Difficilmente un disco altalenante come “A Conspiracy Of Stars” verrà ricordato come un capitolo significativo nella corposa discografia degli U.F.O.. Al contempo, è necessario riconoscere al collettivo inglese la volontà ferrea di continuare a percorrere la propria strada con passione e tenacia, dopo oltre quarantacinque anni trascorsi in giro per il mondo tra alti e bassi. Alle nostre domande risponde un simpatico e loquace Andy Parker, storico batterista della band britannica, determinato nel voler dimostrare a tutti noi che i Nostri hanno ancora parecchie cose da dire…
“A CONSPIRACY OF STARS” E’ UN DISCO CHE VERRA’ SICURAMENTE APPREZZATO DAI FAN PIU’ACCANITI DEL CLASSIC ROCK, NONOSTANTE IN ESSO SIANO PRESENTI BEN POCHE SORPRESE…
“Non sono d’accordo, anche se comprendo il tuo punto di vista. Se speravi di trovare al suo interno una significativa evoluzione del nostro sound sei fuori strada, amico (ride, ndR). Il nuovo capitolo rappresenta semplicemente la naturale prosecuzione dei nostri ultimi tre album e suona decisamente heavy e compatto. Sono rientrato a far parte del gruppo nel 2005, dopo un periodo di pausa ed ho inciso con i ragazzi ‘The Monkey Puzzle’, ‘The Visitor’ e ‘Seven Deadly’, opere di cui vado molto fiero. Spero che gli amanti del genere apprezzeranno la nostra proposta”.
COME SONO NATE LE IDEE CHE HANNO PRESO VITA NEL NUOVO DISCO?
“In maniera del tutto naturale, Gennaro. Ci siamo ritrovati tutti insieme in sala prove a discutere su come avremmo voluto impostare il nuovo lavoro. Ognuno di noi ha proposto numerosi spunti e idee, poi sviluppati e perfezionati. Siamo entrati in studio con tredici canzoni, le abbiamo registrate, ma infine abbiamo deciso di scartarne due. E’ il processo di selezione naturale, mi spiego?”.
DA COSA AVETE TRATTO ISPIRAZIONE PER LA COPERTINA?
“Una volta deciso il titolo dell’album, avevamo maturato una serie di possibilità a livello grafico. E’ stato Phil Mogg ad avere l’illuminazione decisiva (ride, ndR) e penso sia giusto che ognuno di voi si faccia una propria idea sul significato che abbiamo voluto celare dietro il concept. In qualche modo ci siamo ispirati alle storiche copertine della Hipgnosis (celebre studio fotografico che ha dato vita, tra le altre, alle iconiche immagini dei Pink Floyd, ndR), che nascondono differenti e molteplici letture”.
QUAL E’ STATO IL VOSTRO APPROCCIO IN STUDIO DURANTE LA FASE DI REGISTRAZIONE?
“Negli ultimi tre dischi ognuno di noi ha registrato le proprie parti per conto suo. Si partiva da un riff o da un’idea di Vinnie Moore e successivamente ognuno eseguiva il proprio compito, tutto finiva lì. Questa volta invece ci siamo ritrovati tutti insieme in studio, abbiamo condiviso attivamente le nostre idee e questo fattore ci ha donato una grande dose di energia. Per un istante mi è sembrato di ritornare ai vecchi tempi ed è stata una sensazione bellissima”.
CHI SI E’ OCCUPATO DELLA PRODUZIONE?
“Ci siamo affidati ad un professionista affermato come Chris Tsangarides, il quale ha svolto un ottimo lavoro con Judas Priest, Thin Lizzy e tanti altri. A dire il vero le nostre strade si erano già incrociate nel 1974 nei Morgan Studios di Londra, durante le registrazioni di ‘Phenomenon’. Chris all’epoca si stava facendo le ossa come tecnico del suono, mentre noi eravamo una presenza fissa. Nonostante gli ultimi lavori siano stati registrati in Germania, questa volta abbiamo deciso di ritornare a casa, in Inghilterra. Si è creata un’atmosfera rilassante e positiva, è stato un piacere lavorare con lui”.
QUAL E’ LA TUA CANZONE PREFERITA DI “A CONSPIRACY OF STARS”?
“Nel complesso sono molto eccitato del risultato finale che abbiamo ottenuto. Se devo scegliere un brano, opto sicuramente per ‘Sugar Cane’ e ‘King Of The Hill’”.
INFATTI NON CAPISCO COME MAI ABBIATE DECISO DI INSERIRE PROPRIO QUEST’ULTIMA SEMPLICEMENTE COME BONUS TRACK… HA UN TIRO PAZZESCO!
“La SPV ha deciso di pubblicare il disco in due versioni: la ‘regular’ che contiene dieci brani, mentre il digipack ne prevede undici. La scelta è ricaduta su ‘King Of The Hill’, perché abbiamo voluto premiare il pubblico più fedele, donandogli un’ulteriore traccia di qualità e non un semplice filler”.
