Il primo album dei Vuur, pur senza averci lasciato a bocca aperta per la qualità delle composizioni, rappresenta un momento importante nella vita di Anneke Van Giersbergen. L’esperienza con i Gentle Storm assieme ad Arjen Lucassen ha lasciato un segno nella cantante olandese, che ha sfruttato l’occasione e i musicisti coinvolti per dare vita ad una nuova band. Non un progetto estemporaneo, dunque, almeno nelle intenzioni, ma una vera priorità, su cui la cantante sta riversato le sue energie e il suo entusiasmo. Ne approfittiamo, dunque, per scambiare due chiacchiere con Anneke, che si rivela interlocutrice gentile e sorridente, per conoscere meglio la sua realtà e scoprire qualcosa del suo immediato futuro.
CIAO ANNEKE, COMINCIAMO PARLANDO DELLA TUA NUOVA BAND, I VUUR. VUOI RACCONTARCI COME E’ NATA?
– Certo, stavo lavorando con Arjen Lucassen all’album dei Gentle Storm e abbiamo deciso di mettere in piedi una band composta da musicisti metal, semplicemente perché volevamo andare in tour. Poi, però, più il tempo passava e più mi dicevo: “wow, questa band è incredibile!”. Sarebbe stato davvero un peccato svegliarsi un giorno e veder sciogliersi questo gruppo solo perché il tour era finito. Arjen stava iniziando a lavorare al suo nuovo album e anche io avrei pubblicato un disco solista poco dopo ma, sai, era da un po’ che avevo in mente di realizzare un lavoro prog metal decisamente heavy e così mi sono detta: “se devo fare questa cosa, voglio farla con questi ragazzi, perché sono grandiosi”. Ho proposto la cosa ad un grande produttore come Joost Van Den Broek e ho pensato di chiamare la band Vuur. Eccoci qui, dunque: abbiamo una band, un album, andremo in tour… è grandioso!
TU SEI SEMPRE STATA UN’ARTISTA MOLTO PROLIFICA E HAI DATO VITA A MOLTI PROGETTI. HO LETTO CHE ADESSO, INVECE, HAI DECISO DI CONCENTRARTI SOPRATTUTTO SUI VUUR E SULLA TUA CARRIERA SOLISTA.
– Da quando ho iniziato la mia carriera solista, più o meno dieci anni fa, ho fatto molte cose diverse tra loro e lavorato con un gran numero di artisti. Ho realizzato musica metal ma anche molto altro. Ho pubblicato album con molti nomi diversi, ma voglio prendere molto seriamente ciò che sto facendo oggi: tutto ciò che pubblicherò in futuro che sia vicino al mondo heavy metal, lo farò con questo nome. Non è un progetto, è la mia band. Tutto il resto della mia musica, invece, potrò pubblicarla semplicemente a mio nome. Credo che sia un modo per fare un po’ di chiarezza, anche verso i miei ascoltatori: mi piace la musica heavy di Anneke? Bene, ascolterò i Vuur. Preferisco Anneke quando suona musica acustica? Perfetto, ci sono i suoi lavori solisti.
QUEST’ALBUM SEGNA ANCHE UN TUO DEFINITIVO RIAVVICINAMENTO AL MONDO HEAVY. POSSIAMO CONSIDERARLO UN DISCO CHE TI RIPORTA ALLE TUE RADICI?
– Sono sempre stata coinvolta nel mondo metal, anche in questi ultimi dieci anni. Ho collaborato con molti artisti della scena, come Devin Townsend e Arjen Lucassen, ma non avevo mai realizzato un album prog metal che fosse interamente mio: in questo senso possiamo considerarlo un ritorno al mio passato heavy. Credo fosse arrivato il momento di farlo per conto mio, però non ho mai avuto la sensazione di aver abbandonato il mondo metal: semplicemente ho lavorato molto intorno dei suoi confini.
L’ALBUM RAPPRESENTA UN OMAGGIO AD ALCUNE CITTA’ CHE HAI VISITATO NELLA TUA VITA. COME E’ NATA QUESTA IDEA?
– Ecco, io viaggio molto, grazie alla musica, e lo faccio ormai da un bel po’ di tempo. Capita spesso di tornare più volte negli stessi luoghi, quando sei in tour, e ogni volta che visito certe città provo sempre le stesse sensazioni. Ci sono luoghi dove mi sento calma e rilassata, altri che mi fanno sentire a disagio… Ogni città ti dà vibrazioni diverse e ti lascia un’impronta particolare. Mi capita spesso di sentirmi ispirata a scrivere musica quando viaggio, sai, in aereo oppure nelle camere d’albergo, così mi sono detta “perché non provare a scrivere musica che parli proprio di queste città che visito?” Così ci ho provato ed è diventato il tema portante dell’album. Quando ho formato la band ho pensato che per descrivere delle città così belle, enormi e maestose, servisse allo stesso modo una musica che fosse altrettanto grandiosa ed epica.
