VALGRIND – Patto di sangue

Pubblicato il 03/06/2016 da

“Speech of the Flame” ci ha riconsegnato i Valgrind all’apice della forma e dell’ispirazione. Non più soltanto ‘una buona death metal band’, ma una delle migliori realtà dedite al metallo della morte di stampo floridiano, in grado di affrontare di petto la lezione di Morbid Angel e Monstrosity (fra gli altri) e di reinterpretarla con il gusto e la padronanza di un nome di punta della scena. A fronte di un simile risultato, accolto con entusiasmo pressoché ovunque, sia in Italia che all’estero, ci è sembrato doveroso contattare la band per saperne di più sulla sua storia e sulla genesi del disco; a voi le parole del cantante/bassista Daniele Lupidi…

Valgrind - prima pagina - 2016

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. QUESTA E’ LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA PER IL NOSTRO SITO, INIZIAMO QUINDI CON IL PRESENTARE LA BAND AI LETTORI: COME, QUANDO E PERCHE’ NASCONO I VALGRIND?
“Ciao e grazie per il tempo dedicatoci. I Valgrind nascono intorno alla metà degli anni Novanta a Cosenza, in un territorio tutt’altro che semplice per una band di metal estremo. Dopo diversi demo, il trasferimento dei membri fondatori in Emilia Romagna, un doloroso scioglimento e la reunion nel 2009, siamo approdati alla release del primo album ‘Morning Will Come No More’ nel 2012. L’intento è sempre stato quello di mettere al primo posto il songwriting e di creare qualcosa che fosse classico ma allo stesso tempo personale. Il nuovo album ‘Speech Of The Flame’ è un ulteriore passo nella giusta direzione”.

“SPEECH OF THE FLAME” ARRIVA A QUATTRO ANNI DI DISTANZA DAL PRECEDENTE “MORNING WILL COME NO MORE”; IN COSA DIFFERISCONO SECONDO VOI I DUE DISCHI? PENSATE DI ESSERE CRESCIUTI E MIGLIORATI COME BAND?
“Credo che la band sia cresciuta moltissimo da diversi punti di vista. Siamo molto legati al primo album, ma potremmo considerarlo più come una raccolta di brani scritti in diversi periodi di tempo. La cosa che rendeva tutto comunque coerente era il fatto che l’intero disco fosse stato composto da Massimiliano, ma si parla di canzoni scritte dal 1997 al 2007 circa, per cui alcuni saliscendi stilistici sono abbastanza evidenti. ‘Speech of the Flame’ è invece un disco più compatto, con il coinvolgimento di tutti i membri a livello di arrangiamenti. Per la prima volta ho personalmente contribuito con alcuni brani e credo che questi ultimi ben si integrino con le composizioni di Massimiliano. Siamo tutti molto soddisfatti del risultato finale, produzione compresa”.

COME NASCE SOLITAMENTE UN VOSTRO BRANO? E TRA QUELLI INCLUSI NEL DISCO, QUALI RITENETE ESSERE I PIU’ RAPPRESENTATIVI? HO PARTICOLARMENTE APPREZZATO “BLOOD RETRIBUTION”, “RING OF THE OMEGA” E SOPRATTUTTO “ECHOES OF THE TITAN”.
“Tendiamo a lavorare individualmente sui brani e a portarli in sala prove una volta che siamo soddisfatti della struttura in generale e dei riff principali. Successivamente la band lavora insieme agli arrangiamenti e ognuno tenta di implementare le sue idee e suggerimenti. Sono contento che tu ti sia fatto un’idea di quali brani preferisci. Forse non casualmente si tratta dei pezzi nei quali ho utilizzato uno stile vocale diverso, vagamente black metal. Era nostro intento dare un’identità precisa ad ogni canzone: se ascolti un capolavoro come ‘Blessed Are the Sick’ noterai che ogni volta la voce si adatta al carattere del brano. Credo che quel disco sia stata una fonte di ispirazione in quel senso. Personalmente sono soddisfatto di ogni song, anche ‘Tyrants’ e ‘Into the Realm of Grey Light’ credo rappresentino molto bene il disco, soprattutto in sede live”.

CHE ASPETTATIVE AVETE NEI CONFRONTI DI “SPEECH OF THE FLAME”? COME GIA’ DETTO IN SEDE DI RECENSIONE, TROVIAMO SIA UN’OPERA ESTREMAMENTE SOLIDA E COMPETITIVA… QUANDO SI POTRA’ PARLARE DI ‘SUCCESSO’ PER VOI?
“Non credo ci sarà un momento preciso nel quale ci sentiremo musicisti di successo. Per noi ogni avanzamento è accolto con entusiasmo e ogni nuovo traguardo ci stimola a migliorare ulteriormente. Già ora siamo davvero soddisfatti delle reazioni che ‘Speech of the Flame’ sta suscitando. Cerchiamo di non avere particolari aspettative e di vivere alla giornata. Ogni complimento, ogni CD venduto, ogni recensione positiva è fonte di entusiasmo. Detto questo non ci facciamo influenzare dalla critica, sia in senso positivo che negativo. I nuovi brani saranno lo specchio di ciò che la band troverà naturale comporre in quel determinato momento, non ci faremo influenzare dai giudizi esterni’.

