C’è ancora bisogno di nuovi ‘praticanti’ nell’emisfero di chi contamina l’hardcore con badilate di black metal nero come la pece? Dipende. Se il gruppo in questione, ed è il caso dei Tutti I Colori Del Buio, ci mette intensità, animosità, sentimento e songwriting brillante, non esistono controindicazioni in materia. “Initiation Into Nothingness” rappresenta il valido contributo del quartetto torinese alla causa dell’hardcore pessimista, così foltamente rappresentato nell’universo della musica alternativa attuale; meno di mezz’ora sospesa fra isteria-kamikaze e dense lordure, un disco che non inventa nulla ma rielabora in modo convincente alcuni stilemi forgiati in ambienti metal e punk. L’entusiasmo e l’orgoglio per il proprio lavoro sono palpabili nelle parole di Alessio e Dano, i due membri della band con cui abbiamo avuto il piacere di interloquire.
“TUTTI I COLORI DEL BUIO” È UN THRILLER DEL 1972, MA È ANCHE UN NOME DI GRANDE RICHIAMO, CAPACE DI FAR CAPIRE IN UN ATTIMO QUALE SPETTRO EMOTIVO ANDIATE AD ESPLORARE CON LA VOSTRA MUSICA. INSOMMA, NON SEMBRA UN NOME CAMPATO PER ARIA. COME CI SIETE ARRIVATI E QUALI SIGNIFICATI GLI ATTRIBUITE?
Alessio: “Risposta sincera? Quando abbiamo iniziato a suonare forse qualcuno ci aveva già pensato, e non mi ricordo nemmeno il momento in cui abbiamo detto ‘scegliamo questo nome’. A pensarci ora è lungo e in italiano, quindi non sarebbe il massimo, ma pare calzare a pennello con la musica. Il film ci piace, l’estetica pure: ci è andata di culo!”.
Dano: “E’ un nome che richiama innanzitutto l’oscurità, e poi implica il ‘vedere nel non vedere’, una metafora potentissima. Poi chiaramente siamo grandi fan del giallo all’italiana e di quel film in particolare”.
IL DISCO È STATO REGISTRATO AGLI OFF STUDIO DI TORINO DA PAUL BEAUCHAMP E DANILO BATTOCCHIO, QUINDI MASTERIZZATO DA BRAD BOATRIGHT NEGLI STATI UNITI. SIETE SODDISFATTI DELL’INTERO PROCESSO DI REALIZZAZIONE DELL’ALBUM? LA MASTERIZZAZIONE DI BOATRIGHT COSA HA DATO IN PIÙ A QUELLO CHE AVEVATE REGISTRATO?
Alessio: “Il processo (per quanto sia un disco di breve durata e molto diretto) è stato lungo per impegni personali/lavorativi, ma registrarlo è stato un attimo. Ci sono volute almeno 30 birre e 12 ore. Il lavoro di Dano e Paul in sala credo che sia assolutamente all’altezza di un qualunque disco internazionale e il mastering di Boatright ha dato una spinta pazzesca ai suoni. Quello che a me fino ad ora fa piacere è che chi sente il disco e ci vede dal vivo ci dice che c’è ancora più botta live che su disco, e questo vuol dire che non abbiamo falsato le cose, che il lavoro è serio ma sincero”.
Dano: “Il disco l’abbiamo registrato assieme Paul ed io e poi l’ho missato fino ad arrivare a un risultato che ci soddisfacesse a pieno. Il mastering ha dato tutta la botta di volume necessaria; d’altra parte abbiamo scelto di affidarlo a Brad Boatright perché ha lavorato su buona parte dei dischi che ci piacciono, quindi sapevamo di andare sul sicuro”.
IL GROSSO DELLA TRACKLIST COMPRENDE CANZONI DI BREVE DURATA, CONCITATE E SELVAGGE. A METÀ E ALLA FINE, DUE BRANI PIÙ LUNGHI, ASFITTICI, ANGOSCIANTI. A COSA DOBBIAMO QUESTO DISCO DAI DUE VOLTI? PERCHÉ “TUTTI I COLORI DEL BUIO” E “TO THE END OF THE NIGHT” HANNO QUESTA COLLOCAZIONE?
