VADER – 30 Anni Di Death Metal E Non Sentirli

Pubblicato il 23/01/2012 da

Pensi ai Vader, combo polacco attivo attivo da ben ventinove anni, e ti viene in mente subito Piotr “Peter” Wiwczarek, chitarrista e cantante della band, creatura sempiterna dei Vader nonché ultimo superstite della formazione originaria. Da poco i polacchi hanno dato alle stampe “Welcome To The Morbid Reich”, ennesimo album di duro e crudo death metal, senza aggiunte, divagazioni di sorta o artifizi vari: il classico lavoro dei Vader, insomma. Ed eccoli quindi partire in tour, spesso interminabili, e fare tappa a Roma, dove Metalitalia.com ha raccolto le impressioni di Peter non solo sulla sua musica. A voi il resoconto della nostra lunga chiacchierata.

ALLORA, COME SONO STATE LE REAZIONI DEI MEDIA AL NUOVO ALBUM?
“Molto buone. I Vader seguono lo stesso percorso da anni; abbiamo uno stuolo di fan che non aspettano niente di diverso dalle nostre pubblicazioni. Sono rimasto tuttavia un po’ scioccato – in maniera positiva ovviamente – dalla reazione dei media e dei fan al nostro nuovo lavoro: entrambi hanno detto che suoniamo ancora come … i Vader. Bene così”.

E DI QUESTO TOUR COSA CI RACCONTI? SIETE CO-HEADLINER (CON I GORGOROTH, NDR)? MOLTA GENTE STASERA È QUI UNICAMENTE PER VOI.
“Questo è il primo tour per promuovere l’album e sta andando molto bene. Sì, è un tour che ci vede dividere il palco da headliner con i Gorgoroth. Mixiamo gli stili, quindi ognuno può trovare ciò che più ama in questa accoppiata. Noi suoniamo in maniera diversa, possiamo quindi trovare nuovi fan e loro altrettanto. Ci sono poi molti fan di entrambi i gruppi”.

IL TOUR MANAGER DEI METALLICA DUE GIORNI FA HA DETTO CHE ANTICIPERÀ IL TOUR DEL 2013 PER VIA DELLE CRISI. CHE NE PENSI?
“Per un gruppo come i Metallica forse la crisi può farsi sentire, ma per i Vader non c’è questo problema. Suoniamo sempre per la stessa gente, anche se ho la sensazione che questo tour porterà più gente del solito”.

POSSIAMO DIRE CHE AVETE COSTRUITO LA VOSTRA CARRIERA PRATICAMENTE SUONANDO DAL VIVO?
“Certo, perchè il metal si suona live, sul palco. Non posso immaginare un gruppo che produce solo album senza mai suonare di fronte ai fan. Gli album sono pagine della propria storia. Ma la cosa più importante è suonare dal vivo, e più bravo sei dal vivo più forte sei come metal band. Da quando siamo diventati professionisti, il 90% di ciò che guadagniamo viene dall’attività live”.

AVETE SUONATO MOLTE VOLTE A ROMA, E SEMPRE AVETE LASCIATO UN’OTTIMA IMPRESSIONE AI FAN…
“Adoriamo suonare dal vivo. È una cosa buona perché si tratta di una sorta di selezione naturale. In studio puoi fare ciò che vuoi. Dal vivo non buoi barare. Se sei capace di stare sul palco a suonare ciò che hai registrato a testa alta, allora significa che sei reale. Noi abbiamo voluto sempre essere reali. Cosi ci piacciamo”.

