I Victims, realtà ormai storica nella bellicosa scena hardcore svedese, sono tornati con l’ennesimo concentrato di rabbia e passione. Intitolato “A Dissident” e pubblicato dalla sempre più fondamentale Deathwish Records, il lavoro ha sia rinverdito la classica tradizione musicale della band, sia aperto alcune porte per potenziali future sperimentazioni. Più oscuro e ritmicamente più vario dei suoi predecessori, “A Dissident” sostanzialmente non compromette di una virgola il rapporto dei nostri con il loro background hardcore-punk, ma si pone come primo passo di una interessante seconda parte di carriera, all’insegna di un crossover di generi più ampio che porta anche la firma di Nico Elgstrand, chitarrista dei “masters of death” Entombed. Convinti in pieno da tale ascolto, non abbiamo esitato a metterci in contatto con la band per tastarne il polso. Ai nostri microfoni è intervenuto il cantante/bassista Johan…
SONO TRASCORSI TRE ANNI FRA LA PUBBLICAZIONE DI “KILLER” E QUELLA DEL NUOVO “A DISSIDENT”: UN LASSO DI TEMPO PIUTTOSTO LUNGO PER UNA HARDCORE BAND. COSA VI È ACCADUTO IN QUESTO PERIODO?
“Nulla di trascendentale, a dire il vero! Nei primi due anni siamo andati in tour piuttosto spesso, con band come Rotten Sound, Trap them, Black Breath e Municipal Waste. Tutte ottime esperienze. Poi abbiamo reclutato un nuovo chitarrista, Gareth Smith, e abbiamo trascorso un po’ di tempo ad affiatarci. Infine, l’anno scorso è stato speso quasi interamente sulla lavorazione di ‘A Dissident’. Sì, in effetti il gap è lungo, ma non ce ne siamo stati con le mani in mano”.
“A DISSIDENT” È INDUBBIAMENTE IL SOLITO ALBUM HARDCORE ALLA VICTIMS, TUTTAVIA SEMBRA CHE CI SIA QUALCHE INGREDIENTE IN PIÙ QUESTA VOLTA…
“Assolutamente. Come hai detto tu, siamo sempre i Victims, ma questa volta abbiamo incorporato qualche nuovo input nella nostra proposta. Ci piace progredire, anche se siamo una band innamorata di sonorità d-beat e hardcore. Per noi è importante crescere come musicisti: il rischio di annoiarsi è sempre dietro l’angolo”.
INOLTRE, L’ATMOSFERA DEL LAVORO RISULTA PIÙ CUPA DEL SOLITO. COME SPIEGHI LA PIEGA CHE HA PRESO LA VOSTRA MUSICA? AVETE DELIBERATAMENTE CERCATO UN RISULTATO DI QUESTO TIPO?
“No, devo dire che si è trattato di un processo molto spontaneo. Abbiamo speso più tempo nella lavorazione dei pezzi e questi ultimi sono venuti così. Comunque, devo ammettere che, a posteriori, certe cose che abbiamo confezionato spiazzano un po’ anche il sottoscritto”.
AVETE REGISTRATO L’ALBUM CON NICO DEGLI ENTOMBED. RACCONTACI DI QUESTA ESPERIENZA…
“Nico è il nostro uomo da oggi in poi! È stato fantastico lavorare con lui. Cercavamo una persona d’esperienza dopo aver perso Mieszko Talarzyk (ex Nasum, R.I.P.), colui che produsse i nostri primi album, e siamo stati fortunati a trovare una persona come Nico. Ci ha dato ottimi suggerimenti e ci ha messo realmente nelle condizioni di sperimentare nuovi spunti, soprattutto a livello vocale. Dicevi che l’album suona più cupo… beh, effettivamente credo che in questo senso il merito sia tutto di Nico, che ha lavorato parecchio sui toni sulla scelta dei suoni”.
PRIMA HAI ACCENNATO AL VOSTRO NUOVO CHITARRISTA GARETH SMITH, EX MEMBRO DEI BRITANNICI RAGING SPEEDHORN. COME LO AVETE CONOSCIUTO? HA CONTRIBUITO AL VOSTRO SONGWRITING?
