L’atteso ritorno dei Vision Divine si è fatto attendere: sette anni dopo l’ultima fatica, il 25 ottobre è finalmente stato dato alle stampe il nuovo album, “When All The Heroes Are Dead”, uscito per Scarlet Records. Abbiamo parlato con Olaf Thorsen (fondatore e chitarrista del progetto) di cosa è successo durante questi anni di silenzio, in particolare degli importanti cambi di line-up e della necessità di fare il punto di una carriera ormai ventennale. Ma non solo: c’è stato anche spazio per incursioni nelle problematiche del mondo contemporaneo e per riflettere sull’importanza di altre forme artistiche come la letteratura.
“WHEN ALL THE HEROES ARE DEAD” È UN ALBUM MOLTO ATTESO, ANCHE PERCHÉ SONO PASSATI BEN SETTE ANNI DAL VOSTRO ULTIMO LAVORO. È STATA UNA PAUSA OBBLIGATA DA EVENTI PARTICOLARI? O UNA DECISIONE RAGIONATA PER RECUPERARE ISPIRAZIONE ED ENERGIA?
– Diciamo che è stato un po’ un mix delle due cose. Innanzitutto, come ormai hanno notato tutti, c’è stata una modifica della line-up, in modo da poterci consentire di essere più regolari, non solo a livello di uscite discografiche, ma anche e soprattutto a livello di disponibilità per i live da programmare. Credo sia comprensibile che condividere un cantante con altri gruppi, tra l’altro molto importanti, rendesse tutto più complicato (nonostante la volontà di Fabio Lione di mettersi sempre a disposizione, bisogna ammettere). In secondo luogo, anche quando eravamo molto più prolifici a livello di frequenza delle uscite, abbiamo sempre sostenuto che non è obbligatorio fare un disco all’anno e l’unica regola vera è – o almeno dovrebbe essere – che quando si scrive qualcosa di nuovo, bisognerebbe sentirne veramente l’esigenza e cercare di fare un prodotto quantomeno rispettoso di quanto fatto in passato. Direi che siamo passati dalle parole ai fatti e ci abbiamo messo anche un po’ troppo, forse, ma l’importante era non uscire ‘per forza’ con qualcosa di poco sentito, mentre oggi siamo qua con un disco di cui siamo molto orgogliosi.
IL SINGOLO “ANGEL OF REVENGE”, PUBBLICATO ALCUNI MESI FA, HA CREATO UN VASTISSIMO CONSENSO DI PUBBLICO E CRITICA. MA SPECIALMENTE VI HA PERMESSO DI METTERE IN LUCE, AL MASSIMO DELLO SPLENDORE, LE DUE IMPORTANTI NEW ENTRY NELLA VOSTRA LINE-UP: IVAN GIANNINI ALLA VOCE E IL MITICO MIKE TERRANA DIETRO LE PELLI. COME SONO AVVENUTI GLI INCONTRI CON QUESTI GRANDI MUSICISTI?
– Grazie mille per le belle parole. Mike in realtà suona già con noi da oltre due anni: si era integrato ai tempi del cambio di batterista e il tutto avvenne per caso, durante un incontro velocissimo in aeroporto (stava aspettando una coincidenza diversa). Durante uno scambio di saluti era venuto fuori che eravamo rimasti senza batterista e lui si è proposto immediatamente, dato che conosceva la band, apprezzandola molto, ma soprattutto lui vive da anni a Forte dei Marmi, quindi è toscano come noi, il che avrebbe reso il tutto ancora più semplice. Inutile dire che non è servito nemmeno pensarci sopra… Quanto a Ivan, invece, le cose sono andate diversamente: dopo l’uscita di Fabio, abbiamo ricevuto dozzine e dozzine di richieste ed autocandidature, devo dire alcune delle quali anche molto eccellenti. Ce la siamo presa con comodo, perché sapevamo che non sarebbe stato un cambio semplice (visti soprattutto i predecessori). Dopo aver visionato un numero incalcolabile di cantanti, abbiamo ridotto il numero dei papabili a tre, ai quali abbiamo poi chiesto di realizzare delle loro versioni di vecchi brani. Semplicemente, Ivan è stato quello, tra tutti, che ci ha ispirato di più a livello vocale, perché non ha solo un grande talento ed un’ottima estensione, che gli permette di riproporre live anche tutto il nostro vecchio repertorio, ma ha anche una sua precisa personalità ed un modo di utilizzare la voce che non imita assolutamente nessuno. “Angel Of Revenge”, infine, ci è stato utile proprio per presentarlo non solo al pubblico, ma anche alle etichette, visto che lo scetticismo stava iniziando ad essere perfino fastidioso. Come hai detto tu, alla fine, è andata benissimo e Ivan ha accolto una standing ovation meritatissima!
