Thrash, classic, rockabilly, country, punk rock, hard rock…poche band sono in grado di mischiare così bene questi elementi come i danesi Volbeat, il cui ultimo “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies” appare destinato ad allargare ulteriromente una fanbase sempre più in espansione. In attesa di vederli all’opera di spalla ai Rammstein, ecco il resoconto della chiacchierata con il noto producer e chitarrista Rob Caggiano, appena entrato nella band dopo l’uscita dagli Anthrax, argomento che ovviamente non potevamo ignorare nel corso dell’intervista…
CIAO ROB, TI VA DI RACCONTARCI INNANZITUTTO IL MOTIVO DELLA TUA USCITA DAGLI ANTHRAX?
“Sono stato nella band per oltre dodici anni, abbiamo fatto un sacco di cose insieme, suonato dei grandi show, ma abbiamo avuto anche i nostri i momenti bui. Alla fine sono arrivato ad un punto in cui il mio cuore non era più con loro, gli show andavano bene ma non c’era più da parte mia quella passione che ti rende felice ogni sera, quindi ho deciso che era venuto il momento di dire di basta e provare qualcosa di nuovo. Quando ho preso la decisione il futuro era ancora ignoto, anche se ora lo è un po’ meno (risate, ndR)”.
SEI ANCORA IN CONTATTO CON I RAGAZZI DELLA BAND?
“Sì, siamo cresciuti insieme a Chicago, ci si incontra spesso negli stessi posti, quindi non mancano le occasioni di rivederci e la cosa ovviamente mi fa piacere, visto che siamo rimasti in buoni rapporti”.
PARLANDO INVECE DEI VOLBEAT, SEI PASSATO DAL RUOLO DI PRODUTTORE A QUELLO DI MEMBRO ATTIVO DELLA BAND…COM’E’ MATURATA LA DECISIONE?
“Inizialmente Michael mi ha chiamato, quando ero ancora negli Anthrax, per chiedermi se ero interessato a produrre il nuovo album, cosa che ho accettato con piacere. Nel frattempo sono uscito dagli Anthrax e, dopo aver collaborato un po’ con i ragazzi, ho percepito che c’era una chimica speciale con loro, tanto che dopo un paio di settimane di lavoro insieme mi hanno chiesto di entrare a far parte della band, occasione che ho colto al volo”.
ERI GIA’ UN FAN DEI VOLBEAT PRIMA DI ENTRARE NELLA BAND?
“Assolutamente sì, dalla prima volta che li ho sentiti. Li ho scoperti nel 2010 quando con la mia altra band, i The Damned Things, abbiamo aperto per i Volbeat negli States: da lì siamo entrati in contatto e ho iniziato a seguirli”.
PENSI CHE LA TUA PRESENZA POSSA AVER INFLUENZATO IL SOUND DEI VOLBEAT? MOLTI POTREBBERO ASPETTARSI, VISTI I TUOI TRASCORSI THRASH, UN SOUND PIU’ DURO, INVECE SOTTO MOLTI ASPETTI QUESTO E’ IL DISCO PIU’ SOFT…COME MAI SECONDO TE?
“Non saprei, credo in questo disco ci siano i pezzi più heavy e quelli più melodici mai composti, ci sono un sacco di riff tosti ma anche delle parti acustiche molto suggestive; credo sia la somma di quanto prodotto dai Volbeat finora. In questo modo ho potuto esprimere a fondo le mie diverse anime, mentre con gli Anthrax ero più limitato da questo punto di vista; sai, personalmente apprezzo ogni tipo di musica, quindi stavolta ho potuto davvero dare sfogo alla mia creatività senza alcuna limitazione, cosa che con gli Anthrax non sempre era possibile”.
I VOLBEAT SONO PARTITI DALLE PICCOLE VENUE E ORA SONO ARRIVATI AI PALAZZETTI…CREDI CHE QUESTO ALBUM VI APRIRA’ NUOVE PORTE NEL CIRCUITO MAINSTREAM?
“Non lo so, speriamo (risate, ndR)! Quello che ti posso dire è che le prime settimane di tour negli States stanno andando molto bene, per il resto si vedrà”.
SUL NUOVO ALBUM C’E’ ANCHE UN CERTO KING DIAMOND SULLA TRACCIA “ROOM 24″…
“King Diamond? Mai sentito nominare (risate, ndR). Siamo tutti fan del King da quando siamo nati praticamente, credo sia uno dei migliori musicisti della scena metal, è stato quindi un vero onore per me poter collaborare con lui. Purtroppo ha lavorato dal suo studio e non ci siamo incontrati, ma credo che il risultato sia davvero forte”.
