VARATHRON – Attraverso i corridoi dell’Ade

Pubblicato il 26/05/2018 da

Ora possiamo dirlo con certezza: i Varathron sono tornati ai fasti di un tempo, quelli dei primi, indimenticabili lavori pubblicati negli anni Novanta. Dopo che nel 2014 l’ottimo “Untrodden Corridors of Hades” ne aveva rilanciato a sorpresa le quotazioni, Stefan Necroabyssious e soci si ripresentano infatti sul mercato con un’opera ancora più ispirata e compatta, frutto di una passione così evidente per la scuola black metal ellenica da mettere i brividi. Un album, il nuovo “Patriarchs of Evil”, che ha tutte le carte in regola per portare il nome del quintetto alla posizione che merita all’interno del panorama estremo contemporaneo…

BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. “UNTRODDEN CORRIDORS OF HADES”, IL VOSTRO PENULTIMO LAVORO, E’ STATO UN ALBUM MOLTO APPREZZATO, CHE HA CONTRIBUITO A RISOLLEVARE IL NOME DEI VARATHRON DOPO MOLTI ANNI DI DIFFICOLTA’. VI ASPETTAVATE UNA SIMILE REAZIONE? COME LO VEDETE OGGI?
– Ciao, e grazie del supporto! “Untrodden Corridors of Hades” è stato senza dubbio un grande successo per la band. L’album giusto al momento giusto, come si suol dire, uscito per una delle migliori label underground in circolazione. I fan lo hanno apprezzato, e tanta gente ci ha scoperto proprio grazie ad esso. Una reazione fantastica che sono certo si ripeterà anche per “Patriarchs of Evil”, il nostro nuovo lavoro.

QUALI OBIETTIVI AVEVATE IN MENTE PER “PATRIARCHS OF EVIL”? COME SI E’ SVOLTO IL PROCESSO DI SONGWRITING?
– Come ti ho detto, ci aspettiamo una reazione ancora più entusiasta per “Patriarchs…”. Penso sia davvero un ottimo lavoro, pieno di riff assassini e atmosfere realmente oscure. Abbiamo iniziato a scriverlo circa due anni fa, mettendoci tutto l’impegno e la dedizione possibili. Per come la vedo io, il confronto di idee, pensieri e visioni tra musicisti è indispensabile per creare un brano destinato a farsi ricordare. Detto questo, l’album contiene otto tracce, otto salmi di pura blasfemia. Le canzoni sono oscure, epiche, pesanti, più malvagie che mai e pensate per accompagnare l’ascoltatore in un passato glorioso.

LE VOSTRE CANZONI SONO SPESSO MOLTO LUNGHE E STRUTTURATE, E IMMAGINO RICHIEDANO DIVERSO TEMPO PER ESSERE COMPLETATE. PER QUESTO MOTIVO, C’E’ UN EPISODIO DEL NUOVO DISCO CHE VI RENDE PARTICOLARMENTE ORGOGLIOSI? QUAL E’ STATO IL BRANO PIU’ DIFFICILE DA PORTARE A TERMINE?
– In effetti, la maggior parte del nostro repertorio è composto da brani lunghi. “Patriarchs…” ha però canzoni leggermente più brevi, bilanciate da un sound pesante e da alcuni riff piuttosto bizzarri. Mi ritengo orgoglioso di ogni episodio della tracklist. Te lo dico in primis da fan, perché amo sentire canzoni che si prestino a più e più ascolti e che non stanchino mai. Il requisito fondamentale della musica che componiamo è che questa suoni piacevole alle nostre orecchie. Ci siamo messi nei panni di cinque fan in attesa del disco della loro band preferita. Come sempre, abbiamo tenuto la traccia più epica ed oscura alla fine, ossia “Ouroboros Dweller”.

GLI ULTIMI DUE DISCHI (SENZA DIMENTICARE L’EP “THE CONFESSIONAL OF THE BLACK PENITENTS”) PRESENTANO ANCHE LE MIGLIORI PRODUZIONI DELLA VOSTRA CARRIERA…
– Parliamo senza dubbio delle nostre produzioni migliori, merito soprattutto degli studi dove abbiamo registrato i vari strumenti e delle persone coinvolte. I nostri primi album sono passati alla storia anche per la loro atmosfera abissale, la stessa che abbiamo cercato di recuperare con “Untrodden…” e “Patriarchs”… e credo che l’obiettivo sia stato raggiunto senza sacrificare nulla in termini di potenza e nitidezza.

VI ANDREBBE DI DESCRIVERE IL SOGGETTO DELL’ARTWORK? QUAL E’ IL SUO SIGNIFICATO E IN CHE MODO SI RELAZIONA AI TESTI?
– Il nostro nuovo album si intitola “Patriarchs of Evil”, e il dipinto di Juan Castellano ne esprime perfettamente il concetto. Cinque patriarchi infernali siedono sui loro troni, con quello più anziano intento a distribuire una comunione blasfema ai fedeli accorsi. Fedeli che non sono altro che demoni, lebbrosi ed esseri antropomorfi con teste di animali desiderosi di reincarnarsi in un nuovo guerriero, in un nuovo membro della legione dell’Oscuro Signore. Credo che i titoli e i testi parlino da soli, e che l’intero album sia al 100% black metal.