DIVERSI BRANI DI QUESTO NUOVO ALBUM FANNO PENSARE CHE NON POTREBBERO ESSERE CANTATI DA ALTRI SE NON DA GIANNINI, O CHE NON SAREBBERO STATI COSÌ POTENTI E DINAMICI SENZA TERRANA ALLA BATTERIA. I NUOVI MEMBRI HANNO INFLUENZATO LE SCELTE IN FASE COMPOSITIVA?
– Beh, credo che sia quasi sempre cosi: quando esce qualcosa, e quando tutti i musicisti ne sono coinvolti, i brani ‘originali’ rappresentano sempre la migliore espressione di quella musica, che non a caso è stata creata appositamente per quel momento e quella line-up. I nuovi membri, ma anche i vecchi, sono sempre importanti: questa non è una one-man band. Non lo è mai stata e non lo sarà mai, per precisa scelta fin dall’inizio (quando avrebbe potuto essere un ‘semplice’ solo album). Ritengo comunque che i nuovi arrivati abbiano effettivamente dato quel qualcosa in più, non solo a livello esecutivo, ma proprio ad un livello artistico, mettendoci del proprio e dando il loro 200%. Non posso fare altro che ringraziarli ed essere felice di averli nella band.
IL NUOVO ALBUM PORTA IL PROGETTO VISION DIVINE VERSO NUOVE SCELTE MUSICALI, MA AL CONTEMPO SOLIDIFICA UN PERCORSO ORMAI A SUO MODO STORICO, RISULTANDO UN LAVORO COERENTE CON TUTTI GLI ALBUM PRECEDENTI. UNA SORTA DI NUOVO INIZIO, CHE PERÒ È ANCHE LA RIPRESA DI UN DISCORSO MUSICALE CHE PARTE DA LONTANO. QUESTA È STATA UNA SCELTA CONSAPEVOLE IN FASE DI SONGWRITING?
– Direi di sì. Per una band che proprio in questi giorni festeggia vent’anni e otto album in studio all’attivo, non è mai semplice sedersi e scrivere nuovo materiale. In fondo sai subito che se ripeti una formula già proposta farai scontento qualcuno, se invece cambi ne scontenterai altri. Nel nostro caso ci abbiamo ragionato sopra e – pur essendo consapevoli di non essere i Metallica – crediamo di avere raggiunto un certo equilibrio tra i vari strumenti e nel modo di comporre. Un equilibrio a suo modo riconoscibile, ritengo, che nel tempo ha reso la band meritevole anche di certi complimenti, che fanno sempre piacere. In questa ottica, ci siamo messi al lavoro con un obiettivo semplice: mantenere questo nostro stile riconoscibile, lasciando al tempo stesso che i nuovi elementi conferissero quel tanto di novità non solo necessaria, ma anche molto gradita, da noi stessi in primis. Il risultato finale è un mix di tutti questi elementi, che ci soddisfa molto. In fondo, dopotutto, non ci siamo mai ripetuti completamente e disco dopo disco, pur mantenendo un certo sound, abbiamo sempre cambiato qualcosa. In fondo credo che basti mettere a fianco il nostro primo ed ultimo album, per capire quello che sto dicendo.
