Passione e determinazione non mancano di certo ai Wake Arkane, realtà death-doom lombarda che Metalitalia.com segue sin dagli esordi e che ha avuto il piacere di ospitare alla prima edizione del suo festival la scorsa primavera. Proprio in qeul periodo è stato pubblicato il debut album dei ragazzi, “The Black Season”, un’auto-produzione di altissimo livello che regge senza ombra di dubbio il confronto con tante release di gruppi che possono contare su un contratto discografico. Non convinti dall’iter che oggigiorno molte band devono seguire per ottenere il patrocinio (o pseudo tale) di un’etichetta, i Wake Arkane hanno deciso di fare tutto da soli e, per quanto ci riguarda, hanno colto nel segno, confezionando un’opera che trasuda dedizione e professionalità, oltre a quella competenza raggiungibile solo dopo numerosi anni trascorsi ad ascoltare e suonare questo tipo di musica. Dopo averli accolti sul palco del Live di Trezzo, è ora quindi giunto il momento di dare il benvenuto ai Wake Arkane anche sulle nostre pagine web, dove i ragazzi si presentano quasi al completo…
NON SI ERA SAPUTO QUASI NULLA DEI WAKE ARKANE SINO A QUANDO, ALCUNI MESI FA, È USCITA LA NOTIZIA DELLA VOSTRA CONFERMA ALLA PRIMA EDIZIONE DEL METALITALIA.COM FESTIVAL E DEL COMPLETAMENTO DEL VOSTRO DEBUT ALBUM. PER FARE UN PO’ DI CHIAREZZA E PER PRESENTARE LA BAND AI NOSTRI LETTORI, VI ANDREBBE DI RIASSUMERE LA VOSTRA STORIA E DI INTRODURRE I MEMBRI DELLA LINEUP?
Helios: “I Wake Arkane sono la prosecuzione di un discorso cominciato nel 2006, sotto il nome The Wake, con l’EP ‘Cumbersome’; dopo circa un anno, due componenti del gruppo, Alessandro Tocchio (tastiere) e Gianluca Semeraro (chitarra), per motivi di studio e di lavoro, decidono di lasciare la band. Dopo un paio di anni di stop forzato, in cui la band non si è mai arresa, siamo riusciti a trovare un degno sostituto del chitarrista e, dopo aver modificato il nome del gruppo, abbiamo cominciato a raccogliere le idee per scrivere i nuovi pezzi. Allo stato attuale, quindi, la band è formata da: Matteo Belloni (basso e tastiere), Riccardo Rebughini (chitarra), Luca Difato (chitarra), Federico De Zani (batteria) e Helios Ingrassano (voce). Dopo circa quattro anni spesi a scrivere i nuovi brani, il 2011 è stato l’anno della registrazione del CD. Dopo tutta la trafila per la stampa e burocrazia varia, quasi in concomitanza con il Metalitalia.com Festival è finalmente uscito ‘The Black Season’. Grazie ai ragazzi di Metalitalia.com, che sono rimasti piacevolmente colpiti dal cd, abbiamo ricevuto l’invito e l’onore di partecipare al suddetto festival, una grande emozione ed una grande esperienza per tutta la band”.
“THE BLACK SEASON” È APPUNTO IL VOSTRO PRIMO ALBUM: VI ANDREBBE DI DESCRIVERNE NEI DETTAGLI LA GENESI? QUANDO E DA CHI SONO STATI COMPOSTI I BRANI? DOVE HANNO AVUTO LUOGO LE REGISTRAZIONI?
