VINTERBLOT – Suoni glaciali made in Italy

Pubblicato il 18/04/2016 da

Forti di un disco particolarmente riuscito, “Realms of The Untold”, i Vinterblot sembrano essere una realtà assolutamente interessante per il metal estremo tricolore; il loro album è infatti riuscito ad attirare le nostre attenzioni per freschezza compositiva ed una freddezza di fondo che nulla ha da invidiare a colleghi nord-europei ben più blasonati. Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Vandrer e Phanaeus, rispettivamente chitarrista/songwriter e voce/lyricist.

 

Vinterblot-band-lineup-2015
CIAO RAGAZZI, COMPLIMENTI PER IL VOSTRO NUOVO DISCO. L’HO TROVATO MOLTO RICERCATO SEPPURE NON VI SIANO FRONZOLI O BAROCCHISMI SUPERFLUI, PRONTO PER ESSERE RIPROPOSTO LIVE. COME SIETE ARRIVATI A QUESTO NUOVO LAVORO?
Vandrer: “Grazie mille Giuseppe, e un saluto ai lettori di Metalitalia.com! ‘Realms of the Untold’ rappresenta una tappa fondamentale lungo il nostro percorso evolutivo e, come per ogni meta, essa è stata raggiunta passo dopo passo. Abbiamo trovato la nostra ‘formula’ compositiva ideale, ed il lungo periodo di songwriting, di circa due anni, ci ha portato a scoprire che il tempo è un elemento importante ma non indispensabile; il logos alla base di questo album è l’Energia, abbiamo dato il massimo affinché essa venisse incisa a sigillo di ogni brano”.

PARLATECI UN PO’ DEL CONCEPT CHE AVVOLGE “REALMS OF THE UNTOLD”. QUALE STORIA (O STORIE) RACCHIUDE?
Phanaeus: “Si tratta di un disco imperniato su magia, esoterismo, alchimia e misticismo in genere. L’idea di base era quella di recuperare, dandole voce in musica, la dimensione ‘magica’ pressoché estinta dall’umana quotidianità nel mondo contemporaneo. Nacque in me così la voglia di suddividere l’album in tre capitoli (a rappresentare la divisione ternaria di Spiritus, Anima, Corpus) attribuendoli simbolicamente a tre minerali: antimonio, risigallo, onice. In alchimia, ciascuno di essi possiede una determinata proprietà, una distinta energia; da ciò consegue un diverso e specifico impiego rituale. In musica ciò si è tradotto nello sviluppare tre atmosfere e mood relativi, intrecciando il tutto con i testi e le tematiche di base. In definitiva, il concept potrebbe essere racchiuso ed espresso attraverso le parole di un noto occultista francese Éliphas Lévi, trascritte nel booklet dell’album, ‘Everything is possible to him who wills only what is true! Rest in Nature, study, know, then dare; dare to will, dare to act and be silent!'”.

LO RITENGO UN DISCO ADATTO ANCHE A CHI NON VI CONOSCE, MATURO ED ESPRESSIVO AL PUNTO GIUSTO. SE DOVESTE SCEGLIERE GIUSTO UN PAIO DI CANZONI PER CHI SI AVVICINA PER LA PRIMA VOLTA AL VOSTRO NOME, QUALI DIRESTE E PERCHE’?
Phanaeus: “Ti ringrazio! Forzando un po’ la tua domanda, se dovessi suggerire delle canzoni che possano  rappresentare al contempo chi siamo e le peculiarità di questo concept – album, ne proporrei tre (una per capitolo)! La prima sarebbe l’opener ‘Evoked by Light’ in quanto pone sin da subito in chiaro i nostri intenti, il nostro sound ed atmosfere, manifestando compiutamente il nostro potenziale lirico e di songwriting. La seconda è ‘The Summoning’, in assoluto la traccia più evocativa e trasversale, quella in cui la componente rituale si manifesta in maniera prominente. Infine, cito la traccia di chiusura ‘Throne of Snakes’, una sorta di nemesi dell’opener, la canzone Vinterblot più sulfurea ed old-school di sempre, viscerale e morbosa, un ritorno alle origini del metal estremo”.

