Con un nuovo album – il primo dopo oltre un decennio – fuori in questi giorni, non potevamo esimerci dall’ospitare nuovamente sulle nostre pagine i Vomitory. I death metaller svedesi, praticamente da sempre un grandissimo esempio di genuinità, perseveranza e fedeltà alla causa, hanno fatto finalmente ritorno con un nuovo full-length che ha tutte le carte in regola per soddisfare sia fan della prima ora che nuovi seguaci, nel segno di una proposta che recupera tutti gli storici elementi cardine del classico sound del gruppo, rielaborandoli al contempo in una formula dinamica e più che mai vivace.
Come affermato in sede di recensione, il lungo periodo trascorso lontano dalle scene ha senz’altro fatto bene alla band, mettendola nelle condizioni di recuperare le energie e di pensare al songwriting con più calma, entusiasmo e raziocinio. Parliamo di “All Heads Are Gonna Roll” con il batterista Tobias Gustafsson, da sempre una delle ‘menti’ dietro a questo ormai storico nome del panorama death metal europeo.
BENTORNATI! ECCOCI QUI PER PARLARE DEL NUOVO ALBUM DEI VOMITORY, “ALL HEADS ARE GONNA ROLL”. NATURALMENTE, OGNI NUOVO ALBUM GENERA INTERESSE, MA SI PUÒ DIRE CHE QUESTO SIA PIÙ SPECIALE CHE MAI, DATO CHE ARRIVA DODICI ANNI DOPO IL PRECEDENTE. QUINDI LA PRIMA DOMANDA È: COME CI SI SENTE A ESSERE TORNATI UFFICIALMENTE? CI SONO STATE DIFFERENZE SIGNIFICATIVE NEL MODO IN CUI VI SIETE APPROCCIATI ALLA LAVORAZIONE DI QUESTO DISCO?
– Grazie mille! La più grande differenza rispetto agli album precedenti è stata l’avere più tempo per scrivere e non sentire alcuna pressione, dal momento che l’intero processo di scrittura si è svolto fuori dai radar. Ovviamente abbiamo messo pressione a noi stessi durante questo processo, ma si è trattato di qualcosa di sano e spontaneo, in modo da spingerci a creare il miglior album possibile. Per la prima volta dal nostro album di debutto (“Raped in Their Own Blood”, 1996) abbiamo completato tutte le canzoni – musica, testi, titoli, ecc – prima di iniziare il processo di registrazione. È stato fantastico, dato che così siamo stati in grado di concentrarci maggiormente sulla nostra performance, invece di perdere tempo a mettere insieme gli ultimi brani, scrivere versi al volo, ecc.
Per il resto, l’approccio è stato più o meno quello di sempre: dare tutto e tornare con un disco che fosse all’altezza delle nostre aspettative. Se devo trovare una vera differenza a livello stilistico, devo dire che in quest’occasione abbiamo lavorato per dare alle canzoni dei ritornelli che risultassero subito ficcanti e memorabili. È un qualcosa che ha richiesto del tempo, ma che alla fine ci ha dato soddisfazione. Anche ‘avere in mente’ un titolo del genere – “All Heads Are Gonna Roll” – ci ha portato a fare il possibile affinché ogni traccia generasse quel risultato suggerito dal titolo.
L’ALBUM CONTIENE INFATTI DIECI CANZONI CHE HANNO PIÙ O MENO TUTTE LA LORO IDENTITÀ. RIESCI A RICORDARE QUALI SONO STATE LE PRIME A ESSERE COMPLETATE? QUALE PEZZO HA DETTATO LA VIA DA SEGUIRE?
– Penso che “Dead Man Stalking” e “All Heads Are Gonna Roll” siano buoni esempi di brani usciti piuttosto facilmente. Quelle infatti sono state anche le prime due canzoni che abbiamo scritto per questo album. Anche se abbiamo dovuto faticare un po’ per completare alcune delle altre tracce, penso che il processo di scrittura nel suo complesso sia andato relativamente liscio. Inoltre, come accennato, Erik questa volta ha preparato tutti i testi in anticipo, quindi anche quello ci ha messo particolarmente a nostro agio, dandoci modo di concentrarci sul resto con serenità.