NEL PROCESSO DI SCRITTURA E’ NATA PRIMA LA MUSICA ‘ASSEGNANDO’ LE CITTA’ A SECONDA DELL’ATMOSFERA DEL PEZZO? O LE CANZONI SONO GIA’ STATE COMPOSTE PENSANDO ALLE CITTA’ A CUI SI ISPIRANO?
– Diciamo che è stato più o meno in contemporanea: ho iniziato a scrivere delle canzoni che parlavano delle città e assieme a Joost, il produttore, abbiamo ragionato molto di come dovesse suonare l’album, quale sound andare a cercare. Volevo che tutte le canzoni fossero epiche, lunghe, cariche di bellezza e di forza. Volevo che fossero oscure, ma allo stesso tempo piene di speranza e cose del genere. Abbiamo iniziato a lavorare sulla musica ed è successo: dopo qualche ora di lavoro dicevo “ecco, questa è la canzone di Londra”, oppure “questa è Rio”, e a quel punto, quando la musica era già avviata, continuavo a lavorare sui testi.
QUINDI I TESTI SONO STRETTAMENTE LEGATI ANCH’ESSI AI LUOGHI DEL TITOLO.
– Esatto, ogni città ha una sua piccola storia raccontata nel testo.
PRIMA HAI CITATO DUE GRANDI ARTISTI CON CUI HAI LAVORATO, ARJEN LUCASSEN E DEVIN TOWNSEND. COME TI HANNO ARRICCHITO NELLA TUA CRESCITA COME ARTISTA?
– Mi hanno arricchito in molti modi: entrambi sono stati tra le mie più profonde fonti di ispirazione. Amo lavorare con loro, ormai lo faccio da anni. Apprendo molto da tutto quello mi dicono o su cui abbiamo lavorato assieme. Ci divertiamo un sacco, ma imparo anche tanto da loro: per quanto riguarda l’uso della voce, ma anche come performer e come autrice. Mi hanno ispirato davvero tanto.
NELL’ALBUM C’E UN TEAM DI AUTORI DI TUTTO RISPETTO: OLTRE A TE, LEGGO I NOMI DI MARK HOLCOMB (PERIPHERY), ESA HOLOPAINEN (AMORPHIS) E DANIEL CARDOSO (ANATHEMA).
– È fantastico avere loro e la loro musica con me nell’album. Io e questi tre ragazzi siamo prima di tutto amici, cerchiamo di restare sempre in contatto, anche solo via mail o tramite Facebook, e poi ci incontriamo spesso ai nostri concerti. Così un giorno ho detto a tutti e tre che stavo scrivendo un nuovo album e che mi avrebbe fatto molto piacere collaborare con loro. Ho chiesto a tutti e tre di arricchire il mio lavoro, con una canzone, un riff, qualunque cosa, e tutti hanno accettato. Ne sono molto felice perché hanno partecipato con entusiasmo, aggiungendo le loro idee a quanto avevamo già fatto io e Joost. Anche i nostri due chitarristi hanno contribuito con un brano e si è creata un’atmosfera fantastica: tutti hanno un background metal, ma vengono da aree diverse, e questo ha contribuito a dare diversità alle canzoni e alle melodie, il che è grandioso.
QUEST’ANNO E’ VENUTO A MANCARE UN ARTISTA ECCEZIONALE COME JON WETTON. PIU’ O MENO UNA DECINA D’ANNI FA AVEVATE COLLABORATO PER UNA CANZONE MERAVIGLIOSA, “TO CATCH A THIEF”, CHE PERSONALMENTE AMO TANTISSIMO. TI VA DI CONDIVIDERE CON NOI UN RICORDO SU JOHN E SU QUESTA CANZONE?
– Grazie, anche io amo molto questa canzone, amo John Wetton e la sua musica, amo la sua voce, così profonda e caratteristica. È davvero triste il fatto che abbia lasciato questa terra, ma ci resta la sua musica e questo è di conforto. Ricordo che mi chiese di partecipare come cantante per questa canzone e io, naturalmente, accettai subito. Ci scambiammo delle email e parlammo a lungo al telefono, sai, per entrare nell’atmosfera del brano e capirne pienamente il significato. Io registrai le mie parti nel mio studio e lui nel suo, quindi eravamo separati, però lui fu contento di ciò che avevo fatto e del risultato finale. Poi qualche anno dopo rifacemmo il brano per un mio album, “Pure Air”, dove veniva spogliata nell’arrangiamento: l’abbiamo suonata in acustico e lì puoi davvero sentire la purezza della sua splendida voce così com’è. Traspare tanto del suo carattere e della sua personalità e io sono molto felice di averlo con me in un mio album.
A BREVE ANDRETE IN TOUR CON GLI EPICA, UNA BAND CHE HA UN RAPPORTO MOLTO STRETTO CON I PROPRI FAN. COSA TI ASPETTI DA QUEST’AVVENTURA?
