Un’intervista veramente ‘tedesca’ quella con Michael Kiske, tenuta a metà Luglio in occasione della pubblicazione di “Light Of Dawn” , nuovo album degli Unisonic… e non solo per via delle origini del simpatico cantante. La nazione dalla bandiera nera, rossa e oro, patria della birra e delle patate, è entrata di fatto di prepotenza in quasi tutte le domande. Partendo da un breve inciso sulla da poco campione del mondo nazionale tedesca, per approdare infine sull’evoluzione della scena power metal teutonica, con il disponibile artista abbiamo ripercorso alti e bassi sia di una carriera che di una nazione…
PRIMA DI INIZIARE VERAMENTE, QUALCHE SIMPATICO CONVENEVOLE… COMPLIMENTI PER LA VITTORIA AI MONDIALI DI CALCIO! SEI UN TIFOSO?
“Grazie! Sì, sono un tifoso. Tra l’altro devo dire che questa finale per me è stata strana, perché nel mentre che la partita si svolgeva in Brasile, io stavo suonando con gli Unisonic al Masters Of Rock e quindi non ho potuto vedere il primo tempo. Avevo pure fatto modo di registrarla, ma per qualche strano motivo non è venuto niente, e me la sono dovuta vedere solo dopo la vittoria su uno schifoso formato compresso di qualche servizio di streaming. Ad ogni modo, lasciamelo dire, la nazionale tedesca si è meritata la vittoria. Ha giocato bene, per tutti i match che ha affrontato. Secondo me ha avuto il pregio di saper cambiare il proprio stile di gioco, adattandosi ad ogni avversario. Quando una nazionale ha un solo modo di giocare, come molte di quelle ‘storiche’, non è che vada molto avanti… incontra sempre la squadra che gli fa qualcosa di inatteso, e finisce per perdere. La Germania invece è stata grande!”.
PASSIAMO AGLI UNISONIC. SEI SODDISFATTO DEL SUCCESSO OTTENUTO CON IL DEBUTTO? COME GIUDICHI L’OPERATO DELLA BAND FINORA?
“Be’, dai, non male. Diciamo che sono soddisfatto, e che il successo è stato buono, anche se si spera sempre in qualcosa di meglio! Però, penso che questo secondo album sia molto più bello del primo, è davvero superiore. Di conseguenza penso riscuoterà ancora più successo… Era proprio l’album che dovevamo fare per proiettare la band al livello successivo”.
QUINDI SEI SODDISFATTO DI “LIGHT OF DAWN”.
“Lo puoi ben dire. Ci sono così tante belle canzoni su questo album che non penseresti mai a quanto invece è stato facile per noi lavorarci. Molto più facile che con il primo”.
PUNTO INTERESSANTE… LA LINE-UP NON È CAMBIATA, QUINDI IMMAGINO SIA FACILE ASSOCIARE QUESTO FATTO AD UNA MAGGIORE IMMEDIATEZZA NEL LAVORARCI…
“Sì, immagino di sì. Le cose sono andate veramente lisce. Più del previsto”.
MA CON IL FATTO CHE AVETE TUTTI ALTRE BAND E ALTRI PROGETTI (PLACE VENDOME, PINK CREAM 69, GAMMA RAY…), NON ERA INVECE DIFFICILE TROVARE IL TEMPO PER LAVORARE?
“A parte che per Kai, che è sempre indaffarato dietro ai suoi Gamma Ray, per ognuno di noi Unisonic è la priorità. E’ la nostra band. Quando si è deciso di fare il disco, ci siamo messi li e lo abbiamo fatto, senza distrarci con altri progetti. E’ stato difficile questa volta coinvolgere Kai, però. Era così in ritardo con la produzione del nuovo Gamma Ray che ha trovato proprio poco tempo per questo. Ma lo sapevamo che con lui poteva essere così, lo sapevamo anche prima di iniziare. Avremmo certo potuto aspettare che Kai finisse le proprie cose con i Gamma, ma avevamo tanto materiale buono praticamente già pronto che non serviva aspettare ancora. Non ci occorrevano altre canzoni, Dennis (Ward, ndR), aveva già praticamente scritto il materiale sufficiente per fare un album. Kai stavolta ha potuto limitarsi a dire la sua sui pezzi esistenti, e a registrare le sue parti di chitarra. Gli abbiamo semplicemente detto di non preoccuparsi!”.
