UNEARTH – Boston Fuckin Metal!

Pubblicato il 29/04/2007 da
 
Intervista insolita, quella con Buzz McGrath degli Unearth. Non tanto per il luogo in cui si è svolta – un normalissimo camerino del Mean Fiddler di Londra – bensì perchè mentre il sottoscritto e il piccolo chitarrista americano chiacchieravano comodamente seduti su un divano, il drummer Mike Justian passava interi quarti d’ora ad un passo da noi, in piedi davanti ad uno specchio, muto, intento a pettinarsi e a provare vestiti e profumi appena acquistati. A quanto ci ha riferito Buzz, Mike, prima di diventare un musicista a tempo pieno, Mike faceva il modello, e sembra proprio che la sua passione per un certo stile di vita non sia del tutto svanita! Inutile dire che chiunque entrava in camerino non perdeva occasione per insultare e deridere il batterista, il quale, anzichè replicare verbalmente, spruzzava contro queste persone dosi abbondanti di fragranze varie. La “guerra” in atto nei camerini quella sera non ha comunque impedito al simpatico Buzz di dirci la sua su svariati temi: sono passati diversi mesi dalla pubblicazione del magnifico “III: In The Eyes Of Fire” e, fra tour e progetti per il futuro, la band continua ad essere decisamente impegnata…