COME ACCENNATO, MI PIACE LA VARIETÀ ALLA BASE DEL NUOVO DISCO. C’È UN PO’ DI TUTTO E HO APPREZZATO LE SEZIONI D-BEAT PIÙ PRONUNCIATE IN UN PAIO DI CANZONI, QUASI ALLA WOLFBRIGADE. SECONDO TE, C’È UN ALBUM IN PARTICOLARE NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA A CUI POTRESTI PARAGONARE LA NUOVA FATICA?
– È un bel compliment! Per inciso, i Wolfbrigade sono davvero una grande band! Sono d’accordo che sia un album molto vario e che al tempo stesso suoni decisamente Vomitory. Non so se potrei davvero paragonarlo a qualche altro capitolo in particolare, tuttavia, senza pensarci troppo, direi “Carnage Euphoria”. Anche questo è un disco molto vario, con un sacco di canzoni che spaccano davvero.
GUARDANDO AL VOSTRO PASSATO, COME PENSI CHE I VOMITORY SI SIANO EVOLUTI DAGLI ESORDI A OGGI? QUALI ERANO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE E AMBIZIONI ALL’INIZIO? LA MUSICA ERA DAVVERO INTENSA NEI PRIMISSIMI ALBUM, POI INTORNO A “TERRORIZE…” AVETE INIZIATO A SPERIMENTARE CON RITMI E GROOVE DIVERSI…
– All’inizio le nostre influenze principali erano Sodom, Slayer, Celtic Frost, Venom, Sepultura, Entombed e Napalm Death. Queste band sono ancora oggi molto rilevanti per tutti noi. La nostra ambizione all’inizio era solo quella di divertirci insieme suonando musica veloce e brutale. Pubblicare un album non era nemmeno nella nostra immaginazione, in quei primi giorni. Dopo un po’ abbiamo deciso di registrare e dare alle stampe un demo, e quella è stata la prima enorme soddisfazione. Da lì si è trattato di prenderci gusto e di fare un passo alla volta.
Penso che abbiamo trovato la nostra formula e la nostra vera identità quando siamo diventati una band di quattro elementi nel 2000 e abbiamo pubblicato il nostro terzo album “Revelation Nausea”, nel 2001. Credo che da allora siamo più o meno rimasti fedeli a quella formula, anche se certamente abbiamo poi aggiunto alcune nuove influenze ed esperienze lungo il percorso. È interessante che tu dica che abbiamo iniziato a suonare in maniera leggermente diversa su “Terrorize…”: nelle mie orecchie, su quel disco abbiamo semplicemente continuato a fare quello che avevamo fatto prima, anche se i cambi fra up e midtempo erano molto più marcati. È divertente come a volte le persone percepiscano le cose in modo diverso.
IN QUESTI DECENNI DI VOMITORY AVETE VISTO PIÙ TENDENZE DEATH METAL ANDARE E VENIRE. COME VALUTI LO STATO DI SALUTE DEL GENERE OGGIGIORNO?
– Penso che la musica in sé non sia cambiata poi molto, ma la scena e l’industria che ruota attorno ad essa sono cambiate enormemente. Da quando abbiamo iniziato, band e singoli musicisti hanno continuato a spingersi oltre i limiti della velocità e della tecnica, cosa che penso sia da sempre nella natura di questo genere. Poi abbiamo visto la nascita di nuovi sottogeneri e di variazioni del death metal tradizionale, che è anch’essa una naturale evoluzione.
Una buona cosa è che il death metal è ora un genere ‘accettato’ tra la gente comune e fra i cosiddetti uomini d’affari, cosa che porta a nuove opportunità e a un innalzamento del livello di professionalità in certi ambienti, come quello delle label e dei promoter. Questi ultimi magari non ascoltano la nostra musica, ma sanno mettersi a disposizione per aiutarci a promuoverla nel migliore dei modi. Chiaramente è altrettanto importante che i fan continuino ad andare ai live. Questo è assolutamente cruciale secondo me.
