più identifica il nostro stile odierno, ovvero i vecchi Turisas con cori e orchestrazioni più maturi e ricercati. Speriamo esca un bel video, anche perchè il budget è limitato e vogliamo comunque fare le cose con la massima professionalità possibile”.

COME TI SENTI A CALCARE LE ASSI DEI PALCHI VESTITO, ASSIEME AI TUOI COMPAGNI, COME UN GUERRIERO VICHINGO E TRUCCATO DI ROSSO E NERO? CAMBIA DAVVERO QUALCOSA NELL’ATTITUDINE, NELL’INTERPRETAZIONE, OPPURE E’ ‘SOLO PER IL PUBBLICO’?
“Be’, è da quando abbiamo fondato la band che suoniamo pittati e addobbati da guerrieri. Non abbiamo mai suonato ‘nudi’. Quando inizio a prepararmi per lo spettacolo e indosso i vestiti e mi trucco, solo allora riesco a concentrarmi effettivamente sul concerto, senza pensare a nient’altro. Ovviamente è anche un modo molto efficace per guadagnare appeal: la nostra audience adora vederci ‘in divisa’. Credo che se dovessimo provare a suonare con le nostre facce e con i nostri abiti normali, sarebbero eventi del tutto diversi e surreali. Almeno per me”.

VENIAMO ALL’ULTIMA DOMANDA, JUSSI: QUEST’ANNO FARETE PARTE DEL BILL DELL’HEIDENFEST, PROBABILMENTE IL FESTIVAL EUROPEO PIU’ IMPORTANTE CHE TRATTA IL VOSTRO GENERE. PER IL RESTO, COME VI STATE MUOVENDO? E C’E’ UN POSTO IN CUI, PIU’ CHE IN ALTRI, VI PIACEREBBE TORNARE A SUONARE?
“Sì, prenderemo parte all’Heidenfest Tour, che inizia il 20 settembre e si concluderà il 6 ottobre (l’intervista si è tenuta a fine luglio, ndR). Dopo di ciò, avremo ben cinque concerti da headliner nel Regno Unito e, ad oggi, questo è quanto abbiamo annunciato ufficialmente. C’è già tanto altro pianificato, ma prima di dare gli annunci ci sono da sistemare i soliti dettagli organizzativi. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, non ho un particolare posto preferito dove suonare, ma se devo proprio scegliere allora punterei su Giappone e Sudamerica: entrambi sono stati luoghi magnifici dove esibirci, ma probabilmente dico così anche perchè ci siamo stati poco. Adoro suonare in posti sconosciuti, è molto più eccitante rispetto a viaggiare in Europa!”.

 

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