AH, QUINDI KAI NON HA CONTRIBUITO ALLA SCRITTURA QUESTA VOLTA…
“Già. E sai, mi stupisce come anche senza il suo apporto quest’album sia venuto così forte. Kai è importantissimo per noi, è un compositore tra i migliori; e questo mi fa chiedere come potrà mai essere un prossimo album nel quale lui non avrà così tanto da fare con i Gamma Ray! Ho già i brividi ora…”
IL MAGGIOR COMPOSITORE E’ STATO DENNIS WARD, DUNQUE… MA COME LAVORATE AI PEZZI? TUTTI INSIEME O SINGOLARMENTE?
“Anche se la canzone la scrive uno solo, lavoriamo lo stesso tutti insieme. Se non fosse così, che senso avrebbe essere una band? Il songwriting come lo intendiamo noi è mettere giù un’idea già funzionale e registrarla sommariamente. Poi però la canzone finale nasce veramente in sala. Dennis in pratica ha scritto dei frammenti e delle idee più o meno finalizzate, e ci ha chiesto dei feedback. Ma i pezzi definitivi sono stati rifiniti in sala con gli strumenti alla mano. E qui anche Kai era presente, quindi anche lui ha lavorato al disco in maniera attiva. La cosa che però ci ha stupito è che stavolta ogni idea proposta era già buona. Di solito ti trovi con dieci idee di cui undici fanno schifo! Invece stavolta praticamente ogni proposta ha funzionato fin da subito. Ad alcune nemmeno abbiamo dovuto lavorare. Pensa che ‘Light Of Dawn’ è stato scritto in quindici giorni, partendo dalle bozze e arrivando alle canzoni finali, arrangiamenti compresi. Le registrazioni invece sono state più lunghe”.
NEI PLACE VENDOME IL LAVORO DI SCRITTURA E’ FATTO DA ALTRI, QUI HAI DETTO DI COLLABORARE ALLA STESURA DEI BRANI… IL TUO MODO DI LAVORARE ALLE PARTI VOCALI NELLE DUE REALTÀ È DIVERSO?
“No. In ciascuno dei miei progetti cerco di lavorare in un solo modo: dando il meglio. Mi sbatto, ci penso, ci giro intorno fino a che la linea vocale non suona come la vorrei. E’ così con i progetti Frontiers, ed è così negli Unisonic. Quindi l’impegno, ti assicuro, è uguale. Però, Unisonic è più importante per me. Place Vendome è un progetto di successo, stabilito prima ancora che io ne fossi il cantante. Non avevo un gruppo mio ai tempi, e i cantanti senza band tendono a lanciarsi in questi progetti, e così ho fatto. Unisonic è diverso. Il mio cuore è qui, e quindi canto magari in modo diverso. Ma non è solo impegno… è un risultato emozionale, diciamo”.
