TYRANNY – Infiniti abissi di terrore

Pubblicato il 17/12/2015 da

Grande annata quella che sta terminando per il doom. Nella sua area più malevola e spaventosa, hanno dettato legge soprattutto i Tyranny, autori in passato soltanto di un demo e un full-length, bastati comunque a collocarli in un angolo privilegiato dello scenario funeral doom mondiale. Il suo successore, “Aeons In Tectonic Interment”, ha confermato l’assoluta classe del duo finlandese, autore di una prova monumentale in studio di registrazione, dolorosa ai massimi livelli e permeata comunque di sottigliezze e spunti atmosferici di grande finezza. Abbiamo approfondito una serie di questioni legati ai Tyranny e al funeral doom a tutto tondo con uno dei due componenti della band, il principale compositore, chitarrista e addetto agli effetti Matti Mäkelä.

Tyranny - foto band - 2015

 SONO PASSATI DIECI ANNI FRA “TIDES OF AWAKENING” ED “AEONS IN TECTONIC INTERMENT”. QUALI SONO LE RAGIONI DI UN PERIODO DI SILENZIO TANTO LUNGO?
“Dieci anni sono tanti, è vero, sembra passata un’era geologica. Abbiamo solo aspettato di lavorare sul disco quando ci fosse stata la necessaria ispirazione e ci fosse sembrato il momento giusto per metterci a scrivere nuova musica. Volevamo che la canzoni fluissero liberamente dai nostri cuori e dalle nostre anime e che nulla di quello che avremmo creato fosse frutto di una forzatura”.

IL VOSTRO ULTIMO ALBUM È CUPO, BRUTALE E MALVAGIO, UNO DEI FULL-LENGTH FUNERAL DOOM PIÙ ESTREMI CHE ABBIA MAI SENTITO. QUAL’ERA NELLA VOSTRA MENTE L’ATMOSFERA CHE VOLEVATE EVOCARE CON LA MUSICA CONTENUTA NEL DISCO?
“Per me la musica dei Tyranny è sempre stata legata alla tensione, all’oscurità e alla paura primordiale dell’ignoto. Per quanto ci riguarda, la musica che componiamo è connessa al resistere al buio che ci circonda, non al lasciarsi schiacciare dal suo peso, o a sprofondare nella miseria. Forse il nostro particolare estremismo deriva da questo approccio di ribellione alla cupezza, invece che al piegarci di fronte ad essa”.

NONOSTANTE VOI CONTINUIATE A SUONARE LENTI, PESANTI E TENEBROSI, LE NUOVE CANZONI SONO MENO LUNGHE DI QUELLE DEL PRIMO DISCO. COS’È CAMBIATO NEL PROCESSO COMPOSITIVO? C’ERA QUALCHE SOLUZIONE ADOTTATA NELL’ESORDIO CHE NON AVEVATE PIÙ INTENZIONE DI RIPROPORRE?
“Volevamo canzoni più organiche ed una pesantezza che non dovesse essere evocata solamente dalla ripetizione continua di certi passaggi. Così abbiamo agito intenzionalmente per ottenere tracce di minutaggio più breve e lasciare che le strutture fossero più stabili e riconoscibili, e le composizioni non stagnassero troppo negli stessi andamenti. L’approccio è meno monolitico di prima, questa è stata una nostra scelta consapevole”.

MISTICISMO E UNA FORTISSIMA SOLENNITÀ COPRONO OGNI MOMENTO DEL VOSTRO SECONDO ALBUM, COME SE FOSTE INTERESSATI A CELEBRARE DEI TERRIBILI RITUALI. ANCHE LA PROGRESSIONE RITMICA IN OGNI TRACCIA SEMBRA DESCRIVERE COMPLESSE CELEBRAZIONI. È UN’INTERPRETAZIONE CORRETTA LA MIA?
“È un modo di interpretare quello che suoniamo, non stai dicendo cose sbagliate con queste affermazioni. Gli elementi ritualistici sono più abbondanti che in passato, ad esclusione della track conclusiva del disco precedente”.

