Anche l’Italia fa sentire la propria voce in tema di revival old school death metal. Merito dei siciliani Undead Creep, freschi autori di un EP e di un full-length assolutamente convincenti nel rileggere le vecchie sonorità care a primi Entombed e Dismember. Del resto, non è un caso che anche un’etichetta di culto come la Dark Descent abbia deciso di scommettere su di loro, pubblicando appunto il debut “The Ever-Burning Torch” e cercando di “spingere” i ragazzi il più possibile all’interno dei circuiti più appropriati. La band, comunque, ha i piedi ben piantati per terra e, nonostante si stia certamente godendo questo bel momento, sembra voler procedere a piccoli passi. Abbiamo parlato di questo e altro con il batterista e membro fondatore David…
QUESTA E’ LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA PER METALITALIA.COM, QUINDI DIREI DI PARTIRE DALL’INIZIO: QUANDO, COME E PERCHE’ SONO NATI GLI UNDEAD CREEP?
“L’idea di formare gli Undead Creep è nata da me durante il 2009; dopo aver letto ‘Swedish Death Metal’ di Daniel Ekeroth, grazie al quale sono venuto a conoscenza di quell’enorme quantità di gruppi underground che suonavano quello stile di death metal nella prima metà degli anni ’90, ho semplicemente sentito lo stimolo per creare qualcosa di simile, e cosi ho chiesto a Giorgio (cantante/chitarrista negli Haemophagus) se voleva scrivere dei riff… il resto è venuto di conseguenza: abbiamo trovato un cantante e un bassista (Sandro, nonché illustratore di tutte le nostre grafiche, e Maso), e abbiamo composto in breve tempo il primo demo, che è prima uscito in formato cd-r, e poi, grazie alla italiana Unholy Domain Records, in cassetta limitata a 100 copie”.
CREDO CHE LE VOSTRE INFLUENZE MUSICALI SIANO OVVIE, QUINDI VI CHIEDO: CHE COSA VI HA PORTATO A SCEGLIERE IL DEATH METAL DI MATRICE SVEDESE COME STILE PRIMARIO?
“Il death metal svedese e quello di scuola Autopsiana sono quelli che, soprattutto negli ultimi cinque, sei anni, ho maggiormente ascoltato e preso come riferimento per il mio stile di batteria; questo perché è molto presente l’influenza del d-beat/crust e del doom, e quindi mi permette di variare su tempi lenti o appunto ‘punkeggianti’. Ma, allo stesso tempo, la scelta di quel sound, e soprattutto della distorsione di chitarra ottenuta con il Boss HM-2, è un vero e proprio tributo ai vari Nihilist, Carnage etc…”.
COME E QUANDO SEI ENTRATO IN CONTATTO CON QUESTO GENERE MUSICALE PER LA PRIMA VOLTA?
“Posso ricordare di aver comprato ‘Like An Ever Flowing Stream’ nel 1998, una di quelle ristampe in digipack della Nuclear Blast… fui totalmente preso da quelle melodie malsane, dal growl di Matti Karki e soprattutto dai tempi di batteria di Fred Estby, che in un certo senso ricordavano i miei batteristi preferiti di allora, mostri del thrash come Dave Lombardo, Igor Cavalera e Tom Hunting. A quei tempi un disco del genere era totalmente fuori moda, erano tutti presi da gruppi nu metal, black/gothic o, peggio ancora, roba alla Soilwork… ma fortunatamente vivendo a Palermo, in un ambiente che era per forza di cose molto slegato dalle nuove tendenze, ho piano piano scoperto il death metal fin dalle origini. Inoltre, quando iniziammo con gli Haemophagus, dischi come ‘Left Hand Path’ o ‘Obsculum Obscenum’ erano tra gli ascolti più frequenti… gli Undead Creep sono probabilmente il risultato di questo percorso”.
SIETE SODDISFATTI DI COME E’ VENUTO “THE EVER-BURNING TORCH”? QUALI ERANO I VOSTRI OBIETTIVI E LE VOSTRE EVENTUALI PREOCCUPAZIONI MENTRE LO COMPONEVATE E LO REGISTRAVATE?
“Posso dire che siamo abbastanza soddisfatti di come è venuto fuori il disco. La produzione è quella che volevamo e che potevamo ottenere con un bassissimo budget. Oltre alla buona sessione di registrazione e mixaggio fatta da Piero Pitingaro ai 21th Level Studio di Palermo, è stato molto importate il mastering operato da Damian Herring degli Horrendous (anch’essi sotto contratto con Dark Descent Records, gruppo che consiglio a tutti!) che ha reso davvero potente il sound del disco. Durante i mesi in cui abbiamo composto le canzoni, le uniche preoccupazioni riguardavano il voler essere fedeli al genere proposto ma con qualcosa che ci potesse distinguere nel marasma di band simili che stanno uscendo ultimamente”.
CREDETE DI ESSERE MATURATI DALL’EP DEL 2009? SE SI’, COME E IN COSA?
“Dal demo all’album non è passato molto tempo, in realtà, e quindi non penso si possa parlare di maturazione, ma sicuramente aver prodotto un full-length è un’esperienza importante che ci sta facendo conoscere e moderatamente apprezzare, e quindi in un certo senso siamo adesso consapevoli che possiamo dire qualcosa anche in futuro. Ma aspetterei di fare anche delle esperienze live prima di dare un eventuale seguito a ‘The Ever-Burning Torch'”.