IL VOSTRO PRECEDENTE “NETHER COLLAPSE” RACCHIUDEVA MOLTE ATMOSFERE MELODIC DEATH, MENTRE QUESTO SEMBRA AVER STERZATO FORTEMENTE SUL BLACK, SIN DALL’APERTURA DELL’ALBUM CHE AVVIENE SENZA TANTI GIRI DI PAROLE. SI TRATTA DI UNA SCELTA CONSAPEVOLE O MAGARI SONO CAMBIATI GLI ASCOLTI ALL’INTERNO DELLA BAND?
Vandrer: “In tutta onestà, questa evoluzione è stata solo rimandata nel tempo: era inesorabile! ‘Nether Collapse’ fu un buon compromesso, abbiamo scritto ciò che al tempo, da studenti delle superiori con limitata esperienza musicale (e di vita!), ci è sembrato ‘cool’. E’ stato propedeutico, ne siamo davvero orgogliosi proprio perché ha segnato il nostro debutto internazionale, ed ha ricevuto una grandissima attenzione che per noi ha significato moltissimo, ne siamo grati. ‘Realms of the Untold’ è un album più sincero, umano, e proprio per questo ha rappresentato una sfida nettamente più ardua! Una band emergente è chiamata oggi a dare il meglio del meglio, da parte nostra abbiamo messo a nudo le influenze più accattivanti, seguendo un sentiero il più possibile personale”.

LE CANZONI SONO ESTREMAMENTE ATMOSFERICHE, E TUTTE LE PARTI STRUMENTALI, PUR ESSENDO SINGOLARMENTE DI VALORE, LASCIANO TRASPARIRE UN CERTO LAVORO NELLA RICERCA DELL’AMALGAMA FINALE. COME AVVIENE IL PROCESSO DI STESURA IN CASA VINTERBLOT?
Phanaeus: “Il processo di stesura segue il cosiddetto flusso di coscienza, l’Ispirazione. Esso si sviluppa sia liricamente che musicalmente dal vagito di un riff, una melodia proposta dal nostro chitarrista Vandrer e si cesella – prove dopo prove – in sala, permettendo ai primi germogli di canzone di svilupparsi in un fruttifero albero finale: il pezzo, e poi il disco. L’attività in sala prove è fondamentale per permetterci di cogliere i frutti dell’ispirazione istintiva e svilupparne gli arrangiamenti attraverso il gusto e le competenze, il raziocinio, stabilendo poi l’obiettivo coerente dell’Opus. Fondamentale ed entusiasmante è l’intreccio musica|concept e gli innumerevoli confronti di brainstorming che ne derivano, come a conciliare due forze distinte – ma indissolubili – che si autoalimentano. Tale processo, a volte, non è semplice ed immediato ma, dopotutto, rappresenta il fascino dell’ esser parte di una band!”.

IL SOUND DEFINITIVO E’ AD OPERA DI DAN SWANÖ, UNA PERSONALITA’ DI TUTTO RISPETTO IN AMBITO METAL E CHE HA COLLABORATO CON NOMI IMPORTANTISSIMI. AVETE AVUTO MODO DI CONFRONTARVI CON LUI DURANTE LE FASI DI MIXAGGIO E MASTERING?
Vandrer: “Certamente! Dan è un professionista eccezionale con cui lavorare: paziente, disponibile e ricco di talento! Ci siamo continuamente confrontati al fine di trovare il giusto equilibrio per il nostro sound, tuttavia i nostri brani hanno una gamma dinamica davvero ampia, molto rapidi – molto lenti, vi sono numerosi arrangiamenti complessi e Dan ha vinto la sfida con grande sicurezza! Vi è un divario culturale ed anagrafico tra noi, ma la ricerca comune del ‘bello’ non ha regole, Mr. Swanö ha compreso ciò che cercavamo ed ha lavorato sodo finché ne siamo stati tutti soddisfatti al 100%. Abbiamo curato personalmente ed in totale autonomia la produzione del disco, in ogni fase di registrazione abbiamo letteralmente scolpito la musicalità dei brani con tutta la pignoleria di cui siamo capaci… c’è chi odia lavorare con noi, a ragion veduta (risate, ndR)! Approfitto per ringraziare sia Dan Swanö che il nostro conterraneo Angelo Emanuele Buccolieri, che ha seguito il processo di registrazione-editing della nostra batteria! Per me è importante avere pieno controllo nella fase di creazione dell’opera, anche se questo significa premere ‘Rec’ e ‘Stop’ per otto ore al giorno per due mesi. Il diavolo risiede nei dettagli dopotutto!”.