L’INTERO “AEONS IN TECTONIC INTERMENT” POTREBBE ESSERE INTERPRETATO COME UN LUNGO VIAGGIO FRA LE PEGGIORI ATROCITÀ ESISTENTI: QUALI SONO LE CONNESSIONI FRA I TESTI DELLE DIVERSE TRACCE? QUANTO È IMPORTANTE AVERE UNA BUONA STORIA DA SPOSARE CON LA MUSICA?
“Le lyrics rivestono un ruolo importantissimo nella nostra musica, infatti ci abbiamo impiegato molto tempo per completarle. Ogni canzone narra una storia autonoma, quindi la sensazione che diamo di raccontare una vicenda molto lunga durante l’intero disco è causata soltanto dalla musica. Lauri (Lindqvist, cantante, bassista e tastierista dei Tyranny, ndR) si è occupato di tutti i testi dell’album. Lasciamo l’interpretazione di quanto ha scritto direttamente a ogni singolo ascoltatore”.

RITENGO I CANTI MONASTICI UDIBILI DURANTE I FRANGENTI PIÙ ATMOSFERICI ANCORA PIÙ TERRIFICANTI DELLE GROWLING VOCALS, PERCHÈ NON CI SI ASPETTA QUESTE LINEE VOCALI E SI PROVA UN FORTE SENSO DI DISAGIO SENTENDOLE. COME AVETE LAVORATO SULLE VOCI PER MISCHIARE COSÌ BENE GROWL E CANTI MISTICI?
“La parte cantata (‘Yi-nash-Yog-Sothoth-he-lgeb-fi-throdog-Yah’, i seguaci di Lovecraft capiranno cosa vogliano dire queste espressioni) in ‘A Voice Given To Ruin’ è stata una delle prime cose che ho pianificato di inserire nell’ultimo album, quasi dieci anni fa quando abbiamo iniziato a lavorare sul successore di ‘Tides Of Awakening’. Cercare di eseguire queste parti al meglio mi ha richiesto molto tempo. Ho finito per cantare le parole prima citate avendo Lauri in growl a farmi da sottofondo. Il piccolo spezzone sulla stessa falsariga presente in ‘Preparation Of Vessel’ è stato registrato nella stessa maniera. Su ‘Sunless Deluge’ i cori invece sono più avanti nel mix, interpretati con sospiri e growl invece che semplicemente cantati, ripetendo ciclicamente lo stesso mantra. Lauri è la voce principale sul disco, io mi occupo delle vocals solo occasionalmente, nella maggior parte dei casi con le voci pulite, solo in alcuni uso il growl e qualche scream. Questi sono evidenti in ‘Preparation Of A Vessel’. Tutto il lavoro di intersezione e fusione dei diversi tipi di cantato è stato lungo e meticoloso, non è stato semplice azzeccare il giusto bilanciamento nel mix finale”.

MI PARE CI SIA UNA GROSSA INFLUENZA DEL DARK PROG ANNI ’70 IN “AEONS IN TECTONIC INTERMENT”, DOVUTO IN BUONA PARTE AL SUONO DELLE TASTIERE. QUAL È LA BAND DI QUESTO GENERE CHE VI HA INFLUENZATO MAGGIORMENTE?
“Quello che dici è abbastanza vero. I miei ascolti principali sul versante prog sono basati su musica alla Pink Floyd, Hawkwind, Goblin o Devil Doll, non necessariamente di stampo Anni ’70. Per il suono di tastiere, credo che Lauri potrebbe essere più esaustivo nella spiegazione. So per certo che di questi tempi ascolta anche molta musica elettronica, o cose come Mike Oldfield, Jarre e roba simile. Tutto l’equipaggiamento utilizzato per le keyboard è degli Anni ’80, massimo primi Anni ’90. Mi preme sottolineare che un grosso influsso nella scrittura dell’ultimo album me lo hanno dato alcune colonne sonore, specialmente i lavori di Christopher Young”.

DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA, “AEONS IN TECTONIC INTERMENT” POTREBBE ESSERE IMMAGINATO COME UNA MACABRA SINFONIA MORTUARIA. RITENETE VI SIA L’INFLUENZA DELLA MUSICA CLASSICA NELLA VOSTRA MUSICA? AVETE UN COMPOSITORE PREFERITO O NON SIETE PARTICOLARMENTE INTERESSATI ALLA MUSICA SINFONICA?
“Siamo appassionati di musica classica, in un senso piuttosto ampio. A parte le colonne sonore prevalentemente sinfoniche cui ti accennavo prima, prendiamo spunto da ere diverse della composizione classica, spaziando fra personaggi come Ligeti, Penderecki, Holst, Sibelius, Pärt, Glass, che hanno avuto tutti quanti una grossa influenza su di noi”.

QUESTO SEMBRA ESSERE STATO UN ANNO MOLTO BUONO PER IL FUNERAL DOOM: OLTRE AL VOSTRO DISCO, ALTRI DUE CHE HANNO AVUTO UN GRANDE APPREZZAMENTO SONO “MONOTONY FIELDS” DEGLI SHAPE OF DESPAIR E “ORDEAL” DEGLI SKEPTICISM, ENTRAMBI FINLANDESI. COME SPIEGHERESTI IL FATTO CHE IL VOSTRO PAESE SIA COSÌ RICCO DI GRUPPI FUNERAL DOOM? TI SONO PIACIUTI I DUE ALBUM APPENA CITATI?
“Sia Skepticism che Shape Of Despair hanno realizzato grandi album dopo un lungo periodo di silenzio. Mi piacciono entrambi, ma ho qualche perplessità sulla produzione di quello degli Skepticism. Il songwriting è superbo, li ho visti suonare la maggior parte delle nuove canzoni dal vivo a Pori e rendevano benissimo. Così, ascoltare l’album dopo l’eccezionale esperienza del concerto mi ha lasciato un po’ freddo, principalmente per la produzione, appunto. Ho ascoltato molto anche l’ultimo Shape Of Despair, penso sia il loro miglior disco dopo il debut. Perché nel nostro paese ci sono così tante band dedite al funeral doom, seppure in forme molto differenti l’una dall’altra? La risposta sta probabilmente nella nostra cultura, nella natura e nel buio: la malinconia è nel nostro sangue”.

QUANTO HA PESATO LA TUA MILITANZA NEI CORPSESSED SULL’ATTIVITÀ DEI TYRANNY?
“Non molto a dire il vero per quanto riguarda il songwriting, tanto invece se guardiamo al modo di eseguire i pezzi sul palco. Queste due band, i Tyranny e i Corpsessed, pur avendo alcune similitudini nel suono (sono io il principale compositore in entrambe) occupano spettri sonori in alcuni casi agli antipodi e ciò mi consente di esplorare espressioni musicali estremamente distanti le une dalle altre”.

DAL VIVO SIETE ABITUATI A SUONARE INCAPPUCCIATI E VESTENDO ABITI MOLTO LUNGHI, DA MONACI. PERCHÉ SUONATE VESTITI IN QUESTO MODO?
“Perché infonde un intrigante lato visuale alle nostre performance e, personalmente, mi aiuta a mettermi nello stato mentale ideale per suonare questa musica, a conferirle il suo carattere ritualistico. Così riesco a focalizzarmi su quello che sto facendo e canalizzare al meglio il mood richiesto dai pezzi. Con i Tyranny, inoltre, il punto centrale è sempre stato la musica, non le persone dietro di essa, gli abiti ci permettono di mostrare la band come una fratellanza senza faccia in occasione dei concerti”.

