Ce ne hanno messo di tempo, i ravennati Void Of Sleep, per rientrare in scena con il loro terzo disco sulla lunga distanza, il piacevolissimo “Metaphora”, album che si stacca leggermente dalla coppia di lavori editi in precedenza dal combo, andando ad abbracciare una maggiore accessibilità, una portentosa varietà ed uno stuolo di nuove idee e soluzioni sonore fin qui mai usate dai Nostri. Il tempo trascorso, qualche peripezia, la nuova formazione: tutti fattori che hanno contribuito a plasmare la forma rinnovata di questa band, che comunque non disdegna il suo stolido approccio allo stoner progressivo e Mastodoniano che li ha caratterizzati negli anni scorsi. Ciò che sicuramente non è cambiata è la disponibilità dei ragazzi, che ci hanno introdotto ancora una volta nel mondo genuino e senza troppi voli pindarici della loro creatura. Ai nostri microfoni si sono presentati Andrea ‘Burdo’ Burdisso, voce e chitarra, e Marco ‘Gale’ Galeotti, chitarra. A loro la parola!
CIAO RAGAZZI, BENTORNATI SU METALITALIA.COM! PRIMA DI TUTTO UNA DOMANDA QUASI D’OBBLIGO, CHE MISCHIA MUSICA AD ATTUALITA’: COME CI SI SENTE AD ESSERE UNO FRA I TANTI GRUPPI CHE SI E’ TROVATO A FAR USCIRE UN DISCO NEL BEL MEZZO DI UNA PANDEMIA MONDIALE MAI SPERIMENTATA PRIMA? COME AVETE VISSUTO QUESTI ULTIMI MESI?
Burdo – Ciao Marco, grazie, è sempre un piacere! Be’, direi che ci si sente prima di tutto spaesati e anche piuttosto delusi, o ancor meglio desolati, perché abbiamo lavorato parecchio a questo album e ci immaginavamo di poterlo presentare al meglio delle nostre possibilità. Ci rendiamo però conto che non possiamo farci nulla, nessuno può fare nulla al momento, per cui diciamo che per adesso cerchiamo semplicemente di rimanere lucidi e positivi per il futuro.
SARA’ MOLTO DIFFICILE PER VOI PROMUOVERE “METAPHORA”, IL NUOVO E TERZO DISCO, NELLA MANIERA CLASSICA, ATTRAVERSO I LIVE E UN PO’ DI TOUR. COME VI STATE MUOVENDO, DI CONSEGUENZA? STATE PENSANDO A QUALCOSA DI SPECIALE E OVVIAMENTE PIU’ INTERATTIVO?
Burdo – Sì, purtroppo tutti i progetti live, sia le date già fissate che le trattative e le idee per la promozione dell’album, sono ovviamente saltate, e come capirai diventa anche impossibile al momento determinare quando ci potrebbe essere uno spiraglio per recuperare il tutto… Ci sarà una crisi enorme per tutto il mondo dello spettacolo e non solo quello, che si amplificherà ancora di più su tutta la scena underground come la nostra, dove non girano certo i ‘big money’; sia per le band, sia per i locali sarà una vera ecatombe. Noi al momento cerchiamo di tenerci attivi sui social, abbiamo il video di “Unfair Judgement” che sta girando e andando piuttosto bene; stiamo facendo qualche intervista, grazie a gente come te che ce ne dà la possibilità, qualche podcast radiofonico; abbiamo partecipato ad una diretta per il Primo Maggio organizzata da Bronson Produzioni ed altre bellissime realtà della nostra città, Ravenna, dove abbiamo presentato, assieme ad altri artisti, tra le altre cose anche una versione acustica del pezzo “New World Order”, tratto dallo scorso e omonimo album; stiamo infine facendo qualche playthrough dei pezzi nuovi: siamo partiti con “Modern Man” e la cosa ha destato interesse in chi ci segue, per cui ne faremo sicuramente altri.
Gale – Siamo parecchio in difficoltà per il futuro, non c’è un piano, non ci sono date per la riapertura dei locali, siamo tutti al buio, band e addetti ai lavori. Quindi non so proprio come muovermi, attualmente non mi permetto neanche di scrivere ai locali o ai promoter, proprio non me la sento, ci sono locali che chiuderanno, che non reggeranno l’urto, come posso proporre un concerto in questo momento?
