Basterebbero solo le uscite del nuovo Gorguts e di “Vermis” degli Ulcerate per appurare che il 2013 è stata una grande annata in campo technical death. Due lavori superlativi e molto attesi. Giocoforza il platter dei maestri ha in parte oscurato la release dei neozelandesi, ma siamo sicuri che il tempo sarà galantuomo con gli Ulcerate, dimostrando – se mai ce ne fosse bisogno – che ormai se la possono giocare ad armi pari con i big del genere. Meno atmosferico del capolavoro “The Destroyers Of All”, “Vermis” mette in mostra il solito talento smisurato, che qui viene rivolto alla costruzione di strutture più prettamente death metal, sacrificando parzialmente l’estro individuale sull’altare di una solidità e di una cupezza che hanno pochissimi eguali in ambito estremo. Forti di un prestigioso contratto con la mitica Relapse, gli Ulcerate proseguono per la propria strada, lontani dai trend imperanti e cercando sempre di non ripetersi album dopo album. Il tentacolare drummer Jamie Saint Merat è stato nostro interlocutore nell’intervista, svelandoci retroscena ed anticipazioni inerenti la band ed il proprio percorso artistico. A lui la parola.
AL MOMENTO DELLA FIRMA CON LA RELAPSE AVETE DICHIARATO CHE PER VOI ERA UN PASSAGGIO LOGICO ED OBBLIGATO. CREDETE CHE SIA STATA LA SCELTA MIGLIORE CHE POTEVATE FARE?
“A questo punto della nostra carriera si. Non è stata una scelta avventata, abbiamo pensato molto ai risultati che volevamo ottenere ed alla via migliore per farlo prima di firmare per la Relapse”.
CHE DIFFERENZE CI SONO TRA IL NUOVO “VERMIS” E “THE DESTROYERS OF ALL”? IL PRECEDENTE LAVORO CI E’ PARSO PIU’ CUPO, MENTRE ABBIAMO TROVATO “VERMIS” PIU’ ESTREMO E VOCATO AL DEATH METAL.
“‘The Destroyers Of All’ stato volutamente scritto in maniera lineare, la track list rappresenta esattamente la cronologia con la quale abbiamo scritto i brani e gli stessi, brani sono stati scritti dall’inizio alla fine, senza salti temporali. Dopo ‘Everything Is Fire’ volevamo focalizzarci su determinate atmosfere che avevamo creato in alcune sezioni dell’album. Con ‘Vermis’ abbiamo voluto spostare l’obiettivo e spingere con decisione verso territori più marci. C’è una pesantezza di fondo che non avevamo mai sperimentato prima, tutte le canzoni utilizzano accordature diverse ed il riffing insiste su strutture più heavy. Tutto ciò si riflette sulla batteria, che in fase di produzione abbiamo tenuto più bassa e con un suono più grezzo ed oscuro di quanto fatto sui precedenti lavori. Tutto ciò ci ha davvero aiutato a raggiungere elevati livelli di aggressività. Per ciò che concerne la cupezza minore di ‘Vermis’ rispetto a ‘TDOA’, credo dipenda da cosa tu intenda con quel termine. Io credo che ‘Vermis’ generi atmosfere di desolazione e di perdita di speranza più marcate rispetto a ‘Destroyers’, ma mi rendo conto che possono essere sensazioni che variano da persona a persona”.
DOPO UN VERO E PROPRIO CAPOLAVORO QUALE “THE DESTROYERS OF ALL”, QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTA’ MAGGIORI NELLA STESURA DEL NUOVO ALBUM?
“La difficoltà più grossa è stata quella iniziale, ovvero capire che direzione dare al nuovo album. Eravamo vagamente consapevoli del fatto che non ci volevamo ripetere e che non volevamo esagerare con le melodie e le atmosfere, quindi inizialmente abbiamo sperimentato un po’ per trovare la giusta angolazione, se così si può dire”.
COME PROCEDETE IN FASE DI SCRITTURA? SENTITE L’ESIGENZA DI RIUSCIRE A BILANCIARE LA PESANTEZZA E LE DISSONANZE CON LA MELODIA?