IL VOSTRO POWER METAL È DA SEMPRE RICONOSCIBILISSIMO E MOLTO PERSONALE, CON INCURSIONI MAI TROPPO SFRENATE NEL PROG E UN MOOD CHE MISCELA SAPIENTEMENTE ENERGIA E MALINCONIA. LE VOSTRE ISPIRAZIONI SONO ANCORA QUELLE DELLE ORIGINI? O SI È AGGIUNTO QUALCOSA AL VENTAGLIO DI BAND (O MUSICISTI) CHE SENTITE VICINE AL VOSTRO MODO DI CONCEPIRE LA MUSICA?
– Non è facile rispondere ad una domanda apparentemente semplice come questa: è ovvio che in venti anni siamo cambiati molto, come sono cambiati anche alcuni musicisti. Anche le stesse domande che ci ponevamo, e di conseguenza i testi che magari decidiamo di realizzare, oggi trovano risposte differenti rispetto ad una volta. La musica, di conseguenza, cambia o si modifica adattandosi al mood che stiamo vivendo. Dico sempre che ogni album è una foto istantanea di un preciso momento delle persone che l’hanno realizzata e vale non solo per noi, ma per qualunque altra band.
I TESTI DI “WHEN ALL THE HEROES ARE DEAD” RUOTANO ATTORNO A UNA SORTA DI CONCEPT TEMATICO, CHE PARE SOTTENDERE UNA RIFLESSIONE AMARA E CRITICA: NELLA REALTÀ CONTEMPORANEA ABBIAMO RINNEGATO IL CONCETTO DI ‘EROE’, METTIAMO IN DUBBIO IL VALORE DI UOMINI FONDAMENTALI CHE HANNO RESO IL NOSTRO MONDO QUELLO CHE È. VI VA DI PARLARE DI QUESTA INTERESSANTE PROSPETTIVA?
– Hai centrato il punto. Come ho già avuto modo di spiegare anche in altre occasioni, questo in fondo è l’album più ‘nichilista’ che abbiamo mai realizzato. Non è un concept vero e proprio, inteso come la classica storia che si dipana lungo i vari capitoli, rappresentati dai singoli brani, ma racchiude invece una serie di riflessioni, oppure di storie riferite ad eroi del passato e presi a puro titolo di esempio (ce ne sono così tanti, che sarebbe stato impossibile fare anche solo una veloce cernita). Il significato del tutto, come hai anticipato tu, è il tema centrale di questo disco: viviamo in una società sempre più distaccata, non solo da quanto ci circonda, ma anche e soprattutto dal passato, che fa sempre meno parte della nostra vita quotidiana.
ANCHE IN QUESTO DISCO TORNA A ESSERE PRESENTE LA POESIA ITALIANA (UN PRECEDENTE LUMINOSO ERA STATO IL BRANO “LA VITA FUGGE”, NELL’ALBUM “STREAM OF CONSCIOUSNESS”, CHE PRENDEVA LE MOSSE DALLA LIRICA DI PETRARCA). INFATTI LA TRACCIA CONCLUSIVA DELL’ALBUM OSPITA UN’ECCEZIONALE LETTURA DE “L’INFINITO” DI LEOPARDI, A OPERA DELL’ATTORE ALEX LUCCHESI. SEMBRA DUNQUE CHE IL LEGAME CON IL CANONE LETTERARIO SIA QUALCOSA DI PROFONDAMENTE RADICATO NEL VOSTRO ORIZZONTE ARTISTICO. CHE RAPPORTO AVETE CON LE ALTRE ARTI ADIACENTI ALLA MUSICA?
– Siamo interessati a tutta l’arte, in tutte le sue espressioni e forme. Non si tratta di voler essere originali, o falsamente intellettuali. Siamo semplicemente persone che amano la musica, la poesia e tutte le altre forme di espressione dell’Arte. Non credo che ci sia nulla di male, né di eccezionale. La scelta di utilizzare testi di poeti o scrittori italiani, in fondo, è una delle cose che ci contraddistingue da moltissimi anni e che ci diverte molto, perché andiamo a scegliere dei testi che in qualche modo si incastrino con quello di cui stiamo scrivendo noi. Tu hai citato “Stream”, ma ricordo anche che in “The 25th Hour” utilizzammo Pirandello ( il mio scrittore preferito in assoluto).