TORNIAMO INDIETRO UN ATTIMO, ORA, ALLA PUBBLICAZIONE DEL PRECEDENTE, GIA’ CITATO, “NEW WORLD ORDER”: SONO PASSATI CINQUE ANNI E POSSIAMO DIRE OGGI CHE CON QUEL DISCO SI E’ CHIUSA LA PRIMA FASE DELLA VOSTRA CARRIERA. UN PICCOLO BILANCIO?
Burdo – Dal punto di vista artistico, se devo fare un bilancio, direi senz’altro che è positivo! Abbiamo fatto un paio di dischi dei quali siamo sicuramente soddisfatti, e nel mezzo è stata fatta tanta strada a livello di evoluzione artistica. Siamo partiti per puro divertimento, io sono subentrato quando i ragazzi stavano già provando da qualche mese e devo dire che c’è stata subito una bella chimica, ambiente rilassato e ottime jam; ciò ha permesso di essere notati da Aural Music e la conseguente uscita di “Tales Between Reality And Madness” nel 2013. L’album ha unito lo stoner e il prog, che sono le nostre influenze primarie: questo sound che abbiamo ottenuto, anche grazie all’importantissimo contributo di Paso (Riccardo Pasini, ex-bassista e proprietario degli Studio 73 di Ravenna, ndR), sia a livello compositivo che di producer in studio, ci ha permesso di sviluppare la nostra musica con originalità, di farci notare e di suonare abbastanza in giro. Con “New World Order” c’è stata un’evoluzione nel suono, abbiamo voluto fare un album più intricato e prog, ma a onor del vero devo anche dire che è stato anche meno divertente comporlo; non so se gli altri della band siano d’accordo con me, ma c’è stata più tensione e tutto è stato più macchinoso a livello compositivo. Non vorrei essere frainteso, sono contento del risultato finale, però le cose sono fluite meno naturalmente e hanno iniziato a palesarsi alcune divergenze artistiche, che sono andate poi aumentando tempo dopo.
Gale – Le differenze tra TBRAM e NWO a livello compositivo ci sono state: il primo è stato un album quasi ‘spontaneo’, i pezzi venivano fuori molto facilmente e molto velocemente, l’accoglienza è stata ottima, sia a livello di critica che come pubblico; l’album ha venduto abbastanza bene per essere noi una band sconosciuta, ed abbiamo suonato parecchio. Chiaro che il successore è per forza di cose difficile, c’è più pressione, vuoi sperimentare ma con la consapevolezza che puoi andare incontro a critiche, ci sono delle aspettative che un debutto non può avere; in più abbiamo voluto fare un concept-album, che non è proprio una cosa semplice. Tutto ciò ha contribuito ad alzare la tensione, ma è stato comunque un bel disco da scrivere; secondo me ci sono dentro alcune delle cose migliori che abbiamo composto.
ARRIVIAMO ALL’ABBANDONO DI PASO, AL ‘SILENZIO’ DI QUALCHE ANNO E ALLA RICOMPARSA, QUALCHE MESE FA, CON UNA NUOVA LINEUP: CI RIASSUMETE UN PO’ TUTTO QUELLO SUCCESSO E CI PRESENTATE I NUOVI MEMBRI? E, ANCORA, COME MAI LA SCELTA DI INSERIRE TASTIERE E SYNTH IN FORMAZIONE?
Burdo – Non sono sicuramente stati anni facili per noi, siamo rimasti in ottimi rapporti con Paso, che stimiamo enormemente come musicista e produttore, però ormai si viaggiava caratterialmente e artisticamente su due binari separati, per cui c’è stata l’inevitabile dipartita. Da qui abbiamo iniziato a cercare un bassista: ne abbiamo provati alcuni, amici e non, gente preparata e competente, però non è mai scattata quella scintilla che ci facesse capire che c’era la chimica giusta. Nel frattempo passavano i mesi, che sono diventati due anni…abbiamo lavorato come trio a diversi ‘scheletri’ di quelli che poi sono diventati i pezzi di “Metaphora”. Fortunatamente, io, Gale e Allo (Andrea ‘Allo’ Allodoli, batterista, ndR) non ci siamo dati per vinti ed abbiamo continuato a sfruttare la nostra chimica per sfornare riff, che tra l’altro sfociavano copiosi, e cercare di arrangiarli; ma ovviamente, anche se carichi per le idee, la roba che suoniamo non è fattibile come power-trio! C’era bisogno di altri elementi. Conoscevamo Momo grazie ad un mini-tour fatto mesi prima con i Postvorta, validissima band post-rock ravennate, nei quali si occupa dei synth e di alcune chitarre in qualche pezzo; lo seguivamo sui social, all’inizio pensavamo di chiedergli di suonare il basso per noi, poi quasi nello stesso periodo ci siamo accordati con Burgio dei Nero Di Marte, col quale siamo amici da anni (come anche col resto della band). Onestamente non ci speravamo quasi che Burgio accettasse, visto che suonava già nei NdM, che sono un gruppo piuttosto impegnato, che esce per Season Of Mist e che è più esposto, ma invece, per il nostro grande entusiasmo, si è unito ai Void Of Sleep. E’ stato molto naturale, a quel punto, visto dove ci stavano portando le nuove idee a livello musicale, chiedere a Momo di suonare i synth per noi; uno strumento che non avevamo mai avuto, una scommessa che ci sentiamo di avere vinto con “Metaphora”.