NELLA TUA LUNGA CARRIERA HAI COSTANTEMENTE PRODOTTO MATERIALE INEDITO, SPESSO QUALITATIVAMENTE OTTIMO. NON TI SEI MAI STANCATO DI CONTINUARE CON GLI STESSI RITMI DI UN TEMPO?
“Come batterista ho inciso una ventina di album e ti posso garantire che non è sempre facile non ripetersi (ride, ndR). Lo stesso discorso può valere per un pittore o per un artista in generale: ciò che conta veramente in ogni occasione è impegnarsi e dare il meglio di sé. I musicisti più pigri possono sfruttare dei trucchetti offerti dalla tecnologia, ma ti garantisco che non è il mio caso. Forse il mio segreto deriva dal fatto che mi diverto ancora come un tempo a suonare la batteria, penso che la passione sia fondamentale”.
ANDY, SEI IN GIRO DAL LONTANO 1969. QUAL E’ LA TUA OPINIONE IN MERITO ALL’EVOLUZIONE DELL’INDUSTRIA MUSICALE?
“La tecnologia ricopre un ruolo fondamentale nel nostro business ed è sicuramente positivo il fatto che chiunque possa registrare un disco senza per forza rivolgersi ad una costosa sala di incisione. Internet è diventato uno strumento fondamentale per la condivisione della propria musica, purtroppo il lato negativo riguarda il fatto che chiunque si senta in diritto di rubare discografie intere senza corrispondere un centesimo. Quando ero ragazzo non vedevo l’ora di recarmi presso un negozio di dischi per scoprire nuovi gruppi e comprare i loro dischi, mentre ora è sufficiente possedere una connessione per scaricare intere discografie virtuali. Queste azioni non solo danneggiano il mondo della musica, ma anche quello del cinema ed è veramente un peccato”.
“NO HEAVY PETTING” E’ CONSIDERATO UNO DEI LAVORI PIU’ SOTTOVALUTATI DEGLI U.F.O. COSA TI VA DI RACCONTARMI IN MERITO ALLA VOSTRA ESPERIENZA CON DANNY PEYRONEL ALLE TASTIERE?
“E’ stato un periodo molto interessante e creativo, abbiamo deciso di allargare i nostri orizzionti inserendo un tastierista fisso in squadra. Grazie all’ingresso di Danny, le nuove composizioni hanno assunto un approccio più vario e sono tuttora soddisfatto del risultato ottenuto finale di ‘No Heavy Petting’. Il disco contiene alcuni grandi brani da rivalutare come ‘Can You Roll Her’ e ‘Highway Lady’. Danny è un ragazzo estremamente dotato e talentuoso, ma ci siamo dovuti separare presto, perché avevamo una visione completamente differente del percorso musicale da intraprendere”.
TI VA DI RACCONTARCI UN ANEDDOTO DIVERTENTE SU MICHAEL SCHENKER?
“Si, certamente (ride, ndR). Nel 1974 Michael è entrato a far parte degli U.F.O. e per un certo periodo abbiamo condiviso un appartamento. All’epoca era un ragazzo a dir poco esuberante e riuscivo a stare tranquillo di notte soltanto quando decideva di andare a dormire fuori da qualche altra parte”.
AVETE MAI INSERITO DI PROPOSITO DEI MESSAGGI SUBLIMINALI NEI VOSTRI ALBUM?
“Sì, all’inizio della nostra carriera. Li puoi trovare inclusi in ‘Flying’, ad esempio. All’epoca eravamo innamorati delle sonorità ‘space rock’ e al tempo stesso girava parecchia droga, quindi non era difficile sperimentare cose strane in studio (ride, ndR). Non preoccuparti, non troverai mai preghiere o allusioni al diavolo, tantomeno strani versi di animali (risate, ndR)”.
CHI HA INFLUENZATO IL TUO MODO DI SUONARE? QUAL E’ IL TUO BATTERISTA PREFERITO?
“La lista dei musicisti che amo è lunghissima, ma se devo scegliere chi è stato, chi è e chi sarà il mio batterista preferito fino alla fine dei miei giorni è sicuramente John Bonham dei Led Zeppelin. Si è sempre distinto dai suoi colleghi, grazie al suo approccio al groove, unico e devastante”.
COSA PROVI QUANDO I TUOI FAN VENGONO A CHIEDERTI UNA FOTO O UN AUTOGRAFO? TI DIVERTI ANCORA O FA SEMPLICEMENTE PARTE DEL GIOCO?
“Sinceramente sono ancora felice quando un ragazzo viene a chiedermi un autografo, perché sono convinto che gli U.F.O. abbiano una fanbase estremamente leale e fedele al nostro verbo. Scambiare quattro chiacchiere con persone che ascoltano e apprezzano la nostra musica, ci dà l’energia indispensabile per dare il meglio di noi stessi”.