UFOMAMMUT – L’Infinito è il nostro approdo

Pubblicato il 26/03/2018 da

Prosegue instancabile e in perenne crescendo la discografia degli Ufomammut, band italiana tra le più ammirate e rispettate oltreconfine, che pure nel nostro paese sta iniziando a ricevere gli onori meritati, come testimoniato dal sontuoso release party del Santeria tenutosi lo scorso settembre. Alla cospicua e proficua attività discografica, la compagine tortonese ha sempre affiancato una mastodontica attività live, che non accenna a scemare e va anzi a toccare, anno dopo anno, nuovi stati. Affamati di cultura ed esperienze, i tre musicisti piemontesi non si pongono limiti e portano la loro musica ovunque vi sia un minimo di interesse nei loro confronti. Fortunatamente, anche l’Italia non rimane esente dalle rumorosissime serate in compagnia degli Ufomammut, a breve attesi allo Scumm di Pescara (5 aprile) e all’Alchemica di Bologna assieme agli Hate & Merda (6 aprile). Tra registrazioni, prove, live e la realizzazione delle splendide serigrafie del collettivo Malleus, fratello siamese pittorico della creatura metallica Ufomammut, siamo riusciti a catturare qualche pensiero da parte dei protagonisti di questa meravigliosa avventura.


“8”, COME OTTAVO ALBUM; DISPOSTO IN ORIZZONTALE, DIVENTA IL SIMBOLO DELL’INFINITO. INDEFINIBILE APPRODO CHE SEMBRA ESSERE L’OBIETTIVO ASTRATTO CUI TENDE IL VOSTRO SUONO. DA UNA PARTE, GUARDATE SEMPRE PIÙ A UNA DIMENSIONE SPIRITUALE, DALL’ALTRA CI PROPONETE UN DISCO RELATIVAMENTE ORECCHIABILE IN ALCUNI SUOI FRANGENTI, E CHE ANCHE QUANDO DIVENTA TREMENDAMENTE TUONANTE NON SI AVVALE DI FORMULAZIONI PARTICOLARMENTE ERMETICHE. VOI COME DESCRIVERESTE IL VIAGGIO SONORO DI “8”?
– 8 è stato per noi il disco più difficile da suonare. É il più stratificato (in termini di suoni ) ed al tempo stesso meno prolisso. Abbiamo tolto le parti ridondanti per arrivare all’essenzialità. Per ottenere ciò, per la prima volta abbiamo registrato la struttura batteria-basso-chitarra in presa diretta. Suonare insieme, come su un palco e lavorare in studio per la prima volta con Ciccio, che ci segue come fonico live da più di un decennio, è stato un importante punto di svolta. E un nuovo modo di rielaborare l’equilibrio precario tra l’Ufo e il Mammut.

“8” È INTERPRETABILE CON UN’UNICA MAXI-COMPOSIZIONE DIVISA IN ATTI, NONOSTANTE LE SINGOLE TRACCE POSSANO TRANQUILLAMENTE VIVERE DI VITA PROPRIA. IN PASSATO VI SIETE GIÀ CIMENTATI CON SIMILI FORME DI SCRITTURA. COSA C’È DI UGUALE E DI DIVERSO RISPETTO A OPERE COME “EVE” E I DUE “OPUS”?
– Esattamente. L’idea della continuità tra i brani ci ha sempre ‘ossessionato’. In ogni nostro disco, da “Godlike Snake” in avanti, abbiamo sempre cercato di creare un flusso sonoro continuo, dall’inizio alla fine, eliminando sempre le pause tra i brani. Ogni volta però avviene in modo diverso. “Eve” e i due “Oro” sono da considerarsi dei ‘monoliti’ sonici, dei concept se vogliamo, con un’unica idea guida. “8” invece è un disco costituito da brani differenti con differenti tematiche: il primo muta e si trasforma nel secondo e così via, in una genesi continua in cui abbiamo esasperato la fusione tra fine del brano ed inizio del successivo. Anche se continuare il processo all’infinito sarebbe stato un po’ noioso, quindi ad un certo punto ci siamo fermati. Ma era per dar l’idea (risate, ndR).

