Ci sono alcuni gruppi che possiamo annoverare tra i pionieri dell’heavy metal in Italia: band che hanno sempre dimostrato una grande passione per la propria musica ma che spesso non sono riuscite a catalizzare grande attenzione né in patria né all’estero (o meglio, non quanto avrebbero meritato), salvo una sorta di ‘riscoperta’ da alcuni anni a questa parte. Tra questi ci sono i Vanexa, una storica band che è partita già alla fine degli anni ’70 ed ecco perché, avendo pubblicato un nuovo album, “Too Heavy To Fly” (che abbiamo avuto modo di recensire tra queste pagine), ci ha fatto piacere metterlo in evidenza. Si è dunque gentilmente ‘sottoposto’ alle nostre domande il bassista Sergio Pagnacco, il quale ha senza dubbio risposto con affabilità ed in maniera esauriente ai nostri quesiti, lasciando trasparire, tuttavia, allo stesso tempo, scarso entusiasmo verso la nostra iniziativa, vista, come si deduce da qualche risposta, come una seccatura al quale un musicista deve purtroppo sottoporsi. Probabilmente, ci viene da pensare, è meglio dare più spazio talvolta a band giovani che non solo meritano ma anche scalpitano per emergere piuttosto che a gruppi che suonano ormai forse solo per il piacere di farlo, senza avere più di tanto prospettive. L’errore è stato dunque evidentemente nostro, ma ringraziamo comunque ancora Pagnacco per la grande disponibilità dimostrata.
I VANEXA SONO UN GRUPPO STORICO DEL METAL ITALIANO: CHE EFFETTO FA SUONARE ANCORA DOPO TUTTI QUESTI ANNI LE VOSTRE CANZONI E CON QUALE APPROCCIO RIPROPONETE OGGI LA BAND?
“I Vanexa esistono dal 1978 e i primi demo sono stati registrati nel 1979 e ciò nonostante mi diverte ancora suonare quei brani”.
AVETE PUBBLICATO IL VOSTRO NUOVO DISCO, INTITOLATO “TOO HEAVY TO FLY”: COME MAI AVETE SCELTO QUESTO TITOLO, CHE POI È LO STESSO DELLA CANZONE DI APERTURA DELL’ALBUM?
“Il titolo è azzeccato e lo trovo stupendo. Essere ‘troppo pesanti per volare’ vuol dire essere un personaggio ostico che non scende a patti o compromessi. Sai già a priori che sei troppo scomodo per poter aver successo nella vita, ma comunque perseveri nell’essere te stesso. Spesso noi associamo il nostro modo di pensare da metallaro paragonandolo alla vita quotidiana. Quindi abbiamo pensato di dedicare un brano a tutte quelle persone del panorama metal italiano che continuano ad impegnarsi sapendo a priori che non avranno alcuna retribuzione economica. E’ questo il bello della musica underground: si respira una buona aria genuina e non viziata da compromessi”.
QUANDO SI È SVOLTA LA SCRITTURA DEI BRANI?
“La scrittura dei brani si è svolta quando nel 2015 abbiamo deciso di incidere un nuovo album”.
SONO TUTTI STATI CONCEPITI UNA VOLTA CHE AVETE DECISO DI REALIZZARE IL DISCO OPPURE C’ERA DEL MATERIALE GIÀ PRONTO?
“Nessun materiale pronto, forse qualche riff ma niente di più . Concepire un disco con influenze anni ‘80 è stato semplice, non abbiamo ascoltato musica per trentacinque anni per non lasciarci influenzare (risate, ndr)!”.
RITIENI CHE IL VOSTRO SOUND ATTUALE SIA COMPARABILE CON QUELLO CHE AVETE FATTO IN PASSATO?
“Sì, per certi aspetti lo è. Noi siamo sempre ‘english’, musicalmente parlando, e credo che anche in questo disco si senta. Siamo stati influenzati da band come Black Sabbath, Iron Maiden, Motorhead, Saxon, Diamond Head, Angel Witch e da tutta la prima ondata metal inglese oltre che da band proto-metal degli anni prima, amavamo cosi tanto quelle band che ancora oggi se ne sentono le influenze”.
PENSI CHE VI POSSA ESSERE UNA CERTA CONTINUITÀ NONOSTANTE I VOSTRI ALBUM PRECEDENTI SIANO PIUTTOSTO DISTANTI NEL TEMPO?
