WAIDELOTTE – La rabbia e la tradizione

Pubblicato il 12/06/2024 da

Autori di un unico disco, l’eccellente “Celestial Shrine”, i Waidelotte sono una band che sembra preferire che siano le canzoni a raccontare le loro storie, lasciando parlare soprattutto la musica. Non che non siano loquaci, come vedremo, ma il vero fulcro del progetto lo si ritrova tra le note dell’ottimo disco di debutto.
Formati da membri di Soen (Zlatoyar, basso e compositore), White Ward (Andrii Pechatkin, voce) e I Miss My Death (Mykhailo Bogaichuk, chitarre), i Waidelotte sono riusciti a stupire con del materiale fresco e potente, melodico e malinconico, capace di non trascendere del tutto dalla terra d’origine dei Nostri – quell’Ucraina da ormai due anni e mezzo sotto i riflettori per la guerra di cui è teatro.
Abbiamo parlato proprio con Zlatoyar e Pechatkin di musica, sensazioni e futuro, in questa chiacchierata asciutta da cui traspare sì una sorta di stanca tristezza, ma anche un certo entusiasmo per il futuro, a dispetto di una situazione sicuramente complessa.

PARTIAMO DALL’ALBUM. “CELESTIAL SHRINE” E’ UN DISCO ECLETTICO, CON STRUMENTI TRADIZIONALI E STRUTTURE INUSUALI, E AL TEMPO STESSO E’ DECISAMENTE UN ALBUM DI METAL ESTREMO. COME DESCRIVERESTE “CELESTIAL SHRINE” E LA VOSTRA MUSICA NELLA SUA VARIETÁ?
Andrii: –  Secondo Oswald Spengler viviamo in un periodo in cui non è possibile creare nulla di nuovo. Quest’era riguarda unicamente il combinare i pezzi esistenti. Tuttavia, fondere elementi che non sono mai stati parte di qualcosa di intero è un compito piuttosto interessante. Dunque, Waidelotte è un progetto incentrato completamente sul ripensare e ricreare un’eredità del concetto di metal estremo esistente, con una forte influenza di elementi folk e prog.
Zlatoyar: – È sempre difficile dare un’etichetta alla musica se non sei ‘bloccato‘ in qualche genere preciso. Dal mio punto di vista, la composizione doveva semplicemente adattarsi a qualche idea e concetto senza cercare di essere per forza black/death/progressive o qualsiasi altro stile. Tutti i membri hanno gusti piuttosto ampi in fatto di musica e ne sono molto lieto, aiuta a evitare qualsiasi tipo di stereotipo e a comporre brani stagnanti.

QUANDO HAI INIZIATO QUESTA BAND AVEVI QUALCOSA DI PARTICOLARE IN MENTE O IL CONCEPT È NATO COMPONENDO?
Zlatoyar: – Tutto è iniziato con alcuni riff e idee da combinare con elementi folk. Quando sei ispirato e ben motivato tutto va più veloce, quindi le tematiche, le idee per i testi, lo scenario/trama dell’album, sono apparsi abbastanza velocemente, e richiedevano solo di trovare le persone giuste per completarlo. L’85% della musica è stata scritta anni fa, alla band mancava solo una buona voce.
Dopo aver trovato Andrii abbiamo accelerato il tutto e completato l’album. Ognuno di noi ha invitato alcuni amici per ulteriori parti vocali e strumenti etnici.

LE CANZONI SONO ATMOSFERICHE E MALINCONICHE, I TESTI RIFLETTONO QUESTO SENTIMENTO?
Andrii:
– Ogni canzone del disco ha un ruolo preciso dal punto di vista del viaggio raccontato nei testi dell’album. Inoltre, lo stile e la struttura di ogni traccia hanno lo scopo di evidenziare la trama dei testi.
Zlatoyar: – Le nostre canzoni di solito non hanno una struttura precisa, cerchiamo di evitare i cliché. Ogni passaggio completa la trama della storia descrivendo la fase emotiva del nostro protagonista. “Celestial Shrine”’ è un’opera sulla catarsi, e utilizzando l’intero album sperimentiamo il percorso attraverso l’oscurità e il dolore, verso il Nirvana e la perfezione.