PER “8” AVETE TENUTO UN RELEASE PARTY IN GRANDE STILE PRESSO SANTERIA SOCIAL CLUB A MILANO. AVETE PRESENTATO DUE SET, UNO COMPRENDENTE MATERIALE PIÙ DATATO, UN ALTRO DOVE AVETE SUONATO PER INTERO IL NUOVO ALBUM. INOLTRE, AVETE ESPOSTO DIVERSI ARTWORK E POSTER REALIZZATI DA MALLEUS. COME È NATA L’IDEA PER QUESTO EVENTO? COSA VI HA LASCIATO DI POSITIVO QUESTA DATA COSÌ SPECIALE, DOVE MI PARE IL PUBBLICO MILANESE ABBIA MANIFESTATO CON UN CERTO ENTUSIASMO, SIA PER IL CALORE DELLE REAZIONI CHE NEL SEMPLICE NUMERO DI PRESENZE?
– Volevamo fosse una serata differente dal solito concerto e volevamo al tempo stesso festeggiare l’uscita del nuovo disco e la ristampa di “Godlike Snake”, il nostro primissimo lavoro che mancava dagli scaffali da troppo tempo. Da qui l’idea dei due concerti separati. Inoltre per chiudere il cerchio e fare il punto su ciò che eravamo e ciò che siamo diventati è stato naturale rivedere come si è evoluto anche l’immaginario visivo di Ufomammut nel tempo. Malleus è sempre stato piuttosto coinvolto in tutto questo. E’ stata sicuramente un’ottima serata, molto appagante e divertente, organizzata molto bene dai ragazzi di Santeria, in cui abbiamo apprezzato l’interesse per l’evento da parte di chi non ci conosceva e anche l’affetto di chi ci segue da tempo. In definitiva, una piacevole sorpresa. Non ci aspettavamo una tale affluenza ed è stata una grossa emozione.

DA MOLTI ANNI AVETE UNA DIMENSIONE INTERNAZIONALE RARA PER UN GRUPPO METAL ITALIANO, SIETE SPESSO IN TOUR E MI PARE ANDIATE CONTINUAMENTE ALLA RICERCA DI ESPERIENZE LIVE DIVERSE, IN POSTI CHE AVETE POCO O MAI FREQUENTATO, CERCANDO DI FAR ARRIVARE LA VOSTRA MUSICA OVUNQUE. COME È SI EVOLUTO E AMPLIATO IL PUBBLICO DEGLI UFOMAMMUT NEGLI ANNI ? CHE TIPO DI AUDIENCE AVETE TROVATO AD ESEMPIO IN RUSSIA, DOVE SIETE STATI A SETTEMBRE, E COSA VI ASPETTATE DALLE PROSSIME DATE PRIMAVERILI, DOVE TOCCHERETE ANCHE ROMANIA, BULGARIA E UNGHERIA, PAESI CHE NEGLI ULTIMI ANNI SI SONO APERTI MOLTO, SOPRATTUTTO LA PRIMA, A TOUR INTERNAZIONALI?
– Abbiamo notato negli anni un apprezzamento via via crescente e mai improvviso, suonando in luoghi differenti e contesti differenti nel corso di quasi vent’anni. Il pubblico che abbiamo incontrato negli anni è cresciuto, cambiato e in ogni luogo in cui abbiamo suonato ci ha sempre accolto in maniera positiva. Credo che il momento della musica, quella vera e sudata, sia una sorta di universo parallelo, indipendente dal luogo fisico in cui ti trovi, in cui ritrovi una sensazione di familiarità e simile attitudine, in cui le differenze culturali si mescolano e si mitigano. Vero è che finora abbiamo suonato solo in contesti ‘occidentali’. Saremmo curiosi di vedere luoghi musicali più esotici. Per quanto riguarda le imminenti date, l’importante è non aspettarsi nulla, almeno sarà sempre una sorpresa!

