I Vomit The Soul, ormai storica realtà del circuito death metal nostrano, sono tornati di recente con il loro quarto album, “Massive Incineration” (Unique Leader Records).
Dopo una lunga pausa tra il 2011 e il 2021, la band ha riaffermato il proprio ruolo di rilievo nel panorama estremo, rilasciando prima il comeback album “Cold” e ora offrendo il succitato “Massive…”, un lavoro che unisce la brutalità tipica del sound dei ragazzi a una maturità compositiva evidente. Il disco denota senz’altro una certa evoluzione stilistica per il gruppo, con una proposta oggi più che mai caratterizzata da un groove debordante, un approccio tecnico mai noioso e una produzione sonora che esalta ogni dettaglio.
Parliamo di questo riuscito ritorno con il chitarrista/cantante Max Santarelli e con il chitarrista Stefano Rossi Ciucci.
PRIMA DI PARLARE DEL NUOVO “MASSIVE INCINERATION”, FACCIAMO UN SALTO ALL’INDIETRO E CONCENTRIAMOCI SULLA PAUSA CHE VI SIETE PRESI DOPO IL 2011. SIETE RIMASTI IN SILENZIO PER CIRCA UN DECENNIO. COSA VI FECE PRENDERE QUELLA DECISIONE? SE POTESTE TORNARE INDIETRO, OGGI EVITERESTE LO SCIOGLIMENTO?
Max: – Domanda interessante (risate, ndR). Guarda, la cosa più frustrante di quel periodo, personalmente parlando, è stata dover prendere quella scelta nel momento di picco e di escalation più importante della band. Dopo che “Apostles…” cominciava a girare assieme al nome VTS, tutto bello disinvolto, senza troppi ‘aiuti’ da streaming, visualizzazioni, reel, Instagram ecc… e nonostante l’età consona anche per poter prendere e partire in tour e snocciolare sessioni di songwriting a nastro; divergenze causa impegni lavorativi, di intenti e di abnegazione non corrisposta, ci hanno però costretto, in accordo comune, a decidere di piantarla lì.
Forzature non avrebbero portato ad alcun buon prosieguo, così per il bene della fratellanza interna e dell’amicizia tra i membri dell’epoca abbiamo preferito prenderci una pausa, consapevoli di ciò che andavamo a perdere in termini di blasone, opportunità artistica e divertimento. Un’esperienza negativa sicuramente, ma necessaria, e che comunque ha fortificato la mia personale voglia di mantenere vivo il sogno e di potenziare la passione, alla ricerca di migliorarmi tecnicamente e come compositore: bisogno ed esigenze fin da allora imprescindibili. Una vera e propria dottrina e stile di vita, ancorati nel death metal.
NEL 2021 SIETE POI TORNATI CON “COLD”, IL VOSTRO PRIMO ALBUM DOPO UNA DOZZINA D’ANNI DI STOP. COME VEDETE OGGI QUEL DISCO? COME È STATO ACCOLTO IL VOSTRO RITORNO?
Stefano: – Lo definirei fantastico. Ha legato perfettamente le vecchie sonorità della band con il lato più moderno dei nostri ascolti e background personali, almeno dal punto di vista del riffing. Riguardo al suono, abbiamo appositamente scelto la produzione di Stefano Morabito dei 16th Cellar Studios per rievocare il suono di “Apostles…” il più fedelmente possibile, aggiungendo un tocco di modernità ed ‘espolosione’ in più. Il responso esterno è stato meraviglioso, abbiamo venduto un sacco di copie e abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di sostegno. Il ritorno sul palco poi…
IN QUEL LUNGO LASSO DI TEMPO, IL PANORAMA È CAMBIATO MOLTO. AD ESEMPIO, CI SONO SEMPRE PIÙ BAND E SI TENDE A CONSUMARE LA MUSICA IN MANIERA DIFFERENTE, GRAZIE ALL’ESPLOSIONE DELLE PIATTAFORME STREAMING. COME VI SIETE TROVATI A MUOVERVI IN QUESTO NUOVO MONDO? TROVATE PIÙ ASPETTI POSITIVI O NEGATIVI NEL MANDARE AVANTI UNA BAND NEL CONTESTO ODIERNO, RISPETTO A VENT’ANNI FA?
