Gli Ulvedharr sono ben noti a tutti coloro che bazzicano concerti e festival, soprattutto in Nord-Italia, e chiunque abbia assistito ad un loro show ne conosce la potenza e la capacità di coinvolgimento. Ma i quattro bergamaschi sono molto più di una live band: il loro mix di death e thrash si accompagna ad uno studio della storia e della mitologia nordica che va ben oltre il comune lyrical concept viking metal. In più, gli Ulvedharr si sono fatti strada a colpi di passione ed umiltà, riversando tutto questo nella loro musica che trasuda una dedizione smisurata verso il genere musicale che suonano e le tematiche che trattano. Di questo, della loro partecipazione al Metalitalia.com Festival 2015 del 30 maggio e di molto altro, abbiamo parlato con Ark, frontman della band.
CIAO. INIZIAMO PARLANDO UN PO’ DEGLI ULVEDHARR. COME È NATA LA BAND?
“Ciao a te e a tutti i lettori di Metalitalia.com! La band nasce nel febbraio del 2011 da un mio progetto solista (Ark), all’epoca avevo scritto da tempo quattro canzoni che intendevo registrare per conto mio. Ho colto l’occasione sfruttando un amico batterista e per gioco gli chiesi se poteva registrarmi le basi ritmiche. Prova dopo prova, prima di registrare un qualcosa che doveva esser solo mio, ho richiesto l’aiuto di altri amici in comune per fare aggiunte e rendere il tutto più corposo. Da un progetto nato senza alcuno scopo preciso, nell’arco di due mesi ci siamo ritrovati ad essere una band e a quel punto ci siamo detti ‘ormai siamo in ballo, balliamo’! Ci presentammo alla prima occasione live nell’agosto successivo, con solo quelle quattro canzoni pronte, e da lì iniziò quest’avventura”.
IN POCO MENO DI QUATTRO ANNI DALLA FORMAZIONE, AVETE PUBBLICATO UN EP E DUE FULL LENGTH, UNA CADENZA IMPEGNATIVA, SOPRATTUTTO CONSIDERANDO CHE SUONATE ANCHE PARECCHIO DAL VIVO. COME RIUSCITE A TENERE QUESTO RITMO?
“E il tutto si moltiplica se aggiungi che ognuno di noi ha la sua vita ed un lavoro da portare avanti. Non è semplice e la gavetta è stata e sarà ancora molto lunga per far incastrare il tutto. Come ogni buon musicista sa, questa vita è fatta di una giornata di lavoro che termina, il tempo di una doccia e tutti in auto in partenza per andare a suonare per pochi soldi, se non per una birra soltanto. Ma il sudore, la costanza (e spesso lo sfinimento fisico), poi danno i loro frutti col tempo, credo che la perseveranza nel portare avanti ciò in cui si crede aiuti molto per superare questi ostacoli. Crederci e crederci ancora. Riguardo alle composizioni, diciamo che abbiamo la fortuna di avere delle menti piuttosto attive: in genere all’uscita di un EP o di un full stiamo già lavorando a ciò che faremo in futuro. Un esempio tra tutti: in occasione del release party di ‘Swords of Midgard’ presentammo per la prima volta ‘Battle for Asgard’, invece presente nel nostro full successivo. Questi sono i nostri ritmi di lavoro musicale, dati anche forse da una ricerca di crescita e miglioramento continua che ci porta man mano a scrivere pezzi nuovi senza prenderci troppe soste. Rinnovarsi pur restando noi stessi, migliorare verso gli obbiettivi che ci fissiamo di raggiungere”.
MOLTI, COMPRESO IL SOTTOSCRITTO, VI HANNO SCOPERTO A QUALCHE CONCERTO E VI CONSIDERANO UNA BAND CHE DÀ IL MEGLIO NEI LIVE. SEI D’ACCORDO? E, SOPRATTUTTO, TROVI QUESTA PERCEZIONE LIMITANTE?
