Amanti delle uscite a sorpresa, delle sperimentazioni attorno a suoni fluidi e pervasivi, di meditazioni astrali e introspettive, gli Urfaust hanno sfornato senza alcuna anticipazione, a fine novembre, il nuovo album “Teufelsgeist”. Opera imbevuta di stralunate allucinazioni e follia, legate a un concept sinistro e paradossale, in ragione di ciò che va a descrivere. Un alchemico composto di doom, ambient, ritualismi, sempre più perso in una dimensione extrasensoriale che vuole staccarsi dalle cose terrene, per spingerci verso una trascendenza che non sappiamo se abbracciare convinti, oppure temere come pericolo fatale. In poco più di mezz’ora, il duo olandese è riuscito nuovamente a spingersi oltre, a rimescolare le sue carte per immergerci in un discorso musicale avaro di punti fermi, fluente come una sostanza stranissima e inebriante, che dà alla testa, potrebbe fare molto male, ma della quale non si riesce a fare a meno. Nel rispetto della loro unicità, le rispose all’intervista sono a seconda dei casi beffarde, trancianti, enigmatiche. Delineando anche sotto questo aspetto l’unico stile-Urfaust.
“THE CONSTELLATORY PRACTICE” GUARDAVA AL COSMO, EVOCANDO LO SPAZIO, IL SUO VUOTO, COME UNO STATO FISICO E MENTALE. IL NUOVO DISCO SI CONCENTRA INVECE SUI DIFFERENTI STATI SOFFERTI DURANTE UN’INTOSSICAZIONE, PARTENDO DA UNA CONDIZIONE DI SEMI-EUFORIA, FINO A GIUNGERE ALL’ANNICHILIMENTO DI UNA PERSONA, FISICAMENTE E PSICOLOGICAMENTE. PER PARLARE DELLA VOSTRA MUSICA, MOLTE VOLTE SI RICORRE ALLA DEFINIZIONE DI ‘INTOSSICAZIONE TRASCENDENTE’. COSA SIGNIFICA? COME PUÒ ACCADERE CHE UN’INTOSSICAZIONE DIVENTI IL MEZZO PER APPRODARE ALLA TRASCENDENZA?
– Un’intossicazione può farti viaggiare in molti direzioni e innumerevoli luoghi, dipende dallo stadio dell’intossicazione in cui ti trovi e quali sostanze hai utilizzato: non è necessario si tratti di alcol o droghe, anche la musica o la danza possono condurti a uno stato mentale ‘intossicato’….
IN “THE CONSTELLATORY PRACTICE” IL BLACK METAL RIMANEVA IN DISPARTE E INSISTEVATE SU UN DOOM DESOLATO, RITUALISTICO, CONTAMINATO DI AMBIENT E ATMOSFERE DARK. POSSIAMO VEDERE IL VOSTRO ALBUM PRECEDENTE COME UN PRIMO PASSO DI UN’EVOLUZIONE VERSO SONORITÀ RIFLESSIVE E RITUALISTICHE, DEL QUALE “TEUFELSGEIST” RAPPRESENTA UN ULTERIORE E PIÙ NETTO DISTACCO DA QUELLO CHE SUONAVATE IN PRECEDENZA?
– Penso che come Urfaust abbiamo sempre sperimentato molto e non penso che abbiamo mai prodotto lo stesso album due volte di fila, se capisci cosa intendo dire: per quanto ci consideriamo black metal e crediamo che le nostre radici siano in quel tipo di sonorità, non abbiamo alcuna ritrosia nel contaminarci e introdurre altre influenze nella nostra proposta. Ci piace evolvere e non restare fermi, guardare avanti e percepire dove lo spirito di Urfaust ci sta conducendo. A volte evolviamo, in altre occasioni regrediamo. Creare per distruggere, distruggere per creare: a volte questo processo è concentrico, in alcune circostanze assomiglia più a un ottagono. O potrebbe anche assomigliare a una rottura, l’infrangersi di un oggetto perfettamente formato… Rimanere fermi è la morte della creatività.
È VOSTRA ABITUDINE PUBBLICARE NUOVI DISCHI SENZA ALCUN ANNUNCIO NÈ CAMPAGNA PROMOZIONALE. QUALI SONO LE RAGIONI DI QUESTO VOSTRO COMPORTAMENTO?
– È una scelta deliberata la nostra, secondo noi ha poco senso che un gruppo annunci un nuovo disco con sei mesi di anticipo: faglielo sapere quando ormai è tutto pronto, perchè continuare a stuzzicare il tuo pubblico con così tanto anticipo?
LA VOSTRA MUSICA È RICCA DI SIMBOLISMI ED ELEMENTI CHE EVOCANO UN SENSO DI MAGIA, MISTERO E FANNO VIAGGIARE NEI PIÙ PROFONDI RECESSI DELL’ANIMA. DOVE VAGATE, DA UN PUNTO DI VISTA PSICHICO-INTANGIBILE, QUANTO STATE COMPONENDO E SUONANDO LA VOSTRA MUSICA?