Dano: “Nonostante suoniamo hardcore ci piacciono molti gruppi sludge, io stesso suono nei Last Minute To Jaffna che fanno musica parecchio più dilatata e atmosferica dei Tutti I Colori Del Buio. Tirare il freno ogni tanto ci piace, così come ci piaceva l’idea di creare della dinamica all’interno della scaletta, facendo rifiatare l’ascoltatore alla fine di ogni lato del disco.
Alessio: “La scelta dell’ordine dei pezzi sia dal vivo che su disco rispetta la logica del non accostare pezzi con passaggi, ma soprattutto inizio/chiusura, troppo simili, per mantenere sempre la tensione alta”.
IL VOLTO SHAKESPEAREANO AVVOLTO DAI SERPENTI COSA DOVREBBE RAPPRESENTARE?
Alessio: “L’illustrazione sulla copertina l’ha fatta un nostro amico tatuatore, Gigi Fagni, che aveva già fatto la grafica per una t-shirt. Varrebbe quindi la pena di parlarne con lui, più che con noi, ma a grandi linee gli avevamo chiesto una cosa in cui si fondessero elementi violenti e grezzi con elementi raffinati e intellettualoidi, senza dare indicazioni più precise”.
RABBIA E DISPERAZIONE SEMBRANO ESSERE I PRINCIPALI MOTORI DEI VOSTRI BRANI. COSA LEGA QUESTE DUE EMOZIONI, COME SI PUÒ VEICOLARE IN MANIERA PRODUTTIVA E POSITIVA TUTTA LA NEGATIVITÀ CHE UN ARTISTA DEDITO A CERTE SONORITÀ ESTREMISTE SI PORTA ADDOSSO?
Alessio: “Quello che per me sta fra i due poli è la mancanza o insoddisfazione se vuoi, e visto che purtroppo non si può andare in giro a sfogarsi con una mazza sui passanti penso che la cosa migliore sia suonare con quella che da qualche parte si chiama ‘cazzimma’ o anche ‘troncarla nel mezzo’, cioè suonare al di sopra delle proprie possibilità fisiche e tecniche: è molto liberatorio”.
Dano: “Nei nostri pezzi c’è anche moltissima ironia, sia nei testi che nella stessa musica che suoniamo. L’ironia è quella cosa che ci permette di alzarci al mattino e di ridere e scherzare anche quando tutto sembra andare male”.
I TITOLI DEI BRANI SEMBRANO RICHIAMARE UNA CERTA INDOLE SARCASTICA E INTELLETTUALMENTE STRAVAGANTE, NECESSARIA PER CANALIZZARE CON UNA CERTA FANTASIA LA VOSTRA FURIA: PENSO A “STOP YOUR FUN WITH A BULLET”, “MORE THAN SARTRE, LESS THAN ALLIN”, “THE CRAB’SFAILURE”. DA DOVE TRAGGONO ISPIRAZIONE I TESTI? QUANDO LI RILEGGETE, CHE TIPO DI REAZIONI VI SUSCITANO?
Alessio: “I testi non sono mai stati scritti, nè su carta né nell’inserto del disco, li conosco solo io che li ho scritti (risate, ndR). Ogni titolo, così come ogni testo, pesca a piene mani nella mia piccolissima cultura musicale e letteraria, qualche volta copiando, qualche volta storpiando, qualche volta incollando insieme i pezzi. L’unica cosa che voglio precisare è che il pezzo ‘Painkiller’, per quanto abbia lo stesso titolo e una frase presa da quel pezzo, non è una cover dei Judas Priest! Mi piace usare questo sistema di copia-incolla, di rimescolamento e rilettura di cose altrui, per poi filtrarne il significato in chiave ironica, o usando comunque uno stile simile”.