“Sicuramente. La formazione è stabile e le influenze musicali di Silvano e mie si sono ben legate con quelle di Artan e Pier. Ranfa fa da collante: oltre ad essere un ottimo cantante ha il dono di fondere le diverse influenze musicali conferendo il giusto equilibrio al sound dei Vanexa. Quindi ci sono tutte le prerogative per poter credere che ci sia una solida continuità”.
AVETE SCELTO UNA COPERTINA UN PO’ FUMETTISTICA E SE NON SBAGLIO SIETE AMANTI DEI FUMETTI: COSA VI PIACE IN PARTICOLARE?
“Tutti i Vanexa amano i fumetti, in questo momento sono al Lucca comics, (risate, l’intervista risale allo scorso fine ottobre, ndr). Io sono un ‘Bonelliano’: ho iniziato a collezionare Zagor da bambino e continuo a farlo ancora ora acquistando anche tavole originali, adoro anche Ken Parker, Dylan Dog e molti altri. Silvano e Ranfa sono Marveliani, Artan e Pier per i manga, quindi potete immaginare le discussioni che nascono quando tocchiamo questo argomento…”.
COME SIETE RIUSCITI A COINVOLGERE KEN HENSLEY PER FARLO SUONARE SU “THE TRAVELLER”?
“Ken è una leggenda e lo abbiamo ascoltato con gli Uriah per una vita, quindi averlo nel nostro disco per noi è stato veramente gratificante. Ranfa ha fatto un concerto con lui l’anno scorso e ha avuto l’idea di fargli ascoltare qualcosa di nostro per potergli chiedere se poteva essere una bella idea coinvolgerlo. Lui ha accettato immediatamente ed è stato veramente felice di aver fatto parte del progetto”.
QUANDO PROPONETE QUALCHE VECCHIA CANZONE DEL VOSTRO REPERTORIO, QUALI BRANI INCONTRANO MAGGIORI CONSENSI TRA I GIOVANI?
“Noi proponiamo i brani che hanno avuto un significato importante sia per la nostra carriera che per il movimento metal italiano. Oltre a ‘Metal City Rockers’ eseguiamo ‘Midnight Wolves’, ‘Rainbow In The Night’ e sempre ‘One Thousand Nights’ che al momento della sua pubblicazione nel 1983 era la canzone più veloce che fosse mai stata registrata in Italia. In verità il brano era del 1979 ma uscì solamente con il primo disco dei Vanexa nel 1983”.
QUALI SONO GLI ASPETTI DEL FARE MUSICA CHE MAGGIORMENTE TI ENTUSIASMANO E QUALI VICEVERSA TI SCORAGGIANO? COME SONO CAMBIATI NEL TEMPO RISPETTO AI VOSTRI PRIMI ANNI?
“La musica è passione, persa quella hai perso tutto. Il propulsore è la voglia di suonare e di incontrare gente e magari conoscerne nuova. Non si suona per denaro ma per divertimento e in tutti questi anni non sono mai stato scoraggiato da nulla: per questo sono ancora qui a rispondere alle domande di un’intervista. I tempi sono completamente differenti ma alla fine il ragazzo o la ragazza che ascolta metal è lo stesso di quello che potevi incontrare nel 1980, ama la musica, fa chilometri per ascoltarsi un concerto e ruba per comprarsi un disco”.
QUALCHE TEMPO FA HAI DICHIARATO CHE UN MUSICISTA NON PUÒ ESSERE IMPEGNATO CON DUE BAND CONTEMPORANEAMENTE PER DARE IL 100%, CON CONSEGUENTE FUORIUSCITA DAI LABYRINTH: COME LA METTIAMO ALLORA CON PIER GONELLA CHE È IMPEGNATO CON PIÙ BAND?
“Purtroppo non c’è solo Pier che suona in più formazioni ma anche il Ranfa! La mia dichiarazione ha scatenato una discussione che per me è un vanto. Mi hanno insultato così tanto che mi sembrava di essere tornato indietro di trentacinque anni quando eri criticato solo perchè portavi i capelli lunghi, il chiodo o per quello che dicevi. Bruci una chiesa? Sei un figo. Dici che un musicista è opportunista perchè suona in più band? Sei uno stronzo! Il bello di non scendere a compromessi è proprio questo: non te ne frega un cazzo di dire quello che pensi e non hai timore delle reazioni che susciti. Ho suonato con i Labyrinth che è una delle migliori band del panorama metal internazionale sia grazie alle canzoni che hanno scritto sia perchè sono dei musicisti incredibili, ma la mia storia sono i Vanexa quindi preferisco fare poco nei Vanexa piuttosto che moltissimo con i Labyrinth”.