COSA E’ AVVENUTO NELLO SPAZIO FRA LA PUBBLICAZIONE DEI DUE DISCHI? QUALI ESPERIENZE PARTICOLARI VI SENTITE DI CITARE?
Phanaeus: “Le più grandi conquiste, avvenute nel lasso di tempo tra i due dischi, sono la maggiore capacità/consapevolezza dei propri mezzi, coraggio ed affiatamento, fattori conseguenti alle diverse esperienze live e studio fatte nel mezzo. Una delle esperienze più appaganti e divertenti è stata indubbiamente quella legata al Rauhnacht Tour del 2012. Un mini tour di sole tre date (con Abinchova, Waldwind e Knaat) che ci ha visti ambasciatori di Puglia in Germania e Svizzera. Ambasciatori nel senso letterale del termine, avendo portato con noi leccornie tipiche della nostra terra (ad esempio taralli e vino) dispensandole, con sommo gaudio, tra il pubblico e band straniere, in un mix di ilarità, orgoglio campanilista ed ubriaca cialtroneria, quasi a compensare (o annientare?) le atmosfere gelide ed austere evocate sul palco pochi istanti prima (risate, ndR)!”.

IL VOSTRO SUONO OGGI E’ GLACIALE COME NON MAI, NON ESATTAMENTE IL TIPO DI SONORITA’ CHE CI ASPETTEREMMO PROVENIRE DALLA VOSTRA REGIONE D’ORIGINE, LA PUGLIA. COME SI VIVE IL METAL DALLE VOSTRE PARTI? CHE RAPPORTO AVETE CON LE REALTA’ LOCALI?
Vandrer: “Sarò sincero, è eccitante ricevere feedback sulla ‘glacialità’ del disco (ti ringraziamo Giuseppe!), poiché la quasi totalità delle nostre influenze è ascrivibile al panorama nordeuropeo, noi ricerchiamo glacialità nei nostri stessi ascolti! Non so sinceramente cosa determini questa sinestesia, probabilmente l’atmosfera più rigida, il sound harsh delle chitarre? Fatto sta che qui in Puglia ci vuole grande sforzo immaginativo per contemplare mentalmente fiordi e paesaggi innevati! Le realtà locali sono floride, penso che la provincia di Bari sia infatti il territorio più fertile del sud Italia quando si tratta di metal estremo, sia per numero di band sia per attività live! Il gusto locale è tendenzialmente indirizzato verso il death/thrash metal, vi è una tenace frangia hardcore, ed è nettamente raro imbattersi in gruppi con influenze simili alle nostre. Negli anni abbiamo avuto degli incontri con altre realtà italiane e con un pizzico di orgoglio affermo che Bari è una realtà interessantissima, la nostra stessa band ne ha giovato! Per le realtà giovani è fondamentale avere un contesto vivo e propulsivo”.

E CON IL MONDO UNDERGROUND ITALIANO IN GENERALE? COME E DOVE VI COLLOCHERESTE?
Phanaeus: “Ritengo, senza mezzi termini, che la nostra proposta musicale e concettuale sarà sempre legata all’underground, per certi versi siamo un po’ degli ‘outsider’ di scene specifiche. E’ la nostra identità e non vogliamo in alcun modo cavalcare stereotipi che possano minare alla spontaneità di ciò che siamo! Abbiamo indubbiamente degli elementi che sono riconducibili a tre diverse ‘scene’ quella black metal, quella death metal e quella pagan/folk/ambient. Auspichiamo che chiunque ci dovesse concedere un ascolto (o meno) lo faccia a prescindere da imposizioni aprioristiche su ciò che è degno o meno di supporto, ma lo faccia in base al proprio gusto ed alle sensazioni più spontanee, oneste e meno preconfezionate possibili”.

TRE BAND CHE VI SENTIRESTE DI CONSIGLIARE, CON CUI MAGARI AVETE CONDIVISO PALCHI O MOMENTI PARTICOLARI?
Vandrer: “Tra le band che consiglierei: Kanseil, Ulvedharr, Atavicus, una importante triade Nemeton Records. Tra i nostri compagni di label (che salutiamo tutti!) rappresentano quelli a noi più vicini in termini di influenze estreme! Poi Selvans, ormai noti nel panorama italiano, abbiamo condiviso i nostri rispettivi release party a fronte di una stima reciproca che ci ha legati nel corso degli anni con i precedenti Draugr! E’ una band a mio avviso interessante e dalle idee molto chiare, hanno uno show teatrale e sound evocativo! E The Ossuary: nuovissima occult rock band barese formata da componenti veterani (Natron, Twilight Gate, Backjumper), nostri amici e musicisti eccezionali”.

