In un particolare momento storico in cui il mondo sembra prendere una deriva sempre più oscura e rassegnata, continuano comunque ad esistere delle band che hanno deciso di improntare la propria proposta su tematiche fantastiche, sognanti e dotate di una notevole carica positiva. Il power metal è da sempre il filone che, più di tutti, incarna questo concetto nel modo più letterale possibile, e sembra che il 2019 stia puntando a rappresentare una delle annate simboliche di quella che pare essere una vera e propria rinascita del genere sul mercato. Sotto la vigile ala di Nuclear Blast, solo negli ultimi mesi, sono usciti numerosi album alquanto rappresentativi di questo concetto, e il terzo full-length degli avventurieri svedesi Twilight Force, dall’epico titolo “Dawn Of The Dragonstar”, non può che rappresentare una delle punte di diamante; in particolar modo agli occhi e alle orecchie di noi italiani, dal momento che il nostro buon Alessandro Conti, prontamente equipaggiato di armatura e pelliccia di lupo, è stato ingaggiato come nuovo frontman di quella che, nel bene o nel male, sembra essere una formazione destinata a far parlare davvero molto di sé nel corso degli anni. Per questo motivo, fare due chiacchiere con il nostrano guerriero dai capelli scuri era pressoché d’obbligo; il risultato non poteva che essere un’intervista dai toni decisamente più nerd e goliardici, rispetto al solito format che risulta possibile trovare sulle nostre pagine. Ci auguriamo che possa destare il vostro interesse. Buona lettura!
PRIMA DI TUTTO, CI INTERESSA SAPERE COM’È INIZIATA QUESTA NUOVA AVVENTURA COME FRONTMAN DEI TWILIGHT FORCE.
– Ciao a tutti! Allora, tutto naturalmente è cominciato nel momento in cui i Twilight Force hanno separato la loro strada da quella dell’ormai ex-cantante Christian Eriksson, col conseguente risultato di doversi mettere in cerca di un cantante, in vista dei lavori per il nuovo album. Io ero già in pausa dalla mia attività con Luca Turilli, ora impegnato con la nuova line-up dei Rhapsody, e ci ha pensato Nuclear Blast a mettermi in contatto con la band in vista della possibilità di ingaggio. Il fatto che, comunque, io avessi già avuto precedentemente modo di conoscere i ragazzi in un paio di occasioni ha reso il tutto ancora più semplice ed immediato.
COM’È STATO ACCOLTO INIZIALMENTE L’INGRESSO DI UN NUOVO VOCALIST, PER GIUNTA ITALIANO, IN UNA FORMAZIONE COMUNQUE IN ASCESA, DI PROVENIENZA SVEDESE?
– Sicuramente ha rappresentato, per me così come per loro, un qualcosa di tutto sommato nuovo e potenzialmente interessante. Trattandosi di una formazione per l’appunto svedese, ero ben conscio del fatto che comunque il metro di paragone si sarebbe attestato su livelli piuttosto alti, considerando l’enorme tradizione di cantanti fenomenali che provengono da quelle terre, divenute famose anche per via del loro notevole apporto alla storia del metal in generale; alla luce di questo, è probabile che l’esperienza maturata nei Rhapsody abbia aiutato non poco. Naturalmente mi auguro che, col passare del tempo, il feeling che si sta venendo a creare tra me e loro possa funzionare sempre meglio. Per quanto riguarda invece l’eventuale raffronto con chi mi ha preceduto: è vero che il mio timbro si discosta abbastanza da quello di Christian, il che può rappresentare un’arma a doppio taglio, dal momento che qualche fan particolarmente affezionato potrebbe non gradire, così come il contrario; e allo stesso modo, chi magari segue i Rhapsody, senza però aver mai ascoltato in maniera approfondita i Twilight Force, potrebbe iniziare a interessarsi anche grazie a questa novità.
RITIENI CHE IL TUO NUOVO IMPIEGO POSSA RENDERE A TRATTI PIÙ DIFFICOLTOSA LA TUA ATTIVITÀ COI TRICK OR TREAT?
– Mah, essendo comunque da diversi anni membro attivo di due band non penso di avere particolari problemi; anche perché dubito che l’attività live dei Twilight Force possa essere chissà quanto impegnativa rispetto a quella cui mi sono abituato militando nei Rhapsody. Poi i Trick Or Treat rimangono una realtà tutto sommato un po’ più locale, anche se sarebbe indubbiamente interessante la possibilità di espandere un po’ anche il loro bacino di utenza.
VENENDO INVECE ALL’ALBUM: A PARERE DI MOLTI SI TRATTA DI UN LAVORO MOLTO MENO ESAGERATO RISPETTO AL PRECEDENTE E PIÙ IN LINEA CON QUELLO CHE ERA IL PRIMO. TU COME TI SENTIRESTI DI DESCRIVERE IL SONGWRITING?