IL COMPOSTO DI PUNK, CRUST, D-BEAT, UN TOCCO DI BLACK METAL, CHE PROPONETE GUARDA AGLI ULTIMI THE SECRET, TRAGEDY, FROM ASHES RISE E MOLTI ALTRI GRUPPI RECENTI. VI MUOVETE IN UN AMBITO DOVE LA COMPETIZIONE È FORTISSIMA, ANCHE IN ITALIA. COSA PENSATE DI POTER PORTARE DI DIVERSO E INTERESSANTE RISPETTO AI MOLTI GRUPPI CHE PRATICANO UN TIPO DI SUONO SIMILE AL VOSTRO?
Alessio: “Non penso che siano stati presi dei modelli di riferimento precisi, anche perchè ti assicuro che abbiamo ascolti molto diversi fra noi, così come ‘formazioni’ musicali diverse. Il risultato sicuramente è una somma dei nostri musicali personali, che può talvolta andare verso un suono d-beat, talvolta il misto di hardcore e black metal. Brad Boatright ha suonato coi From Ashes Rise e masterizzato una quantità lunghissima di gruppi Deathwish, Southen Lord ed etichette simili, quindi ovviamente il suono va in quella direzione. Per come la vedo io, però, se misurassimo la cosa come fosse una competizione o una questione di spazio (e personalmente non lo faccio), direi che tanto vale non suonare nemmeno dopo che ci son stati i Black Sabbath e i Black Flag. Ma è un modo di pensare che non mi piace. Quello che mi piace davvero dei nostri pezzi è il rock’n’roll, penso che la grossa quota di r’n’r in un gruppo che per tutto il resto si può chiamare hardcore punk sia la cosa che più ci caratterizza”.
Dano: “Un’altra cosa che ci discosta un po’ da molti altri gruppi è proprio l’ironia di cui si parlava prima. Non ci piace chi si prende troppo sul serio, ma detto questo non ci è mai interessato più di tanto essere particolari o diversi dagli altri. Noi suoniamo quel che ci piace, siamo quattro amici che una sera si sono ritrovati a suonare assieme per divertimento e facciamo in modo di non dimenticarcelo mai”.
LA BAND NASCE NEL 2013, PRIMA DI PUBBLICARE “DESCEND INTO NOTHINGNESS” AVETE SUONATO SPESSO DAL VIVO, DIVIDENDO IL PALCO CON I NOMI PIÙ DISPARATI. QUANTO È MUTATO IL VOSTRO SUONO DALLA FORMAZIONE DEL GRUPPO AD OGGI GRAZIE AI CONCERTI? QUAL È LA LEZIONE PIÙ IMPORTANTE IMPARATA GRAZIE ALL’INTENSA ATTIVITÀ LIVE TENUTA IN QUESTI ANNI?
Dano: “Abbiamo sempre avuto le idee molto chiare su come dovessero suonare i Tutti I Colori Del Buio, tant’è che il nostro demo (che è diventato poi il nostro 7”) è stato registrato diversi mesi prima del nostro primo concerto, e il nostro suono non è cambiato di molto da allora”.
Alessio: “Il suono mi sembra più o meno invariato, anche se tornando al discorso di prima penso che aumenteremo la quota di sporcizia e r’n’r. Anche se, in fondo, siamo lenti nei cambiamenti”.
Dano: “La lezione più importante è che non importa se suoni davanti a 5 o a 500 persone, sul palco devi dare il 101%. In un genere come il nostro l’intensità è tutto, e l’intensità sta anche nell’avere un certo tipo di suoni dal vivo”.
HARDCORE, PUNK ED HEAVY METAL HANNO SCENE INFLAZIONATE E NON È PER NULLA FACILE FARSI ASCOLTARE, ANCHE SE SI HANNO IDEE MOLTO VALIDE DA PROPORRE. COSA PUÒ PERMETTERE DI EMERGERE IN QUESTO OCEANO SCONFINATO CHE È LA SCENA MUSICALE ALTERNATIVA ODIERNA?