IL DISCO E’ STATO PUBBLICATO DALLA AMERICANA DARK DESCENT RECORDS: COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON ESSA? QUALI REQUISITI ANDAVATE CERCANDO QUANDO AVETE INIZIATO A PENSARE A UN EVENTUALE CONTRATTO?
“Abbiamo conosciuto Matt della Dark Descent Records tramite uno dei gruppi che ha recentemente pubblicato, gli spagnoli Unconsacrated. David Garcia Velasco, chitarrista del gruppo, ci ha proposto una coproduzione tra la sua label e la Dark Descent, ma successivamente siamo rimasti solo con l’etichetta americana in seguito ad alcuni problemi economici dello spagnolo. Gli unici requisiti che personalmente cercavo in una label underground interessata a produrre gli Undead Creep erano solo che chi gestisse l’etichetta fosse un fan dedicato a tempo pieno al genere, e che sapesse anche fare la giusta promozione per i propri gruppi. Tutto ciò è quello che abbiamo trovato con Matt, il cui lavoro fin ora è stato fantastico, non potevano davvero trovare di meglio in giro”.
NEGLI ULTIMI TEMPI SI STA SVILUPPANDO UNA NUOVA SCENA DI GIOVANI BAND DEDITE A SONORITA’ VECCHIO STAMPO, SIA DI MATRICE EUROPEA CHE STATUNITENSE. COME SPIEGATE QUESTO FENOMENO? VOI VI SENTITE PARTE DI ESSA?
“Indubbiamente durante gli ultimi 2-3 anni il numero di gruppi old school death metal è notevolmente aumentato: un revival simile a quello thrash di 4-5 anni fa e che continua tutt’ora. Non so spiegare il perché di tutto ciò, probabilmente dalla seconda metà degli anni ’90, fino a cinque anni fa, le strade che aveva preso il death metal erano sbagliate e non hanno portato da nessuna parte, le gente si è stancata e ha cominciato a riscoprire i classici. Io personalmente mi sento parte di una nicchia di fanatici che morirà ascoltando ‘Mental Funeral’, e che vede in questa nuova scena una dimensione ideale. Non penso che questo sia un fenomeno in espansione, almeno non più di così. Certo, spero che un evento come il Kill Town sia sempre più seguito e supportato, ma dal numero giusto di persone che ne permettano la riuscita. Creare un business da questa scena non farà che ucciderla”.
AVETE BASE IN SICILIA: QUANTO E’ DIFFICILE PROPORRE SIMILE MUSICA DA QUELLE PARTI? CHE ARIA SI RESPIRA? VI SONO ALTRE BAND DEL SOTTOBOSCO SICILIANO CHE SECONDO VOI MERITANO ATTENZIONE?
“Purtroppo è ben noto che in Sicilia, come in altre zone del sud Italia, è veramente faticoso riuscire a proporre un genere di nicchia come il death metal old school. La situazione dalle mie parti è ancora peggio di com’era qualche anno fa, diventa difficile anche solo trovare un posto per suonare a zero spese, figuriamoci organizzare gruppi da fuori la Sicilia o peggio ancora dall’estero. La geografia poi non aiuta di certo… Però si, ci sono una manciata di gruppi che meritano sicuramente una chance, come i Bunker66 (che hanno da poco suonato al Live Evil a Londra) o gli Psycopath Witch”.
NOVITA’ DA PARTE DEGLI HAEMOPHAGUS? VI SONO CONCERTI O NUOVE PUBBLICAZIONI IN CANTIERE?
“Con gli Haemophagus abbiamo da poco suonato al Bloodshed Festival ad Eindhoven, in compagnia di Doom, Bastard Noise, Wormrot, P.L.F., Yacopsae, Skullhog (fantastici!) e molti altri, un’esperienza davvero piacevole! Siamo poi già confermati per i Blutsvente Festival a Berlino il 10 Marzo 2012, a ridosso del quale faremo qualche data in giro. Come pubblicazioni, sta per andare in stampa per No Posers Please! Records un nuovo split 7”, che divideremo con gli svedesi Repuked. Dopo questo ci dedicheremo al prossimo full-length che registreremo si spera entro lo prima metà del 2012”.
SIETE ATTIVI SU ALTRI FRONTI MUSICALI? E CHE COSA FATE OLTRE A DEDICARVI ALLA/E BAND?
“Giorgio e Sandro stanno ancora studiando all’università, come me del resto, ma vivendo a Bologna adesso cerco di tirare a campare con qualche lavoretto ogni tanto… è dura. Sto anche per cominciare a collaborare con un nuovo collettivo che si occuperà di concerti d.i.y. , tra i quali un evento che si spera possa soddisfare gli amanti dell’old school deah metal”.
DOVE VEDETE GLI UNDEAD CREEP IN 5 ANNI DA ORA?
“Molto difficile a dirsi adesso: in realtà, abbiamo rischiato più volte di chiudere il progetto dopo l’uscita dell’album. Adesso le certezze non vanno oltre l’anno prossimo, con un mini tour e l’uscita di un nuovo 7” EP. Tutto dipenderà dalla stabilità della line-up e da altri impegni che possono mettersi in mezzo. Di certo la mia attitudine verso questo genere non cambierà quando finirà questo cosiddetto revival…”.
GRAZIE MILLE, SE VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA QUESTO E’ IL TUO MOMENTO!
“Grazie mille a te per il supporto! Ringrazio anche tutti quelli che ci stanno manifestando interesse, a partire dalle etichette fino a tutti coloro che hanno acquistato il disco. Tenetevi sintonizzati tramite i nostri portali per news future. Ciao!”.