TYR – Storia, miti e leggende nordiche

Pubblicato il 09/02/2007 da
 
I faroesi Tyr sono stati senza dubbio una delle migliori sorprese del 2006 ed infatti il loro album “Ragnarok” ha ricevuto ottimi giudizi sia dalla critica che dal pubblico. Un disco epico, evocativo e raffinato che ha permesso alla band di calcare i palchi europei come gruppo di supporto degli Amon Amarth. Il gruppo ha quindi potuto confermare tutta la sua bravura anche in sede live risultando compatto e preciso nell’esecuzione. Abbiamo parlato con il cantante-chitarrista Heri Joensen di “Ragnarok”, della sua nascita e delle tematiche in esso contenute ma anche di tradizione, cultura delle isole Far Oer ed altro ancora…
 

OK HERI, INIZIAMO COL PARLARE DEL NUOVO ALBUM “RAGNAROK”. PENSO CHE SIA UN GRAN BEL DISCO, UNO DEI MIGLIORI USCITI NEL 2006, SEI SODDISFATTO DEL RISULTATO FINALE?
“Oh, sì, certo che lo sono. Il songwriting, la produzione e il nostro affiatamento sono migliori rispetto ai dischi precedenti e siamo molto contenti che ‘Ragnarok’ sia piaciuto anche alla gente, soprattutto ai recensori”.

CREDO CHE “RAGNAROK” SIA UN OTTIMO ALBUM DI EPIC/FOLK/VIKING METAL CON UNA LEGGERA INFLUENZA PROGRESSIVE ROCK, CONCORDI CON ME?
“In ‘Ragnarok’, rispetto ai suoi due predecessori, abbiamo accentuato la nostra vena progressive. Noi definiamo la nostra musica come un heavy metal ispirato da musica classica, folk scandinavo e rock progressivo con testi ispirati al passato della nostra terra. Per quanto riguarda il termine ‘viking metal’ posso dirti che noi suoniamo musica differente rispetto alla maggior parte dei gruppi viking, che ne dici di ‘Faroese Viking Metal’?!”.

DICCI QUALCOSA RIGUARDO AL PROCESSO DI STESURA DEI NUOVI PEZZI, COME LI COMPONETE E QUALI SONO LE VOSTRE FONTI D’ISPIRAZIONE…
“Comincio spesso la stesura di un nuovo pezzo da una melodia tradizionale, che può ispirarmi nella scrittura di una linea vocale, di un riff o di una parte di basso. Da lì costruisco tutto il pezzo, partendo dalle parti di chitarra e basso, tenendo la linea vocale come strofa o come ritornello a seconda delle sue caratteristiche. Poi aggiungo qualche variazione nelle parti di chitarra, assoli, cori, bridge, intro ed outro. Compongo quasi tutto da solo, a casa mia, con la mia chitarra ed il mio computer, utilizzando programmi come GuitarPro e Finale. Gli arrangiamenti dei pezzi invece li completo con gli altri. Spesso inizio a lavorare alla rifinitura dei pezzi con Kàri e dopo anche con Terji e Gunnar”.

PARLIAMO DEI TESTI DELLE CANZONI E DEI SOGGETTI ATTORNO A CUI RUOTANO LE VOSTRE COMPOSIZIONI. MI SEMBRA DI CAPIRE CHE LA MITOLOGIA NORDICA E LA STORIA SIANO I VOSTRI TEMI PREFERITI. CHE IMPORTANZA HANNO PER VOI QUESTE DUE TEMATICHE?
“Mi piacerebbe presentare al mondo la civiltà vichinga e le culture precristiane che prosperavano in Scandinavia e nelle Isole Far Oer prima dell’avvento del cristianesimo. Sono anche un appassionato di miti e leggende. A me piace però dare un taglio personale ai racconti, includere i miei pensieri e non solo proporre la storia così come la si trova sui libri di testo, altrimenti finirei solo col riassumere nei testi delle canzoni tale storia. Certi nostri testi derivano da musiche tradizionali della nostra terra ed in questi casi mi limito a scegliere qualche verso della versione originale, soprattutto se è in faroese. Nel caso di canzoni tradizionali in danese o irlandese, mantengo invece  i versi così come sono. Mi piace particolarmente riproporre quei versi che parlano degli Aesir, gli Dei nordici”.