 
HEY BUZZ, COME VA?
“Alla grande, mi sono appena mangiato un Big Mac (ride, ndR)! Scherzi a parte, il tour è iniziato da poco ma siamo già molto contenti di come sta andando: questo bill con Job For A Cowboy, Despised Icon e Daath è ottimo e ogni sera c’è un sacco di gente a vederci! Poi i party after-show sono stati per ora a dir poco indimenticabili! Beviamo, scherziamo e ascoltiamo il miglior metal in circolazione. Ieri sera è stata quasi interamente dedicata agli At The Gates!”.
NON A CASO SIETE STATI UNA DELLE PRIME BAND STATUNITENSI AD INCORPORARE NEL PROPRIO SOUND INFLUENZE DI MELODIC DEATH METAL SVEDESE. COME VI VENNE QUESTA IDEA?
“La band nacque a cavallo tra il 1997 e il 1998, proprio con l’intento di suonare musica che fosse ispirata soprattutto a quella di certe band svedesi. Ricordo che nel 1997 entrai in possesso di ‘Whoracle’ degli In Flames… non avevo mai ascoltato nulla di simile prima di allora e di lì a poco diventai un grande fan della scena svedese. At The Gates, Dark Tranquillity, Dimension Zero… stravedevo per quelle band e all’epoca il mio solo obiettivo era quello di cercare di mischiare le loro influenze con quelle del metal e dell’hardcore americano, generi che ascoltavo da sempre. Non mi vergogno a dire che molti dei nostri primi brani sono semplicemente un tentativo malriuscito di imitare gli In Flames, ma devi capire che all’epoca dovevamo ancora acquistare una certa dimestichezza con quelle sonorità (ride, ndR)!”.
COME TANTE ALTRE GIOVANI BAND AMERICANE, GLI UNEARTH HANNO LE LORO RADICI NELLA SCENA HARDCORE, NONOSTANTE IL VOSTRO SOUND SIA ORMAI DECISAMENTE METAL. COME LO SPIEGHI?
“Questa è una storia abbastanza lunga. Abbiamo sempre ascoltato hardcore – la scena musicale di Boston è sempre stata piena di queste band – ma noi siamo a tutti gli effetti dei metalhead. Il problema è che negli anni Novanta, quando abbiamo iniziato, il metal negli USA era praticamente morto: in quell’ambiente non c’era la possibilità di andare in tour, di suonare di frequente e di trovare delle etichette serie disposte ad avere a che fare con un sound di questo tipo. Solo i gruppi nu metal avevano vita facile, ma se davvero volevi suonare metal o comunque vera musica aggressiva, dovevi per forza rifugiarti nella scena hardcore, che non si era mai piegata alle mode ed era pronta a supportare band come la nostra. Praticamente tutte le formazioni della nostra zona hanno fatto la stessa cosa… ascoltavamo metal, ma frequentavamo hardcore kid e andavamo a concerti hardcore. Ecco perchè la nostra musica a tratti risente anche di quella influenza!”.
NON TROVI PERO’ CHE OGGI IL COSIDDETTO METAL-CORE SIA ORMAI DIVENTATO UNA MODA?
“Assolutamente! Purtroppo oggi gran parte della scena si divide fra gruppi che in pratica fanno pop con le chitarre distorte e gruppi che suonano in tutto e per tutto thrash o alla svedese, ma che non hanno mai ascoltato una sola nota dei Testament o degli At The Gates. Sto parlando di band che sono la copia della copia di band influenzate dalla nostra. Noi siamo partiti traendo ispirazione dai maestri per poi sviluppare un nostro stile, mentre questi giovani gruppi sono l’essenza del riciclo! E il problema è che la scena è saturata da questa gente… viene pubblicata troppa roba e la qualità è sempre più bassa. Ma quando la moda passerà rimarranno solo i gruppi più in vista e con qualcosa da dire”.
AD ESEMPIO? QUALI GRUPPI, SECONDO TE?
“Noi, i Killswitch Engage, gli As I Lay Dying, gli All That Remains…”.
NON C’E’ NESSUNA BAND APPARTENENTE AL SOTTOBOSCO CHE PUOI DIRE DI APPREZZARE?
“Sì, c’è una band della Florida che si chiama August Burns Red… non sono niente male. Sembrano quasi noi, ma con più breakdown hardcore! A volte mi chiedo se si siano messi ad origliare fuori dalla nostra sala prove per rubare i nostri scarti: sono sicuro di aver composto molti dei riff delle loro canzoni (ride, ndR)!”.
A PROPOSITO DI SONGWRITING… SIETE GIÀ AL LAVORO SU DEI NUOVI BRANI?
“A dire il vero, abbiamo solo qualche riff… non abbiamo ancora iniziato a pensare seriamente ad un nuovo album. Saremo in tour incessantemente almeno sino alla fine dell’estate, poi forse ci prenderemo una pausa per comporre. La band è la nostra unica occupazione, quindi di certo non faremo passare troppo tempo”.
DUNQUE NON SAI DIRMI SE IL PROSSIMO LAVORO SARÀ PIÙ O MENO DIFFERENTE DA “III: IN THE EYES OF FIRE”…
“No, non lo so ancora. Siamo contentissimi di come è venuto quell’album, ma non so dirti se in futuro ci muoveremo ancora in quella direzione. La label e i fan lo hanno apprezzato, ma noi componiamo prima di tutto per noi stessi, quindi non baderemo troppo ai loro consigli. Certo è che è stato veramente fantastico vedere un album tanto aggressivo essere accolto in quella maniera… ad oggi ha venduto quasi quanto ‘The Oncoming Storm’, che era un platter molto più melodico e accessibile”.
PENSATE DI RINNOVARE LA COLLABORAZIONE CON TERRY DATE?
“Dipende… se il nuovo materiale verrà fuori potente e ruvido come quello di ‘III…’ allora potremmo pensarci, lui è senz’altro il produttore giusto per maneggiare quelle sonorità. Se invece i brani saranno diversi probabilmente ci rivolgeremo a qualcun’altro. Comunque è ancora presto per parlarne… so solo che un paio dei ragazzi della band preferirebbero rimanere vicino a casa per registrare, quindi può anche darsi che alla fine torneremo a collaborare con Adam Dutkiewicz dei Killswitch Engage”.
OK, QUINDI PER I PROSSIMI MESI PENSERETE SOLO AI TOUR…
“Sì, abbiamo quasi un centinaio di date fissate per i prossimi mesi, tra cui un lungo tour negli USA e parecchi festival estivi in Europa. Per quest’anno credo niente Ozzfest o Sounds Of The Underground…”.
COSA NE PENSI DELL’OZZFEST DI QUEST’ANNO? SARÀ GRATIS…
“Ad essere onesto, devo ancora capire bene come funzionerà il tutto. Se non sbaglio, i ragazzi potranno avere un biglietto gratis ciascuno una volta visitati i siti degli sponsor dell’evento e magari dopo aver compilato dei questionari. Come idea non mi sembra male… forse è un po’ macchinosa. Comunque la trovata degli organizzatori non è di certo buona per alcune band… nessuno d’ora in avanti verrà pagato e dubito che i grossi nomi si scomoderanno. La prossima edizione sarà probabilmente utile per i gruppi emergenti, che potranno essere inseriti nel bill senza grossi sforzi e avranno la possibilità di esibirsi di fronte a tantissima gente. Credo che il bill del prossimo Ozzfest sarà composto in gran parte da band del genere”.
HAI UN RICORDO PARTICOLARE LEGATO AD UNO DI QUESTI GROSSI TOUR?
“Se penso all’Ozzfest e al Sounds Of The Underground mi vengono in mente parecchi aneddoti, sono stati tour molto fortunati per noi, soprattutto il secondo. Però l’altro giorno stavo riparlando con gli altri del primo tour che abbiamo fatto assieme agli Slayer… quella è stata davvero un’esperienza indimenticabile. Tra l’altro, ricordo che quel tour partì malissimo per noi, perchè dopo poche date il nostro furgone ci lasciò a piedi. Per fortuna gli As I Lay Dying – che supportavano gli Slayer assieme a noi – ci diedero una grossa mano, accogliendoci nel loro tour bus. Davvero gentile da parte loro!”.
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