Matteo: “La genesi di ‘The Black Season’ ha avuto luogo nel corso di ben 4 anni di scrittura, arrangiamento ed evoluzione sonora. Non siamo musicisti che si accontentano in fatto di produzione e di risultati e, di conseguenza, ci prendiamo tutto il nostro tempo affinché i nostri brani abbiano personalità e ricercatezza di suono. Per quanto riguarda la scrittura dei sopracitati brani, voglio precisare con fermezza che il metodo di composizione è legato ad un aspetto di contestualizzazione sia lirica sia visiva dei riff che andranno poi a costituire la linfa delle tracce. I principali compositori della band sono essenzialmente Riccardo e Luca, i due chitarristi, ed io, bassista e principale arrangiatore di tutti i brani. Per rispondere infine all’ultimo punto della tua domanda, ti dico che abbiamo scelto di lavorare in tre studi differenti: i Noise Factory studios di Milano, dove sono state effettuate le riprese di batteria, chitarre acustiche, quartetto d’archi e re-amping generale, i Marbona studios di Merate, dove hanno avuto luogo le riprese di basso, chitarre, tastiere e voci, ed infine gli Unisound studios di Örebro di proprietà della leggenda underground Dan Swanö, dove sono stati curati e trattati il mixaggio ed il mastering finale”.
NEL COMPLESSO, IL VOSTRO SOUND PUO’ ESSERE DESCRITTO COME MELODIC DEATH CON INFLUENZE GOTHIC-DOOM METAL. SIETE D’ACCORDO? QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE? DARK TRANQUILLITY, EDGE OF SANITY…?
Luca: “Sì, il melodic death e il gothic-doom sono due generi musicali che hanno molto a che fare con il sound dei Wake Arkane, ma nella nostra musica sono anche rintracciabili altre influenze, come quelle prog e rock: cerchiamo sempre di comporre tutto nella maniera più naturale possibile e ciò fa sì che i nostri pezzi presentino nel loro DNA anche molti elementi apparentemente lontani dal genere di base. E’ chiaro che facciamo tutto questo mantenendo sempre una linea principale ben precisa, cercando di non perdere mai la nostra identità. Oltre ai già citati Edge of Sanity, tra i nostri principali gruppi di riferimento potrei annoverare Nevermore, Dream Theater, Paradise lost ed Alice In Chains (anche se molto distanti fra loro!). Ciascuno di noi mette del suo e ha i propri gusti musicali… e come spesso succede fra amici, siamo soliti confrontarci costantemente anche su questo. Ci siamo molto concentrati su quello che più ci è vicino, sia collettivamente che individualmente, e ‘The Black Season’ non ne è che il risultato”.
È DIFFICILE CREARE NUOVI RIFF, IDEE E BRANI IN QUESTO GENERE DI METAL, DATO CHE BUONA PARTE DI ESSO È ORMAI STATO AMPIAMENTE CODIFICATO A PARTIRE DAGLI ANNI ’90?
Luca: “Non è difficile… è difficilissimo! I mostri sacri della scena svedese degli anni ‘90 sono stati indubbiamente un grande punto di riferimento; abbiamo però cercato di creare il nostro sound partendo dalla musica che avevamo nel sangue e ciò è stato possibile lavorando al songwriting con molta libertà, accogliendo anche contaminazioni esterne che hanno contribuito ad arricchire tutto il nostro materiale. Questo è il lavoro che è stato fatto per ‘The Black Season’ e, con ogni probabilità, sarà il modus operandi che adotteremo anche per il prossimo disco. Non abbiamo la pretesa né la presunzione di considerarci gli unici o i primi ad aver fatto questo, anzi… Abbiamo semplicemente proposto la nostra ricetta… Niente di più, niente di meno”.
CHE COSA VI HA PORTATO A SOFFERMARVI SU QUESTE SONORITA’ ANZICHE’ SU ALTRE? IN SINTESI: PERCHE’ GOTHIC/MELODIC DEATH METAL E NON BLACK METAL, JAZZ O POP, TANTO PER FARE DEGLI ESEMPI? CHE COSA HA INDOTTO QUESTA SCELTA?
