ULTHA – Una tragedia nel cuore

Pubblicato il 21/10/2018 da

Il ritorno degli Ultha, avvenuto addirittura su Century Media Records, si colloca senza dubbio fra le uscite migliori dell’anno in campo black metal. “The Inextricable Wandering”, ultimo arrivato di un’avventura iniziata nel 2015 con “Pain Cleanses Every Doubt” e proseguita due anni fa con il notevole “Converging Sins”, sposta in alto l’asticella di quella che è diventata una vocazione alla composizione di album molto lunghi e densi, dal carattere quasi cinematografico. La band tedesca è ormai abilissima nel mantenere saldi una tensione ed un pathos drammatici per l’intera durata delle sue estenuanti suite: brani che giocano con la ripetizione e che tendono ad allungarsi prendendo strade impervie, ma che, al contempo, riescono sempre ad esprimere coerenza e dinamicità. Il chitarrista/cantante Ralph Schmidt, già leader dei Planks, ci presenta la band e la suddetta ultima fatica in studio.

QUANDO AVETE AVVIATO GLI ULTHA E PUBBLICATO “PAIN CLEANSES EVERY DOUBT” AVETE PRESO ALCUNI DEI FAN DEI VOSTRI VECCHI GRUPPI DI SORPRESA. E’ STATA UNA DECISIONE CONSAPEVOLE?
– “Pain Cleanses Every Doubt” contiene i primi brani che abbiamo composto. Suppongo che per tutti noi, quando abbiamo iniziato, fosse importante cimentarsi seriamente con il black metal. Tutte le nostre vecchie band – Goldust, Atka, Planks o Kurushimu – vantavano influenze black, ma non potevano essere considerate delle band pienamente devote a quelle sonorità. Siamo fan di questo genere musicale da oltre vent’anni e ci siamo detti che fosse arrivato il momento di provare a suonarlo senza freni.

IL BLACK METAL HA IMBOCCATO VARIE STRADE NEGLI ANNI DUEMILA, ANCHE GRAZIE A BAND COME NEGURA BUNGET, BLUT AUS NORD, WOLVES IN THE THRONE ROOM O ALTAR OF PLAGUES, TUTTE FORMAZIONI CHE IN VARIE FASI DELLA CARRIERA HANNO EVIDENZIATO UN APPROCCIO ALMENO IN PARTE LIBERO DA RESTRIZIONI E DAI DETTAMI DEI PADRI DEL GENERE. POSSIAMO CONSIDERARLE FRA LE INFLUENZE DEGLI ULTHA? VI VEDETE COME UNA BLACK METAL BAND DI NUOVA GENERAZIONE, LONTANA DAL CONCEPT SATANICO E PIU’ INTERESSATA A ESPLORARE ALTRI ASPETTI, COME LA RELAZIONE FRA L’UOMO E LE SUE RADICI, O IL SUO SPIRITO E IL LEGAME DI QUEST’ULTIMO CON L’UNIVERSO O IL MONDO ESTERNO/URBANO?
– Fra le band che hai citato, specialmente WITTR e Blut Aus Nord hanno avuto un’influenza su di me, anche se non per il loro approccio trascendentale. Mi intriga soprattutto il modo in cui concepiscono la musica e l’autenticità alla base di essa. Ricordo ancora quando trovai il demo dei WITTR online: rimasi impressionato dalla loro capacità di ispirarsi ai classici e, al contempo, di creare qualcosa di veramente unico e onesto. E’ per questo motivo che sono da sempre un loro fan. Un’altra cosa che mi attira particolarmente, quando penso a loro o a band come Weakling, Ash Borer o Fell Voices, è che si tratta di ragazzi normalissimi che non si preoccupano dell’immagine o dell’ideologia occulta e satanica. Sono solo persone intente a creare qualcosa: un approccio per me intelligente in una scena musicale, quella black metal, che aveva iniziato ad annoiarmi nei tardi anni Novanta. Forse e’ perchè queste persone vantano un passato nel circuito DIY punk/metal underground, proprio come me e gli altri ragazzi degli Ultha. Questo background ti fa vedere le cose in maniera diversa e, di conseguenza, il loro approccio alla musica mi ha subito ispirato.
La nostra musica ha una natura estremamente emotiva e ruota attorno al lato oscuro di ognuno di noi; questo non ha nulla a che fare con concetti spirituali, mistici o metafisici, si tratta semplicemente di un sentimento disperato e senza speranza, il quale è assolutamente umano.

