VOLA – Ombre colorate

Pubblicato il 12/07/2021 da

Prosegue la carriera dei Vola, progressive band scandinava giunta con il recente “Witness” all’importante traguardo del terzo full-length. Un disco con cui il gruppo con base a Copenhagen accompagna l’ascoltatore in una sorta di danza armoniosa e ammaliante che unisce e riequilibra tanti aspetti apparentemente antitetici: classicità ed avanguardia, analogico e digitale, tecnica e sentimento. La base è certamente la spigolosità dei Meshuggah, sulla quale il quartetto introduce un approccio compositivo e realizzativo più libero e orecchiabile, mirato alla ricerca di nuove potenzialità sonore nel mondo del prog moderno. Il risultato è un’ariosa ibridazione di metal e diverse sfumature pop e rock, capace di donare un’esperienza di ascolto ricca di sfaccettature, con riferimenti che vanno dai Porcupine Tree a Leprous e Devin Townsend. Parliamo dell’uscita di “Witness” e delle ambizioni della band con il batterista Adam Janzi.

QUALE PENSI CHE SARÀ LA COSA PIÙ SORPRENDENTE DI “WITNESS” PER I VOSTRI FAN?
– Penso che una delle grandi sorprese sia la presenza sulla canzone “These Black Claws” del rapper americano Shahmen, il quale ci ha raggiunto in qualità di ospite. Anche la produzione presenta inoltre una dimensione nuova per noi, dal momento che abbiamo lavorato con Jacob Hansen per il mixaggio e il mastering di questo album. Sono sicuro che il suono del disco desterà qualche attenzione.

DI COSA TRATTA “WITNESS” DAL PUNTO DI VISTA LIRICO? QUALI ARGOMENTI AVETE AFFRONTATO QUESTA VOLTA?
– “Witness” tratta diversi argomenti piuttosto pesanti. Possono differire l’uno dall’altro, ma si legano insieme avendo come base comune gli esseri umani e le relazioni. Ad esempio, “Future Bird” tratta l’argomento della perdita di un bambino, mentre “Freak” parla dello smascheramento di una persona i cui veri valori sono molto meno condivisibili di quanto la persona ti abbia lasciato credere in primo luogo. Ci sono anche alcuni argomenti più sul versante sociale, come “Stone Leader Falling Down”, che parla del rovesciamento di un leader.

LA PANDEMIA HA IN QUALCHE MODO INFLUENZATO LE NUOVE CANZONI?
– Almeno per me, niente affatto. La batteria era già registrata quando è scoppiata la pandemia e le canzoni erano già state scritte da allora. Quello che abbiamo fatto con l’album durante la pandemia è stato registrare il resto, aggiungere alcuni ritocchi finali alle canzoni e aspettare il mixaggio/mastering.

A DISPETTO DELL’ARGOMENTO DI CERTI TESTI, ESSERCI UNA SORTA DI LATO GIOCOSO O COMUNQUE POSITIVO NEI VOLA. ALCUNE CANZONI RISULTANO DIVERTENTI E BRILLANTI, OLTRE CHE MUSICALMENTE INTELLIGENTI. DI CONSEGUENZA, QUESTO NUOVO DISCO SEMBRA POSSEDERE UNA TAVOLOZZA DI COLORI E SFUMATURE PIÙ AMPIA. CHE COSA NE PENSI?
– È un’osservazione interessante. Ci piace sicuramente rendere la nostra musica orecchiabile e brillante, pur mantenendo intatta l’integrità della canzone. Penso che ci sia un sottile equilibrio tra qualcosa di gradevole all’orecchio e qualcosa di ampolloso. E un tocco di leggerezza può in effetti dare alla musica una tavolozza di colori più ampia.