Matteo: “Questa è una domanda veramente interessante! Non è stata una vera e propria scelta suonare in codesta maniera, anche se tutti noi amiamo tantissimo il death melodico, il gothic (per quello che significa veramente) e il doom; ‘The Black Season’ è il riflesso delle nostre personalità ed è il riflesso del nostro approccio alla musica in generale nel 2012: tutti noi abbiamo passato la vita e la stiamo passando tuttora a studiare musica, aggiornandoci e approfondendo ciò che questo universo e questa arte possono offrirci. Non ci interessano i generi, tutti noi amiamo il metal in generale e riteniamo che i Wake Arkane debbano suonare con tutto il gusto e tutta la classe di cui dispongono. Dopo aver registrato ‘Cumbersome’ nel 2006 volevamo ampliare e rendere il nostro sound più solenne, epico, rock e progressivo, senza snaturare la potenza di cui siamo capaci e il risultato è stato un disco gothic/death molto ‘rockeggiante’, se mi permetti il termine. Per chiudere, diciamo che il black, il jazz e il pop fanno sicuramente parte dei nostri ascolti, ma la band Wake Arkane esprime un genere congeniale alle nostre personalità, quindi death/gothic-doom. Noi suoniamo e scriviamo così, semplicemente dove ci porta il nostro spirito”.
COSA POTETE DIRCI SULL’ASPETTO LIRICO DEI BRANI? CHI HA SCRITTO I TESTI E DI CHE COSA PARLANO?
Helios: “I testi sono stati scritti da me, tranne ‘Outshined’, che è opera di Teo. L’album non è un concept, ma ha un sostrato, un filo conduttore che può essere riassunto da una frase dello scrittore J.L. Borges: ‘Le guerre degli uomini mi sembrano una lotta di due calvi per un pettine’. In generale, i testi sono mie riflessioni personali riguardo l’essere umano, il suo posto infinitesimale nell’universo e le sue insignificanti miserie”.
“THE BLACK SEASON” E’ STATO AUTOPRODOTTO E PER ORA E’ STATO PUBBLICATO INDIPENDENTEMENTE DA VOI. CHE COSA VI HA PORTATO A QUESTA SCELTA? QUALI SONO I SUOI PRO E I SUOI CONTRO, SECONDO VOI?
Luca: “La scelta di produrre e di pubblicare ‘The Black Season’ con una formula selfmade è stata dettata principalmente dalle proposte contrattuali inutili e inconcludenti che ci sono pervenute, da parte di alcune etichette discografiche, prima della pubblicazione del disco. Piuttosto che accettare condizioni incompatibili con quelle che sono le nostre idee e il nostro modo di lavorare, abbiamo preferito gestire interamente da soli tutta la realizzazione dell’album. ‘The Black Season’ ci rappresenta concretamente: nessuna forza esterna ha filtrato il nostro lavoro, dalla scelta del titolo dei brani alla realizzazione dell’artwork, tutto ciò che fa parte del disco è veramente nostro al 100 %. Sottolineo questa cosa perché alcune delle proposte che ci sono state fatte, purtroppo, si sono presentate ai nostri occhi fin dall’inizio stracolme di vincoli che avrebbero inevitabilmente finito per ‘cambiarci’. Il mio potrà sembrare un discorso un po’ utopico, ne sono consapevole, ma il nostro obbiettivo primario era presentarci al pubblico in maniera autentica e questa modalità ci ha permesso di farlo. Ovviamente una scelta di questo tipo comporta un peso economico considerevole e il fatto che tutta l’organizzazione sia a carico dei componenti del gruppo. Inoltre, un album autoprodotto non potrà mai avere una distribuzione né una pubblicità pari a quella che potrebbe invece avere con una casa discografica. Proprio per questo motivo, penso che per una band un’etichetta sia indispensabile: non esiteremo a firmare un deal quando ne troveremo una con un approccio più positivo e partecipativo, in grado di valorizzare, e non plasmare, quello che siamo realmente”.
PENSATE CHE L’ESSERE BASATI IN ITALIA POSSA AVER RAPPRESENTATO O RAPPRESENTARE UN HANDICAP PER UNA BAND COME I WAKE ARKANE? PENSATE CHE, MAGARI, ESSENDO AD ESEMPIO SVEDESI, AVRESTE AVUTO LA VITA PIU’ FACILE NELL’AVVIARE LA BAND E PORTARLA ALL’ATTENZIONE DEL PUBBLICO E DEGLI ADDETTI AI LAVORI?
