S.P. White ha fondamentalmente due grandi passioni musicali: il metal estremo e l’industrial-noise. Due ambiti in forte correlazione, due generi che possono dialogare assieme appassionatamente, per dare forma a ibridi spesso disturbanti, scuri, tetri, raccapriccianti. Il progetto del musicista anglosassone a nome Vessel Of Iniquity non presenta eccezione alcuna da questo punto di vista. Il merito di questo manipolatore di rumori e nefandezze è di aver dato una relativa malleabilità al connubio, presentando nel corso del tempo materiale che non fosse per forza di cose preda del caos e del rumore. Arrivando con “The Doorway” al frutto più maturo e meglio levigato della sua creatività: tanti infatti i momenti di puro extreme metal deragliante, nitido, dalla violenza tracimante ma comprensibile nei suoi aspetti fondanti. Un album, quindi, dove assaporare incroci da capogiro di rumorismi e stridori metallici, fatto di canzoni vere, spesso deraglianti ma, a volte, pure avvolgenti e sinistre, dotate di un afflato funeral doom e ambient ben architettato. Un disco quantomeno da ascoltare, sia per coloro più avvezzi alle contaminazioni, sia per chi predilige un approccio tradizionalista alla materia estrema, ma non ha paura a osare qualcosa di nuovo. S.P. White discute amabilmente con noi dei vari aspetti legati alla sua attività, mostrando tutta la passione che sta dietro a un progetto di simile attitudine.
DA DOVE DERIVA IL MONIKER VESSEL OF INIQUITY? QUALI SONO LE INIQUITÀ CHE PROPRIO NON SOPPORTI E CERCHI DI COMBATTERE?
– A dire il vero il discorso è molto più semplice: ho trovato il nome in una lista di classificazioni demoniache, mi sembrava un buon nome per il mio progetto e l’ho scelto. Non ha alcun vero significato per me e non si riferisce a null’altro che non sia il gruppo, per fortuna!
PRIMA DEI VESSEL OF INIQUITY, QUALI SONO STATI I TUOI PROGETTI MUSICALI?
– Anni fa suonavo in un progetto death-black metal chiamato Thoraxembalmer, abbandonato già da tempo. Adesso creo musica elettronica sotto il nome Dynamical System Collective, è un progetto che mi accompagna da molti anni. Adesso si è spostato parecchio su coordinate ambient, con qualche escursione qua e là nel mondo dell’avant-garde. In passato mi sono occupato di grind e noise sotto varie forme, nessuna che sia degna di essere ricordata. Alla fine l’altra mia ‘creatura’ di un certo rilievo si chiama Uncertainty Principle, attiva attorno all’inizio degli anni 2000 e ora riesumata per dargli nuova linfa. Se prendi come riferimento i Vessel Of Iniquity nel doom, puoi immaginare che anche in questo caso sarà qualcosa di molto violento e rumoroso!
COME VESSEL OF INIQUITY HAI REALIZZATO QUATTRO ALBUM, QUATTRO EP, UNA COMPILATION E UNO SPLIT, COI THECODONTION. COME DEFINIRESTI L’EVOLUZIONE DEL TUO SOUND IN COSÌ POCO TEMPO? QUAL È L’USCITA, AD OGGI, DELLA QUALE SEI PIÙ ORGOGLIOSO?
– Non sono sicuro di poter parlare di un’evoluzione o di un punto di approdo per quello che suono, quello che faccio è importante per il percorso che compio, non perché ci sia una meta finale da raggiungere. L’uscita che prediligo è in fondo il primo EP, quello ha definito il suono di Vessel Of Iniquity, col materiale successivo è come se avessi perso qualcosa di quello che avevo creato inizialmente. Vi era un’energia in quell’EP che dopo si è in parte dispersa.
IN “THE DOORWAY” SEI RIUSCITO A ESPLORARE CONTAMINAZIONI TRA L’INDUSTRIAL-NOISE E IL DEATH-BLACK METAL IN UNA FORMA CHE NE CONSERVA UN PIZZICO DI MUSICALITÀ, COSÌ DA OTTENERE UN SUONO PIÙ INTELLIGIBILE, METALLICO, DELLA MAGGIOR PARTE DELLE USCITE DI QUESTO TIPO. COME HAI LAVORATO PER COMBINARE EFFICACEMENTE EXTREME METAL E INDUSTRIAL-NOISE?