FINALMENTE, DUNQUE, SI GIUNGE AL VOSTRO TERZO LAVORO IN STUDIO, “METAPHORA”, UN ALBUM PALESEMENTE DIVERSO DAI PRECEDENTI, MOLTO PIU’ VARIO, DICIAMO PURE MELODICO E VAGAMENTE PIU’ ACCESSIBILE. COME VI SIETE APPROCCIATI ALLA SUA SCRITTURA E QUALI ERANO GLI OBIETTIVI?
Burdo – Dal mio punto di vista c’era bisogno di recuperare un po’ di emozionalità nelle composizioni, più divertimento e naturalezza, ma allo stesso tempo c’era comunque la sfida e la voglia di non lasciare indietro nulla negli arrangiamenti e nei particolari. E’ normale che questo album suoni diverso dagli altri, abbiamo curato il tutto senza Paso, che era il produttore nei dischi scorsi, per cui ci siamo accollati anche quella importante parte, durante la stesura dei pezzi, perché volevamo arrivare in studio già con le idee chiare e dedicarci di più alla cura dei suoni e delle sperimentazioni, piuttosto che arrangiarne le parti più complesse, come succedeva prima. Col passare dei mesi, più i pezzi sono cresciuti, più ci siamo accorti del potenziale e della voglia di spaziare tra gli estremi, melodie epiche e pompose, mai avute nei dischi scorsi, ma anche violenza e dissonanze, ancora più heavy rispetto ai precedenti album, e devo dire che su questo i nuovi elementi della band sono stati fondamentali.
ECCO, SUL VERSANTE PRODUZIONE, MI PARE ABBIATE OPTATO PER UN SUONO UN PO’ MENO GREZZO E RUVIDO RISPETTO AL PASSATO. FORSE E’ SOLO UNA MIA IMPRESSIONE, MA MI HA DATO PROPRIO LA SENSAZIONE, “METAPHORA”, DI VOLER APPARIRE PIU’ CURATO E PIU’ MODERNO, IN QUESTO SENSO. POTETE CONFERMARE OPPURE E’ UN MIO ABBAGLIO?
Burdo – Non hai torto, il risultato finale è sicuramente un disco più cristallino rispetto ai precedenti. La sfida era appunto andare avanti con la nostra evoluzione, dare il giusto credito ai pezzi che stavano nascendo. Ci sembrava il momento, non dico di cambiare strada, ma di cercare di fare qualcosa di diverso; visto tutti i cambiamenti, era un paradosso tornare a registrare allo Studio 73 di Paso, volevamo seguire una strada nuova, era il momento giusto per farlo! Abbiamo scelto il Domination Studio di San Marino per diversi motivi: primo, perché Simone Mularoni (DGM, Empyrios, e tanti altri, ndR), oltre ad essere un amico, è un produttore nonché un musicista di primo livello; poi perché, oltre all’occasione di lavorare con lui per il mix ed il mastering, abbiamo fatto team con Simone Bertozzi (Ancient Bards, Empyrios, ex The Modern Age Slavery, ndR) nei panni di producer nostro amico di vecchia data e mio compagno di band negli Arcana 13, persona di cui mi fido ciecamente, per la produzione artistica e per tutti i consigli preziosi che ha saputo darci, per qualche ritocco qua e là e per tutta la parte dei suoni. Ne è venuta fuori una situazione molto rilassata e naturale, nella quale abbiamo potuto sperimentare tantissimo e dove, anche a livello di performance, siamo riusciti a dare il meglio. E sono convinto che sull’album questo si senta!