Riccardo: “Purtroppo, come ben sappiamo, il nostro paese non offre particolari possibilità per emergere in nessun campo, soprattutto nella musica e soprattutto in un genere non di ‘largo consumo’ come può essere il nostro. Secondo me il problema maggiore non è il portare la band all’ascolto di persone addette ai lavori, il problema sta nel fatto che nonostante si possano pubblicare tonnellate di materiale, soprattutto attraverso la rete (che in questo aiuta molto le band emergenti), c’è molta meno gente disposta ad investire sulla tua band e su quello che produci. Sicuramente il periodo storico che noi tutti viviamo non ci aiuta, ci sono meno soldi da investire e se non rappresenti un guadagno sicuro per qualcuno difficilmente vieni considerato. Questa situazione fuori dall’Italia è un po’ meno forte e un po’ meno marcata, quindi credo che l’estero potrebbe offrire qualche possibilità in più di emergere dal nulla. Nonostante ciò, non demordiamo e tutt’ora stiamo portando avanti un’attività promozionale di livello internazionale, Italia compresa”.
CHE COS’È IL “SUCCESSO” PER I WAKE ARKANE?
Riccardo: “Innanzitutto, per noi, sarebbe quello di riuscire a trasmettere qualcosa alla gente che ci ascolta, di riuscire a lasciare un pensiero, una riflessione o un’ emozione (possibilmente positiva) alle persone che si avvicinano alla nostra musica e che quel ‘qualcosa’ rimanga il più a lungo possibile, magari sempre diverso dopo ogni ascolto del disco. Questo è quello che proviamo noi quando ascoltiamo la musica che più amiamo ed è quello che vorremmo che fosse per il maggior numero di persone che ci ascoltano. Ovviamente sarebbe un successo anche il proporci in giro per il mondo suonando e scrivendo nuova musica, riuscendo a vivere di ciò che amiamo di più fare. Sì, sarebbe decisamente un grossissimo risultato per noi”.
AVETE IN PROGRAMMA NUOVE DATE LIVE O I WAKE ARKANE DEVONO ESSERE CONSIDERATI PRINCIPALMENTE UN PROGETTO DA STUDIO?
Riccardo: “Stiamo programmando la nuova stagione cercando di mantenere una costante e fitta attività live: teniamo molto a questo aspetto e al contatto con il pubblico. Come musicisti, il live è uno dei momenti migliori dell’attività di una band. Vedere i propri brani cantanti e apprezzati, dà significato a tutti gli sforzi che sono stati fatti per realizzare un lavoro impegnativo come ‘The Black Season’ e sicuramente è uno dei fattori piu’ importanti per farsi conoscere”.
DOVE VI VEDETE DA QUI A CINQUE ANNI? POSSIAMO ASPETTARCI SIGNIFICATIVE EVOLUZIONI NEL SOUND DEI WAKE ARKANE?
Matteo: “Guarda, ti posso dire che per ora stiamo valutando delle proposte discografiche; mi auguro che tra cinque anni i Wake Arkane possano essere una realtà ancora più consolidata. Comunque, se vuoi il mio parere, sono ottimista, credo che potremo toglierci delle belle soddisfazioni con la nostra prima release e di conseguenza con la prossima che è già in fase di pre-produzione. Per quello che concerne il sound, ho da dirti che il prossimo lavoro si atterrà alle coordinate seguite in ‘The Black Season’, ma non ci ripeteremo sicuramente. Insomma, evoluzione sì, ma senza snaturare il sound e il genere”.
GRAZIE PER L’INTERVISTA! LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
Matteo: “Grazie a te per il tuo tempo, interesse e disponibilità… Ultime parole famose? Forse un vero ritorno alla musica meno visiva, più vera e ben suonata sarebbe gradito! Grazie ancora e STAY DOOM!”.