“Non potresti trovarmi più d’accordo, soprattutto perchè credo che la musica sia il live più che il disco. Il disco è il mezzo di divulgazione, ma per quanto ben fatto non riuscirà mai a rendere al 100% l’emozione che un artista vuole trasmettere con la sua musica. Solo dal vivo puoi realmente percepire ciò che si vuole passare, l’energia, il sentimento. Conseguentemente, com’è ovvio, il disco risulta per forza limitante per una persona che s’approccia ad un gruppo unicamente ascoltando il suo prodotto registrato; ma d’altronde se non dessimo il meglio dal vivo e la gente non percepisse ciò, non saremmo degli amanti del caro buon vecchio metal suonato. Una band che rende da disco ma dal vivo non risulta addirittura migliore, a mio avviso significa che ha fallito il suo intento”.
PARLARE DI GENERI È SEMPRE RIDUTTIVO, MA AIUTA AD INQUADRARE UNA BAND. SUL VOSTRO SITO CAMPEGGIA “DEATH METAL SINCE 2011”, EPPURE IL VOSTRO SOUND HA UNA COMPONENTE THRASH MOLTO MARCATA, PARI – ED IN ALCUNI CASI – PIÙ FORTE DI QUELLA DEATH. VOI COME VI CONSIDERATE?
“Noi ci consideriamo death metal vecchia scuola, di matrice per lo più svedese. Il fattore thrash è molto marcato, ma come d’altra parte nell’appunto citato death svedese; a parte ‘Left Hand Path’, chi riuscirebbe a definire prettamente death i dischi degli Entombed? Eppure lo sono. O un ‘Warrior’ degli Unleashed? O i Grave, o decine di altri. La componente ritmica thrash è molto forte in questi gruppi, ognuno con la sua particolarità che li contraddistingue l’uno dall’altro; ma ciò che li tiene ben staccati dal thrash puro è forse la scelta di sonorità, l’accordatura più bassa ed un suono più scarno e snaturato verso lo sporco. Ritmicamente parlando, cambiando accordatura a questi dischi, non ci troveremmo tanto lontani da un thrash europeo, cosa che in gruppi come gli Unleashed risulta comunque decisamente marcata a livello ritmico. Siamo sempre stati controcorrente in molte cose, avessimo avuto anche noi quella tipologia di sonorità nessuno avrebbe avuto dubbi sul nostro genere specifico. Old school death metal, così ci piace definirci, e storicamente parlando lo siamo eccome”.
QUALI SONO LE VOSTRE MAGGIORI ISPIRAZIONI (MUSICALI E NON)?
“Sono molte e molto disparate, e tra le molte alcune delle più impensabili. Chiaramente c’è una base fortemente ispirata a gruppi come Entombed, Unleashed, Grave, Dismember, Asphyx e band di questo genere, ma soprattutto per me l’ispirazione prima viene da Dissection ed Immortal. Mi sembra già di sentire le voci dei cosiddetti ‘puristi’ dire ‘ma dove? Non è possibile!’, ma vi assicuro che al 90% arriva da lì. L’ascoltatore non lo sente perchè non se ne accorge, o perchè non conosce nel dettaglio questi due gruppi o perchè ascoltando non li assocerebbe mai a noi, ma se prestaste un’attenzione particolare ai pezzi partendo da questo presupposto, riuscireste a cogliere tutte quelle piccolezze che sono i ‘must’ di questi due gruppi e che abbiamo fatto nostre, rielaborandole secondo i nostri gusti e la nostra fantasia. Per farvi un esempio veloce, la canzone ‘The Last Winter’ è fortemente ispirata all’inizio dalle ritmiche dei Blood Red Throne, mentre al cambio, là dove si passa alla cavalcata iniziale, se doveste mettervi in cuffia la canzone ‘Triumph’ degli Immortal, trovereste una forte similitudine. Questo è un esempio, e solo in questa canzone potreste trovarci Blood Red Throne di ‘Come Death’, Immortal di ‘Damned in Black’, Dissection di ‘The Somberlain’, Grave di ‘Endless Procession of Souls’ ed infine Legion of the Damned, il tutto suonato alla Ulvedharr. Un mix letale, difficile da trovare, motivo per cui in genere ogni recensore cerca la fonte principale del nostro operato senza mai realmente trovarla”.
RESTANDO SUI GENERI, PARLIAMO UN PO’ DI “RAGNARÖK”; LA COMPONENTE DEATH MI È PARSA PIÙ MARCATA RISPETTO AI LAVORI PRECEDENTI…
“Verissimo. Tutto ciò è appunto dovuto alla crescita e alla ricerca continua che facciamo per migliorarci: questo causa una crescita della nostra tecnica come musicisti e dellla nostra capacità compositiva, avvicinandoci sempre più a ciò che vorremmo davvero ottenere. A volte, lo ammetto senza pudore, certe cose appaiono limitate semplicemente perchè tecnicamente io in primis non sono in grado di studiarle o suonarle più complesse di così. Detto ciò, non lo trovo un limite, anzi: può essere visto come un ulteriore spazio di crescita per i lavori futuri”.