SIETE ORMAI DA MOLTI ANNI UN’ECCELLENZA ASSOLUTA NEL PANORAMA METAL ITALIANO. UNA BAND AMPIAMENTE RICONOSCIUTA A LIVELLO INTERNAZIONALE COME LA VOSTRA CHE RAPPORTO HA CON LE ALTRE BAND DEL PROPRIO PAESE? CI SONO PROGETTI CHE RITENETE POSSANO RIPERCORRERE, A LORO MODO, UNA CARRIERA COME LA VOSTRA?
– Intanto, ci stai facendo troppi complimenti! Ti ringrazio per le belle parole, che pero lasciano il tempo che trovano: non si vive di quel che si è fatto in passato, ma bisogna restare ancorati al presente e pensare al futuro. Certo, è scontato che avere fatto belle cose ed avere raggiunto dei risultati serva, soprattutto in un’epoca come questa, dove tutto corre e viene bruciato nell’arco di pochi giorni, quando non di poche ore. Da questo punto di vista, alcune band ‘più recenti’ fanno sicuramente più fatica ad ottenere o magari a consolidare quanto di buono stanno facendo, ed è un vero peccato. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con praticamente tutte le band italiane, a dispetto di quanto si potrebbe pensare o di come a volte si voglia spettegolare in giro. Nella peggiore delle ipotesi, semplicemente, non sono mai entrato in confidenza con alcuni, ma questo sia comprensibile e scontato (non potrei conoscere tutti e diventare amico di tutta la scena italiana!). Ho sempre speso belle parole per i gruppi del nostro Paese e ripeto da venti (VENTI!) anni, che molti qua sono di livello non solo identico, ma anche superiore a una percentuale enorme di quanto proposto all’estero. Se mi chiedi allora perché sembra sempre che ci manchi un ultimo passo, non saprei risponderti, ma posso darti una mia chiave interpretativa: a noi non manca la musica, non manca la tecnica, non manca nemmeno la produzione, ormai (i nostri dischi suonano bene tanto quanto, e spesso pure meglio, quelli prodotti all’estero). Ci manca il resto e con ‘il resto’ intendo tutto quanto sta attorno ad una band: manager, etichette, giornali, promoter, gente disposta a concentrarsi su quanto abbiamo di pronto e bello in casa. Eviterò infine di nominarti qualche band, perché sono veramente amico di tantissimi gruppi e non vorrei mai nominare qualcuno a discapito di altri, ma citerò solo i DGM, che per me sono come fratelli; ritengo un vero crimine che stiano ancora sbracciandosi per ottenere qualcosa che solo gli spetterebbe di diritto.
PER UNA BAND COME I VISION DIVINE LA MATURITÀ STILISTICA È STATA PIENAMENTE RAGGIUNTA GIÀ MOLTO TEMPO FA. MA UN LAVORO COME QUEST’ULTIMO SEMBRA CHE FARÀ EMERGERE ANCORA TANTA VOGLIA DI RINNOVARSI E RICERCARE NUOVE STRADE. AVETE GIÀ IN MENTE QUALCOSA SUI PASSI FUTURI DELLA BAND?
– Non si smette mai di crescere, se lo si vuole veramente. Adesso, come è giusto che sia, ci stiamo godendo l’attimo. Abbiamo comunque in programma di non aspettare altri sette anni per un nuovo lavoro e questo grazie soprattutto all’entusiasmo portato dai nuovi innesti e dal tantissimo affetto che ci è stato dimostrato in questi ultimi mesi dai tanti, tantissimi ‘fan’ ( posso chiamarli cosi, o sembriamo troppo presuntuosi?) che ci stanno facendo sentire, da tutto il mondo, che in fondo gli siamo mancati. Ringrazio proprio questi ultimi, a fine intervista, perché se è vero che avevamo rallentato fino a raggiungere uno stato di morte apparente, è anche vero che dall’uscita di “Angel Of Revenge” abbiamo ricevuto una tale marea di contatti ed affetto che ne siamo rimasti letteralmente travolti.