NEL NUOVO ALBUM, COSI’ COME NEGLI ALTRI, CI SONO INFATTI DIVERSE CANZONI TRATTE DA BRANI TRADIZIONALI, RACCONTACI QUALCOSA IN PIU’ SULLE LORO VERSIONI ORIGINALI.
“Torsteins kvæði dura più di duecento versi, è una lunga ballata faroese. L’ho scelta soprattutto perché ha una bella melodia. Dal punto di vista della storia è ambientata nei ranghi reali vichinghi norvegesi, e parla di una guerra scoppiata tra Norvegia e Danimarca a seguito di una proposta di matrimonio avanzata da Magnus, fratello di Torsteins alla figlia del Re di Danimarca. La giovane offende i norvegesi e ne scaturisce un conflitto, vinto poi dai norvegesi stessi. E’ una ballata molto antica e nessuno sa chi l’ha scritta. Grímur á Miðalnesi parla invece di un contadino, Grímur, e dei suoi conflitti con un confinante nano. Anche le radici di questa ballata si perdono nei tempi. Di essa abbiamo presentato soltanto due versi, utilizzando una vecchia registrazione del 1966, in cui la canzone è eseguita da due cantanti faroesi. Abbiamo invece ricantato un solo verso di questa canzone in ‘Wings Of Time’. Si tratta più o meno della stessa melodia presente sulla ghost track che trovi alla fine di ‘How Far To Asgaad’, il nostro debut album. In questo caso la canzone tradizionale si chiama ‘Nornagests Ríma’ e devi sapere che in passato era molto comune utilizzare melodie molto simili per comporre le ballate faroesi. Abbiamo inoltre utilizzato la stessa linea melodica come base di ‘Hail To The Hammer’, la prima traccia di ‘How Far To Asgaard’. Credo che troverò anche altri modi di utilizzare quel brano”.

OK, ORA PARLACI DELLE ISOLE FAR OER, DELLA CULTURA, DELLA RELIGIONE E DEGLI STILI DI VITA DELLA TUA TERRA…
“Le Far Oer sono una regione autonoma del regno di Danimarca. Qui c’è un forte movimento indipendentista e suppongo che tra non molto saremo una nazione indipendente. Questo potrebbe sembrare ridicolo a voi italiani, visto che noi faroesi siamo solo 48000, ma ti assicuro che per noi sarebbe importante poter prendere autonomamente le decisioni che ci riguardano e avere la diretta responsabilità della nostra società. Qui le attività principali sono la pesca, l’allevamento di salmoni, e l’esportazione di pesce e prodotti di esso derivati. Più dell’80% della popolazione è di religione protestante. Noi deriviamo dai vichinghi norvegesi che arrivarono in queste terre agli inizi dell’800. Come il resto della Scandinavia abbiamo un alto tenore di vita, siamo una specie di Scandinavia su piccola scala”.

E QUESTO CONTESTO SOCIALE QUANTO TI HA INFLUENZATO COME UOMO E MUSICISTA?
“Il mio background culturale è molto importante per me e lo è anche per il resto della band. Io penso che la musica debba essere in un certo senso identificativa del luogo in cui viene composta. Credo che un panorama musicale uniforme e senza differenze etniche sarebbe una cosa estremamente negativa e basata solo sui soldi. Il mio background è faroese, che alla fine è scandinavo e vichingo e perciò compongo folk e viking metal non solo per cavalcare l’onda di questi generi ma per restare fedele alle mie radici”.

QUALI SONO I GRUPPI CHE PIU’ TI HANNO INFLUENZATO?
“Ho cominciato ad ascoltare metal con Iron Maiden, Black Sabbath, Motley Crue, Kiss, W.A.S.P. ed altri gruppi simili. Più tardi ho iniziato anche ad ascoltare anche gruppi come Metallica, Dream Theater, Uriah Heep, Deep Purple, Rainbow, Dio ecc”.

