VALLENFYRE – Sete di vendetta

Pubblicato il 13/09/2014 da

Archiviato il momento di disperazione vissuto attorno alla morte del padre – e la conseguente stesura di “A Fragile King”, il primo album dei Vallenfyre – il leader dei Paradise Lost Greg Mackintosh ha deciso di far diventare questa esperienza estemporanea un vero e proprio gruppo. Dopo alcuni concerti tenuti soprattutto nei maggiori festival europei, è così arrivato “Splinters”, il secondo full-length dei Nostri, composto come sempre per lo più da Mackintosh, ma questa volta modellato anche sulla personalità dei suoi compagni di viaggio, che ricordiamo essere ex ed attuali membri di realtà di prima grandezza come At The Gates, The Haunted, My Dying Bride e Doom. Se “A Fragile King” era un disco che si svelava poco a poco, basato prevalentemente su pesanti arie death-doom, “Splinters” cambia decisamente marcia, investendo l’ascoltatore con un riffing più serrato e ritmiche deraglianti che chiamano sovente in causa soluzioni grind e hardcore. Davvero un grande ritorno per questo pseudo-progetto, che, nonostante i sempre più pressanti impegni delle band madri dei suoi membri, sta rapidamente diventando un punto di riferimento per gli amanti di certi suoni estremi ruvidi e old school. Come era stato per il debut album, è ancora una volta Greg Mackintosh a presentarci il ritorno sulle scene…

vallenfyre - band - 2014

QUANDO PARLAMMO ALL’EPOCA DI “A FRAGILE KING” MI DICESTI CHE NON ERI SICURO DI VOLER DARE A QUEL DISCO UN SUCCESSORE. ORA “SPLINTERS” È QUI E PERSONALMENTE LO TROVO UN DISCO ANCHE MIGLIORE DEL PRECEDENTE. QUANDO HAI DECISO DI REALIZZARE UN ALTRO ALBUM? TI SEI MAI SENTITO SOTTO PRESSIONE DURANTE IL PROCESSO?
“Come hai detto tu, non avevo in programma un secondo album, ma un paio degli altri ragazzi volevano assolutamente continuare, così ho detto loro che ci avrei provato, ma che avrei pubblicato il disco solo se del tutto soddisfatto del risultato finale. Non mi sono esattamente sentito sotto pressione, ma, come dicevo, era importante per me che l’album fosse valido almeno tanto quanto il primo e che suonasse come un’evoluzione di quest’ultimo”.

A LIVELLO DI SUONI E PRODUZIONE “SPLINTERS” È PERSINO PIÙ CRUDO DEL DEBUT ALBUM, MA LE CANZONI SONO FORSE PIÙ “ORECCHIABILI”, SE MI PASSI IL TERMINE. SI SENTONO PIÙ INFLUENZE GRINDCORE QUESTA VOLTA, MENTRE “A FRAGILE KING” SI RIFACEVA MOLTO A STILEMI DEATH E DOOM. QUAL ERA IL TUO PIANO QUANDO HAI INIZIATO A COMPORRE?
“Praticamente ho voluto portare tutti gli elementi del primo album all’estremo, quindi le parti veloci ora sono ancora più serrate, mentre quelle lente ancora più marce. In generale, comunque, hai ragione: abbiamo introdotto maggiori influenze crust e grind questa volta. Un altro aspetto a cui tenevo era quello di far apparire il disco come una sorta di raccolta di pezzi diversi fra loro, quasi come se fosse un mixtape”.

“A FRAGILE KING” ERA STATO COMPOSTO INTERAMENTE DA TE. POSSIAMO DIRE LO STESSO PER “SPLINTERS”?
“Ho composto la maggior parte dell’album, ma gli altri ragazzi questa volta sono stati con me sin dall’inizio e mi hanno dato le loro opinioni sul materiale. Il debut album era stato scritto ancora prima che pensassi ad una band, mentre questa volta ho provato a dare spazio ad input esterni”.

SECONDO LA TUA ESPERIENZA CON PARADISE LOST E VALLENFYRE, COSA GIOVA MAGGIORMENTE AL SONGWRITING? PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA O UNA VISIONE SINGOLA? PUÒ ESISTERE UN COMPROMESSO?
“Penso che il compromesso possa esistere. A me piace comporre da solo, ma è importante avere persone attorno a te in grado di fornire opinioni sensate e costruttive, arrivando quasi ad analizzare quello che stai scrivendo. Fare sempre tutto in solitudine può essere rischioso: è facile perdere prospettiva e contatto con la realtà”.

COME NOTO, “A FRAGILE KING” ERA STATO ISPIRATO DALLA MORTE DI TUO PADRE. COSA PUOI DIRMI DI “SPLINTERS” INVECE? SEMPLICE PASSIONE PER QUESTO TIPO DI MUSICA O ALTRI EVENTI NELLA TUA VITA?
“Il nuovo album è molto più aggressivo del precedente anche a livello lirico. Amo questa musica, ma sono in grado di comporre nuovi pezzi solo se provo veramente qualcosa dentro di me. Di conseguenza, il disco parla essenzialmente di tutte quelle cose che mi fanno arrabbiare”.

QUANDO HAI INIZIATO CON VALLENFYRE QUALE FATTORE DI QUESTO PROGETTO TI PREOCCUPAVA DI PIÙ? E QUALE INVECE TI ESALTAVA?
“Il dover anche cantare per la band è stato abbastanza preoccupante all’inizio, visto che non lo avevo mai fatto prima. Devo poi aggiungere che ho una cattiva memoria e quindi ho pure pensato di dover portare dei fogli con i testi sul palco! Tutto il resto invece è stato esaltante sin da subito; soprattutto il fatto di poter fare qualcosa senza alcun compromesso. Devo ammettere che è difficile stare dietro ai Vallenfyre, non siamo bravissimi ad organizzarci, ma ciò è ormai parte del divertimento”.