“Mike ed io ci sediamo e ci scambiamo le idee utili a rimpolpare le linee melodiche. E’ una questione d’istinto, di pancia: se sentiamo che una cosa funziona la teniamo buona, per ora non importa come è costruita o formulata. In tutti i nostri riff c’è un sacco di melodia, non sono solo dissonanze fini a loro stesse. Se ascolti con attenzione e togli quelle note che causano la dissonanza, il riff rimane ugualmente memorizzabile e riconoscibile”.
QUALCUNO HA TRACCIATO UNA LINEA DI PARAGONE TRA “VERMIS” E “THE EYE OF EVERY STORM” DEI NEUROSIS, PER CIO’ CHE CONCERNE LE ATMOSFERE E LA TENSIONE GENERATA. TU CHE NE PENSI?
“Personalmente non ci sento queste somiglianze. Posso capire il discorso della tensione lirica, ma strumentalmente proprio no”.
SIAMO ENTUSIASTI DEL NUOVO ALBUM E CI PIACEREBBE CHE CI DICESSI QUALCOSA IN PIU’ RIGUARDO AI DUE BRANI CHE CI SONO MAGGIORMENTE PIACIUTI, OVVEROSIA “CLUTCHING REVULSION” E “WEIGHT OF EMPTINESS”.
“Con piacere. ‘Clutching…’ è stato il brano in assoluto più difficile da arrangiare, c’erano parti molto differenti tra di loro che non riuscivamo a fare coesistere. Ma abbiamo perseverato e credo che alla fine ne sia uscita la traccia più particolare dell’album. Per la maggior parte utilizza intenzionalmente tempi più pesanti di quelli a cui siamo abituati e regala davvero sensazioni di potenza. ‘Weight’ invece è stata composta come un classico downtempo, la prima traccia che abbiamo deciso di scrivere con l’accordatura in LA proprio per donare al tutto un senso di pesantezza esagerato. Io amo questa canzone, per me è la summa dell’intero album, super violenta senza l’urgenza di spingere sugli up tempo. C’è anche quell’atmosfera perfetta che fa pensare che ci sia qualcosa di orribile dietro l’angolo. Grande brano da suonare live oltretutto”.
AVETE FILMATO ALCUNE FASI DELLE REGISTRAZIONI PER FARCI UN VIDEO DIARY. CHE FEEDBACK AVETE AVUTO? NON C’ERA IL PERICOLO CHE LA PRESENZA DELLE VIDEOCAMERE DISTURBASSE LE REGISTRAZIONI?
“Abbiamo avuto dei riscontri positivi, solo un paio di persone si sono lamentate del fatto che non vi fossero riprese del basso. A parte questo, credo che sia stata una buona cosa mostrare il nostro metodo di lavoro senza fare troppi sforzi. Le videocamere non hanno arrecato nessun disturbo, anche perché per la maggior parte del tempo ero io a fare le riprese e quindi non c’erano estranei che giravano in studio”.
PENSI CHE IL DEATH METAL ABBIA ANCORA MARGINI PER ESPANDERSI O E’ GIA’ GIUNTO AI PROPRI LIMITI? COME VEDI IL DEATH DEL FUTURO?
“Tutti i generi musicali hanno spazi per espandersi. Credo che le band che si mettono in competizione tra di loro (ad esempio chi si vanta di suonare più veloce o più pesante, e così via) siano destinate a morire di una morte orribile una volta che il pubblico avrà compreso che quella merda è totalmente irrilevante ai fini artistici per il death metal. Negli ultimi anni c’è stata una rinascita di band molto sporche ed oscure, sia in ambito death che black, e la cosa ci ha eccitato parecchio e ci ha fatto ritrovare entusiasmo per quei generi musicali”.
AVETE GIA’ ORGANIZZATO QUALCHE TOUR, MAGARI CHE PASSERA’ DALLE NOSTRE PARTI?
“Tra qualche settimana faremo un tour australiano, poi a maggio 2014 saremo in Nord America, successivamente all’Hellfest e poi un tour europeo vero e proprio. Sarebbe bello passare ancora dall’Italia”.
TE LO DEVO CHIEDERE: COSA PENSI DELL’ULTIMA FATICA DEI GORGUTS?
“E’ un album grandissimo, è come se non si fossero mai fermati, una perfetta continuazione di ‘From Wisdom To Hate’. Credo soprattutto che sia una grande collezione di canzoni, ognuna con una propria identità ben definita”.
ABBIAMO TERMINATO, GRAZIE PER L’INTERVISTA.
“Grazie a voi e speriamo di poterci vedere in Italia”.