QUALI PENSI POSSA ESSERE L’IMMAGINE PERFETTA PER DESCRIVERE L’IDEA DI ‘FUNERAL DOOM’? QUAL È SECONDO TE IL MIGLIOR DISCO FUNERAL DOOM DI SEMPRE?
“Se per immagine intendiamo qualche dipinto o altro tipo di oggetto artistico, posso riferirmi più che altro alla maniera in cui noi affrontiamo il funeral doom, al feeling che riusciamo ad evocare. In questo caso nominerei i ‘Bomb Shelter Sketches’ di Henry Moore (specialmente ‘Grey Tube Shelter’ del 1940 e ‘A Tilbury Shelter Scene’ del 1941). Catturano la claustrofobica atmosfera di terrore e castigo della nostra proposta, in tutti i suoi aspetti più spaventosi, riuscendo in questo ad andare molto in profondità. Si tratta di immagini, quelle di Moore, molto tetre e buie, con ampio utilizzo di forme richiamanti pallidi cadaveri. Altri lavori che possono essere posti in analogia alla nostra musica sono quelli di Zdzisław Beksiński, i quali riflettono le inquietanti scene ultraterrene tipiche del doom. Il miglior album funeral doom di sempre? Arduo risponderti, preferisco non farlo, ce ne sono troppi che meriterebbero di stare in questa posizione e non voglio far torto a nessuno di loro”.

QUALE TIPO DI BISOGNI SODDISFI QUANDO SUONI LA MUSICA DEI TYRANNY?
“È qualcosa di ben radicato nel profondo della mia anima, la musica che sento dentro di me ho necessità di canalizzarla e catturarla. Da un certo punto di vista, mi dà sollievo e, da un altro risulta essere qualcosa di molto introspettivo. Non ritengo che l’arte debba essere spiegata con maggiori dettagli”

SUPPONGO TU SIA UN GRANDE ESPERTO DI UNDERGROUND. TI CHIEDO QUINDI QUALI SIANO STATI, NEL 2015, I MIGLIORI: ALBUM, CASA DISCOGRAFICA, ALBUM NON METAL, CONCERTO, LA PIÙ GRANDE SORPRESA SULLA SCENA HEAVY METAL.
“Okay, di solito non mi piace rispondere a queste domane, mi viene difficile trovare delle buone risposte, e non perché non seguo l’underground, tutt’altro! Ma odio dover comporre delle liste e dover mettere in ordine la musica. In ogni caso, questa volta mi metto alla prova.

Migliori album metal: Adversarial – ‘D.E.N.a.t.B.K.o.N’, Akhlys – ‘The Dreaming I’, Cruciamentum – ‘Charnel Passages’, Vorum – ‘Current Mouth’, Macabre Omen – ‘Gods Of War At War’.
Miglior label: Dark Descent (sì, lo so, sono in conflitto d’interessi…)
Miglior album non metal: Halo Manash – ‘HaudattujenValvoja’
Miglior concerto: l’intero Finnish Death Metal Maniacs festival.
La più grande sorpresa sulla scena heavy metal: non me ne viene in mente nessuna.

Per conto mio, non è accaduto nulla di sorprendente nel 2015 per il metal. Questo è stato un anno caratterizzato da molte ristampe, dal trend del vinile che non accenna a fermarsi, da un certo disgustoso sensazionalismo giornalistico fiorito anche nel metal, ma non stiamo parlando di nulla di realmente ‘sorprendente’. Probabilmente, con gli anni, alcune cose accadute quest’anno potranno essere viste sotto una luce diversa ed essere approfondite meglio”.

SE DOVESSI SCEGLIERE TRE BAND DA PORTARE IN TOUR COI TYRANNY, CHI SCEGLIERESTI?
“I miei amici Profetus sarebbero i primi sulla lista. I secondi sarebbero gli Esoteric e i terzi… La mia mente mi spingerebbe a nominarti uno tra i gruppi funeral doom finlandesi più importanti, ma alla fine sceglierei probabilmente gli Inverloch, nella speranza che suonino qualcosa dei Disembowelment, perché non li ho mai visti dal vivo!”.

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