UNA CURIOSITÀ: NEL TITOLO USATE LA TRASCRIZIONE “RAGNARÖK”, MENTRE NELLA TERZA TRACCIA USATE “RAGNAROCK”. C’È UN MOTIVO PARTICOLARE ?
“Qui c’è stato un malinteso! In realtà acquistando il disco fisico si noterà che i titoli non differiscono affatto, tutto ciò è frutto di un piccolo errore di trascrizione quando è stata completata la copia digitale in seguito distribuita alle webzine per le recensioni. In fase di mastering, per rendere più rapido il riconoscimento delle singole tracce, gli son stati dati dei nomi abbreviati o scritti alla rinfusa (digitalmente parlando). A master ultimato si è proceduto all’invio immediato del materiale senza tener conto della trascrizione corretta dei titoli, così come è uscito ‘Ragnarock’ nelle varie recensioni si trova il titolo ‘Valkyrias’, mentre intero è ‘Valkyrias Call’. Una piccola svista nei vari passaggi di mano e tra i vari invii che ha ricevuto il disco in fase primordiale. Giusto per curiosità, nonostante nella copia fisica sia riportato tutto corretto, se lo inserite nello stereo vi usciranno i titoli abbreviati proprio per lo stesso motivo. Incidenti di percorso a cui siamo affezionati, ricordo ai tempi del primo full che se lo s’inseriva nell’autoradio appariva il titolo ‘Swards of Midgard’, una bella A in più! Fingiamo allegramente sia una chicca ricercata!”.
I PEZZI CHE MI HANNO COLPITO DI PIÙ, SUL NUOVO DISCO, SONO “SKJALDBORG”, “RAGNAROCK” E “BATTLE FOR ASGARD”. LI RITIENI QUELLI PIÙ D’IMPATTO O TI ASPETTI CHE SIA QUALCHE ALTRO PEZZO A COLPIRE L’ASCOLTATORE ?
“Diciamo che un po’ tutto il disco è stato scritto per mirare all’impatto, certamente tra tutti quei pezzi son quelli più diretti e dall’ascolto facile, che entrano in testa prima, ma è naturale che nella totalità di un disco ci siano quelli più facili e quelli più intricati da comprendere di primo colpo. Forse alla tua lista aggiungerei anche ‘The Last Winter’, che sembra ricevere parecchi apprezzamenti dal punto di vista ‘d’impatto’, ma per il resto mi trovi decisamente d’accordo”.
IN GENERALE IL VOSTRO STILE SEMBRA PIÙ MATURO SULL’ULTIMO DISCO MA BEN ANCORATO AD UN APPROCCIO “GREZZO” (IN SENSO POSITIVO, COME PER ESEMPIO NEGLI UNLEASHED, CHE MI SEMBRANO UNA BAND CON PARECCHIE AFFINITÀ CON VOI). SEI D’ACCORDO ?
“Sì, ci ritroviamo parecchio con gli Unleashed, specie dei primi album o per lo meno fino ad ‘Hammer Battallion’. Sai, una cosa che mi stupisce spesso in chi ci ascolta è che le nostre canzoni risultano sempre molto grezze e quadrate, ma quei pochi che si sono adoperati a provare a suonarle le han trovate tutt’altro che semplici. Ovviamente la ricerca ritmica suonata in un certo modo non è affatto così ‘impostata’ come sembra, bensì spontanea e fortunatamente naturale: per qualche motivo all’ascoltatore risulta molto semplice, ma tra i vari chitarristi che si sono intercambiati nella band in questi quattro anni, alcuni anche molto talentuosi, non ce n’è uno che non abbia incontrato molte difficoltà nel suonare questo ‘stile’. In questi giorni abbiamo giusto composto il primo pezzo definitivo che prenderà parte del prossimo lavoro e si può star certi che il nostro marchio non manca, ma l’ulteriore crescita sarà ben udibile specie nelle parti ritmiche di batteria e nell’elaborazione del pezzo, nonostante resti questo ‘grezzume’ di fondo”.