– Non ho nulla di particolare da affermare sul tema, combino elettronica e chitarre da anni, penso che ormai mi venga naturale farlo e per questo la cosa suona bene.
QUAL È LO STRUMENTO DAL QUALE PARTI PER LA COMPOSIZIONE? DA DOVE COMINCIA IL TUO VIAGGIO SONORO, SOLITAMENTE?
– La chitarra è sempre il punto di partenza e le parti di questo strumento sono l’unica cosa veramente ‘scritta’ in anticipo. Tutto il resto si diparte e cresce a partire dalle partiture di chitarra. La prima canzone che scrivo è quella che detta la linea di un certo disco, per le altre cerco di attenermi al filo conduttore inaugurato col primo brano. Sta tutto nell’interazione tra semplicità e caos, è il concatenarsi di strutture semplici a creare complessità. Non sono sicuro di riuscirci, ma questo è l’obiettivo a cui tendo normalmente.
IL MANIFESTO DELL’ULTIMO ALBUM PUÒ ESSERE RINTRACCIATO NELLA TRACCIA PIÙ LUNGA, “BY ALLUSION CALLED”, CHE SI SOFFERMA SU UN’AMPIA PANORAMICA DI SUONI, PASSANDO DALL’AVANT-GRIND AL FUNERAL DOOM, CON TANTO AMBIENT NEL MEZZO, UN MOOD RIFLESSIVO E UNA METICOLOSA, COMPLESSA PROGRESSIONE STRUMENTALE. CHE COSA SIGNIFICA PER TE UNA COMPOSIZIONE SIMILE?
– “By Allusion Called” ha riff veramente pazzi e schizzati, è nella sua interezza una celebrazione di questi riff. Mette anche assieme i tre generi di musica in cui sono più coinvolto, ovvero ambient-industrial, death metal e funeral doom. Ha senso all’interno dell’album e rispetto alle altre tracce, per me personalmente non ha un significato particolare, anzi, non ne ha proprio, è solo una canzone che mi piace e riuscita come avrei voluto che fosse.
UN SOFFOCANTE ANNICHILIMENTO E UNA TORMENTATA OSCURITÀ SONO LE SENSAZIONI DOMINANTI DURANTE L’ASCOLTO DI “THE DOORWAY”. FONDI UN’AGGRESSIONE TOTALITARIA E UNA CUPA ATMOSFERA OPPRIMENTE CON UN APPROCCIO RADICALE E IL COSTANTE DESIDERIO DI DISTRUGGERE I CONFINI DI GENERE. QUANDO TI ACCORGI CHE UNA CANZONE È TERMINATA, CHE HA TUTTE LE CARATTERISTICHE DA TE DESIDERATE E TI SODDISFA APPIENO?
– Perché, possiamo mai considerare davvero finita una canzone? Immagino ciò accada quando gli elementi tipici della mia proposta sono presenti e si è creato quel certo tipo di atmosfera. Quella è in definitiva la cosa più importante: avere una certa atmosfera e mantenere la musica dinamica, in movimento. A quel punto, posso affermare che una traccia sia ‘vagamente finita’.
HO DEFINITO IL SUONO DI VESSEL OF INIQUITY COME QUALCOSA DI STRETTAMENTE LEGATO A UN CERTO DI UNDERGROUND BRITANNICO: PENSO A BAND COME DRAGGED INTO SUNLIGHT, ANAAL NATHRAH, AN AXIS OF PERDITION. PENSI CHE CI SIA UNA SPICCATA ATTITUDINE NEL REGNO UNITO PER QUESTE SONORITÀ, QUESTE CONTAMINAZIONI TRA INDUSTRIAL-NOISE ED EXTREME METAL?
– Sono sincero, non mi sono mai sentito parte di alcun tipo di scena. Può essere che, suonando questo tipo di musica, le band condividano una visione simile e una focalizzazione su certi aspetti sonori, ma non riuscirei a fare un discorso più preciso in merito. Dei gruppi menzionati, ho conoscenza soltanto del materiale degli Anaal Nathrakh. I loro primi album sono molto buoni, destabilizzanti. Però non ho seguito quanto hanno prodotto più di recente, li ho un po’ persi di vista.