Max: Verissimo, è un po’ un trend che corre a braccetto con ogni scenario della società moderna, esattamente con tanti pro, ma, da buon vecchiaccio, anche con tanti contro. Dunque, nel frattempo, volenti o nolenti, ci si è ‘dovuti’ adattare, cercando in buona fede di proseguire il percorso personale/artistico traendo vantaggi da tutto ciò.
Avendo fatto la gavetta delle demo con tape fuori dai locali o concerti per ‘spammare’ la propria merda decenni fa, avere ora la possibilità di fare una promozione più rapida e fruibile worldwide… come non poterne approfittare?! Il tutto ovviamente nei limiti, perchè alla lunga – senza entrare nelle fazioni boomer, old-schooler, gen Z e stronzate varie – abituarsi a qualcosa di diverso per i metallari vintage è sempre difficile, ma cerchiamo bene o male di stare al passo. Sempre mantenendo le abitudini old-school, sia chiaro, quindi dall’andare al concerto al CD comprato originale, al vinile, ecc.
Per carità, il mondo attuale ha comunque i suoi mille vantaggi, perchè, ripeto, oggi puoi farti promozione, video, interviste, playthrough-video, chattare, spedire link, postare news, ecc in ogni momento e modo… e come non ammettere che questo sia una figata? Tuttavia, dall’altra parte della bella medagliazza luccicosa di tutto ciò, mancano spesso anima, pazienza e dedizione, rispetto ad una volta.
Tutto subito, tutto veloce, tutto… boh, vero?! Finto?! Plastica? Boh… la situazione è borderline su tante cose. Miliardi di band ogni giorno si ‘fanno’ da sole e escono continuamente miliardi di nomi, gruppi… si fa fatica a seguire chi merita e invece chi è lì perchè bravo indubbiamente, ma anche perché si è inventato il trick in un paio di anni, con follower e view giuste e il gioco è fatto. È tutto fighissimo quanto drammatico.
Sarò nostalgico, ma la scena mi pare molto satura e paradossalmente ci smenano tutti. Ormai apparire in ‘sto mondo di merda conta più che la sostanza e purtroppo ciò ha terreno fertile anche nella musica metal, la quale un tempo aveva invece il privilegio di discostarsi dai trend.
VENIAMO ORA AL NUOVO ALBUM: “MASSIVE INCINERATION” SEGNA L’ESORDIO UFFICIALE DI QUESTA NUOVA LINE-UP A QUATTRO. COME SIETE ARRIVATI A QUESTO NUOVO ASSETTO?
Stefano: – Con la precedente line-up eravamo certi di non fare date, causa impegni lavorativi. Ma l’appetito vien mangiando e avevamo ricevuto alcune offerte. È qui che il caro amico comune di vecchia data Davide Billia è entrato in gioco, prendendo le redini live della batteria. Appena ricevuta la sua conferma, ci siamo subito domandati quale impatto potevamo avere live con una sola chitarra, che peraltro canta anche.
Io ho iniziato a suonare tanti anni fa proprio con il basso, ma ben presto sono passato alla chitarra, per gusto personale; pertanto mi sono subito proposto per lo scambio di strumento. La cosa è stata naturale. Il buco del basso è stato colmato con Andrea Pillitu, talentuoso bassista che milita nei Posthuman Abomination insieme a Max. La cosa meravigliosa di questa line-up è che riusciamo a prenderci così tanto da fare ‘solo’ una, due prove l’anno, prima dei live.