COME GIUDICATE IL LAVORO SVOLTO DALL’AGONIA RECORDS? DOPO UN LUNGO PERIODO DI SFORTUNE DAL PUNTO DI VISTA DISCOGRAFICO, SEMBRA CHE FINALMENTE ABBIATE TROVATO UNA LABEL DISPOSTA A CREDERE IN VOI…
– Filip e l’Agonia Records stanno facendo un lavoro eccezionale. Dopo tanti anni spesi a cercare un’etichetta che credesse in noi e che promuovesse a dovere i nostri album, siamo finalmente riusciti a trovarla. Quindi sì, giudico in maniera assolutamente positiva la nostra collaborazione con loro!

QUALCHE ANNO FA AVETE CONDIVISO IL PALCO CON I ROTTING CHRIST E NERGAL PER UN’OTTIMA VERSIONE DI “THE SIGN OF EVIL EXISTENCE”. COM’E’ NATA QUELLA COLLABORAZIONE?
– Eravamo in tour in Polonia con i nostri fratelli Rotting Christ, e a Sakis venne in mente di sentire Nergal per l’ultima sera. Lo conosciamo entrambi da anni, prima ancora che i Behemoth esplodessero, ed è davvero una persona fantastica. Il risultato finale è piaciuto così tanto ai Rotting Christ che hanno deciso di inserirlo nel loro ”7 uscito di recente su Peaceville Records.

QUANTO E’ IMPORTANTE PER VOI L’ATMOSFERA ALL’INTERNO DI UN BRANO?
– L’atmosfera emanata da una canzone è fondamentale. Per come la vedo io, le canzoni dei Varathron sono salmi attraverso cui dare voce al Male, e i nostri album vanno vissuti come dei veri e propri rituali. Per questo è importante l’atmosfera, perchè dà vita a degli inni divini.

L’OCCULTO HA SEMPRE ESERCITATO UN PROFONDO FASCINO SUI VARATHRON. QUAL E’ IL VOSTRO CREDO FILOSOFICO O RELIGIOSO? CHE TIPO DI MESSAGGIO INTENDETE LANCIARE CON LA VOSTRA ARTE?
– Il messaggio dei Varathron è invitare le anime umane a seguire i corridoi delle tenebre, a percorrere sentieri mistici al termine dei quali trovare la salvezza. Le mie convinzioni filosofiche sono un mix di antiche religioni e manifesti dell’occulto. Seguo da sempre il Lato Oscuro, e mi preparo a ciò che verrà dopo la morte. L’anima è immortale, e sopravvive negli eoni in corpi diversi. Come un guerriero che si prepara alla battaglia, voglio essere pronto per quel giorno.

QUEST’ANNO FESTEGGERETE I TRENT’ANNI DI ATTIVITA’. CHE RICORDI AVETE DEI PRIMI ANNI DELLA VOSTRA CARRIERA? PENSATE CHE I VALORI DELLA MUSICA SIANO CAMBIATI DA ALLORA?
– Ho tantissimi ricordi dei primi anni di carriera dei Varathron e della scena black metal. Momenti belli e brutti, pensieri e sogni. In quel periodo, lo spirito del movimento underground era fortissimo. Tra le band c’era grande collaborazione, e tutti si aiutavano a vicenda come meglio potevano. I musicisti avevano valori veri e credenze forti. Eravamo noi a creare i loghi delle band, i volantini, i disegni delle t-shirt, ad allestire gli studi dove registrare e provare… oggi le cose sono molto diverse. Le label si sono piegate alla volontà del dio denaro, e pubblicano un’infinità di cloni senza ideali. Ogni mese escono 70-80 album metal, e la maggior parte di questi sono dischi privi di un effettivo valore artistico. Il download illegale danneggia le band più grosse, anche se bisogna ammettere che aiuta quelle più piccole. In generale, penso che gli anni Ottanta e Novanta siano stati irripetibili perché noi musicisti avevamo più passione e più desiderio di creare nuova musica… non per ‘etichetta’, ma per piacere!

AVETE SEMPRE RIMARCATO LA VOSTRA APPARTENENZA ALLA SCENA BLACK METAL ELLENICA. COSA LA RENDE TANTO UNICA E SPECIALE, SECONDO VOI? QUALI SONO GLI ALBUM PIU’ IMPORTANTI MAI USCITI DAL VOSTRO PAESE? PERCHE’?
– La nostra scena è sempre stata unica, speciale, misteriosa e melodica. Un suono che è un mix di cultura antica, riff pesanti e melodie ispirate alla Natura circostante. Nella terra dei nostri antenati, tra rovine gloriose e scenari unici al mondo, abbiamo creato alcuni dei più grandi dischi black metal di sempre. Reputo fondamentali tutti gli esordi usciti in quel periodo: Necromantia, Rotting Christ, Nergal, Thou Art Lord, Septic Flesh, Sadistic Noise… queste opere racchiudono il vero spirito della scena black/death ellenica.

COSA AVETE IMPARATO DA TUTTI QUESTI ANNI DI MILITANZA NEL CIRCUITO BLACK METAL?
– Come prima cosa, dopo tutti questi anni nutro un profondo rispetto per i fan, veri e propri fratelli da ogni angolo del mondo. In secondo luogo, ho la fortuna di incontrare e parlare con musicisti che conosco dal lontano 1987, a dimostrazione dei valori di amicizia di cui ti parlavo prima. Ho messo le mie idee, i miei sogni e le mie convinzioni in questo progetto, e ogni nuovo disco dei Varathron è come un sogno che diventa realtà. Grazie per il tempo che ha voluto dedicare alla mia band. Grazie per il tuo supporto, auguro il meglio al tuo portale. Abbraccia il nostro culto malvagio e fai attenzione, l’arrivo dei Patriarchi è ormai alle porte!

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