HO TROVATO ALCUNE SIMILITUDINI CON BAND COME TEITAINBLOOD, PORTAL, AUROCH, MITOCHONDRION: SEI FAN DI QUESTO TIPO DI DEATH METAL? TI PIACE QUESTO MODO TORVO, COMPLESSO E DISTURANTE DI SUONARE DEATH METAL?
– Mi piacciono i Teitanblood, ascoltarli mi ha dato ciò di cui avevo bisogno. Avevo in mente di creare qualcosa che si ponesse tra i Mayhem di “Ordo Ad Chao”, Spektr e MZ412, i Teitanblood mi hanno offerto un buon motivo per dare un forte riverbero alla mia chitarra. Anche i Portal sono molto validi e sicuramente apprezzo l’atmosfera che sanno evocare, ma io riesco a sentire solo poche tracce per volta delle loro. Lo ammetto: anche se mi ritengo un fan di questo tipo di death metal, sono un fan old-school, e se posso scegliere preferisco risentirmi “Left Hand Path” degli Entombed.
COME SEI ARRIVATO A COLLABORARE CON IL DUO DEATH METAL ITALIANO THECODONTION? QUALI SONO I PUNTI IN COMUNE DELLE VOSTRE VISIONI ARTISTICHE?
– Conosco G.D. (bassista dei Thecodontion, Ndr) già da qualche anno, dai primi giorni della scena funeral doom a fine anni ‘90/primi 2000. Da allora siamo rimasti in contatto. Ha fatto uscire il primo EP dei Vessel Of Iniquity sulla sua label, la Xenoglossy, su un CDR 3”. Ero arrivato a lui tramite la Sentient Ruin di Mattia, la mia attuale label, quando il progetto era ancora agli inizi. Non fosse stato per G.D. e Mattia, difficilmente sarei andato avanti, non ero convinto. Devo ringraziare loro se il progetto Vessel Of Iniquity non si è fermato. Lo split sarebbe dovuto uscire già qualche anno fa, solo che quando lavoravo a una canzone adatta a questa uscita, non riuscivo mai a combinare nulla di buono. Scrivevo solo materiale pessimo! Per mia sfortuna chi gestisce la I, Voidhanger, che avrebbe poi pubblicato lo split, ha sentito quei miei tentativi. Alla fine però sono riuscito a consegnargli qualcosa di valido e lo split è stato ultimato. È stata un’idea dei Thecodontion dedicare lo split all’estinzione del periodo permiano, cosa poteva esserci di meglio per un tipo di musica come il mio di un evento catastrofico come un’estinzione di massa? Non penso che ci siano grandi punti di contatto tra i due progetti ed è per questo che lo split funziona.
ESPLORANDO INVECE UN LATO DIAMETRALMENTE OPPOSTO DELLO SPETTRO SONORO, QUANDO VUOI RILASSARTI E ASCOLTARE QUALCOSA DI SOFT, A COSA TI DEDICHI?
– Ascolto tante cose diverse, tra i miei preferiti ci sono Miles Davis, David Bowie, Brian Eno. Ho gusti piuttosto datati, tipo la vecchia dance music, taluni stili jazz (anche se prediligo la fusion), ultimamente sono ossessionato dalle registrazioni live, in elettrico, di band che suonano la musica di Miles Davis!
FUORI DAI VESSEL OF INIQUITY, CHE TIPO DI PERSONA SEI? C’È QUALCOSA NELLA TUA PERSONALITÀ CHE SI AVVICINA A QUANTO CONTENUTO NEI TUOI ALBUM?
– In me non c’è nulla che si avvicini alla mia musica. Sono una persona tranquilla. La musica è uno sfogo, un canale dove sfogare le mie emozioni, la mia rabbia, un modo costruttivo di indirizzare la mia negatività. Non danneggia nessuno e può addirittura aiutare qualcuno a tirar fuori delle emozioni che altrimenti non saprebbe dove sfogare.
PER IL FUTURO, HAI GIÀ QUALCHE IDEA PER VESSEL OF INIQUITY O ALTRI TUOI PROGETTI?
– Al momento, non saprei proprio cosa risponderti. Ho già in preparazione un altro disco di Vessel Of Iniquity, ma non so dire dove mi porterà precisamente.