MUSICALMENTE, SI PUÒ DIRE CHE IL DISCO RIPRENDA E AMPLI IL DISCORSO DI “COLD”, SPINGENDO PERÒ ULTERIORMENTE SU UN’ATMOSFERA PIUTTOSTO CUPA. CI SONO TUTTI I VOSTRI ORMAI TIPICI ELEMENTI, MA ANCHE PIÙ TECNICA E UN MOOD PIÙ TORBIDO. COME VEDETE IL DISCO IN RAPPORTO AI SUOI PREDECESSORI?
Stefano: – L’evoluzione tecnica di “Massive…” è evidente. Sicuramente ha aiutato la nuova line-up (non me ne voglia il mio amico Ycio!): tutti noi nuovi arriviamo da un background molto tecnico dovuto alle nostre precedenti band, cosa che ha sicuramente influito. Abbiamo anche voluto abbassare l’accordatura di chitarre e basso per rendere ancora più cupo il risultato. Definirei “Massive Incineration” il degno successore di “Cold”, sia per tempi che per evoluzione della band.
QUALI SONO OGGI GLI ELEMENTI CHE NON DOVREBBERO MAI CAMBIARE IN UN BRANO DEI VOMIT THE SOUL?
Stefano: – Brutalità, ma allo stesso tempo groove. Riff intricati e mai scontati, ma allo stesso tempo non estremamente tecnici. Suonando i brani live, mi sono reso conto che il sound è cattivo, oscuro, ma allo stesso tempo ‘ballerino’, con groove e, perché no… divertente!
ANCHE COPERTINA E TITOLI RIMANDANO A UN’ATMOSFERA TENEBROSA. DI COSA PARLA IL DISCO? QUALI TEMI AVETE CERCATO DI AFFRONTARE QUESTA VOLTA?
Max: – Esattamente. Concept ed artwork sono stati pensati proprio per creare, uniti alla musica, uno scenario cupo, claustrofobico, infernale e maligno.
Sostanzialmente, abbiamo voluto mantenere i tre apostoli – ormai personaggi iconografici da “Apostles…” – che, dopo aver compiuto un’evocazione in quel disco, dominato e soggiogato le anime erranti della terra in “Cold”, ora si trovano nell’inferno per dominare il male con una forma tutta loro di malignità, proponendosi senza pietà per il dominio dell’inferno stesso e di tutte le sue creature.
Attraverso le canzoni, titoli e testi descrivono i vari scenari presenti in parte anche all’interno della copertina, enfatizzando con dettagli oscuri e violenti il visionario scenario ultraterreno che coinvolge gli apostoli praticamente in tutto il disco.
IN QUESTI ULTIMI ANNI AVETE TROVATO NUOVE INFLUENZE O PIÙ INVECCHIATE E MENO SENTITE IL DESIDERIO DI TENERVI AGGIORNATI O DI LASCIARVI ISPIRARE DA QUALCOSA DI ESTERNO ALLA BAND?
Stefano: – Personalmente sono sempre alla ricerca di nuovi gruppi e nuove sonorità. È vero che, colpa la facile diffusione e nascita di nuove band, tante sonorità e riffing sono quasi copia/incolla rispetto a gruppi più blasonati, ma in alcuni casi c’è tanto di nuovo, vuoi per nuove idee nelle canzoni, oppure anche soltanto per una produzione del disco azzeccata (che su di me ha molta influenza, lo confesso). Anche se il tempo a disposizione è sempre più risicato a causa degli impegni, Spotify aiuta tantissimo durante i movimenti in auto per scovare nuova roba, così come Facebook o Instagram.
AL DI LÀ DEL GRUPPO O ANCHE DEL DEATH METAL IN GENERALE, QUALI SONO I VOSTRI ASCOLTI OGGI? VI SONO DELLE BAND O DEI DISCHI CHE VI HANNO PARTICOLARMENTE COLPITO NEGLI ULTIMI TEMPI?
Stefano: – Quando esco in famiglia, avendo figli, sono costretto ad ascoltarmi dalle canzoncine per bambini ai vari mix pop italiano; quando sono solo prediligo il metal/death metal, anche per ripristinare un po’ di salute mentale musicale.