“Gareth si è trasferito in Svezia circa 10 anni fa,quando ha conosciuto sua moglie mentre era in tour con la sua vecchia band, i Raging Speedhorn. Ha iniziato a lavorare coma barista al Debaser, un locale in cui lavoro come ingegnere del suono. Siamo diventati amici e questo ha anche portato a un tour in Scandinavia con Victims e Raging Speedhorn. Quando poi questi ultimi si sono sciolti, siamo stati lieti di dare il benvenuto a Gareth come secondo chitarrista nel nostro gruppo. Jon continua a scrivere il 90% della nostra musica, ma anche Gareth sta iniziando a contribuire: il pezzo ‘Broken Bones’ è infatti tutto suo. D’ora in avanti cercheremo senz’altro di comporre brani per due chitarre”.
IL PARZIALE CAMBIO DI SOUND HA PORTATO ANCHE A UN’EVOLUZIONE NEI TESTI?
“Penso di sì… trovo i nuovi testi più completi e diretti rispetto al solito. Il disco è una sorta di concept sull’essere un dissidente e sul combattere per la propria vita e i propri ideali. Tutto sommato, è un concept di matrice positiva… forse non si direbbe, ascoltando solo la musica”.
I VICTIMS SONO ATTIVI DA PARECCHIO TEMPO ORMAI. QUAL È IL SEGRETO DELLA VOSTRA LONGEVITÀ? DIVERSE BAND HARDCORE NON DURANO PIÙ DI QUALCHE ANNO…
“Non so il motivo… semplicemente amiamo quello che facciamo e non ci prendiamo troppo seriamente. Molte hardcore band si gettano a capofitto in tour e registrazioni, rinunciando a tutti gli altri aspetti della vita, ed è dura andare avanti così per anni. Noi siamo ancora affamati e non abbiamo alcuna intenzione di mollare”.
I VICTIMS NON SONO QUINDI LA VOSTRA PRINCIPALE OCCUPAZIONE…
“No! Potremmo provare ad andare in tour per sei mesi ogni anno, ma non è qualcosa che ci interessa fare. Ci sta bene avere dei lavori ‘normali’ e passare del tempo a casa. Per noi è importante divertirsi con la musica: non ha senso farla diventare un lavoro. Nessuno ama lavorare, no?”.
PENSI CHE LA TUA VISIONE DELLA BAND SIA CAMBIATA BEL CORSO DEGLI ANNI?
“Non credo: siamo maturati come persone e come musicisti, ma l’idea alla base del progetto è sempre quella. Nel 1997 volevamo suonare hardcore di questo tipo, trasmettere un messaggio e divertirci, e oggi le cose non sono cambiate. Il sentiero dei Victims è sempre quello…”.
LA BAND È RIUSCITA A GODERE ALMENO UN PO’ DELLA POPOLARITÀ CHE HA INVESTITO LE SONORITÀ -CORE NELL’ULTIMO DECENNIO?
“No, non direi. Certamente, un certo tipo di hardcore e metal-core ha sfondato tra le masse, ma non noi. Siamo troppo ruvidi, schietti e disperati per poter ambire a un successo su larga scala. Ovviamente ci fa piacere guadagnare nuovi fan, ma facciamo parte di una scena che non sarà mai ‘popolare'”.
CON COSA SEI CRESCIUTO A LIVELLO MUSICALE? COSA TI ISPIRA OGGIGIORNO?
“La mia crescita musicale è stata una vera odissea! Il mio primo idolo è stato Rod Stewart, ma ho cambiato radicalmente genere non appena mio fratello ha iniziato ad ascoltare heavy metal e hard rock. Ho sempre adorato i Kiss, ma anche i Sex Pistols e tutta la scena punk svedese. Il mio gruppo preferito da ragazzino erano gli Asta Kask. Oggi ascolto veramente di tutto: tanto metal e hardcore, ma anche pop rock e vari cantautori”.