QUAL E’ LO STATO DI SALUTE DEL METAL ESTREMO NEL NOSTRO  PAESE SECONDO VOI?
Vandrer: “Secondo la mia personale opinione, l’Italia ha grande potenziale (non solo nella musica estrema), ma noi italiani siamo il nostro stesso freno. Non si tratta di esterofilia, perché viviamo una condizione più agiata rispetto a moltissimi altri paesi, tuttavia, dove il metal è di casa (nord Europa, nord America) vi è sincero interesse verso le realtà emergenti ed il trattamento per le band è più umano! Sarà che non condividiamo lo stesso valore artistico, sarà che le spese per i nostri locali sono insostenibili, sarà che la gente qui non supporta abbastanza l’underground. Ci sono tante possibilità, fatto sta che il giro di business è senza dubbio limitato in Italia, specie nell’underground. Penso che proprio a causa di questo afflusso economico alcuni festival tendano a ricadere nel famoso ‘pay to play’. Tutto questo avvelena l’industria, noi ‘metallari’ siamo chiamati al supporto e se desideriamo ostentare all’estero band di casa, il primo passo è uscire e frequentare la propria scena locale, folta o rada che sia. Siamo noi stessi l’antidoto”.

C’E’ QUALCHE DISCO O CONCERTO IN PARTICOLARE CHE VI HA COLPITO NELL’ULTIMO ANNO?
Vandrer: “Un album che mi ha stregato è stato ‘In Times’ degli Enslaved, sempre più capaci di fondere spiritualismo nordico a psichedelia, fenomenali! Per quanto riguarda i live show, su tutti lo spettacolare live tour di ‘The Satanist’dei Behemoth, il più incisivo di quelli che ho avuto modo di vedere nell’ultimo anno”.
Phanaeus: “La Palma d’Oro per il concerto più sorprendente del 2015 è da assegnare indubbiamente al ‘Zaandam Deathfest’ di Zaandam (in Olanda) ad opera degli Avulsed, durante lo Ritual Zombi over Europe 2015. Per ragioni legate alla pressoché nulla promozione dell’evento, l’affluenza del pubblico fu minima e numericamente inconsistente: una dozzina, ventina al massimo, in tutto il locale? La scarsa affluenza non ha rappresentato affatto un limite o un fattore demotivante, anzi… E’ stata catalizzata tutta in uno show tritaossa, grazie ad una prestazione stellare ed al carisma del veterano Dave Rotten, un grande esempio di frontman in grado di tramutare anche il più sfavorevole dei contesti in puro divertimento ed adrenalina (vedasi la richiesta – andata a buon fine – di ‘wall of death’ con sole dodici persone, coinvolgendo fisicamente uno ad uno i presenti)!”.

COME GIUDICHERESTE L’EFFETTO CHE AVETE SUL PUBBLICO? QUAL E’ LA VOSTRA FANBASE, IL VOSTRO CONCERTO TIPO?
Phanaeus: “Sin dalle origini i Vinterblot sono stati concepiti come una live band, questa essenza si è sempre riflessa anche nel songwriting; non componiamo mai nulla che non possa essere reso al meglio in sede live. Preferiamo un approccio sobrio e per certi versi diretto e viscerale, senza orpelli, ma al contempo spirituale, puro e profondo. Siamo persone prima che personaggi, anche on stage penso che questo si evinca. L’esibizione live è – azzardando una metafora – una sorta di rituale nel quale convogliare tutte le proprie energie, il proprio vigore; è la finalizzazione di un processo con il fine ultimo di trarne divertimento, beneficio ed osmosi vicendevole con il pubblico. Inutile dirti che adoriamo i concerti nei quali tutto ciò è tangibile, nei quali poter stabilire un contatto diretto con i presenti e percepire il loro coinvolgimento. Il concerto ‘tipo’ è un turbinio di teste, corpi, sorrisi, urla… energia. Ci sentiamo sinceramente debitori nei confronti di chiunque renda l’esibizione una sorta di unicum da ricordare, curare e ricompensare, cercando di dare sempre il massimo”.