PERDONAMI SE LA DOMANDA È MAGARI UN PO’ PUNGENTE, MA TROVO INVECE CHE L’APPORTO DI PIER ALL’ATTUALE SOUND DELLA BAND SIA STATO MOLTO IMPORTANTE E NON CREDO CHE IL SUO IMPEGNO SIA STATO LIMITATO PER IL FATTO DI SUONARE IN PIÙ BAND: TU COME LA VEDI?
“Pier è un indiscusso grandissimo musicista metal e il suo apporto è stato ineccepibile riuscendo a dare un taglio personale al nostro sound, ma comunque è stato valorizzato da Artan Selishta, un chitarrista con un background musicale diverso dal suo e dal nostro. Io credo fermamente che senza Artan Selishta i Vanexa non avrebbero assolutamente concepito un album, possiede una dote compositiva inesauribile e noi abbiamo solo avuto la fortuna di incontrarlo”.
CI MANCHEREBBE, NON INTENDEVAMO MINIMAMENTE SMINUIRE IL RUOLO DI ARTAN… RESTANDO PIÙ O MENO IN ARGOMENTO, DA QUALCHE TEMPO LA VOSTRA STORIA È STATA IN QUALCHE MODO LEGATA CON QUELLA DEI LABYRINTH: TU E PIER SIETE EX DELLA BAND E IN PASSATO ERA CON VOI ANCHE ROBERTO TIRANTI. COME MAI QUEST’ULTIMO HA LASCIATO I VANEXA? COME SONO OGGI I RAPPORTI CON I LABYRINTH? C’È QUALCOSA CHE AVETE APPREZZATO PARTICOLARMENTE DI LORO, IN TERMINI SIA ARTISTICI CHE DI ESPERIENZA, CHE OGGI DI FATTO TORNA UTILE ANCHE NEI VANEXA?
“I Vanexa sono completamente differenti dai Labyrinth, facciamo sempre parte del panorama metal ma noi apparteniamo alla prima generazione e loro alla seconda. Nei primi anni anni ‘80 le band suonavano più d’istinto, si cercava di comunicare con la musica e quindi quello che volevi dire lo dicevi attraverso lo strumento. Ora si cerca di essere più musicisti e meno artisti, non che uno sia giusto e l’altro sbagliato, sono solo due modi di vedere le cose. Per esempio io non ci vedo nulla di male a fare una nota sbagliata, se si suona con una certa foga e cattiveria, prima o poi ti capita. Mi ricordo che spesso si suonava davanti ad un pubblico ostile e quindi non vedevi l’ora di provocarlo con brani come ‘Metal City Rockers’ o ‘One Thousand Nights’. Essere tecnicamente ineccepibile spesso non veniva neanche considerato, dovete pensare che stava nascendo un movimento tra l’hard rock e il punk che era riuscito a spazzar via gruppi progressive noiosi come Yes o Genesis”.
DEVO ESSERE SINCERO, NON RICORDAVO L’EPISODIO SECONDO CUI I SAXON AVREBBERO PLAGIATO UNA VOSTRA CANZONE: TI VA DI RIEVOCARLO? POI COM’È FINITA QUESTA STORIA? AVETE PROCEDUTO PER VIE LEGALI O AVETE LASCIATO PERDERE?
“La storia dei Saxon è semplice, un promoter ci aveva proposti come supporter in alcune date italiane e noi quindi li incontrammo prima dello show di Sanremo (presentavano il loro terzo album). In quell’occasione, consegnammo il nostro demo e dopo circa tre mesi uscì la loro ‘Never Surrender’, simile alla nostra ‘Lasciami Stare’. Quando tutto il mondo metal ascoltava i Saxon, i Saxon ascoltavano i Vanexa!”.
QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI PER IL FUTURO? AVETE INTENZIONE DI DARE SEGUITO ANCORA ALLA GLORIOSA STORIA DELLA BAND O PER ADESSO POTRESTE DEDICARVI ANCHE AD ALTRI PROGETTI?
“Il 19 Novembre (ricordiamo nuovamente che l’intervista è di fine ottobre, ndr) a Genova faremo il meet & greet per l’uscita su vinile di ‘Too Heavy To Fly’ e presenteremo il nuovo video clip del brano ‘Paradox’. Il CD sta andando molto bene, al di sopra di ogni aspettativa, quindi si parla già di una ristampa dopo solo due settimane dalla sua uscita. Oltre a queste news abbiamo un solo progetto: le prove di domani”.