PARLIAMO UN PO’ DELL’ARGOMENTO PRINCIPALE DEI VOSTRI TESTI. BERSEKER E ÚLFHÉÐNAR (IMMAGINO CHE IL VOSTRO NOME SIA UNA TRASCRIZIONE DI ÚLFHÉÐNAR); COME MAI QUESTA SCELTA ?
“Be’, che dire…non che voglia fare l’anticonformista o quello che è ‘arrivato prima’, ma porto tatuati sulla pelle i simboli di questa cultura da molti anni prima che divenisse una moda dilagante e, a mio avviso, in forte calo specialmente nel ramo folk metal. Riguardo al nome non sbagli, è una sorta di rivisitazione che usai anni fa in un forum e che poi è rimasta parte di me e, all’inizio del progetto (che in principio volevo chiamare Skjaldborg), ho tenuto perchè sentivo più mia. Semplici ricordi aggregati in un nome che risulti allo stesso tempo cattivo ma, ancora una volta, unico e controcorrente”.
UNA BAND ITALIANA CHE TRATTA PRINCIPALMENTE DI MITOLOGIA NORDICA POTREBBE SEMBRARE QUALCOSA DI “FUORI POSTO”. PERSONALMENTE RITENGO CHE CIASCUNO DEBBA SEGUIRE I VALORI CHE DECIDE DI SEGUIRE E NON QUELLI CHE VENGONO IMPOSTI. COSA NE PENSI ? E’ SOLO UN ARGOMENTO PER DEI TESTI O È QUALCOSA DI PIÙ, PER VOI?
“E’ molto di più. Anticipo già ora che dal prossimo disco le tematiche si amplieranno alla storia (intesa ai tempi delle spade, comunque) in generale europea e forse non solo; ma, a parte questo, alla fine non è affatto fuori luogo, è solo che buona parte del nostro pianeta ignora le proprie origini ed influenze. Riguardo alla mitologia/storia nordica, molti son convinti che faccia parte per lo più di Scandinavia e parte d’Inghilterra ed Irlanda, ma quegli omoni barbuti hanno ben ampliato i propri orizzonti di conquista ed influenza raggiungendo tutto il Volga, l’Ucraina e il Mar Nero, la Spagna, la Normandia (a cui deve il proprio nome), fino in America, e non ultima l’Italia stessa, nazione in cui hanno fondato ben più di un paese o città o ne sono stati i dominatori. Omoni dalle lunghe barbe, da cui appunto i ‘Langbarts’, i Longobardi. Siamo tutti d’accordo che la loro storia è lunga soprattutto a livello di migrazioni, ma provenivano dallo Skaneland in Svezia e, pur mutando usi e costumi nel loro lungo viaggio fino in Italia, al loro arrivo erano comunque ancora di forte culto pagano (non a caso ci furono lunghe guerre contro la Chiesa al tempo). Hanno dato il nome alla nostra regione, la Lombardia, hanno influenzato la nostra cultura, specie sui monti da cui proveniamo. Un esempio è la nostra città, Bergamo, che in dialetto noi chiamiamo Berghem…perchè? Perchè deriva da Bergheim, nome non certo di assonanza latina ma di ceppo altresì germanico. Un altro esempio, seppure il tempo abbia invertito i significati, è che in dialetto bergamasco alcune cose si dicono in svedese tutt’ora! Basta Google Translator per scoprirlo: noi per dire ‘niente’ diciamo ‘negot’, in svedese ‘tutto’ si dice ‘något’. Si sono invertiti i significati per varie ragioni, ma la provenienza è quella. Non siamo il tipo di gruppo che parla di certe cose perchè ‘fa figo’ o perchè va di moda, ci ho dedicato più di quindici anni di studi a queste cose. E’ stata una scelta ragionata”.
IN UN’INTERVISTA, JOHAN DEGLI AMON AMARTH HA RIPUDIATO IN MODO PIUTTOSTO FORTE IL GENERE, DEFINENDOSI SEMPLICEMENTE DEATH METAL E DICENDO, A PROPOSITO DEI VICHINGHI E DELLA LORO MUSICA, “I GUESS THEY ONLY PLAYED THESE STRANGE LIP INSTRUMENTS AND SOME BONGOS OR WHATEVER” (“IMMAGINO USASSERO SOLO QUEGLI STRANI STRUMENTI CHE SI SUONANO CON LE LABBRA E DEI BONGO O QUALCOSA DEL GENERE”). SECONDO TE “VIKING METAL” È UN TERMINE SENSATO?