RIPENSANDO ALLA VOSTRA CARRIERA, ORA RIMPIANGETE DI ESSERVI RITIRATI DOPO “OPUS MORTIS VIII”? CHE COSA VI HA FATTO PRENDERE QUELLA DECISIONE ALLORA? ERA INEVITABILE?
– Ora, a posteriori, forse avrebbe avuto più senso mettere in pausa la band invece di sciogliersi completamente nel 2013. Ma non mi pento della decisione che abbiamo preso. Era la cosa assolutamente giusta da fare a quel punto. Era inevitabile, per come la vedo io. Eravamo giunti alla fine come band. Il fuoco non c’era più e la band era diventata un grosso fardello da portare invece di qualcosa che ci piaceva fare insieme. Ci sono sempre molti fattori coinvolti in una decisione così importante: se ripenso a quel periodo, posso solo dire che le cose non andavano bene già da un paio d’anni e che semplicemente non avevamo più la spinta per andare avanti.
AD ECCEZIONE DEGLI ANNI DELLA PANDEMIA, NEGLI ULTIMI TEMPI VI SIETE ESIBITI ABBASTANZA REGOLARMENTE. AVETE INTENZIONE DI INIZIARE A FARE TOUR PIÙ INTENSAMENTE ORA CHE SIETE ‘UFFICIALMENTE’ TORNATI? AVETE QUALCHE PROGETTO SUL FRONTE LIVE?
– Sì, assolutamente. Fa parte dei nostri piani. Faremo una serie di show a festival in Europa durante la prossima estate, poi a settembre ci imbarcheremo in un tour europeo di un mese per promuovere il nuovo album. A novembre suoneremo al Mexico Metal Fest di Monterrey e a dicembre all’Eindhoven Metal Meeting in Olanda. Stiamo anche lavorando per organizzare un tour in Asia prima della fine del 2023, ma vedremo come andrà a finire.
QUAL È STATO SINORA IL CONCERTO PIÙ MEMORABILE DELLA STORIA DEI VOMITORY?
– Direi che è stato al Summer Breeze Festival, in Germania, nel 2009. Abbiamo suonato in uno di quegli enormi tendoni la notte prima dell’apertura ufficiale dell’intera area del festival, quindi inutile dire che il posto era assolutamente pieno. Circa ottomila persone o giù di lì. Anche fuori dalla tenda, era affollato di persone che non potevano entrare e che cercavano di seguire lo show dalle aperture ai lati. L’atmosfera era a dir poco elettrica! Sentire la folla urlare e cantare insieme già dalla nostra intro, prima ancora che entrassimo sul palco, mi ha fatto venire una specie di pelle d’oca che non avevo mai provato prima. Abbiamo suonato un set da urlo e il pubblico ha sostenuto ogni singola nota che abbiamo suonato quella sera.
PROBABILMENTE NON SARÀ SEMPLICISSIMO, MA PROVA A SELEZIONARE LE TUE TRE CANZONI PREFERITE DI VOMITORY. RACCONTACI PERCHÉ SONO COSÌ SPECIALI PER TE.
– È sempre difficile rispondere a queste domande, ma queste tre sono alcune delle mie canzoni preferite dei Vomitory.
“Blood Rapture” – Forse il nostro brano più feroce. È costruito per partire e accumulare tensione, per sfociare poi in una sezione serratissima che diventa ancora più esasperante nel finale. È la cosa migliore che abbiamo mai fatto.
“Terrorize Brutalize Sodomize” – L’intensità e la ferocia in questo brano sono tipici elementi dei Vomitory. Rappresenta al meglio un periodo fortunato per il gruppo. Ho scritto sia la musica che i testi per questo pezzo, il che è piuttosto raro per me.
“All Heads Are Gonna Roll” – Adoro come è venuta fuori questa traccia. So che è nuova di zecca e che non è stata ancora testata dal tempo, ma il mio istinto mi dice che diventerà un altro classico dei Vomitory, al 100%. Adoro i riff e lo sviluppo in questa canzone. Ti investe e non puoi fare nulla per fermarla.