Dano: “Sinceramente emergere (per lo meno nella sua accezione di ‘diventare famosi’) non ci interessa granché, siamo tutti abbastanza scafati per non correre dietro a pie illusioni. Detto questo, credo che l’unica cosa possibile da fare sia essere onesti, in primis con se stessi. Fare poche chiacchiere e sbattersi tanto”.
Alessio: “Intanto penso sia una questione di priorità e di cosa uno intende per emergere, dove uno vuole arrivare. Per un gruppo come noi i traguardi sono piccoli e tutti probabilmente raggiungibili con pazienza, impegno e tempo, che è il fattore chiave e il più bastardo perché ce n’è sempre poco. Io sono per la dedizione e il divertimento, non per le strategie a tavolino”.
CHI SECONDO VOI STA PORTANDO AVANTI I DISCORSI PIÙ INTERESSANTI NELL’INCROCIO DI PUNK E METAL ESTREMO? COSA VI STIMOLA ED ESALTA IN QUESTO PERIODO TRA I VOSTRI ASCOLTI?
Dano: “Sinceramente non lo so, facendo il fonico di mestiere e suonando in due gruppi sento spesso la necessità di staccare la spina e far riposare le orecchie. Dei dischi usciti nel 2016 mi sono piaciuti quello degli Inquisition e quello dei Sumac, anche se col punk c’entrano poco”.
Alessio: “Purtroppo io non sono assolutamente la persona adatta per risponderti, visto che in questo momento ascolto altro o comunque gruppi di qualche anno fa. Le ultime cose che ho trovato molto interessanti e stimolanti nel genere penso siano stati i Coliseum e i Torche, che non sono proprio gruppi nuovi. A livello italiano ci sono tantissimi ottimi gruppi, non voglio fare una lista perché sicuro mi dimenticherei qualcuno comunque, ma moltissimi dei gruppi con cui suoniamo sono ultra validi”.
QUANTA INCOSCIENZA CI VUOLE PER DARE VITA A UNA BAND COME LA VOSTRA E PORTARE AVANTI L’ATTIVITÀ DELLA STESSA? COSA SPINGE AD ANDARE AVANTI E DÀ LA FORZA DI LAVORARE PER PRODURRE E DIFFONDERE LE VOSTRE IDEE IN QUELLA CHE, DI FATTO, È UNA NICCHIA COMUNQUE ABBASTANZA RISTRETTA?
Dano: “Di incoscienza ce ne va tanta, ma finché ti diverti, finché quando suoni in giro c’è quello scambio di energia con chi è li davanti a te, la fatica, le rinunce, i soldi, il tempo e le energie spesi trovano il loro senso”.
Alessio: “Più che incoscienza ci vuole tanta voglia di soffrire, anche se poi al netto della fatica, delle bestemmie, della miseria, comunque è bello, è divertente e non rimpiango mai di non essere al lavoro. Quindi va bene. Il fatto che la nicchia sia ristretta non è necessariamente una cosa negativa, perché la sua forza è quella, la vicinanza. Come in ogni cosa ci sono le simpatie, i nepotismi, le antipatie, però il tutto funziona fin quando rimane così, fino a che ‘what we do is secret’”.
QUALI SPERANZE NUTRITE PER IL FUTURO? C’È UN SOGNO NEL CASSETTO CHE VORRESTE REALIZZARE PIÙ DI OGNI ALTRO COME GRUPPO?
Dano: “Il sogno nel cassetto è quello di continuare a divertirsi per un sacco di tempo”.
Alessio: “Vorremmo suonare con un pelo meno di sbattimenti e di salti mortali, penso che la roba più bella sia fare tutto senza la pressione del lavoro o di fare i conti al centesimo per non finire nella merda. Non ti sto parlando di fare soldi, sto parlando di sopravvivere come band. Altro sogno, almeno per me, è quello di suonare in Giappone, sarebbe veramente da perdere la testa!”.