IL SUONO-UFOMAMMUT È UN ARCHETIPO PERFETTAMENTE CODIFICATO, EPPURE SI PRESTA AD OGNI DISCO A UNA SUA PARZIALE MUTAZIONE: ASCOLTANDO I VOSTRI ALBUM, IL FILO CONDUTTORE È CHIARO, COME È EVIDENTE CHE NON VI SIA UNA RIPETIZIONE DELLE STESSE FORMULE DA UN’USCITA ALL’ALTRA. DOVE RIUSCITE A TROVARE OGNI VOLTA L’INVENTIVA E LA FORZA PER SCARDINARE QUALCHE ELEMENTO CHIAVE DEL SOUND E ALTERARLO, FINO A RIPROPORLO IN UNA NUOVA DIMENSIONE?
– La forza la troviamo nella noia (risate, ndR). Dopo un po’ ci stanchiamo di suonare le stesse cose e abbiamo bisogno di novità. Per tenerci vivi e attenti, cerchiamo di non ripeterci e di evolverci. Crediamo che dovrebbe essere la linea guida di ogni esperienza creativa. Insomma, ogni volta non vediamo l’ora di appoggiarci sulle spalle del nostro ultimo disco e vedere cosa c’è più in là.

LA PARTE VISUALE NEI VOSTRI SHOW È SEMPRE STATA CENTRALE, INSCINDIBILE DALLA MUSICA. COME LAVORATE SU QUESTA PARTE? COME REALIZZATE QUEL DENSO OCEANO DI IMMAGINI PSICHEDELICHE, STORDENTE, A VOLTE DISTURBANTE, CHE APPARE NEI CONCERTI?
– I visuals, realizzati e curati da Lu dei Malleus, sono sempre stati fondamentali. Dilatano ancora di più l’esperienza sensoriale e si fondono con la musica, come un fascio di luce piegato dalla gravità di un buco nero.

L’ESSERE UNA BAND CON MOLTA VISIBILITÀ NEL CIRCUITO METAL UNDERGROUND INTERNAZIONALE NON HA MAI INTACCATO IL VOSTRO FORTE RADICAMENTO SUL TERRITORIO. CHE IMPORTANZA HA LA VOSTRA TERRA D’ORIGINE, NEL VOSTRO PASSATO E NEL PRESENTE, PER DARE FORMA ALLA MUSICA DEGLI UFOMAMMUT E ALL’ARTE DI MALLEUS?
– È il caso che ci fa nascere qua, in provincia, sulle colline ai bordi della pianura padana, con i classici ingredienti a base di nebbia, zanzare e buon vino. L’Italia, soprattutto per quanto riguarda un certo tipo di musica, è sempre stato un paese marginale. Sappiamo che per un gruppo italiano (e non solo) riuscire a portare la propria musica a livello internazionale è molto, molto difficile. Credo che questo costituisca una spinta a fare le cose in modo differente. Pensa la sfiga a nascere, che so, a Londra o a Los Angeles. Lì tua nonna accende la radio e stanno trasmettendo dei classici, tra cui, magari, “A National Acrobat“ dei Black Sabbath. Insomma, qua è sempre tutto più difficile. Ci vuole dedizione, ricerca e costanza. Essere italiani, essere nati in Europa, crediamo sia un punto di forza. Le radici che abbiamo sono molto profonde e il background culturale è diverso da quello di un americano, ad esempio. La musica viene da dentro, si trasforma e muta con una forza differente.

L’EVOLUZIONE SONORA COMPIUTA DAGLI UFOMAMMUT QUANTO VA DI PARI PASSO CON QUELLA DELLA POSTER ART DI MALLEUS? QUANTO DELL’UNA INFLUENZA VICENDEVOLMENTE L’ALTRA?
– Essendo più o meno le stesse persone coinvolte è difficile che le cose possano essere indipendenti. Per Malleus, Ufomammut è un soggetto molto più pesante, invadente ed esigente rispetto a chiunque altro, per cui l’influenza c’è sicuramente.

DOVESSI INDICARE UN PUNTO DI SVOLTA NELLA VOSTRA CARRIERA, IN TERMINI ARTISTICI E DI ATTENZIONE SU QUELLO CHE FATE, DOVE LO COLLOCHERESTI? DALL’ESTERNO, SI PERCEPISCE UN CAMBIO DI PASSO, ALMENO PER QUANTO RIGUARDA I RICONOSCIMENTI DA PARTE DI ADDETTI AI LAVORI E ASCOLTATORI, A PARTIRE DAI DUE “ORO”. SIETE D’ACCORDO?
-In realtà no, crediamo che il momento cruciale per Ufomammut sia “Eve”. Con quel disco ci siamo resi conto di una strada che volevamo seguire e sviluppare e abbiamo cominciato a ricercare il nostro suono e la nostra personalità in modo differente. “Oro”, con tutto il bene che gli vogliamo, come si dice in gergo, è semplicemente il concetto di “Eve” portato all’estremo.