ED ORA QUALI SONO LE BAND CHE ASCOLTI PIU’ VOLENTIERI?
“Ora ascolto molto Blind Guardian, Dream Theater, System Of A Down, musica classica come Bach e Grieg. Mi sto avvicinando anche al viking e folk metal svedese, norvegese e finlandese tipo Lumsk, Moonsorrow, Wintersun, Amon Amarth e Finntroll. Ascolto anche musica folk faroese ed i nuovi album delle band storiche di cui ti ho appena parlato”.

VUOI PRESENTARCI GLI ALTRI MEMBRI DEI TYR, IL LORO BACKGROUND MUSICALE, LE LORO INFLUENZE ED I LORO STILI?
“Terji Skibenæs (chitarra e cori, ndR) ama molto Pantera e Black Label Society. Ha iniziato a suonare la chitarra a tredici anni, inizialmente è stato istruito da suo fratello maggiore ma poi ha proseguito come autodidatta. Probabilmente ha iniziato a conoscere l’heavy metal ascoltando qualcosa di Ozzy… Gunnar Thomsen (basso e cori, ndR) è un fan di Deep Purple e Uriah Heep. Io e lui siamo cresciuti nello stesso posto, abbiamo iniziato a suonare assieme e nello stesso gruppo. Devi sapere che qui non ci sono molti metallari tra cui scegliere (ride, ndR). Kári Streymoy (batteria e cori, ndR) è un appassionato di Rainbow, Black Sabbath e Dio. Anche lui è cresciuto nella mia zona ma è qualche anno maggiore di me. Ha cominciato a suonare in un gruppo folk a tredici anni e lo ha fatto fino a venti, anche se ha cominciato ad ascoltare musica metal dai quindici anni”.

”ERIK THE RED” E’ STATO MOLTO APPREZZATO DA CRITICA E PUBBLICO, VUOI TIRARE LE SOMME DI QUESTI PRIMI ANNI DI ATTIVITA’ DEL GRUPPO?
“Abbiamo iniziato a faticare già dal 1998 per raggiungere quello che era il nostro sogno, diventare dei musicisti professionisti. Abbiamo fatto una serie di cose giuste ma abbiamo avuto anche tanta fortuna. Un esempio è stata la decisione di registrare il nostro primo album ‘How Far To Asgaard’. Avevamo pochi mezzi ed il risultato finale ne ha risentito. Nonostante ciò è stato un passo importante per noi e per la nostra carriera, ci ha permesso di entrare nel mondo del metal. Anche il fatto stesso di provenire dalle isole Far Oer è stato un bene per noi. Il black metal norvegese ed il death metal svedese hanno aperto la strada ai gruppi metal scandinavi e questo ci avvantaggia in quanto le isole Far Oer da questo punto di vista possono essere viste come una parte della Scandinavia. Siamo stati sorpresi dal fatto che la gente ha apprezzato ‘Erik The Red’ perché noi non eravamo molto soddisfatti del risultato ottenuto. Forse siamo semplicemente stati troppo critici nei nostri stessi confronti”.

COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DALLA VOSTRA PROSSIMA PRODUZIONE?
“Vorrei fare un album meno progressivo di ‘Ragnarok’, che sia più incentrato sulle melodie vocali e magari anche un po’ più veloce. Penso anche che scriverò più testi in faroese. Ammetto di sentire una certo bisogno di superare me stesso un’altra volta ma cercherò comunque di scrivere il prossimo album proprio come se fosse il primo”.

OK HERI, GRAZIE DEL TEMPO CONCESSOCI, A TE L’ULTIMA PAROLA…
“Il nostro concerto a Milano l’8 novembre scorso è stato una delle migliori esibizioni che abbiamo fatto e una delle migliori risposte da parte del pubblico. Grazie a tutti quelli che erano presenti per il grandioso supporto che ci hanno dato e grazie a tutti i fan italiani. Torneremo presto in Italia. Fino ad allora… unite humanity in metal!”.

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