NELL’ALBUM AVETE ANCHE UNA COVER DI UN PEZZO RECENTE, PER LA PRECISIONE “MY BODY” DEGLI YOUNG THE GIANT…
“I Volbeat hanno sempre fatto cover, ma principalmente di classici o gente scomparsa… Stavolta quindi abbiamo voluto provare a cimentarci con qualcosa di nuovo e ancora attuale, anche se non credo che la gente conosca bene questa canzone come negli States, quindi probabilmente suonerà come qualcosa di nuovo”.
QUAL E’ SECONDO TE LA CHIAVE DEL SUCCESSO DEI VOLBEAT?
“Credo ci siano tanti fattori…il fatto di essere ‘classici’, di suonare ‘killer’ on stage, di essere molto uniti come band…sono i tipici elementi che fanno andare avanti le band, anche se credo che in questo caso un altro fattore importante sia l’unione di diversi stili, e lo capisci dal fatto che ai nostri concerti trovi sia il fan degli Slayer che quello amante di sonorità più classiche”.
A PROPOSITO DI STILI, C’E’ DI TUTTO: PUNK ROCK, METAL, ROCKABILLY, HARD-ROCK, COUNTRY…QUALE DI QUESTI SENTI PIU’ VICINO A TE?
“Mi piacciono tutti. Come dicevo, ciò che rende unico il sound dei Volbeat è il mix delle diverse influenze, ciascuna delle quali è ugualmente importante per il risultato finale”.
QUAL E’ SECONDO TE IL PAESE DOVE I VOLBEAT SONO PIU’ AFFERMATI E DOVE, AL CONTRARIO, DOVETE ANCORA CRESCERE?
“Direi che la Germania in questo momento è il nostro mercato principale: non ho ancora suonato lì, ma so che abbiamo un seguito pazzesco, quindi non vedo l’ora di tastarlo on stage. Il resto dell’Europa, partendo dall’Inghilterra, è in crescita, così come gli USA, dove il nome dei Volbeat sta iniziando a girare in maniera massiccia, e anche gli show che stiamo facendo sono tutti sold-out”.
A PROPOSITO DI TOUR, QUALCHE ANTICIPAZIONE SULLA DATA CHE FARETE A LUGLIO AL ROCK AM RING E SU EVENTUALI ALTRE DATE IN ITALIA?
“Non ho ancora idea di cosa proporremo, stiamo ancora decidendo la scaletta. Per il resto non ho ancora anticipazioni, posso solo dirti che dopo l’estate stiamo programmando un tour esteso anche in Europa”.
(dopo questa intervista la band ha confermato una data l’11 giugno a Codroipo di spalla ai Rammstein e una l’11 ottobre al Live Music Club di Trezzo sull’Adda, ndr)
OLTRE AI VOLBEAT, SEI SEMPRE IMPEGNATO ANCHE IN VESTE DI PRODUTTORE…
“Sì, ho lavorato con molte band nel corso degli anni, e posso ora dire che è sempre un’esperienza diversa e interessante, c’è sempre da imparare qualcosa dal flusso creativo di un’artista, chiunque esso sia. Per questo continuerò a lavorare anche come produttore”.
COSA CI PUOI RACCONTARE SUL FRONTE DEI THE DAMNED THINGS?
“Al momento non abbiamo nulla in programma, dobbiamo incastrare le disponibilità di tutti: sicuramente faremo qualcos’altro dato che siamo tutti molto orgogliosi di come è uscito il disco e il tour successivo, ma in questo momento siamo tutti estremamente occupati; vedremo, di sicuro faremo dell’altro, resta solo da capire quando”.
ROB, SO CHE TU HAI ORIGINI ITALIANE, E’ COSI’?
“Sono un italiano di NY, sono nato nel Bronx (risate, ndR). Comunque amo l’Italia, mi piacciono Roma e Milano, dove abbiamo suonato più volte”.
CONOSCI DELLE BAND ITALIANE?
“Band italiane? Conosco i Lacuna Coil, soprattutto Cristina, che rockeggia di brutto (risate, ndR)!”.
AVETE SUONATO AL BIG 4, CHE RICORDI HAI?
“Il miglior ricordo è lo show che abbiamo fatto allo Yankee Stadium di NY, anche perchè di solito lì non si tengono concerti, se non Paul McCartney o Elton John, quindi vederci suonare Metallica, Slayer, Megadeth e Anthrax è stato veramente fantastico! In generale, l’intero tour è stato perfetto, ogni show è stato qualcosa di eccezionale in termini di risposta del pubblico e feeling tra le band, direi sicuramente uno dei migliori tour della mia carriera”.