IL DISCO CONTIENE MOLTI ELEMENTI DELLA TRADIZIONE UCRAINA AL SUO INTERNO. C’È UN’INFLUENZA DELL’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA, FORSE NEI TESTI O IN ALCUNI SENTIMENTI?
Zlatoyar: – Dato che l’album è stato scritto molto prima della guerra vera e propria, non posso dirlo; non volevo che mettere in risalto la cultura della mia terra natale.
Per secoli la Russia ha cercato di distruggere la nostra cultura, lingua, identità personale per creare una colonia, una parte dell’impero. Centinaia di artisti, musicisti, compositori, di scrittori giustiziati, non hanno potuto lasciare una testimonianza, né una vera e propria eredità, a causa del regime russo (sia esso il regno moscovita, l’impero russo, l’Unione Sovietica, ecc.). Penso che sia compito della nostra generazione far emergere tutto ciò che abbiamo perduto.

RACCONTACI QUALCOSA DI QUELLA TRADIZIONE. C’È QUALCHE LEGGENDA O STORIA PARTICOLARE NARRATA NEL DISCO?
Zlatoyar: – Se parliamo del lato ‘folk’, non volevo ritrovarmi a formare l’ennesima pagan o folk metal band. All’interno delle nostre composizioni gli elementi etnici sono un modo per esprimere la musica in sé.
Naturalmente usiamo molte metafore e icone di antiche religioni, storia e cultura ma solo come strumento per raccontare una storia, che è quella che lega i brani.

C’È UNA CANZONE NEL DISCO CHE TI PIACE DI PIÙ E PERCHÉ?
Andrii: – È difficile nominare il mio brano preferito. Mi piace “Lightkeeper” perché ne ho scritto il testo, ed ha un intermezzo molto potente, all’interno della traccia, con una forte linea di basso e un canto tradizionale.
Allo stesso tempo, mi piace la title-track per il suo drammatico assolo di chitarra e il ritornello, molto intenso. E naturalmente, “The Mortality Archway” mi attrae con la sua pesantezza. Ogni canzone ha qualcosa che cattura l’attenzione.
Zlatoyar: – “Todestrieb” mi rapisce ogni volta… Ci sono molte cose che accadono, in quella canzone. E anche “Celestial Shrine”, che porta moltissimi elementi musicali e porta con sé il tema principale dell’album.

RITENETE VI SIA UN TEMA RICORRENTE O UN ‘MOOD’ PARTICOLARE IN QUELLO CHE SUONATE?
Zlatoyar: – Ogni canzone racconta un momento diverso del protagonista, e la musica deve adattarsi di conseguenza. Ci sono momenti depressivi e momenti di rabbia e odia, aggressivi e potenti, ma tutto converge verso un punto di pace, orgoglio, forza. L’ultimo brano, una lunga traccia ambient, è il  momento finale, una meditazione.

RACCONTATECI DI COME SI SONO FORMATI I WAIDELOTTE.
Zlatoyar: – Per un’artista, penso, non esiste un vero e proprio piano, sei solo preso dall’ispirazione ispirato e vuoi per esprimere i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, con quella che è la tua arte. Waidelotte è il mio modo di esprimermi dunque.

QUALI SONO LE ISPIRAZIONI, MUSICALI ED ARTISTICHE, PER QUESTA BAND? 
Zlatoyar: – No, per questa band non ne ho (ride, ndr), nel senso che ci sono troppe cose che mi ispirano, ognuno di noi ha uno spettro di gusti veramente ampio, a volte troppo, ma penso che la cosa influenzi la musica in un modo positivo. Ovviamente letteratura, film, giochi, hanno un’influenza importante.

PER QUANTO RIGUARDA LA SFERA DEL METAL, COSA ASCOLTIAMO NELL’APPROCCIO DEI WAIDELOTTE? 
Zlatoyar: -Credo ci sia molto della scuola scandinava: melodic death e melodic black. Molto avantgarde e ispirazioni da band folk metal forse, pure. Ma cerco di non pensarci troppo e creare e basta.