– Sì, è come dici. Questo è un ottimo tour a cui prendere parte: gli Epica sono una grande band con uno splendido pubblico. Ne siamo molto felici, anche perché saremo il supporto principale, con la possibilità di suonare in ottime condizioni, con un set un po’ più lungo, e quindi abbiamo tutta l’intenzione di fare un grande show. Siamo sicuri di riuscire a conquistare i fan degli Epica a cui si uniranno certamente coloro che ci seguono. Gli Epica sono una band giovane che si esibisce per un pubblico giovane e questa cosa mi piace molto e non vedo l’ora di poter suonare con loro. Saremo anche in Italia, a Bologna.
DAL VIVO CI SARA’ SPAZIO ANCHE PER QUALCHE CANZONE PROVENIENTE DAL TUO PASSATO?
– Certamente. La scaletta si concentrerà ovviamente sulle canzoni dei Vuur, ma ci sarà spazio anche per qualcosa dei Gentle Storm, di Devin Townsend, dei The Gathering… Insomma potrete ascoltare un po’ di materiale più vecchio!
CI SONO PROGETTI ANCHE PER UN TOUR DA HEADLINER O PER IL MOMENTO IL CONCERTO CON GLI EPICA SARA’ L’UNICA OCCASIONE PER VEDERVI DAL VIVO?
– Sì, ci sarà qualche show come headliner già quest’anno, ad esempio in Olanda a dicembre, ma poi ci rimetteremo in moto nel 2018, tornando in Europa e forse anche in Nord America. Continueremo quindi a suonare praticamente per tutto l’anno prossimo (al momento dell’intervista non era ancora stata annunciata la data del 24 febbraio ai Magazzini Generali di Milano ndR).
SO CHE HAI UN FIGLIO DI DODICI ANNI. IMMAGINO SIA DIFFICILE PER TE ANDARE IN TOUR, NON SO, PER UN PAIO DI MESI E RESTARE LONTANO DA LUI.
– Sì, assolutamente… Mi manca tantissimo quando sono via. Però c’è di buono che non facciamo mai dei tour intensi di 4-5 settimane. Di solito siamo via per 2-3 settimane consecutive, poi torniamo a casa e possiamo rimanere con la famiglia per un po’. Quando è possibile, mio figlio viene anche a trovarmi mentre sono in tour, ad esempio quando ci sono le date in Olanda. Cerchiamo insomma di combinare le nostre vite al meglio. Poi ovviamente restiamo sempre in contatto costantemente, ad esempio via Skype, però certo, mi manca tantissimo.
IN GENERALE PENSI CHE SIA PIU’ DIFFICILE PER UNA MADRE?
– In un certo senso sì, perché le madri in generale hanno un legame differente con i propri figli rispetto ai padri. Poi ognuno ha le sue peculiarità: ad esempio con Rob (Snijders, il marito di Anneke ndR) parla di cose molto diverse rispetto a ciò di cui parla con me. Penso, quindi, che sia importante per lui avere due genitori con cui poter condividere momenti e argomenti diversi. Con Rob può parlare di come essere uomini in una maniera che non potrebbe fare con me, ma è innegabile che una madre ha davvero un legame speciale con il proprio figlio.
CREDI CHE CI SARA’ IN FUTURO UN SECONDO CAPITOLO PER I GENTLE STORM?
– I Gentle Storm sono un progetto che io e Arjen prendiamo molto seriamente. Sapevamo entrambi che saremmo stati molto impegnati: Arjen doveva registrare il suo nuovo album e io il mio. Però ci siamo promessi di tenere vivo questo nome e di ritrovarci tra un po’ per fare qualcosa. Ho già qualche nuova idea e qualche storia da parte per i Gentle Storm, quindi penso proprio che entro un paio d’anni ci saranno delle novità in questo senso.
UN’ULTIMA DOMANDA, ANNEKE: TRA LE CITTA’ VISITATE NELL’ALBUM, MANCA L’ITALIA E SIAMO MOLTO TRISTI PER QUESTO! SCHERZI A PARTE, SE DOVESSI SCEGLIERE UNA DELLE NOSTRE CITTA’, QUALE SAREBBE?
– Prima di tutto voglio dirti che non credo di aver concluso questo viaggio tra le città, perché ci sono così tanti luoghi di cui mi piacerebbe parlare. Magari il secondo album dei Vuur sarà un “Cities II” e l’Italia ha un sacco di posti meravigliosi di cui potrei parlare. Amo molto Roma, ad esempio, con la sua storia meravigliosa. Non è detto che debba essere per forza la Capitale, però: potrei parlare di tantissime città… ma amo davvero molto Roma.
BENISSIMO, SPERIAMO ALLORA DI RIUSCIRE A CONVINCERTI NEL PROSSIMO TOUR, IN MODO CHE L’ITALIA POSSA ESSERCI NEL PROSSIMO ALBUM DEI VUUR!
– Certamente, amo molto l’Italia: non vedo l’ora di tornare a suonare da voi e, anzi, speriamo di poter tornare anche con un concerto tutto nostro e poter suonare di più per il nostro pubblico italiano!