Ogni tanto riascolto un po’ di jazz o qualcosa di vecchio, tipo Pride & Glory, Exodus, Forbidden, ecc. Ecco, se devo trovare qualcosa di nuovo che mi ha stupito, al di fuori del metal, non so cosa rispondere. Qualcosa di nuovo nel death metal, invece… quello sì! Il nuovo Severe Torture sopra tutto, oppure l’ultimo Stillbirth: lo adoro. Un altro gruppo emergente fantastico sono gli Schizophrenia, di cui il cantante e il batterista sono italiani.
DI RECENTE “APOSTLES OF INEXPRESSION” HA SPENTO QUINDICI CANDELINE. COME VEDETE OGGI QUEL DISCO E COSA RICORDATE DEL PERIODO IN CUI È STATO CONFEZIONATO?
Max: – Beh… appena menzioni quel titolo, ancora oggi susciti in me forte emozione ed orgoglio. Direi, senza troppa retorica, che – per fortuna, merito o sticazzi – è stato davvero il disco apripista per i Vomit The Soul. Il primo disco composto con bagaglio tecnico abbastanza soddisfacente, ma con dettagli che tra di loro hanno davvero aiutato a colpire la scena, facendoci firmare per una label importante come Unique Leader, a cui siamo ancora oggi molto legati, in tutti i sensi (risate, ndR).
Per qualche motivo ancora oggi sconosciuto, ogni componente si è rivelato il tassello top per l’epoca: copertina, sound e groove. Fortunatamente ed incredibilmente, ancora oggi vendiamo bene sia CD che vinili di “Apostles…” e ogni volta che ributtiamo fuori del merch questo finisce in men che non si dica. Pazzesco! Ed il responso per le tracce quando le suoniamo dal vivo è sempre esaltante e coinvolgente!
Di quel periodo ricordo – e parlo per me – la leggerezza e allo stesso tempo la carica con cui si faceva musica: semplicemente per divertirsi, spaccare e poter ogni tanto aver il privilegio di proporre la propria merda dal vivo per poi finire con un paio (anche tre) di birrazze. Eri il più felice in terra. Oggi si hanno molte più pretese/aspettative anche da se stessi: sempre bello, forse di più a tratti, ma tutto più cervellotico… ci sta! Ma rimpiango sicuramente la spensieratezza dell’epoca, quello sì.
CHE PROGRAMMI AVETE PER IL FUTURO? PENSATE DI RIPRENDERE A SUONARE DAL VIVO CON PIÙ COSTANZA? AVETE GIÀ ALTRA MUSICA PRONTA?
Max: – Guarda, per quanto riguarda i live, speriamo sempre di migliorare e di aumentare in base ovviamente anche alle esigenze lavoro/famiglia. Speriamo che questo disco nuovo possa darci la possibilità di promuovere su qualche bel palco la nostra musica. Lavoriamo sodo anche per questo.
La costanza a volte non dipende da noi: il discorso live dipende sempre da un sacco di cose/persone, cosa che, per chi non rientra nel campo semantico del musicista di professione, a volte rende più difficile un percorso regolare tra album + promo live, ecc.
Musica pronta? Beh, direi che siamo sulla strada giusta, perchè lo scorso 7 giugno è uscito “Mssive Incineration”: ora siamo ad agosto e sto già preparando pre-produzioni per il nuovo e prossimo album. Di idee ce ne sono parecchie. Il titolo ufficioso/ufficiale è lì, non ‘spoilerabile’, ma è lì. Al concept sto lavorando in parallelo alla musica e via… poi man mano rielaboreremo il tutto assieme ai ragazzi e cercheremo di tirare fuori il meglio che si possa fare per ‘sto disco nuovo. Mai fermarsi!
Intanto teniamo vive le scalette per i live e ci faremo trovare pronti per eventuali date!