VOLEVO TOCCARE BREVEMENTE IL TASTO LIRICHE PARLANDO DI “NIGHT OF THE LONG KNIVES”. È UN EVENTO STORICO IMPORTANTE QUANTO CONTROVERSO… (si parla della notte in cui il partito nazista su comando di Hitler epurò i vertici delle SA e i nemici del regime, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ndR)
“Sai, è difficile non partire sulla difensiva con una domanda del genere. Ovviamente, non idealizziamo la questione in alcuna maniera, sia chiaro. A Dennis piace la storia, e anche se le liriche per quella canzone erano già state scritte. Vedendo un documentario sull’argomento, pensò che poteva valere la pena di parlarne, così ha riscritto il testo. Sai, la controversia è in larga parte generata… quando si fa il lavaggio del cervello per tanto tempo, poi succede che la gente si fa un idea di un fatto che non è proprio la sua, ma piuttosto il frutto di quanto gli è stato detto. Negli eventi collegati al nazismo, succede spesso così, e un’aura di sospetto circonda sempre quelli che poi altro non sono che semplici fatti storici. Noi abbiamo optato per un altro approccio, e abbiamo parlato dell’evento in se, senza ovviamente idealizzarlo o sostenerlo. La canzone è il racconto di un fatto storico interessante. Orribile, ma interessante. Anche perché ti mostra fino a che punto si può arrivare quando si vede minacciato tutto quello che si è cercato di costruire per anni, giusto o sbagliato che sia. Ad ogni modo, preciso che non è nemmeno una canzone su Hitler. Riguarda più che altro tutti coloro che hanno eseguito gli ordini. Voglio dire, come si saranno sentiti quegli uomini? Cosa gli passava per la testa? L’ordine era di uccidere compatrioti, gente che magari pure conoscevano… non ti sembra qualcosa di inconcepibile?”.
PENSI CHE LA TUA PATRIA INFLUENZI IL TUO MODO DI SCRIVERE E DI INTENDERE LA MUSICA?
“Sì e no. Il mio background musicale non è quello tedesco. Noi si è partiti tutti dagli Iron Maiden e dai Judas Priest… dall’heavy inglese quindi. Ai nostri tempi, la musica heavy proveniva quasi esclusivamente da lì. Penso però fortemente di essere molto tedesco nell’approccio. Dennis, che è americano, ha un approccio diverso dal mio. E penso che anche tu, se sei un musicista, avrai un tuo modo, probabilmente influenzato dalla cultura italiana. E’ bello che sia così, mi piace la multiculturalità e lavorare con gente che la pensa diversamente da me. Comunque sono sicuro che l’essere tedesco abbia influenzato sia il mio modo di lavorare che quello di cantare”.
SECONDO TE, I PARAMETRI DEL POWER METAL TEDESCO SONO CAMBIATI DAI VOSTRI INIZI NEGLI ANNI ’80?
“Non sono la persona migliore per dirtelo perché non seguo veramente la scena attuale. So però che abbiamo avuto un’influenza sulla scena, in passato, come Helloween. Ti dico perciò che per noi suonare power metal ora è come suonarlo allora. E’ una musica che ci appartiene, e che vogliamo proporre ancora adesso. Sai, i nostri fan attuali sono però in maggioranza molto giovani. Non abbiamo, come si può pensare, una maggioranza di fan tra i 40 e i 50 anni… ci sono anzi molti più teenager ai nostri concerti. Notai questa cosa qualche tempo fa con Avantasia, e ne rimasi stupito. Poi ho visto che anche con Unisonic è così. E’ molto bello, perché vuol dire che la scena power, anche se è cambiata, è ancora considerata attuale…”
PARLANDO INVECE DELLE NUOVE TECNOLOGIE, PENSI CHE INTERNET E IL DIGITALE ABBIANO AVUTO UN IMPATTO POSITIVO O NEGATIVO SULLA SCENA?
“Adoro internet. Ne sono dipendente. Lo trovo utilissimo. Solo qualche giorno fa mi chiedevo come suonassero alcune nuove chitarre e alcuni effetti, e ho potuto trovare su YouTube dei tutorial dove sentirle e farmi un’idea. Grandioso! Poi, certo, tutto ciò ha come dici tu impattato la scena. Soprattutto il metodo di distribuzione è cambiato… Ma ti dirò, io comunque ancora adesso da un fan mi aspetto che lui compri il disco. Non lo pretendo, ma me lo aspetto. Il disco costa, la produzione costa, la promozione costa, quindi se vuoi che il sistema giri, anche tu devi contribuire. Per il resto, internet è grande!”.