– Volendo essere sintetico, io il nuovo album lo vedo quasi come una via di mezzo tra i primi due, poiché le orchestrazioni sono sempre molto presenti e i ritornelli continuano ad avere il piglio e la capacità di coinvolgimento che un album power metal dovrebbe avere. Sicuramente, a livello strutturale, si tratta di un lavoro relativamente più asciutto e meno carico rispetto al predecessore, che io comunque, a differenza di molti, ammetto di aver preferito al primo senza particolari ripensamenti. L’importante alla fine è l’essere riusciti a confezionare un prodotto che avesse tutte le carte in regola per coinvolgere e divertire, il che rappresenta sicuramente la priorità per un prodotto di questo tipo.
FA RIFLETTERE IL FATTO CHE I TWILIGHT FORCE ABBIANO ESORDITO SUL MERCATO IN UN PERIODO IN CUI IL POWER METAL ERA QUASI IN CRISI. TU COME ARGOMENTERESTI IL LAVORO SVOLTO DALLA BAND ALL’INTERNO DELLA SCENA?
– Paradossalmente, il fatto che si trattasse di un genere sostanzialmente in crisi ha forse facilitato un po’ l’emersione della band all’interno del mercato: una formazione comunque così in linea con quelli che erano gli stilemi principali del power metal verso la fine degli anni ’90, in cui hanno avuto modo di esordire anche molti artisti che hanno rappresentato parte della mia crescita, in questo caso può rappresentare una sorta di ritorno di quelle sonorità, rivolgendosi in questo caso anche a un pubblico magari un po’ più giovane e la cui esperienza con questo filone è ancora magari un po’ agli inizi. Sicuramente ci sono molte band di quegli anni che continuano a lavorare su livelli molto alti, però si tratta comunque di formazioni divenute famose quando erano dei trentenni, ed è innegabile che il tempo passi un po’ per tutti. Alla fine, se si è dotati di buone capacità compositive, nonché di un’immagine e un impatto in grado di fare breccia nell’interesse dei potenziali ascoltatori, si può tranquillamente pensare di affermare il proprio nome tra i vari che decidono di tentare.
GIUSTAMENTE HAI NOMINATO L’IMPORTANZA CHE OGGI GIORNO HANNO L’IMMAGINE E IL CONCEPT, MA, VOLENDO ANDARE PIÙ NEL DETTAGLIO, QUALE PENSI DOVREBBE ESSERE IL GIUSTO APPROCCIO A QUESTO CONCETTO?
– Sicuramente la principale problematica da evitare risiede nel fatto che basta un attimo per diventare una line-up che punta tutto sull’immagine, abbinata però a una proposta musicale mediocre o scadente, il che paradossalmente potrebbe rendere il tutto ancora più ridicolo. Bisogna impegnarsi in modo da proporre un’immagine che possa essere funzionale se applicata alla musica, senza però aspettarsi di dover essere originali a tutti i costi: basti pensare al fatto che i Kiss hanno fatto di questo elemento il proprio marchio di fabbrica quasi cinquant’anni fa. Applicato al power metal poi è giusto che ognuno proponga qualcosa di personale: i Twilight Force puntano su un format molto orientato sul fantasy e sulle fiabe, mentre ad esempio i Sabaton hanno scelto una via più orientata sui temi bellici, o i Powerwolf sulla commistione di elementi horror e clericali. Ce n’è un po’ per tutti i gusti, insomma, ed è bene che sia così.
IL TUO COSTUME È STATO STUDIATO CON UNO SCOPO PRECISO?
– Chiarisco subito che non me lo sono studiato io (ridiamo, ndR), ma al contrario me lo han fatto trovare già comprato, impacchettato ed equipaggiato a dovere. Mi pare evidente che si basi molto sulla figura di Jon Snow e dei guardiani della barriera, direttamente da Game Of Thrones, il che mi fa sperare sia stato selezionato prima dell’uscita dell’ultima stagione, ma stendiamo un velo pietoso su questo discorso, altrimenti ci avveleniamo la giornata (ridiamo, ndR). Inoltre, nel mio caso, un costume da elfo non avrebbe avuto senso, dati i miei tratti. Quindi abbiamo puntato su un guerriero umano, che è anche la classe che scelgo sempre quando gioco di ruolo.
EFFETTIVAMENTE PUÒ TRARRE UN PO’ IN INGANNO UNA BAND CHE SI PRESENTA IN UN CERTO MODO, PER POI PROPORRE DELLE COMPOSIZIONI ANCHE RELATIVAMENTE COLTE; BASTI PENSARE ALLA SUITE CONCLUSIVA DELL’ALBUM. IN QUANTO PARTE ATTIVA, COME HAI VALUTATO L’ACCOGLIENZA RISERVATA ALLA BAND?