UNA VOLTA PER ASCOLTARE NUOVA MUSICA BISOGNAVA COMPRARE IL CD INVECE ORA PUOI SCARICARE L’ALBUM
“Non so dirti se il download illegale sia una buona pratica, ma di sicuro il mondo sta cambiando, la gente ottiene facilmente ciò che vuole, però perde allo stesso tempo la passione facilmente. Negli anni ‘90 comprare CD era costoso, ma era come se comprassi un diamante. Conoscevi ogni nota dell’album, rispettavi la musica e la band. Oggi è troppo facile. Non c’è rispetto per la musica e, d’altro canto, la musica non rispetta chi compie queste azioni. È una battaglia. E la qualità di tutte le arti, anche il metal, sta decadendo. Quindi la gente ha bisogno di suonare dal vivo, è duro, ma è una cosa buona per noi. Se guardi la carriera di tutte le grandi band, ti accorgerai che è questa la vita che le ha rese grandi. Se tu hai qualcosa da dire, se provi qualcosa dentro che ti spinge a esternare, allora hai qualcosa da dire. Il metal viene dalla sofferenza, dalla rabbia contro il sistema, dalla politica. Questo ci fa urlare a voce alta e rende speciale la musica che amiamo”.

I VADER HANNO INIZIATO NEL 1983, SEBBENE IL PRIMO ALBUM DEL GRUPPO SIA USCITO DIECI ANNI DOPO. COSA PENSI SE GUARDI INDIETRO VERSO LA TUA CARRIERA ORAMAI TRENTENNALE?
“Prima di tutto non ho mai pensato che saremmo durati 30 anni. Pensavo che sarei morto una volta superati i trent’anni (ride, ndR). È filato via tutto velocemente. I tempi sono cambiati. Il grande successo del nostro gruppo è che siamo ancora vivi, forti e che abbiamo ancora qualcosa da dire e la gente ci rispetta. Non siamo mai stati una band da prima pagina sui magazine, ma abbiamo i nostri fan, vecchi e nuovi, che vengono anche da genere diversi. È la cosa migliore per noi, siamo ancora vivi, non ci siamo presi pause, abbiamo sempre continuato e abbiamo ancora tanto da dire. All’inizio la fortuna ha avuto la sua importanza, ma poi si è trattato solo di lavorare duro. Per quanto mi riguarda, mi sento quasi invincibile, perché sono l’unico rimasto. Mi piace cosa faccio, la musica, quello che faccio anche i sacrifici che comporta. È la vita che ho scelto; da ragazzo sognavo di diventare un musicista professionista, portare questa potenza in giro per il mondo mi rende felice”.

COME VA CON I NUOVI MEMBRI? NE AVETE CAMBIATI 3 IN DUE ANNI!
“Come detto, nessuno è come me! Mi aspetto tanto da me stesso e quindi altrettanto dagli altri. La gente che era prima nei Vader non pensava che il lavoro fosse così duro, come ad esempio il nostro ex batterista. Era molto in gamba, ma gli mancava la famiglia. Stare nei Vader significa stare lontano da casa per molto per via dell’intensa attività live. Altri lasciano perché vogliono fare qualcosa di diverso dal death metal, non tutti hanno successo (frecciatina all’ex Mauser! ndR), ma questo è il prezzo della scelta. Ognuno fa le sue decisioni. Quello che ho imparato da questi cambi è che bisogna preparare i nuovi membri alla vita che sarà. La vita nella band è buona, ma c’è un prezzo da pagare, specie se hai famiglia. E se la famiglia non è pronta per questo, allora devi fare qualcosa di diverso”.

TI MANCA DOC?
“Tutti me lo chiedono. Doc era un membro importante per il successo del gruppo, come me. Abbiamo creato lo spirito dei Vader assieme, siamo stati per molti anni il cuore del gruppo. Il successo dei Vader è il nostro, suo come mio. Doc era un talentuoso ragazzo, ma si è fatto ammazzare dalla droga. Ancora oggi non riesco a capire come un ragazzo non stupido, intelligente come lui abbia permesso alla chimica di portargli via la vita. Abbiamo sempre tentato per anni di sottrarlo a quella merda”.