IL FATTO DI ESSERE PER LA PRIMA VOLTA IL VERO FRONTMAN DI UNA BAND TI HA INFLUENZATO ANCHE NELLA VITA? TI HA STRESSATO O HA PORTATO DEI CAMBIAMENTI POSITIVI?
“Come ti dicevo, all’inizio era un po’ dubbioso, ma devo dire che dalla morte di mio padre ho sempre cercato di essere il più proattivo possibile. Alla fine ho pensato: che cosa può succedermi di così brutto se divento il frontman? Anche se faccio schifo posso sempre dire di averci provato”.

MI CHIEDEVO SE AVESSI MAI EFFETTIVAMENTE SMESSO DI ASCOLTARE MUSICA ESTREMA O SE SEI RIENTRATO NEL COSIDDETTO “GIRO” SOLO NEGLI ULTIMI ANNI. PER INTENDERCI, TI CAPITAVA DI ASCOLTARE I NIHILIST ANCHE MENTRE STAVI COMPONENDO “HOST” DEI PARADISE LOST O PER QUALCHE TEMPO SEI PROPRIO STATO LONTANO DA QUESTA MUSICA?
“Nei tardi anni Novanta e nei primissimi Duemila la musica estrema aveva iniziato ad annoiarmi perchè ritenevo che la maggior parte delle nuove band non avessero capito come interpretarla: tutte suonavano in maniera sin troppo pulita, tecnica e ultra prodotta. Per quel motivo mi sono allontanato dalla scena, anche se ho continuato ad ascoltare i vecchi gruppi. Ora però trovo che le cose siano cambiate per il meglio, per fortuna; non faccio fatica a trovare band giovani che secondo me hanno qualcosa da dire”.

PENSO INFATTI CHE TU SIA A CONOSCENZA DI GIOVANI GRUPPI DAL SOUND MOLTO RUVIDO COME BLACK BREATH, TRAP THEM O NAILS. QUESTA ONDATA DI NUOVE FORMAZIONI TI HA MOTIVATO ULTERIORMENTE NEL SUONARE DI NUOVO MUSICA ESTREMA?
“Sì, conosco bene tutte queste band e penso che stiano facendo delle cose molto valide. Non credo tuttavia di essermi mai sentito spronato da loro: la vera motivazione è arrivata dai miei ricordi di gioventù e dal fatto di essere stato effettivamente coinvolto in quella che reputo l’epoca d’oro di questa musica”.

PER LE REGISTRAZIONI DI “SPLINTERS” SIETE VOLATI NEGLI STATI UNITI. COME TI SEI TROVATO A LAVORARE CON KURT BALLOU DEI CONVERGE, UN PRODUTTORE DAL BACKGROUND PIÙ VICINO ALL’HARDCORE?
“Ciò che mi ha avvicinato a Kurt è stata la sua visione di come debbe suonare la vera musica estrema. Lui è bravissimo a catturare l’essenza di una band. Non volevamo realizzare un album perfetto; non a caso, sono le imperfezioni a rendere certi album tra i miei preferiti di sempre. Si è trattato di registrare, non di modificare al computer e Kurt è perfetto per questo. È un peccato che solo pochi produttori di oggi siano pronti a lasciare perdere i trigger, i sample, ecc”.

I MEMBRI DI UNA BAND, QUANDO SI CHIEDE LORO CHE COSA STIANO CERCANDO DI OTTENERE, SPESSO RISPONDONO CON “NULLA, SIAMO SOLO UN GRUPPO DI AMICI CHE SI STANNO DIVERTENDO SUONANDO CIÒ CHE AMANO”. QUESTA È SENZ’ALTRO UNA RISPOSTA CREDIBILE, MA VALE ANCHE PER UNA BAND CHE HA AVUTO UN IMPATTO ENORME SULLA SCENA E CHE SUONA A TEMPO PIENO, “PER LAVORO”, DA ANNI? TU COSA RISPONDERESTI A QUELLA DOMANDA SE FOSSE RIFERITA AI PARADISE LOST? VI DIVERTITE ANCORA?
“Il tutto diventa più complesso quando sei in una band come i Paradise Lost. Devo dire che siamo stati fortunati nel poter fare sempre quello che ci passava per la testa, anche se a volte non ha funzionato. Questo atteggiamento mantiene la band affamata e fresca. Tuttavia è anche vero che quando il gruppo diventa la tua sola occupazione a volte sei quasi costretto a fare delle cose che agli esordi non avresti mai immaginato di dover fare: parlo di VIP ticket e cose simili. Inoltre ti capita di incontrare sempre delle persone che vogliono solo approfittarsi di te. In ogni caso, pur con alti e bassi, onestamente posso dire che per me i Paradise Lost sono ancora un grande divertimento. I Vallenfyre poi sono qui per ricordarmi che nel music business esiste ancora della gente genuina e davvero appassionata”.

SE AVESSI MODO DI AVVIARE UN ALTRO PROGETTO, OLTRE A VALLENFYRE E OVVIAMENTE PARADISE LOST, IN CHE TIPO DI MUSICA TI CIMENTERESTI?
“Probabilmente farei qualcosa vicino al drone con un sacco di feedback”.

PIANI PER IL RESTO DELL’ANNO?
“Suonare live con i Vallenfyre e finire di comporre un nuovo album dei Paradise Lost. Con questi ultimi entreremo in studio a novembre”.

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