– Tra l’altro hai nominato quella che, a parer mio, è una delle tracce più riuscite dell’album: per l’appunto la suite conclusiva “Blade Of Immortal Steel”, che tra l’altro rientra a pieno negli stilemi del filone in questione, dato che la suite è da sempre una presenza fondamentale in svariati dischi power metal. Invece, per quanto riguarda l’accoglienza, ricordo che, prima di entrare nella band, ebbi il piacere di presenziare alla prima data dei Twilight Force a Bologna di spalla ai Sonata Arctica; la gente inizialmente, vedendo questi sei soggetti vestiti da elfi e maghi, sembrava abbastanza divertita, e nel contempo imbarazzata. Tuttavia, una volta iniziata la musica, la tendenza si è subito invertita, il che rappresenta un’ulteriore dimostrazione che l’immagine, se perfettamente associata alla musica, può rappresentare un valore aggiunto notevole, nonché un’interessante biglietto da visita. Ovviamente se il contesto risulta azzeccato; ad esempio nell’occasione in compagnia di Sabaton e Accept, forse, non era propriamente la presenza più appropriata.
CONCORDI COL FATTO CHE I TWILIGHT FORCE ABBIANO TROVATO LA PROPRIA FORTUNA ANCHE TRA GLI AMANTI PER L’APPUNTO DEL FANTASY, APPLICATO ALLA LETTERATURA, AL CINEMA, AI VIDEOGIOCHI E COSÌ VIA?
– Sicuramente sì! Anche senza voler andare necessariamente a parare sugli appassionati effettivi, anche solo un estimatore del Signore degli Anelli, così come di Game Of Thrones o di Skyrim, nella presentazione e nella musica dei Twilight Force può trovare parecchio pane per i propri denti. Non è inusuale infatti ai nostri concerti trovare gente vestita da elfo, piuttosto che da mago, arrivando quasi a sfociare nella tendenza legata ai cosplay, anch’essa in una fase a dir poco esplosiva come si può notare ad esempio alle varie fiere, tra cui il Lucca Comics, per dirne una. Questo sicuramente rappresenta un ulteriore elemento potenzialmente vincente, soprattutto nel momento in cui ci si vuole rivolgere a un pubblico comunque piuttosto giovane.
TERRESTE MAI IN CONSIDERAZIONE L’IDEA DI ESIBIRVI A UN EVENTO DEDICATO?
– Sarebbe sicuramente figo, ma purtroppo si tratta di un’ipotesi ancora abbastanza difficile trattandosi di una band straniera; coi Trick Or Treat ci siamo esibiti l’anno scorso, ma essendo una formazione italiana risulta sicuramente più semplice. Indubbiamente anche solo la nomenclatura ‘adventure metal’ rende alla perfezione l’idea di quanto azzeccata potrebbe essere l’abbinamento tra Twilight Force e fiera del fumetto o del fantasy. Volendo potreste mandare quest’intervista all’organizzazione del Lucca Comics come sollecito (risate, ndR).
È RISAPUTO CHE TU SIA UN DISCRETO ESTIMATORE DEL MONDO DEI VIDEOGIOCHI; COME LA VEDI QUESTA POSSIBILITÀ CHE IL LEGAME TRA LA SCENA VIDEOLUDICA E QUELLA METAL POSSA DIVENIRE, COL TEMPO, SEMPRE PIÙ FORTE?
– Sarebbe indubbiamente bello se il legame tra musica e videogiochi potesse aumentare sempre di più. Sicuramente la prima svolta effettiva fu ai tempi con Guitar Hero, che mescolava appunto l’essenza del videogioco con la possibilità di imbracciare un controller a forma di chitarra, scoprendo in questo modo numerosi artisti con cui magari, per un motivo o per un altro, non si era mai entrati in contatto prima. Dall’altra parte, molte band hanno avuto modo di esplodere anche grazie a queste comparsate, su tutti i Dragonforce con “Through The Fire And The Flames”, i quali ormai rappresentano un vero e proprio colosso all’interno della scena power metal. Indubbiamente per i Twilight Force sarebbe un’opportunità incredibile se una qualsiasi casa di produzione videoludica ci chiamasse, anche solo per inserire un brano o due all’interno di un videogioco dalle tematiche fantasy. Chissà, magari la Bethesda ci farà su un pensiero per il prossimo “The Elder Scrolls” (risate, ndR).
IN QUANTO APPASSIONATO DEL GENERE, NONCHÉ MEMORE ANCHE DELLA TUA COLLABORAZIONE AL LIBRO “I 100 MIGLIORI DISCHI POWER METAL”, DI COSA CREDI CHE AVREBBE BISOGNO IL GENERE OGGI?