AVETE SUONATO IN NEPAL NELL’OTTOBRE SCORSO. ERA LA VOSTRA PRIMA VOLTA LÌ? CHE IMPRESSIONE TI SEI FATTO DEL PAESE E DELLA SCENA LOCALE?
“Siamo stati una delle prime band a esibirsi in quel territorio. Sono rimasto sorpreso da ciò che ho visto. Abbiamo partecipato a un festival da headliner con cinque o sei band di supporto. Non mi sarei aspettavo una scena così forte e moderna. Ci sono gruppi in Nepal ancora sconosciuti al di fuori del loro territorio, un po’ come noi all’epoca in Polonia. Hanno bisogno di una band che spacchi le barriere, che diventi importante. Quello che mi ha colpito è che non sapevano molto di metal, ma erano affamati di metal, giovani e vecchi. Sono stato trattato da Re in quella terra e noi abbiamo contraccambiato facendo un grande show. Siamo stati diversi giorni e abbiamo avuto modo di visitare vari luoghi e di entrare in contatto con le loro tradizioni e religioni! È stata un’esperienza interessante”.

E QUALCOSA DI ROMA L’AVETE VISTA OGGI?
“No, ancora una volta non abbiamo visto nulla della città. È sempre così. Devo venirci con la famiglia per un po’ di giorni in futuro, magari nel 2012. A febbraio quando andremo in breve pausa.  Voglio vedere la città perché lo merita, ha quel tocco di antico che la rende incantevole”.

SUONI OGNI GIORNO?
“Certo, non per tantissimo, ma abbastanza. Devo anche dedicare tempo alla famiglia e agli amici”.

CHE CI DICI DELLE TUE ALTRE PASSIONI OLTRE AL METAL?
“Mi piace collezionare reliquie militari. Adoro la storia della Seconda Guerra Mondiale e mi piace giocare a softair”.

LA GUERRA È UN TEMA RICORRENTE PER VOI?
“Non direttamente, le nostre passioni hanno riscontro in ciò che scriviamo. Ci sono elementi della guerra in alcuni brani, ma preferiamo lasciare l’esclusiva di queste tematiche a band come i Manowar”.

QUAL È LA COSA CHE PIÙ TI MANCA QUANDO SEI IN TOUR?
“La mia famiglia, i miei bambini e mia moglie, la mia casa. Certo oggi la tecnologia aiuta, Skype e altro, è più facile rispetto ad anni fa”.

IL TUO STILE DI VITA RISPETTO AL PASSATO È CAMBIATO? ALCOL, DROGHE E VIA DICENDO…?
“Bevevo molto da giovane, ma il concerto è stato sempre prioritario, non ho mai suonato dopo aver bevuto. Non bevo neanche una birra prima dello show.  Bevo dopo. Se però bevessi ogni sera sarei un alcolizzato. Mi tengo a distanza – la storia con Doc ne è testimone – da questa merda. Mi piace la birra, l’alcol, ma non amo ubriacarmi, ancche se qualche volta accade! Era più facile in passato, sono cresciuto in una famiglia dalle regole ferree e quindi, quando ho cominciato la scuola e a stare fuori, la voglia di libertà era tanta. Ma poi col tempo ci si calma e si impara a controllarsi”.

IN POLONIA AVETE UN NUOVO GOVERNO CON UN NUOVO PRIMO MINISTRO, TUSK. SIETE PRONTI AD ENTRARE NELL’EUROZONA SÌ O NO?
“Anche se mi tengo a debita distanza dalla politica – non mi piace affatto – non penso che la Polonia sia pronta per l’Euro. Sarebbe come una crocifissione per noi. Non sentiamo l’economia come un problema, perché non abbiamo la moneta unica e quindi questo fallimento economico non ci ha toccato tanto. Anche se questo non significa che viviamo come dei lord, ma ogni cosa sta andando a posto, anche se piano. È preferibile quindi prima stabilizzare la situazione, rendendo migliore la vita ai polacchi e poi in seguito si potrà pensare ad entrare nell’Euro. Ora non siamo pronti. Lo so da quel che vedo. Vivo fra la gente, ce n’è tanta che non se la passa di certo bene. C’è grande differenza fra chi ha soldi e chi no, e questo è  un male perché non c’è stabilità. Ai politici poi non importa nulla di noi finchè hanno quel che gli serve. Ecco perché non seguo la poltica e ho lasciato il mondo per vivere fuori città, in campagna, fra i boschi, dove mi sento bene con la famiglia. Solo la TV mi tiene connesso al mondo. Così mentalmente sto molto meglio”.

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