– Andiamo ovunque, non ci poniamo limiti. La follia è ciò ci fa restare sani!
PER ESSERE APPREZZATO COME MERITA, “TEUFELSGEIST” NECESSITA DI ESSERE ASCOLTATO DALL’INIZIO ALLA FINE SENZA INTERRUZIONI. PUOI RACCONTARCI COSA ACCADE, NELLA VOSTRA VISIONE, DALLE PRIME NOTE DI OFFERSCHAAL DER ASTROLOGISCHE MENGVORMEN” FINO ALLE ULTIME DI “HET GODVERLATEN LEPROSARIUM”?
– Il nostro ultimo album è un concept e come tale lo si comprende meglio se preso nella sua interezza. Raccontiamo i vari stadi di un’intossicazione: partiamo da uno stato di totale euforia ed eccitazione, fino ad arrivare alla disperazione più completa, quando si desidera soltanto morire! Una condizione che potrà essere familiare per coloro che hanno provato su loro stessi uno stato di completo delirio!
IL LAVORO SULLE VOCI, GIÀ ESTREMAMENTE PARTICOLARE SULLE PASSATE USCITE, ACQUISTA UNA NUOVA DIMENSIONE SULL’ULTIMO DISCO, GRAZIE AD APPROCCI SENSIBILMENTE DIVERSI DA UNA TRACCIA ALL’ALTRA E ALLE STRATIFICAZIONI DI PIÙ LINEE VOCALI. POTETE RACCONTARCI COME VI SIETE SPINTI A LINEE VOCALI COSÌ SPERIMENTALI?
– Mi spiace, non abbiamo una risposta articolata ed esaustiva da darti: semplicemente, sono venute fuori così come le puoi sentire!
IN COLLABORAZIONE CON HOOS LONDON GIN, AVETE CREATO UN GIN IN EDIZIONE LIMITATA, CHE DOVREBBE IDEALMENTE COMBINARSI CON LA MUSICA DI “TEUFELSGEIST”. DA COSA NASCE L’IDEA DI UN GIN CREATO AD HOC PER L’ALBUM? COME SIETE ARRIVATI ALL’IDEAZIONE DI QUESTO TIPO DI GIN?
– Tra di noi, ogni tanto, ci dicevamo che avremmo dovuto inventare il nostro gin. Così, in collaborazione con la Vàn Records e Hoos London Gin, abbiamo finalmente concretizzato questo progetto. Heiko della Hoos ci ha inviato diverse versioni di gin, noi lo abbiamo indirizzato verso quella che era di nostro maggior gradimento, fino ad arrivare a quello che è diventato lo ‘Spirito del Diavolo’, il “Teufelsgeist”. L’idea che sta dietro questo connubio è semplice: l’album è la colonna sonora per l’assaporamento del gin, oppure, sotto un’altra prospettiva, il gin è la benzina necessaria per affrontare il disco.
TORNANDO ANCORA A “THE CONSTELLATORY PRACTICE”, QUELL’ALBUM RAPPRESENTAVA LA CONCLUSIONE DI UNA TRILOGIA COMINCIATA CON l’EP “APPARITIONS” E PROSEGUITA CON “EMPTY SPACE MEDITATION”. QUAL È L’IDEA ALLA BASE DELLA TRILOGIA E COME SI È EVOLUTA ATTRAVERSO I TRE DISCHI CHE LA RACCHIUDONO?
– In una sola parola: magia.
GUARDANDO AL PASSATO E RIASCOLTANDO LA VOSTRA VASTA DISCOGRAFIA, QUAL È LA CANZONE DELLA QUALE SIETE PIÙ ORGOGLIOSI?
– Non so scegliere, mi spiace, è un po’ come chiedere a un padre quale sia il suo figlio preferito!
I SYNTH SONO CRUCIALI NELLA VOSTRA MUSICA, MIXANDO LE INFLUENZE AMBIENT NEL CORPUS METALLICO DEL VOSTRO SOUND. DA DOVE PROVENGONO LE IDEE PER LE SONORITÀ DEI SINTETIZZATORI, COSÌ COLME DI INVENTIVA COME NELL’ULTIMO ALBUM?
– Siamo sempre stati molto interessati alla synth music, a ogni nuova uscita ci piace sperimentare qualcosa di diverso, ad arricchire il suono di qualche elemento inaspettato e mai provato prima.
SIETE ABITUATI A COMPORRE IN POSTI ISOLATI, LONTANI DA TUTTO E DA TUTTI. POTETE RACCONTARCI QUALCOSA IN PIÙ DI QUESTI LUOGHI E DI COME VI AIUTANO A TROVARE L’ISPIRAZIONE NECESSARIA PER SCRIVERE LA MUSICA DEGLI URFAUST?
– I giorni dell’isolamento sono dietro di noi ormai. Ma li serbiamo ancora nel cuore, nella mente e nell’anima. Non importa dove viviamo adesso, possiamo sempre viaggiare indietro nel tempo con la memoria e ricreare quei posti nelle nostre menti…