– Beh, indubbiamente è necessario che le grandi band continuino a fare dei grandi album, nonché delle operazioni commerciali dotate della giusta efficacia: ad esempio il ritorno di Kai Hansen e Michael Kiske negli Helloween è già di per sé un avvenimento che può scuotere l’intero genere, magari con un nuovo album fatto a regola d’arte. In più c’è bisogno di nuove leve che, per avere i riflettori puntati, abbiano le giuste capacità e il tempismo necessari ad irrompere sul mercato nel momento giusto; forse non arriveremo più al momento in cui persino la gente in discoteca cantava “Black Diamond” degli Stratovarius, ma essendo che la musica alla fine è sempre ciclica, se ci si saprà far trovare pronti, si potrà davvero provare a fare la differenza.
QUEST’ANNO LA STESSA NUCLEAR BLAST STA PRODUCENDO MOLTISSIMI LAVORI APPARTENENTI AL FILONE IN QUESTIONE, TRA CUI DIVERSI ESORDI; RITIENI CHE IL LORO CONTRIBUTO POSSA RAPPRESENTARE UN ULTERIORE BALUARDO?
– Sì, tra l’altro molte delle band in questione provengono da Falun in Svezia, che tra Majestica, Northtale e Twilight Force potrebbe diventare una delle nuove capitali del genere, e che per altro sono tutte band incrociate tenendo conto dei vari membri che le compongono, le cui carriere hanno avuto più volte modo di convergere. Detto questo, sicuramente Nuclear Blast è una label dotata non solo del giusto fiuto volto a comprendere l’andamento del mercato, ma anche della forza necessaria per poterlo in parte dirigere, ed è chiaro che oggi come oggi ci siano davvero molte avvisaglie riguardo un possibile ritorno in auge del power metal per come lo conosciamo. Ovviamente ci auguriamo tutti che il blocco di band di cui stiamo parlando possa confermare le aspettative di molti di noi.
DOMANDA NON PREVISTA, MA DOVEROSA, ESSENDOSI APPENA SPENTO IL MITICO ANDRE MATOS: RITIENI CHE IL SUO CONTRIBUTO ABBIA AVUTO UNA GRANDE IMPORTANZA PER IL GENERE, NONCHÉ PER LA TUA FORMAZIONE PERSONALE?
– Sì, nella maniera più assoluta! Indubbiamente le mie più grandi fonti di ispirazione sono stati il già menzionato Michael Kiske e lo stesso Andre, nonostante la sua impostazione vocale decisamente più femminea; quest’ultimo poi, pur prendendo spunto da Bruce Dickinson, ha rappresentato uno dei grandi innovatori dello stile vocale divenuto, col tempo, un marchio di fabbrica della nostra musica preferita. Io stesso inizialmente, al primo ascolto di “Angels Cry”, ero fermamente convinto che si trattasse di una donna. Purtroppo, dopo il suo inizio carriera sfavillante, ultimamente era un po’ sparito, anche per propria volontà probabilmente, rimanendo un po’ nelle retrovie a comporre i propri album solisti; il che lascia intendere che non fosse propriamente un personaggio avvezzo ad accettare compromessi, anche se girava voce da tempo della presunta reunion degli Angra. Lo ricorderemo comunque con molto affetto, memori anche della sua comparsata nel brano dei Trick Or Treat “Prince With A 1000 Enemies”.
DATA ORMAI QUELLA CHE È LA TUA NOMEA, CHE CONSIGLIO TI SENTIRESTI DI DARE AI GIOVANI CANTANTI CHE SI APPROCCIANO AL GENERE, O CHE MAGARI SPERANO DI FAR GIRARE UN PO’ IL PROPRIO NOME?
– Guarda, il consiglio più sincero che posso dare rispecchia bene o male quello che è stato il mio percorso: personalmente non ho mai cantato con l’ambizione di diventare qualcuno, pestando i piedi pur di riuscire ad affermare il mio nome; l’ho sempre fatto principalmente per ragioni goliardiche, il che si può infatti percepire in quello che è stato il seme da cui poi sono germogliati i Trick Or Treat. A livello tecnico, non essendo un insegnante, non mi sento di dispensare nozioni; però posso dire che bisogna divertirsi, anche perché nessuno apprezza l’idea di passare dieci ore a lavorare, ma al contrario videogiocare per lo stesso tempo sembra molto più allettante, e col canto funziona un po’ alla stessa maniera. Non mi sono aspettato il peggio agli esordi, ma quasi, e ancora oggi non vado mai in crisi perché punto sempre a godermi quello che faccio, senza la pretesa di fare il bagno di folla o altro; alla fine ho la mia vita anche separatamente dalla musica, e pur trattandosi di fatto di una parte del mio lavoro, questa deve continuare a rappresentare una fonte di gioia, e non di sbattimento.