COSA SIGNIFICA IL NOME?
Andrii: – I Waidelotte erano preti della cultura baltica, che passavano la loro conoscenza agli altri attraverso l’uso della parola parlata. Molto dopo, furono visti come cantanti e custodi di eredità storiche ed epiche, una sorta di bardi diciamo.
Anche noi siamo artisti che vogliono condividere i propri pensieri attraverso la musica. Non siamo i creatori di questi concetti, li reinterpretiamo e ritraduciamo, così come facevano i Waidelotte.

OGNI STRUMENTO IN QUESTO DISCO E’ UN PROTAGONISTA IN MANIERA EVIDENTE, TUTTAVIA SEMBRA CHE IL BASSO ABBIA UN RUOLO DI RILIEVO, E CHE SIA STATO SCRITTO PER PRIMO. COME COMPONI I BRANI? 
Zlatoyar: – In realtà scrivo prima i riff di chitarra. Ognuno può pensarla come vuole, ma diciamolo: il metal si basa sulle chitarre distorte, quella è la base. Subito dopo inserisco la batteria, ma per me il basso è lo strumento più interessante, è come una colla che combina elementi melodici ed elementi ritmici assieme. Il basso può duplicare i riff di chitarra o suonare con la batteria, o fare qualcosa di totalmente diverso dal resto di quello che sta succedendo, fungendo da collante.

ASCOLTATE QUALCOSA IN QUESTO PERIODO?
Andrii: –  No, non sto ascoltando musica per via della guerra. L’impatto di quello che sta succedendo è forte. Io cerco di vivere una vita normale, ma ascoltare musica non mi porta più né gioia né sollievo.
Se ascolto qualcosa, saltuariamente, si tratta di roba tipo Forest Swords (artista e DJ inglese, ndr) o musica dark folk ucraine come Vezha Hmar (Вежа Хмар).
Zlatoyar: – Cambio a seconda del momento: a volte mi piace l’ambient folk, altre volte jazz/fusion, altre volte ancora magari neo-soul. Per me il genere non ha molta importanza, se la musica è buona, va bene.

CI SONO MOLTI OSPITI SUL DISCO, COME MAI AVETE SCELTO DI LAVORARE CON QUESTI ARTISTI E CHE TIPO DI VALORE AGGIUNTO CREDETE ABBIANO DATO ALLA VOSTRA MUSICA? 
Andrii: – Banalmente, non siamo polistrumentisti e dunque per suonare un certo tipo di cose la scelta è stata obbligata, in un certo senso. In quanto cantante, mi concentro soprattutto su stili estremi, non canto così bene in pulito, figuriamoci cantare brani tradizionali con delle tecniche molto precise. Per questo puoi vedere una lunga lista d’individui che hanno contribuito a quest’album. Hanno decisamente ampliato le palette di suono di “Celestial Shrine”, e ci hanno aiutato ad implementare il modo in cui vedevamo “Celestial Shrine”.

OVVIAMENTE LA SITUAZIONE ORA LO IMPEDISCE, MA CREDETE CHE I WAIDELOTTE SARANNO UNA BAND CHE VEDREMO IN TOUR UN GIORNO, O RIMARRANNO UNO STUDIO-PROJECT?
Andrii:
– Dal 24 febbraio 2022, quando la Russia ha cominciato la guerra contro l’Ucraina, è problematico pensare di andare in tour, visto che non possiamo liberamente lasciare il paese.
Quando il fascismo russo sarà sconfitto ed il suo regime ed impero cadrà, potremo prendere in considerazione l’idea di fare dei tour. Ad ogni modo, vista la situazione, è possibile solo pensare a lavorare su dischi nuovi.
Zlatoyar: – La prendiamo come una buona opportunità per comporre materiale, lavorare su nuovi album. Speriamo che questa guerra non duri per sempre, e che il male possa essere punito. La maggioranza dei membri della band sono in Ucraina, e finché quello stato terrorista che è la Russia sarà intenzionata a distruggere l’Ucraina, sarà dura trovarsi tutti assieme. Spero davvero che in futuro saremo in grado di suonare concerti.

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