A GIUDICARE DAI TITOLI E DALLA COPERTINA, SEMBRA ESSERCI UNA SORTA DI CONCEPT ‘MITOLOGICO’ ALLA BASE DI “SPEECH OF THE FLAME”; CI ABBIAMO VISTO GIUSTO?
“Sì, assolutamente. Volevamo un disco compatto e coerente anche dal punto di vista tematico e Massimiliano ha proposto questa sorta di concept sulle antiche civiltà mediterranee. Non dimentichiamo che la band si formò in Calabria, dove i segni della cultura greca sono ancora ben visibili. Alcune liriche riguardano fatti storici, mentre altri riprendono i lati più oscuri della mitologia. Sia io che Massimiliano abbiamo cercato di evitare descrizioni scolastiche su ciò che avvenne, non mi sono mai piaciuti i concept che sembrano lezioni di storia. Abbiamo evocato immagini di morte, guerra e Aldilà traendo liberamente spunto da ciò che quegli antichi popoli ci hanno tramandato”.

LE VOSTRE INFLUENZE EMERGONO IN MANIERA CHIARA E LAMPANTE, QUINDI NON VI CHIEDEREMO DI ELENCARLE. IN COMPENSO, QUALI SONO SECONDO VOI I DISCHI PIU’ SOTTOVALUTATI/SOPRAVVALUTATI DELLA SCENA DEATH METAL STATUNITENSE?
“Domanda difficile! I sottovalutati proprio non saprei elencarli, ultimamente è stato rivalutato quasi tutto… i Nocturnus per noi sono sempre stati un gruppo importante, non ne sento parlare tantissimo anche in una era di revival come questa. Quindi indicherei ‘The Key’ come disco, se non sottovalutato, non sufficientemente celebrato. Personalmente, visto l’enorme successo, ritengo gli ultimi dischi dei Nile decisamente sopravvalutati. I primi tre/quattro erano un’altra cosa!”.

COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LA ‘NEONATA’ LORD OF THE FLIES RECORDS?
“Siamo stati contattati direttamente da Cristian. Sapeva che eravamo impantanati in una situazione difficile con la label precedente e ci ha fatto un’ottima proposta. Siamo molto contenti di lavorare con un vero fan del death metal classico come lui, credo che in questo momento fosse la migliore scelta possibile”.

CALCATE LE SCENE DA MOLTISSIMO TEMPO… POTREMMO QUASI DEFINIRVI DEI “VETERANI” DEL PANORAMA DEATH METAL TRICOLORE! CHE DIFFERENZE RISCONTRATE TRA LA SITUAZIONE MUSICALE ATTUALE E QUELLA DI VENTI/VENTICINQUE ANNI FA?
“Attualmente il livello si è alzato molto, quasi tutte le band che vediamo live o con le quali condividiamo il palco hanno le giuste competenze tecniche. Di contro mi pare che sia più difficile trovare gruppi con una personalità spiccata, tutto è diviso in sottogeneri e sembra che il pubblico voglia sapere in partenza cosa andrà ad ascoltare. Probabilmente avendo a disposizione una quantità infinita di materiale la gente tende a filtrare a monte, supportando ciò che più lo appaga nell’immediato. Niente di più normale, ma la situazione non è semplice per chi propone qualcosa che non sia del tutto derivativo”.

QUANTO E’ IMPORTANTE PER VOI LA DIMENSIONE LIVE? QUALI SONO STATE FINORA LE ESPERIENZE MIGLIORI (E PEGGIORI) SU QUESTO FRONTE?
“La dimensione live è fondamentale per noi. Credo che gli ultimi concerti siano stati un grosso passo avanti. Siamo cresciuti moltissimo da questo punto di vista, solo un paio di anni fa la compattezza non era eccellente a causa dei continui cambi di line-up. Vogliamo anche tornare a calcare i palchi esteri al più presto, nelle occasioni precedenti credo non fossimo ancora al 100%. Ora ci sentiamo decisamente preparati”.

SE POTESTE SCEGLIERE, CON QUALE BAND VI PIACEREBBE CONDIVIDERE IL PALCO UN GIORNO?
“Visto che possiamo scegliere spariamo alto e diciamo Morbid Angel! Più che altro considero la forte influenza che hanno avuto su di noi sin dai primi giorni, sarebbe veramente un sogno. Fra le band più alla portata direi Dead Congregation, un gruppo che ha dato un bello scossone alla scena death metal underground attuale”.

COS’E’ IL DEATH METAL PER I VALGRIND? COSA RAPPRESENTA PER VOI QUESTO GENERE MUSICALE?
“Rappresenta semplicemente la musica che accompagna le nostre vite da più di 20 anni. Io e Massimiliano siamo anche fan di band classic metal e di altri generi tipo rock anni ’70, ma il death metal è qualcosa di diverso dal punto di vista delle sensazioni e degli immaginari ricreati nella mente. Ho la certezza matematica che l’interesse per queste sonorità non ci abbandonerà mai”.

MOLTI DI VOI SUONANO IN ALTRI GRUPPI, QUALCHE NEWS SUL FRONTE HATEFUL, BLOOD OF SEKLUSION, ECC.?
“Io e Massimo suoniamo negli Hateful, mentre io ho lasciato i Blood of Seklusion circa un anno fa. Con Hateful siamo al lavoro sul nuovo album e allo stesso tempo stiamo cercando di organizzare altre date all’estero. Quelle di gennaio con Ad Nauseam sono state un successo e voglio ripetere l’esperienza al più presto. Entrambi stiamo anche collaborando con i Voids of Vomit, qualcosa di nuovo sarà pronto nei prossimi mesi. So che i Blood of Seklusion dovrebbero uscire presto con un nuovo disco, ma non conosco tutti i dettagli”.

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