ESISTE DUNQUE UN’IDEOLOGIA ALLA BASE DEGLI ULTHA?
– In generale direi che i pensieri alla base della band siano l’etica punk DIY, che nessuno dovrebbe essere il tuo capo quando crei musica, che l’accettazione testarda delle regole di una ‘scena’ è una cosa assolutamente ripugnante, che si dovrebbe essere sempre aperti ad ogni influenza volta a creare arte autentica e sentita e che fascisti e razzisti sono la peggiore feccia che l’umanità ci ha regalato.

GENERICAMENTE, I FAN DEL BLACK METAL TENDONO AD ESSERE PIUTTOSTO REAZIONARI. TI IMPORTA SE LA VOSTRA MUSICA ATTIRA O MENO QUEL PUBBLICO?
– Ovviamente speriamo di poter raggiungere e di toccare emotivamente ogni tipo di ascoltatore, tuttavia, anche se non riuscissimo a raggiungere tale obiettivo, penso che la nostra musica non subirebbe alcuna modifica, visto che si tratta semplicemente di ciò che ci emoziona e di quello che vorremmo suonare. Se iniziassimo a parlare di roba satanica, del Male, di guerra e morte, non sarebbe onesto per nessuno. Certo, magari qualche purista black metal potrebbe apprezzarci in quel caso, ma non sarebbe quello il punto. Non scenderemo mai a compromessi per avvicinarci a qualcuno in particolare. Per noi è davvero importante essere integri e genuini. Inoltre, sinora abbiamo ottenuto un ottimo responso: in molti sono venuti a dirci quanto la nostra musica e le nostre parole siano importanti per loro, quindi suppongo che il nostro approccio sia ben visto da tanta gente.

QUANDO SENTITE CHE UNA CANZONE SIA FINITA? SONO SOLITO FARE QUESTA DOMANDA A QUEI GRUPPI CHE COMPONGONO BRANI MOLTO LUNGHI, PER CAPIRE SE VI SIA O MENO UN TRAGUARDO DA RAGGIUNGERE E, SE ESISTE, QUANDO SI HA LA SENSAZIONE CHE ESSO SIA STATO RAGGIUNTO.
– Noi ci sentiamo soddisfatti quando, suonando il brano per intero, nessuno ha la sensazione che una parte debba essere più lunga o più corta. Siamo soliti giocare parecchio con le ripetizioni e con le piccole variazioni, per capire quanto ci piaccia un determinato motivo e per vedere se una parte sta diventando noiosa o meno. Se alla fine di questo lungo processo nessuno riscontra qualcosa di migliorabile, abbiamo finito. A volte il tutto è piuttosto facile – “I’m Afraid To Follow You There” è stata scritta velocemente – mentre in altre circostanze il percorso è sfiancante; abbiamo impiegato tre mesi per definire “The Avarist”.

COME HAI ACCENNATO, LA RIPETIZIONE GIOCA UN RUOLO IMPORTANTE NEL SONGWRITING DEL GRUPPO. COME SIETE SOLITI GESTIRLA PER EVITARE DI RISULTARE NOIOSI?
– Ci piace che la ripetizione dia un effetto di trance, ma, al tempo stesso, cerchiamo di lavorare di fino, evitando la pura ripetizione con piccole e puntuali variazioni sul tema. L’effetto complessivo che cerchiamo di ottenere è quello di far fluttuare un ascoltatore su un riff o su una parte, senza però lasciarlo affogare. Penso che trovare un perfetto equilibrio nella ripetizione sia un’arte per pochi; band come Swans, Earth, Ash Borer e Fell Voices sono tutti maestri su tale fronte e, non a caso, sono per noi delle influenze chiave.

IN OGNI CASO, VI SONO ANCHE PARECCHI CHIAROSCURI E UN INDUBBIO DINAMISMO NEI VOSTRI BRANI. L’EPICITA’ E LO SVILUPPO DI PEZZI COME “THE NIGHT TOOK HER…”, “FEAR LIGHTS THE PATH” O “THE AVARIST” PARLANO CHIARO.
– Per noi è fondamentale, dato che è qui che a volte entra in gioco un certo gusto mutuato dalla “musica pop”. Non intendiamo il classico pop radiofonico, ma il modo in cui la musica “popolare” è scritta; parlo in termini di struttura base di una canzone. Ovviamente è facile seguire il modello usato da Rivers Cuomo dei Weezer sul loro “Green Album” per deridere la musica pop, scrivendo un disco in cui ogni canzone è costruita con la stessa ricetta tipica della musica pop. Questo è anche ciò che fanno un sacco di band heavy, che imitano i padri del loro genere senza aggiungere altro; questo per noi è però raramente davvero allettante. Il trucco consiste nell’avere strutture che le persone possono seguire, una melodia che arriva e che si ripresenta puntualmente, più dei colpi di scena più piccoli e interessanti per attirare l’attenzione degli ascoltatori sull’arco della tua canzone. Per noi è un po’ più complicato, con canzoni lunghe quanto le nostre. Ma quando scriviamo questo modello è sempre lì: è diventato una sorta di nostro marchio di fabbrica. Le tre canzoni che hai citato sono molto diverse nei toni, eppure seguono quella formula che rispettiamo per tutte le nostre tracce. E l’aspetto dinamico è anche la sfida che tutti e quattro troviamo maggiormente stimolante. Un conto è portare i riff, un altro è creare un brano completo tenendo conto di tutti gli strumenti, delle preferenze e dei sentimenti di ognuno dei membri della band. Trovare un bilanciamento in questo processo porta sempre alla scoperta di nuove dinamiche. Questa è la chiave di ciò che facciamo.