SO CHE I SINGOLI COMPONENTI DEI VINTERBLOT PROVENGONO DA DIVERSE REALTA’ MUSICALI, VI VA DI PARLARNE?
Vandrer: “Proveniamo da realtà accomunate dalla passione per la musica estrema, i nostri gusti sono molto ampi e vari. Possiamo citare tendenze individuali come la passione per l’heavy metal/power del nostro chitarrista Auros, i gusti eclettici e sperimentali di Wolf (batterista) e l’orientamento thrash di Eruner (bassista). Personalmente adoro soprattutto il folk Nord-Europeo e il metal 1987-1997 di matrice (prevalentemente) scandinava”.
Phanaeus: “Per quanto mi riguarda, ho militato nelle file dei Mharbh, death metal band barese di metà anni Novanta, esperienza fondamentale e gratificante sotto molteplici aspetti, soprattutto quello umano.  Inaspettatamente, da meno di un anno, sono anche in forza ai seminali ‘Italian Godfathers of death metal’ Natron, con i quali ho avuto l’onore di poter condividere non solo la sala prove ma anche i palchi ed un intero tour europeo (in compagnia di Avulsed e Prion), oltre ad entusiasmanti avventure! Divertimento ed affiatamento che sicuramente porteranno alla stesura di un nuovo album di inediti ed alla conseguente promozione live, in vista del venticinquesimo anno di attività della band, vedremo…”.

QUAL E’ L’IMPATTO CHE LA VOSTRA BAND HA SULLE VOSTRE VITE PERSONALI?
Vandrer: “L’entità ‘Vinterblot’ è padrona delle nostre vite! Scherzi a parte, è un progetto totalizzante, percorre al nostro fianco la nostra esistenza. Finanche quando la band non era ancora nata, era esattamente così nei nostri desideri! Ha sicuramente impatto diretto sui nostri ‘fuori corso’ accademici e difficoltà nel conciliare l’economia quotidiana delle vite personali, tuttavia essa ci regala soddisfazioni immense, molte delle quali immateriali, che vanno al di là di ogni sforzo terreno. Una buona band è come una buona amante, oserei dire”.
Phanaeus: “L’impatto dei Vinterblot sulla mia vita personale è paragonabile a quello del martello che batte su una lastra di ferro incandescente. La band ha pian piano forgiato il mio vivere quotidiano, permettendo ad esso di acquisire una nuova, più acuminata forma, attribuendone inedito valore ed efficacia”.

QUALI SONO I VOSTRI PROSSIMI PASSI? AVETE UN TOUR IN PROGRAMMA? A BREVE SI INIZIERA’ A PARLARE DI FESTIVAL ESTIVI, C’E’ QUALCHE PALCO SU CUI VI VEDREMO?
Phanaeus: “L’obiettivo fondamentale sarà quello di promuovere il nuovo materiale sui palchi d’Italia ed Europa, accettando la sfida di riuscire a conciliare l’attività live con le nostre vite private e professionali, da musicisti non professionisti! Abbiamo il piacere di esser presenti alla quarta edizione dell’Apulia Metal Fest il 22 aprile (presso il Demodè di Bari) con i maestosi Novembre, Doomraiser, Zippo ed altri. In estate, per i più inclini alle sonorità black e folk, l’appuntamento è sul palco dell’Italic Pagan Fest, il 25 giugno a Borgo Priolo (Pavia) in compagnia di Selvans, Gotland, Voltumna, Atavicus, ecc…”.

AVETE GIA’ QUALCOSA IN SERBO PER IL PROSSIMO ALBUM?
Vandrer: “Assolutamente sì! Appena concluso le registrazioni di ‘Realms of the Untold’ abbiamo ripreso il songwriting per il prossimo (terzo) album, siamo entusiasti ed eccitati dal nuovo materiale e non stiamo nella pelle all’idea di completarlo! Stiamo vivendo una fase in cui le idee chiare vanno ad unirsi ad energia prorompente, il tutto è tenuto assieme dall’esperienza maturata negli anni, che tende a facilitare il tutto! Chiunque desideri seguire i nostri passi, può farlo attraverso il nostro sito web ed ogni genere di social network! A breve nuovi interessanti update!”.

VI RINGRAZIAMO PER LA DISPONIBILITA’. VI LASCIAMO CONCLUDERE A PIACIMENTO!
Phanaeus: “Ringrazio te e la redazione di Metalitalia.com per questa piacevole intervista, rimando ai saluti di rito, ma soprattutto all’auspicio di (re-)incontrare, scambiare due parole e condividere del buon vino con i lettori ed, in genere, chiunque ci supporti anche solo concedendoci un ascolto. Potete seguire tutte le nostre attività tramite il sito ufficiale ed i vari canali social della band. A presto, HornZ Up!”.

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