“Assolutamente no, come non ritengo prettamente sensato folk metal. Su questo punto mi trovo d’accordo completamente col buon Johan, e noi al loro pari facciamo death metal, ognuno a modo proprio”.
TORNANDO ALLA BAND: GLI ULVEDHARR SONO SPESSO LEGATI AL CIRCUITO FOLK METAL (LA VOSTRA STESSA ETICHETTA È SPECIALIZZATA IN QUESTO GENERE). COME MAI, SECONDO VOI? E’ UNA SCELTA O È SUCCESSO E BASTA?
“E’ assolutamente successo e basta. Vuoi per le tematiche, vuoi per la barba, ci siamo finiti in mezzo. Al circuito folk metal noi non apparteniamo nel senso pratico della parola, ma gli dobbiamo molto; siamo consci che buonissima parte della nostra visibilità la dobbiamo a questo mondo musicale che ci ha dato la possibilità di uscire dall’ombra e sfogare la nostra ira funesta su palchi grandi e piccoli. Per la maggiore io ritengo che il folk ci abbia dato spazio e visibilità, ma che siano state le persone ad averci fatto crescere in tutti i sensi, persone appassionate di metal che frequentano anche gli ambienti folk, molti che fin dagli inizi ci hanno supportato e che puntualmente tutt’ora si fanno centinaia di chilometri per venirci a vedere praticamente ovunque. Loro sono il nostro più grande successo, a mio avviso, perchè il folk in termini pratici è stato solo un mezzo per arrivare a loro che, forse, resteranno sempre quei dieci/quindici, ma che saremo sempre orgogliosissimi di averli ai nostri live, di accoglierli in sala prove, di cenarci insieme. Lo faremmo con chiunque, forse la nostra provenienza ‘montanara’ rende possibile che scesi dal palco noi ‘siamo la gente’…e sul palco? Siamo ‘la gente’ comunque. In questo noi siamo folk pur non facendone realmente parte ed essendo al di fuori di quel circuito, perchè tu stesso, se mi chiamassi e mi dicessi ‘ehi, sono da queste parti’ e ci passassi a trovare, troveresti la nostra porta aperta! Riguardo all’etichetta, sì, è specializzata, ma non solo: ricordo che ha tra le teste di serie del roster Vinterblot ed Atavicus (a mio avviso le due realtà metal storico/pagano più valide di questo paese), quindi si spazia un po’”.
SEMPRE PER QUANTO RIGUARDA LA DIMENSIONE LIVE: VI ATTENDONO DEGLI IMPEGNI IMPORTANTI, TRA CUI IL NOSTRO METALITALIA.COM FESTIVAL. COME VI SENTITE A RIGUARDO?
“E’ una domanda trabocchetto (risate, ndR)? Prenderemo parte al Metalitalia.com Festival a fine maggio e per ora non anticipo null’altro, lo scoprirete! Ma prender parte a quest’evento è una cosa che toglie il sonno la notte, perchè da ragazzino vedi i manifesti di concerti con certi grandi nomi, mentre tu suoni nella tua saletta con gli amici o nel bar sotto casa… E poi ti ritrovi in mezzo a Testament ed Exodus, Sinister ed Onslaught ed è una sensazione pazzesca. Come lo fu il Fosch Fest 2013, ad aprire per Ensiferum e Skyforger (che, peraltro, dopo quell’esperienza live, son diventati buoni amici; ed infatti in ‘The Serpent and the Wolf’ Peteris Kvetkovskis, voce degli Skyforger, ha cantato come ospite, anche se la cosa è passata piuttosto inosservata). Un sogno che si avvera, insomma!”.
OK, È TUTTO. VOLETE DIRE QUALCOSA AI LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Certamente. Noi non siamo nessuno e se un giorno diventeremo qualcuno sarà anche grazie a voi… Potrete non apprezzare ciò che facciamo, ciò che trattiamo, i nostri pensieri o semplicemente la nostra musica, ma fatevi avanti che una birra insieme a voi la berremo sempre! Ciao Metalitalia!”.