IN PASSATO AVETE SPERIMENTATO CON DELLE VOCI FEMMINILI, MENTRE IL NUOVO ALBUM PROPONE ANCHE DELLE VOCI PULITE MASCHILI. IN GENERALE POSSIAMO CONSIDERARE “THE INEXTRICABLE WANDERING” IL VOSTRO LAVORO PIU’ VARIO, ANCHE SE SI TRATTA PUR SEMPRE DI UN’OPERA DEPRIMENTE E SFIANCANTE…
– Trovo che abbiamo fatto di nuovo ciò che facciamo da sempre, e lo abbiamo fatto bene; facciamo solo ciò che ci piace, che riteniamo giusto e che ci dà una buona sensazione. Se noi o altre persone possiamo ascoltare le canzoni o l’intero album e constatare che tutto è perfettamente bilanciato, che ogni traccia ha il suo posto nel disco, che nulla sembra forzato o fasullo, allora l’obiettivo è raggiunto. Se dici “… è un’opera deprimente e sfiancante”, hai capito il messaggio che volevamo trasmettere. Ogni canzone ha fatto la sua piccola parte per far funzionare l’album in questo modo.

QUANTO VI SENTITE CRESCIUTI COME COMPOSITORI RISPETTO A QUANDO AVETE PUBBLICATO IL PRIMO ALBUM?
– Un sacco. Siamo tutti migliorati con i nostri strumenti, suonando insieme, lavorando insieme sui brani e passando del tempo in studio. Abbiamo anche un’idea chiara di ciò che vogliamo in termini di suoni, ecc. E inoltre abbiamo il lusso di lavorare nei Goblin Sound Studio di Colonia, di proprietà del nostro tastierista Andy, dove possiamo provare e suonare a nostro piacimento.

QUALE PENSI CHE SIA L’ASPETTO PEGGIORE DEL FARE PARTE DI UNA BAND ATTIVA COME LA VOSTRA? IMPEGNI, CALI DI ISPIRAZIONE, CONDIZIONI ECONOMICHE…
– Purtroppo tutti dobbiamo lavorare a tempo pieno e questa band è solo un hobby. Non fraintendermi, nessuno di noi ha l’illusione che questa sia una band con cui potremmo vivere e non c’è certamente alcuna “opportunità di carriera” su questo fronte. Ma fa sempre male rifiutare grandi offerte, solo perché non c’è tempo per andare a suonare. Ricevere tutte queste incredibili offerte da tutto il mondo è favoloso, e poi dire “scusa, non possiamo” a chi ci ha offerto uno show o ci ha chiesto di suonare nella sua parte di mondo, semplicemente perché non è fattibile logisticamente, è molto doloroso.

IL VOSTRO LUOGO DI PROVENIENZA HA MAI INFLUENZATO LA MUSICA CHE CREATE O I VOSTRI GUSTI?
– In nessun modo. Colonia è una fogna quando si tratta di buone band e in generale non ci sono molte band tedesche (black) metal che influenzano ciò che facciamo.

COSA SPERI CHE LE PERSONE PROVINO UNA VOLTA ASCOLTATA LA MUSICA DEGLI ULTHA?
– Spero abbiano voglia di riascoltarla e spero che essa sia riuscita a toccarli nel profondo.

QUAL E’ IL TUO DISCO METAL PREFERITO DEGLI ULTIMI CINQUE ANNI?
– E’ una lotta fra “Sick With Bloom” degli Yellow Eyes e “Yodh” dei Mizmor.

PER CONCLUDERE, CONSIGLIACI UN LIBRO.
– “House Of Leaves” di Mark Z.Danielewski. Un’incredibile opera d’arte, una follia in forma di libro. E’ diverso da qualsiasi cosa io abbia mai letto. Andate a comprare la versione a colori più costosa e consultate una guida su come leggerlo prima di iniziare. Questo libro è clamoroso.

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