STATE CERCANDO DI PORTARE IL METAL E LA MUSICA PESANTE NEL MONDO DEL PROG CONTEMPORANEO. OVVIAMENTE NON SIETE DEI PIONIERI ASSOLUTI, MA OGGIGIORNO SIETE UNA DELLE BAND CAPACI DI METTERE D’ACCORDO I FAN DEI PORCUPINE TREE E QUELLI DEI MESHUGGAH. VI È MAI STATA UNA SCELTA CONSAPEVOLE DIETRO QUESTO APPROCCIO STILISTICO?
– Non credo che cerchiamo consapevolmente di renderci diversi dalla massa. Creiamo semplicemente la musica che ci piace e che noi stessi vorremmo ascoltare. Penso che il nostro sound derivi da tutte le nostre diverse influenze. Dal momento che tutti ascoltiamo tantissimi tipi di musica, è normale che le influenze più disparate si facciano largo in quello che proponiamo. Non abbiamo paura di aprirci a nuove sonorità.

SEMBRA INFATTI CHE NON VOGLIATE PRECLUDERVI NULLA. IMMAGINO CHE MENTRE COMPONIATE NON VI PREOCCUPIATE MAI CHE QUALCOSA NON SIA ABBASTANZA PROG, ABBASTANZA METAL O NON SI ADATTI ABBASTANZA ALLA VECCHIA ESTETICA DEI VOLA…
– Sicuramente non abbiamo simili preoccupazioni. Mi preoccuperei invece se restassimo bloccati in una situazione in cui siamo costretti a suonare un certo genere o a soddisfare alcune aspettative. Penso che parte dell’essenza del suono Vola sia che non ci preoccupiamo troppo di questi vincoli. Come dicevo, ci piacciono tutti i tipi di musica, non importa se prog/metal o meno.

A PROPOSITO DI RISCHIARE… VI HAI ACCENNATO PRIMA, MA PARLACI DI QUESTA COLLABORAZIONE CON IL RAPPER SHAHMEN SU “THESE BLACK CLAWS”.
– Sono felice che tu l’abbia menzionato! È sicuramente un rischio in un certo senso, ma non ci è sembrato tale quando l’abbiamo realizzato. Secondo noi invitare Shahmen è stato un passaggio più che logico. Fondamentalmente, mentre la canzone “These Black Claws” veniva scritta, abbiamo pensato che la sua struttura si adattasse ad ospitare un rapper. Asger, il nostro cantante/chitarrista, ha scoperto Shahmen e mi ha mandato un suo pezzo (“Iron Out The Maiden”) che mi è piaciuto molto. Entrambi siamo diventati suoi fan. Dopo alcune valutazioni, abbiamo deciso tutti che sarebbe stata una buona idea contattarlo e proporre una collaborazione. Ha accettato, e la canzone così come l’avevamo in mente è diventata realtà.

PARLANDO INVECE DI METAL, QUAL È IL DISCO CHE REPUTI FONDAMENTALE PER LA TUA FORMAZIONE?
– Penso che sia “Catch 33” dei Meshuggah, è ancora oggi uno dei miei album metal preferiti. Ha un’atmosfera così densa che mi risucchia ogni volta che l’ascolto. Inoltre, vorrei citare “Untitled” dei Korn, un altro dei miei pilastri. È un album straordinario secondo me.

SIETE UNA BAND MOLTO PREPARATA, MA CHE È NOTA PER METTERE LA TECNICA LA SERVIZIO DELLA CANZONE. COME HAI IMPARATO A SUONARE? HAI AVUTO UNA FORMAZIONE CLASSICA O SEI AUTODIDATTA?
– Non conosco davvero la teoria musicale, ad essere onesto. Voglio dire, ho imparato le basi lungo la strada, ma non so molto di più. Posso dire di avere imparato a orecchio, ascoltando e suonando sulla mia musica preferita (che include i due album sopra menzionati). Penso che questa sorta di analfabetismo musicale mi abbia aiutato a imparare a fare musica che suonasse come volevo. Invece di concentrarmi troppo sui rudimenti. I tempi e altre cose simili, mi sono invece tuffato nel songwriting e nell’emozione. Non è la strada di tutti, ma è stata sicuramente la strada giusta per me. Non ho idea di come mettere la musica dei Vola su uno spartito, eppure conosco i ritmi e le melodie a memoria. Mi connetto con la musica più facilmente in questo modo, piuttosto che attraverso la teoria.

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