LA VARIETA’ E’ SICURAMENTE UNO DEI PUNTI DI FORZA DEL LAVORO: SI PASSA DALLE BREVI-MEDIE STRUMENTALI ALL’AGGRESSIONE THRASHY DI “MASTER ABUSER”, DAI SOUNDSCAPE AMBIENT AD UN BRANO-SUITE FINALE QUALE “TIDES OF THE MOURNING”. TALE VARIETA’ E’ FIGLIA DELLA NUOVA FORMAZIONE O DI UN DIVERSO METODO DI LAVORO FRA DI VOI?
Burdo – Su questo ti ho già risposto in parte: “Metaphora” è l’album degli estremi, estremamente melodico in diverse parti, ma anche estremamente violento in altre; ci fa piacere tu l’abbia notato, sono tanti i fattori che hanno contribuito e sicuramente uno dei principali è l’arrivo in formazione di Burgio e Momo.
Gale – Credo che il nostro sound sia sempre stato piuttosto variegato e la cosa si è accentuata pian piano negli anni, quindi trovo che sia una cosa intrinseca alla band, figlia probabilmente delle innumerevoli influenze musicali, anche molto diverse tra noi; poi, sicuro alcuni aspetti sono legati all’arrivo dei nuovi, i synth di Momo ci hanno dato qualcosa che cercavamo ma che non avevamo prima; i soundscape, i suoni ambient, noise e drone sono opera sua. Andrea invece ha portato da una parte l’aggressività di un brano come “Master Abuser”, ma anche diverse soluzioni tecniche interessanti, ha un approccio allo strumento veramente notevole.
VI ANDREBBE A QUESTO PUNTO DI PRESENTARE LE TRACCE DI “METAPHORA” CON UN BREVE COMMENTO PER OGNUNA, UN PICCOLO TRACK-BY-TRACK?
Burdo – Certamente!
“The Famine Years”: questo pezzo non è nato per essere incluso in un disco dei VoS, è una mia composizione suonata e registrata a casa; riascoltandola assieme agli altri, ci è sembrata una buona idea come intro, visto il tipo di album che avevamo intenzione di fare;
“Iron Mouth”: questo è il primo brano che abbiamo composto dopo la dipartita di Paso, è nato da un riff di Gale ed è stato completato quasi interamente quando ancora eravamo in tre; ci piace molto perché racchiude un po’ tutte le nostre caratteristiche;
“Waves Of Discomfort”: su questa traccia l’apporto dei nuovi membri è stato fondamentale; l’abbiamo separata in un secondo momento da “Unfair Judgement”, ma era nata come un’unica traccia. Abbiamo deciso poi di separarle perché di “Unfair Judgement” abbiamo voluto fare il videoclip e tutto assieme sarebbe stato troppo lungo e fuorviante;
“Unfair Judgement”: avevo questo riff ‘schiacciasassi’, è stato divertente jammarlo tutti assieme; alla fine si è dimostrato perfetto come singolo perché, anche se con una durata non proibitiva, unisce comunque molte delle nostre caratteristiche!
“Master Abuser”: avevamo in mente l’idea di fare un pezzo bello violento già da un po’, poi se ne é arrivato fuori Burgio con questo brano, già praticamente pronto… Lo abbiamo soltanto reso un po’ più lisergico e orrorifico nella parte centrale suonandolo tutti assieme, ma la canzone suonava da paura fin da subito!
“Modern Man”: anche questo, come “Iron Mouth”, è stato composto in tre, forse è il pezzo meno metal e più progressivo del disco; ci piaceva proprio perché si discosta un po’ dal resto delle nostre composizioni. Poi, con l’arrivo di Burgio, è uscita fuori la jam centrale basso/batteria con Allo, davvero bellissima, che abbiamo dovuto inserire a tutti i costi.
“Tides Of The Mourning”: da parecchio mi affascinava l’idea di avere una specie di suite che racchiudesse tutto il nostro sound e che andasse un po’ oltre…qualcosa di ancora più progressivo; lo avevamo già fatto in parte con “Ending Theme” su “New World Order”, ma credo che “Tides…” abbia centrato ancora di più l’obiettivo, e devo dire che ne vado piuttosto fiero.