PARADOSSI DELLA MUSICA ODIERNA: LE MODALITÀ DI FRUIZIONE DA PARTE DELLA ‘MASSA’ NE HA DEPAUPERATO IL VALORE PERCEPITO E AMMAZZATO IL MERCATO DISCOGRAFICO BASATO SUI SUPPORTI FISICI. QUESTO SUI GRANDI NUMERI; NELLE NICCHIE, SI ASSISTE INVECE A UNA VIVACITÀ ARTISTICA MOLTO FORTE, E ANCHE A UNA CURA PER IL PRODOTTO IN SÉ, SOPRATTUTTO PER LE PUBBLICAZIONI IN VINILE, CHE IN DIVERSI CASI, COME IL VOSTRO, FINISCE PER DIVENTARE UN OGGETTO DI PREGIO, NON SOLO UN TRAMITE PER L’ASCOLTO. QUANTO CONTA PER VOI IL DISCO COME OGGETTO, COME ‘SACRO GRAAL’ NON SOLO PORTATORE DI MUSICA, MA DI MOLTEPLICI SIGNIFICATI ANNESSI E CONNESSI?
– Beh, chiaramente, per noi diversamente giovani il vinile ha un fascino nostalgico molto forte. In più l’oggetto fisico si apprezza per fortuna ancora molto. Noi non siamo solo pensiero, ma abbiamo bisogno di toccare. La dimensione fisica è quella che ci fa stare veramente bene. Il discorso sarebbe molto lungo, ma in conclusione, sì, il disco è fondamentale per gli Ufomammut. Meno per altri artisti e altri generi a quanto pare.

ANCHE PER LA MUSICA DAL VIVO, SI ASSISTE A UNA POLARIZZAZIONE: EVENTI OCEANICI PER I NOMI MAINSTREAM, SPESSO DAI COSTI ALTISSIMI, E UNA MIRIADE DI TOUR PIÙ PICCOLI, SE NON FESTIVAL DI SETTORE, ORGANIZZATI SPLENDIDAMENTE, DAI COSTI RELATIVAMENTE ABBORDABILI E POPOLATI DA ACCANITI E PREPARATI CULTORI DI UNA MIRIADE DI CORRENTI SONORE. ORAMAI, SCOVARNE NUOVI FESTIVAL, IN EUROPA, È SEMPLICE, FREQUENTARLI PURE. COSA VI PIACE E COSA VI INFASTIDISCE DI QUESTA SITUAZIONE?
– La dimensione festival è per noi perfetta, è sempre un piacere suonare davanti a molta gente, condividere i palchi con altri artisti e assistere ai loro show, magari anche da dietro le quinte. E farsi un giro bevendo una birra in un clima rilassato e frastornante.

C’È UN PROGETTO LEGATO ALLA MUSICA DEGLI UFOMAMMUT CHE RIMANDATE DA ANNI E VORRESTE PRIMA O POI REALIZZARE?
-Ce ne sarebbero parecchi ma sono tutti ancora top secret…

QUIZ FINALE. VI CHIEDO:
ARTISTA PREFERITO NON METAL:
– Beatles, hanno praticamente fatto tutto. A pari merito mettiamo Ennio Morricone.
MIGLIOR ARTWORK DI SEMPRE (NON NECESSARIAMENTE METAL):
– “Atom Earth Mother”, la foto di una mucca, geniale, che se la gioca con “Meddle”, entrambi dei Pink Floyd.
IL CONCERTO DEGLI UFOMAMMUT CHE RICORDATE CON PIÙ PIACERE:
– Ne ricordiamo troppi. Gli elefanti (e quindi i mammut) hanno una proverbiale ottima memoria. Scegliere è difficile.
LA BAND ITALIANA ODIERNA CHE APPREZZATE MAGGIORMENTE:
– I Morkobot.
L’ARTWORK PRODOTTO DA MALLEUS CUI SIETE PIÙ LEGATI:
– “Godlike Snake”, perché il primo artwork non si scorda mai.

 

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.