DITECI QUALI SONO I CINQUE DISCHI CHE PIU’ HANNO INFLUENZATO, E TUTTORA INFLUENZANO, I VOID OF SLEEP NEL COMPORRE MUSICA…
Burdo – Difficilissimo! Ne dico cinque tra i tanti:
Black Sabbath – “Master Of Reality”
Led Zeppelin – “lV”
Genesis – “Foxtrot”
Iron Maiden – “Seventh Son Of A Seventh Son”
Mastodon – “Crack The Skye”
Gale – D’accordissimo su “Master Of Reality”, che è come la Bibbia, e su “Crack The Skye” dei Mastodon, che per me è uno dei migliori album degli ultimi vent’anni ed è abbastanza chiaro che siano una nostra influenza importante. So di andare incontro agli insulti dicendo che gli Iron non li ho mai ascoltati, quindi, in una mia ipotetica classifica, non entrerebbero mai. Personalmente aggiungerei “Aenima” dei Tool, “Blues For The Red Sun” dei Kyuss e “Red” dei King Crimson, che, a parte considerarlo il miglior album della storia, credo quest’ultimo sia stato fondamentale per parecchie band che ascoltiamo; quindi, se non proprio direttamente, posso inserirla come influenza.
IN MERITO ALLE LYRICS PER “METAPHORA”, COSA CI POTETE RACCONTARE A RIGUARDO? L’ARTWORK NON DA’ ADITO A SUPPOSIZIONI…
Gale – L’artwork, che è opera mia, essendo composto da vari miei dipinti, è sicuramente criptico, d’altronde l’arte astratta è difficilmente interpretabile. In realtà qualche ‘simbologia’ c’è nella copertina: le pennellate alla base rappresentano una folla, la figura centrale è possibile interpretarla come un Super Io o un eletto, la linea rossa è facile vederla come una colata di sangue, ma anche come qualcosa di divino o comunque ultraterreno che colpisce l’eletto; insomma ci sono più interpretazioni, più punti di vista. Era proprio quello che volevo, più o meno quello che ha fatto anche Burdo con i testi, sono aperti a più interpretazioni in modo che ognuno trovi la propria ‘metafora’.
Burdo – Quando abbiamo iniziato a scrivere i pezzi, ancora in tre, non avevo veramente idea dal punto di vista delle lyrics dove sarei dovuto andare a parare. Non ho avuto fretta e ho aspettato che fosse la musica stessa a ispirarmi. Da qualche anno mi ritengo molto sensibile a certi cambiamenti, che noto divenire sempre più ricorrenti nella nostra società; avverto del marcio, una recrudescenza di odio e diffidenza verso tutto ciò che è diverso, un rifiuto delle minoranze e dei deboli, come se bisognasse a tutti i costi omologarsi alla massa per sopravvivere ed essere a nostra volta carnefici di chi decide di pensare e agire in maniera alternativa. Mi sembra si stia vivendo una crisi profonda a livello di società e rapporti umani, non penso che le cose potranno andare avanti per molto ancora in questo modo, questo indipendentemente dal virus che ci ha colpito in questi ultimi mesi; le cose, così come sono, non funzionano più e non posso fare a meno di notare che, nonostante ciò, pochi facciano qualcosa per cambiarle. Non mi riferisco tanto ai governi o alle istituzioni, ma soprattutto alla gente comune. Questo sentire ha ispirato le lyrics di “Metaphora”, e infatti sono tante le metafore che si possono leggere: mi piace, come diceva Gale, l’idea che ognuno ne dia una propria interpretazione.
BENE, RAGAZZI, CHIUDO L’INTERVISTA RINGRAZIANDOVI E LASCIANDOVI SPAZIO PER UN ULTIMO SALUTO…
Gale – Grazie, Marco, per l’opportunità e per il supporto fin dal primo album. Ricordo con orgoglio che lo eleggesti miglior album italiano del 2013. Salutiamo i lettori di Metalitalia.com sperando che diano un paio di opportunità a “Metaphora”, è un disco da ascoltare con attenzione per coglierne le varie sfumature.
Burdo – Mi unisco ai ringraziamenti di Gale, anche per l’attenta e lusinghiera recensione di “Metaphora” che ci hai fatto poco tempo fa, e ovviamente spero di avere modo di parlare ancora di musica in futuro.